giovedì 23 dicembre 2010

APOSTOLATO 9

Pellegrinaggio a Lourdes

Arrivo a Lourdes alle 10 del mattino. Sono frastornato dal viaggio e dalle tante conversazioni avute in treno, ma ho subito la sensazione, ed è la stessa di due anni fa, che si tratti di un luogo fuori del comune, di un luogo benedetto da Dio in modo speciale.
Qui la Madonna è di casa; è una nuova Nazareth che comunica continuamente a chi si mette in sintonia, quel senso profondo di mistero che penetra e oltrepassa questa vita, che è simbolo di un’altra esistenza, incommensurabilmente più grande e che l’amore di Dio ha preparato per noi.
L’uomo è un mistero immenso e qui, più che altrove, se ne ha la netta sensazione.
Quale spiegazione, quale giustificazione poter dare al di fuori di quella cristiana, delle terribili visioni che si hanno qui a Lourdes, assistendo ad una qualsiasi delle due processioni che si svolgono ogni giorno ?
L’espressione dei visi dice tutto e narra l’impegno della vita che non vuole fermarsi dinanzi a nessuna menomazione pretendendo di superare ogni ostacolo. C’è chi stringe i denti in uno sforzo disperato per sopravvivere e chi, invece, trascina la propria esistenza, attonito, di fronte alla propria condizione, sforzandosi di padroneggiarla, ma dalla quale si sente perennemente estraneo. Quanto è vero che Dio ci ha fatti per la vita! Come è vero che ci ha creati per amore, quell’amore che noi, con la nostra defezione, abbiamo sconvolto, trascinandovi la malattia e la morte. Ciò che accade oggi, non è spiegabile in modo diverso ed essere altrettanto soddisfacente.
E che dire poi della sofferenza che qui, più che altrove, balza prepotente di fronte agli occhi di tutti, dimostrando quanto illimitato sia il suo potere e la sua fantasia ? Se limitassimo la nostra attenzione a tanto spettacolo, senza superare il sensibile elevandoci spiritualmente, allora una fine, una fine qualsiasi, sarebbe l’unica soluzione possibile. Ma proprio questa disperazione, questa conclusione distruttiva è la suggestione demoniaca che vorrebbe fare di noi dei perdenti, dei rinunciatari, dei bestemmiatori ingrati, i quali rassegnano, indignati, la propria vita al loro Creatore.
Questa è la tremenda manovra dell’avversario perenne, questa la tragica illusione che afferra i lontani dalla Verità, i materialisti di tutti i tempi ! Quanto buio, per coloro che rifiutano la Luce !

Alcuni incontri:

Dopo la processione serale, all’uscita dal Santuario, sorprendo tre persone che discutono di fede.
Un anziano asserisce di credere poco e un altro, più giovane, sostiene che l’uomo è fatto male fin dal principio. Alla mia obiezione ribatte che, se l’uomo non fosse fatto male, non avrebbe peccato; l’Autore del male, in sostanza (Dio mi perdoni) è Colui che ci ha creati. Noi siamo innocenti e dovremmo essere protetti dalle conseguenze del peccato. Mi accorgo che è invischiato in una strana e blasfema teologia e mi affanno, in brevissimo tempo, a pronunciare le parole più incisive possibile, perché possano rimanere in loro. Capiscono di essere in difficoltà e vorrebbero sottrarsi alla conversazione. Li seguo finché mi è possibile, spiegando loro quanto la bontà di Dio abbia fatto per noi, per strapparci alle conseguenze della nostra tragica scelta originale, acconsentendo Lui Stesso a sopportare le terribili prove della Passione per redimere l’uomo ormai perduto e salvarlo dalla dannazione eterna, insegnandogli a vincere il male con il bene, le sofferenze con la sopportazione.
Non potendo continuare, ho donato loro la Medaglia Miracolosa, invitando il più retrivo a chiedere spesso alla Madonna la conoscenza della verità.

Due italiani, marito e moglie, credenti e praticanti, sono venuti a Lourdes per fede. Poi altri tre che fanno parte di un gruppo. Anche loro hanno fede. Domando loro un giudizio sulla sofferenza esposta a Lourdes e mi rispondono che è un grande esempio di fede; per tutti costoro ci sarà la grazia di continuare a portare la croce con rassegnazione. E per chi non crede? –chiedo io. Rispondono che chi non crede è costretto a pensare che vi sia un’altra vita oltre questa, perché la rassegnazione dei malati, non si accorda con la visione di un mondo infelice.

Un anziano signore di Padova, sospettoso e in crisi, parla con difficoltà della sua visione religiosa. Ha paura della mia indagine e crede che voglia convincerlo per forza. Cerco di essere diplomatico per non renderlo ancora più diffidente e parlo di me e della Legione. Vorrei aiutarlo a rivelare le sue difficoltà ma….il demonio, nei panni di una donna, me lo strappa letteralmente di mano!

Una coppia di Ventimiglia; lui, uomo robusto e infaticabile. All’età di 46 anni è stato colpito da una paralisi che lo ha messo fuori uso. Si è disperato per anni, prendendosela con tutti e specialmente col figlio, il quale ha preferito fuggire di casa, sposandosi presto. La moglie, disperata, ma piena di fiducia in Dio, lo ha convinto ad andare a Lourdes. Già da 4 anni viene qui, ricavandone un grande giovamento spirituale, tanto che ora si è fatto promotore, insieme alla moglie, di un rosario itinerante comune. Periodicamente si riuniscono anche nelle case, con altri volenterosi, per recitarlo insieme. Gli parlo della Legione di Maria, della possibilità di diventare Legionario, ma dice di essere abbastanza impegnato. Per ora non sembra disposto, però dichiara di essere felice per aver riacquistato la fede e l’affetto del figlio che credeva di aver perso per sempre. Anche la moglie lo conferma e dice che i suoi conoscenti non si capacitano nel vederlo così cambiato.
Carlo

martedì 7 dicembre 2010

SPIRITUALITA'

MARIA PARTECIPA LA SUA FEDE ALL’ANIMA FEDELE

“La Santa Vergine ti farà parte della Sua fede che, sulla terra è stata più grande della fede di tutti i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli e i Santi… Perciò più ti guadagnerai la benevolenza di questa augusta Principessa e Vergine fedele, più fede pura avrai in tutto il tuo agire; una fede pura che non ti farà preoccupare di cercare il sensibile e lo straordinario; una fede viva e animata dalla carità; una fede ferma e incrollabile come una roccia, che ti permetterà di rimanere saldo e perseverante in mezzo a bufere e tormente; una fede attiva ed efficace; una fede coraggiosa che ti farà intraprendere senza esitare e portare a termine, grandi cose per Dio e per la salvezza delle anime; infine una fede che sarà la tua fiaccola accesa, la tua vita divina, il tuo tesoro nascosto dalla Divina Sapienza, la tua arma che tutto può, di cui ti servirai per rischiarare quelli che sono nelle tenebre e nell’ombra della morte, per rendere ardenti coloro che sono tiepidi e hanno bisogno dell’oro bruciante della Carità, per dare la vita a coloro che sono morti a causa del peccato, per toccare e cambiare, con le tue parole dolci e forti, i cuori di pietra e i cedri del Libano; e infine, per resistere al demonio e a tutti i nemici della Salvezza.”
(San.L.M. da Montfort:”La vera devozione a Maria SS v.214)

APOSTOLATO 9

VISITA NELLE CASE

Andare, casa per casa, a due a due, come ci ha comandato il Signore, è un lavoro di apostolato scelto dalla Legione, per avvicinare tutti.
Moltissimi sono stati gli incontri, ed è molto significativo il fatto che, in tempi di aridità spirituale come i nostri, pochi rifiutino di parlare con noi. Di fatto, quasi tutti accolgono bene le visite e spesso raccontano della loro vita. (siamo nel 2004, n.d.r.).
Un incontro che non dimenticheremo mai : una giovane signora ci ha accolto come la risposta ad una sua preghiera; ci ha messo al corrente delle sue molte difficoltà morali e materiali. Da ciò è nata una nostra stretta collaborazione con il Parroco e le assistenti sociali. Abbiamo cercato insieme il modo per aiutare questo nostro “prossimo”. Per lungo tempo, ed anche più volte la settimana, è stato il nostro “lavoro più caro”. Il sentirsi appoggiata e capita, ha ridato fiducia a questa sorella in difficoltà; il Parroco le ha trovato un lavoro ed è riuscita a superare il brutto momento che stava attraversando.
Un altro fortunato incontro: una signora che non voleva parlare con noi, per timore del marito, ci ha ricevuti con riluttanza, ma alla fine abbiamo potuto parlare a lungo con lei. Lo Spirito Santo ci deve aver assistito in modo particolare perché, molto tempo dopo, la signora ci ha fatto sapere che da allora, la sua vita è cambiata ed ha voluto ringraziarci.
Spesso questo lavoro sembra avaro di risultati, ma siamo convinti che le parole che si lasciano cadere come piccoli semi nella terra, diano frutti inaspettati. Abbiamo l’assoluta certezza che il Signore è lì con noi; è Lui che visita la gente che Lo voglia ascoltare, e ci suggerisce quello che dobbiamo dire. Ecco come lavora lo Spirito Santo: in silenzio e per vie misteriose che a noi non è dato conoscere, ma che, a tratti, diventano chiare e luminosissime.
(Un Presidio di Ferrara)

mercoledì 1 dicembre 2010

TESTIMONIANZE

La Legione di Maria e il Seminario

Sento forte il bisogno di ringraziare il Signore per le meraviglie che ha operato nella mia vita. Egli infatti, che da sempre mi ha pensato, mi ha creato e sostenuto per realizzare in me il Suo progetto di amore. E sicuramente mi ha parlato anche attraverso la Legione di Maria, nella quale sono entrato a far parte a diciassette anni. In essa ho avuto l’opportunità di gustare e di vivere quattro dimensioni fondamentali della vita cristiana: la preghiera, la bellezza di appartenere alla Chiesa, l’apostolato e l’amore filiale per Maria.
La preghiera, respiro della vita cristiana, vissuta come base e spinta per l’apostolato, e l’apostolato come continuazione della preghiera. La riunione settimanale era il momento in cui tutti ci trovavamo, per vivere insieme la preghiera, per ascoltare e confrontarci sulla Parola di Dio, per comunicarci le esperienze del servizio e dell’apostolato settimanale. Anche la recita giornaliera della “Catena” era il mezzo per sentirci tutti uniti in Cristo.
Tutto questo ha continuato a far crescere in me il senso della Chiesa. L’appartenenza a un gruppo, non deve essere mai una chiusura alle altre realtà ecclesiali, ma anzi, un motivo in più per impegnarsi. Io ho fatto proprio questa esperienza. Tra le varie attività svolte, mi hanno particolarmente segnato le visite all’Ospizio. Il sorriso di quelle vecchiette, mi faceva rinascere ogni volta, ma anche i loro lamenti mi spingevano e mi incoraggiavano a ritornare, per portare loro un po’ di speranza, per portare loro Gesù.
Importante, è stata anche la spiritualità mariana che vive la Legio Mariae. Il vivere questo tipo di spiritualità, mi ha portato a vedere Maria nell’ottica giusta. Non un idolo a cui aggrapparsi, ma una Madre alla quale affidarsi, per arrivare a Gesù e per portare Gesù ai fratelli. Dunque, no devozionismo, ma abbandono fiducioso.
Ringrazio ancora il Signore per tutto questo e la Vergine Maria mi guidi e mi accompagni nel mio pellegrinaggio verso Dio. (Antonio Iannò seminarista di Reggio Calabria)

giovedì 18 novembre 2010

SPIRITUALITA'

I NOSTRI CARI DEFUNTI

“Davanti alla morte noi restiamo muti e ci lasciamo prendere dalla tristezza. Alla nostra memoria riaffiorano i volti di tutte le persone care che ci hanno lasciato. Tutti rechiamo ferite recenti o più antiche, portiamo nel cuore il ricordo di amici e di parenti che ora non sono più accanto a noi.
Fratelli e sorelle defunti, quanto vi dobbiamo! Ci portiamo nel cuore i vostri gesti più belli, le parole più affettuose e sagge che avete proferito. Sono il tesoro che avete affidato a noi, ancora pellegrini sul sentiero della vita. Eppure quante cose abbiamo già dimenticato, quanta parte della vostra esistenza sfugge alla nostra memoria, come uno splendido fiore di campo nascosto tra mille altri fiori. Nelle nostre vene scorre il vostro sangue, la nostra vita ha trovato origine nel vostro amore.
Siete le radici di questo albero che è la nostra vita. Talvolta il debito di riconoscenza e di affetto, sembra affievolirsi sotto il peso dei giorni, nel ritmo frenetico delle ore, come una fiamma tremula che sta per essere spenta dal vento. I vostri volti popolano i nostri album di famiglia e ci portano le immagini di un tempo passato. Ritroviamo i momenti più importanti della vostra vita: l’esuberanza della giovinezza, l’orgoglio e l’intraprendenza della maturità. A volte finiamo col perdere il profumo della vostra generosità, l’odore buono di pulito che veniva dai vostri sentimenti più nobili, la delicatezza del tratto, segno di affetto discreto.
Oggi, nel giorno che dedichiamo al vostro ricordo, noi accenderemo con tenerezza un lume per dirvi che non vi abbiamo dimenticato, deporremo un fiore per narrare delicatamente un legame che la morte non ha potuto recidere. Oggi pronunceremo una preghiera accorata che sgorga dal segreto del cuore e si rivolge direttamente a Dio con la fiducia dei figli. Noi imploreremo per voi la pace, chiederemo a Dio che vi accolga nella Sua casa, che sia il Dio-con-voi, che asciughi ogni lacrima dai vostri occhi e vi faccia sedere alla Sua mensa.
Oggi vi vogliamo dire ancora una volta grazie per il bene che ci avete fatto. Ravvivate in noi la speranza di riabbracciarvi tutti un giorno, quando anche noi saremo trasfigurati dall’Amore Misericordioso di Dio. Toglieteci, vi preghiamo, la paura angosciosa della morte, otteneteci la grazia di morire da cristiani, da figli di Dio e da fratelli vostri. Gesù è morto dicendo con fiducia:
“Padre, nelle Tue mani affido il Mio Spirito” Siano queste le nostre ultime parole e voi affidateci alle mani delicate di Dio.”
(Don Canio Calitri)

lunedì 15 novembre 2010

TESTIMONIANZE

“Ho trenta anni e sono nella Legione di Maria da circa 15. Ci sono praticamente cresciuta, mi ha insegnato tanto! L’Associazione ha rappresentato per me, fin dall’inizio, motivo di stimolo a vivere la mia vita spirituale in modo attivo, da protagonista e non da spettatore. Il cammino adolescenziale, vissuto insieme ai miei “fratelli”, mi ha aiutato a comprendere l’importanza dell’amicizia vera, della sincerità nei rapporti con gli altri, della trasparenza nel confronto reciproco.
Ho potuto sperimentare quanto sia bello stare insieme, anche solo per chiacchierare, per divertirsi in maniera sana,in contrasto con quanto mi veniva offerto dal mondo circostante. Può sembrare retorica, ma è la verità; nella Legione ho imparato i valori veri, quelli per cui vale la pena spendere la propria vita, quelli che ti riempiono l’anima di gioia e ti infondono la serenità di cui tutti, prima o poi, abbiamo bisogno.
Sono cresciuta credendo in questi valori e li ho potuti coltivare grazie alle proposte spirituali che mi sono state donate in questi anni, dai miei educatori, ma anche grazie alle esperienze di vita “maturate sul campo” e raccontate dalle persone che ho avuto la grazia di visitare durante il mio impegno settimanale. Ho imparato così a fuggire le frivolezze e le superficialità che ti rendono più simile ai tuoi coetanei, ti fanno sentire parte del branco, ma ti lasciano un gran vuoto dentro.
E forse da subito ho scelto di fuggire quel vuoto, anche a costo di rompere gli schemi. Anche io, come le mie coetanee, sognavo il grande amore, ma questo da solo non bastava, volevo poterlo vivere con il consenso del Signore. La persona che mi stava accanto, avrebbe dovuto piacere anche a Lui. Non so spiegarlo bene, ma mi domandavo se le due cose fossero tra loro compatibili e forse per questo, dedicavo molto tempo a frequentare incontri di formazione spirituale a impronta vocazionale. Volevo capire bene…Ma qualcosa non andava; la vocazione di cui si parlava, era quasi sempre quella sacerdotale! Allora io, che volevo sentirmi utile a Dio, io che volevo fare della mia vita un canto al Signore,io che ero sempre alla ricerca di una strada “speciale” per poterLo seguire, mi sentivo quasi inutile, perché quella chiamata vocazionale non mi apparteneva.
Ho sempre sentito dentro di me, l’esigenza di seguire il mio cammino con un’altra persona accanto, un compagno di viaggio, una figura di riferimento con cui condividere i doni del Signore, nella quale vedere e amare il volto di Cristo. Questi erano i miei pensieri, ma mi sembrava così banale, così normale, dire che volevo semplicemente sposarmi. Era come se non volessi accontentarmi di fare una scelta di serie “B”, non avevo ancora capito che anche il matrimonio è una vocazione! E’ una chiamata che il Signore fa a due persone, contemporaneamente, di seguirLo insieme, diventando una “cosa sola”. Lo scopo di questa chiamata, è quello di unire due anime in una sola, di fondere due cuori, per formarne uno solo, a espressione dell’Amore senza fine.
Oggi è così per me, con Pierpaolo mi sto preparando a questo grande Sacramento, ed entrambi coltiviamo il sogno di formare una famiglia aperta all’Amore e pronta alla missione che Dio Padre, vorrà consegnarci.
Credo che amare una persona, sia una via privilegiata, attraverso la quale, giungere a compiere la volontà divina. Il pensiero di andare verso Cristo, insieme a Pierpaolo, mi solleva e mi rende più facile affrontare le prove della vita. Non è semplice: il fidanzamento è l’incontro di due mondi opposti, di due realtà completamente diverse; abbiamo lavorato molto, insieme, per costruire un’equilibrio che potrà durare in futuro e sostenere le prove inevitabili che verranno. E’ importante costruire bene le basi; parliamo molto, raccontandoci umilmente e ascoltandoci pazientemente; ci comunichiamo anche le nostre paure, i nostri difetti e i nostri errori. Cerchiamo di andarci incontro reciprocamente e di mettere a fondamento di tutto, il Cristo Risorto, lasciandoci illuminare dallo Spirito, chiedendo protezione a Dio Padre.. “Costruite la vostra casa sulla roccia” è il monito che noi, coppie cristiane, dovremmo sempre tenere ben presente; e la nostra roccia sia Cristo!
Il matrimonio è un sì detto dai due coniugi, all’unisono, alla proposta d’amore rivolta da Dio.
Prego il Signore, affinché sempre mantenga in me questo desiderio di servirLo, di riconoscerLo, di amarLo, nel mio compagno innanzitutto e, con lui, nel prossimo che troveremo sulla nostra strada.”
(E.A.)

sabato 23 ottobre 2010

SPIRITUALITA'

Perché proprio a me? Una risposta cristiana al dolore


Nel corso della sua vita, il problema del dolore non tarda a presentarsi ad ogni uomo il quale, necessariamente, affrontandolo, è costretto a domandarsi il perché. Infatti, quale senso ha il soffrire, quando tutto il nostro organismo è teso con tutte le sue fibre a sfuggirlo?
Non “siamo fatti per soffrire” come vorrebbe il vecchio adagio; piuttosto siamo stati creati per la gioia, poiché il dono di Dio, eterno Amore, Essenza ineguagliabile d’amore, ci aveva voluti partecipi della gioia divina, quella gioia inesprimibile che “sazia ogni vivente” .
Sappiamo tutti, noi cristiani, che a rompere l’incanto sia stato il nostro rifiuto di Dio, nostro Benefattore, perché la nostra vanità, la nostra superbia, sobillata dall’antico e, purtroppo attuale nemico, ci ha fatto compiere l’orrendo peccato, generato dal nefasto desiderio di sostituirci al Creatore. Se ci professiamo cristiani, conosciamo quindi l’origine del male, la lotta contro di esso e la vittoria, operata da Gesù Cristo con la Sua Passione, Morte e Resurrezione.
Quando il male, in ogni sua forma, ci colpisce, lungi dal chiederci : “ma perché proprio a me?”, come se il colpo arrivasse alla cieca e si rovesciasse sul malcapitato di turno, senza alcun motivo o scopo. Ragionare così, significa non tener conto di un Dio, Padre amorevole, e non avere nessuna considerazione per Lui, ritenendoLo lontano, nel migliore dei modi estraneo, assente dalla nostra sofferenza, addirittura insensibile alle tempeste che si agitano su questa nostra esistenza.
Ma niente di più sbagliato e più estraneo alla figura paterna di Dio !
Dice la Sacra Scrittura (ispirata direttamente dallo Spirito Santo) che i piani di Dio sovrastano quelli degli uomini tanto quanta è la distanza tra il cielo e la terra. Questo, per presentare al nostro sguardo limitato, l’evolversi della nostra vita, alla quale applicare una valutazione diversa da quella comune, il cui connotato è necessariamente la miopia.
Dio Padre, come ripeterò fino all’estremo, è un Padre amorevole che non abbandona l’uomo anche quando la sua stoltezza lo conduce sull’orlo dell’abisso, ha pietà della Sua creatura, privata all’improvviso di tutti i suoi doni preternaturali, e concepisce un piano per salvalo, promettendo una Donna, una Vergine, acerrima nemica della stirpe di colui che ha voluto perdere l’uomo, e annuncia un Salvatore che nascerà da Lei, il quale avrebbe annullato, con la Sua divina espiazione, l’effetto del terribile peccato.
L’uomo non poteva, da solo, compiere la necessaria riparazione, per questo era indispensabile una Persona, la cui dignità fosse pari a quella dell’Essere offeso. Infatti, il peccato commesso, aveva una portata infinita e nessun uomo avrebbe potuto ripararlo.
L’Amore infinito di Dio, risolse il problema: lo stesso Figlio di Dio discese dal Cielo e assunse il ruolo di uomo, pur conservando la Sua natura divina. Dopo una vita trascorsa tra sofferenza e incomprensione, sul Calvario, nel più puro e colossale martirio, offrì tutto Sé Stesso in un infinito abbraccio universale. Il Suo Cuore, squarciato dalla lancia dell’odio e della violenza, si aprì per l’eternità, a riversare sul dolore e sulle sofferenze di tutti gli uomini di ogni tempo, i tesori infiniti della Salvezza e della Redenzione. Sulla Croce Egli prese sopra di Sé tutti i peccati del mondo offrendosi in riscatto per tutti gli uomini, nella santità del Suo Corpo e del Suo Spirito; l’Amore universale di Dio si unì al dolore universale dell’intera umanità. Dio ha accettato questa offerta dalle mani di Suo Figlio e l’accesso al Paradiso è tornato possibile grazie al sacrificio di Gesù.
Dio dunque, sulla Croce, santificò il dolore arricchendolo di grandi meriti.
Quindi, Dio è presente e segue ogni atto dell’uomo, vegliando su di lui e additandogli la via per metterlo in sintonia col Divino. Egli ci insegna la strada, in vario modo, servendosi di ogni occasione, di ogni persona, di ogni avvenimento lieto o triste che sia, di ogni dolore che ci arriva improvviso, lasciandoci attoniti. E questa sorpresa è una scossa per risvegliarci da un lungo sopore che ci stava portando, ignari, lontano dal Suo Amore.
Lui non è direttamente responsabile di questo dolore, ma si serve di questo dolore, creato da noi stessi o dal nemico comune, per farci riflettere sulla nostra vita, probabilmente vissuta nella dimenticanza di Dio.
Nei Vangeli viene sempre descritta la sollecitudine di Gesù per chi soffre, e tutta la Sua vita pubblica è impiegata in gran parte nell’effettuare guarigioni fisiche e spirituali. Gesù, prima di guarire, pretendeva sempre che le persone avessero fiducia in Lui. L’atteggiamento del Signore è stato sempre quello di una profonda compassione; quando incontra la vedova di Naim, mentre conduce alla sepoltura l’unico figlio, “sentì compassione di lei” (Lc 7,13) e opera il miracolo della risurrezione. Guardando la numerosa folla che lo seguiva Gesù “si impietosì di loro perché erano come pecore senza pastore” (Mt 6,34), e moltiplicò i pani. Davanti alla tomba di Lazzaro “fremette nel Suo Spirito e si turbò” (Gv 11,33) e avvenne la risurrezione. Vedendo il nato cieco a Gerico “si impietosì” (Mc 10,51), e lo risanò. E davanti al lebbroso insistente “impietositosi, stesa la mano, lo toccò” (Mc 1,41), e lui fu mondato.
Però Gesù, non compie sempre il miracolo, ma a tutti, indistintamente, accorda la grazia del conforto e della rassegnazione. Egli vuole dimostrare che il dolore non è soltanto un castigo, ma può essere una missione, un inestimabile tesoro, un mezzo prezioso attraverso il quale Dio attua i Suoi fini di redenzione del mondo. Così la Croce, diventa il segno della Redenzione, la sintesi del Vangelo, Salvezza che è operata nella sofferenza.
In questo modo i sofferenti sono i veri protagonisti nella storia della Salvezza, e non hanno il diritto di sentirsi inutili.
Quando gli Apostoli, chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare,Egli propone il Padre Nostro che contiene l’abbandono alla volontà del Padre, quella volontà che ha reso possibile l’Incarnazione. Nella volontà di Dio, vi è la ragione e la causa di tutto. Noi siamo liberi di decidere, ma la nostra decisione spesso è condizionata dagli avvenimenti, per lo più imprevedibili, che costellano la nostra esistenza. Quando riceviamo ciò che non abbiamo desiderato, accettiamolo come manifestazione della volontà di Dio, credendo che non è senza motivo che Egli ce lo invia.
Un Dio che ha donato la Sua vita per impedirci di soffrire in eterno, potrebbe oggi, farci soffrire per un fine inutile o crudele? Del resto Dio è Bontà, Santità,Giustizia, Sapienza infinite.
L’uomo commette il peccato, ma Dio si serve anche delle azioni cattive e del peccato stesso, per attuare i Suoi disegni di bontà e di salvezza. Il fine ultimo di Dio, è sempre il bene dell’uomo!
Non turbarti quindi, nelle avversità,esse sono destinate a produrre frutti di salvezza che ancora non conosci, ma che Dio ha già pensato per te. Questa tua sofferenza è accuratamente proporzionata alla tua sopportazione, ai tuoi bisogni, alla Sapienza infinita che ha segnato, con calcolo preciso, la durata e i limiti precisi. E tutto questo, perché Dio vuole la nostra santità.
Prova subito, incomincia a valorizzare la sofferenza di oggi, senza lamentarti, o lamentandoti meno; a fare buon viso a quelle persona antipatica che ti viene a trovare, a reprimere alcuni moti di avversione o rancore, a non brontolare, a non pretendere etc. Vedi in tutte le persone e in tutte le cose, le provvidenziali messaggere della volontà divina.
Tutto questo, ti preparerà a vittorie superiori ed imparerai ad acconsentire con gioia alla volontà di Dio e sarai diventato, senza accorgertene, un Santo!
Infatti non sono le avversità, che ti rendono infelice, quanto la tua impazienza che nasce da una volontà ancora ribelle. Capirai allora, che quando sopporterai tutto per amore, Gesù si farà nostro compagno di viaggio e porterà il peso per noi; “…il mio carico è leggero..” ( Mt 11,30).
Il mistero del dolore è grande, ma non è assurdo. Dio solo conosce il motivo della presenza del male nel mondo e non ci chiede di discutere, ma solo di accettare, di credere, di avere fiducia. Dio esige dall’uomo un atto di fiducia, punto iniziale e imprescindibile per ottenere un merito. Se riuscissimo a conoscere perfettamente questo mistero, non saremmo più nel campo della Fede, ma in quello della Contemplazione, come se già ci trovassimo nell’altra vita!
Quindi, o si crede che tutto ciò sia frutto di una razionalità che appartiene solo a Dio, e il suo frutto sarà la rassegnazione, o ci si ribella, e il suo frutto sarà la disperazione!
(Sintesi ed elaborazione da “Per soffrire meglio….” di N.Pederzini)

domenica 10 ottobre 2010

TESTIMONIANZE

I Vescovi irlandesi nel 1971 scrissero, in merito alla Legione di Maria: “Le origini della Legione di Maria sono segnate da oscurità, povertà e anche ostilità (da parte delle Autorità religiose. n.d.r.) che si vedono all’inizio della vita del nostro Divin Salvatore a Betlemme e a Nazareth. Eppure, nel piano divino, la fede soprannaturale e il coraggio dei Membri fondatori, hanno meritato la grazia, non solo di sopravvivere attraverso ogni genere di vicissitudini umane, ma anche una diffusione in tutte le nazioni del mondo.
Nessun altro potere che quello di Dio, nessun’altra ispirazione che quella dello Spirito Santo, nessun’altra protezione che quella della Madre di Dio, possono spiegare adeguatamente la soprannaturale costanza della Legione di Maria”
(Finola Kennedy; lettera dei Vescovi d’Irlanda a Frank Duff il 23 giugno 1971

“Ci furono tante occasioni durante la sua vita, in cui F.Duff rischiò letteralmente la vita nel portare avanti il lavoro legionario. Per il Legionario, F.Duff vide la virtù del coraggio al primo posto; nel suo saggio sulla Paura (Walking with Mary) scrive:”Infatti il coraggio, è la virtù militare, cristiana,viene per prima nel senso che è la prova di tutte le altre. Come la radice della rosa, deve produrre la rosa, e la radice del giglio il giglio, così la vita legionaria deve fiorire nel coraggio- il coraggio è diventato la vostra professione.”
F.Duff venerò la Madonna come la Donna forte, col coraggio senza limiti, la grande Avversaria di Satana: “Di tutte le donne, di tutti gli uomini, fu la più forte. Fu la Torre di Davide. Fu la Torre d’Avorio. Lei, fu l’esercito a vessilli spiegati. Non fraintendiamoLa.”
(Finola Kennedy: Newman e F.Duff)

sabato 9 ottobre 2010

ATTUALITA'

Sostenere che l'aborto non è un omicidio, è un peccato contro lo Spirito Santo. E' negare la verità conosciuta, scritta dal Creatore, nella coscienza di ogni creatura.
E' un peccato che non sarà perdonato né in questa vita né nell'altra. (Matteo 12,31-32). Franco

mercoledì 6 ottobre 2010

RACCONTO MARIANO

Un miracolo a Lourdes: la gioia di perdonare.

Alla fine della seconda guerra mondiale, un uomo era stato ingiustamente accusato di collaborazionismo con i Nazisti ed era stato condannato a parecchi anni di prigione. Quest’uomo, che era credente, aveva perso la fede a seguito di questa ingiusta accusa e della conseguente prigione; nel frattempo gli era morta la moglie. Questa donna, molto pia, gli aveva fatto promettere di andare a Lourdes quando sarebbe uscito di prigione. Una volta libero, fa trascorrere molti anni prima di decidersi a mantenere la sua promessa; ma finalmente si reca nella città mariana. Da quel momento gli avvenimenti si intrecciano. Presso le fontane, quest’uomo incrocia un’ infermiera che notando il suo volto scuro, gli offre un bicchiere di acqua e lo consiglia di andare da un prete.
Dopo molte esitazioni, infine si reca presso un Ministro del Signore e gli confessa il suo dramma e, soprattutto, quel fardello che egli porta da tanti anni: l’odio e il rancore verso colui che lo aveva fatto condannare. E proprio a questo momento, che si verifica il primo miracolo: il Signore ha pietà di questo cuore spezzato e, attraverso l’assoluzione, lo libera dal peso terribile del rancore.
E’ un uomo nuovo quello che prende il treno per tornare a casa; è pieno di gioia per aver ricevuto nel Sacramento la forza di perdonare con tutto il suo cuore, a colui che lo aveva fatto tanto soffrire.
Durante il ritorno, sul treno, una giovane donna si siede davanti a lui. E’ la stessa infermiera che l’aveva visto alle fontane e che non può fare a meno di rilevare come il suo volto sia cambiato: da esso traspaiono gioia e bontà.
Si avvia la conversazione tra i due ed è l’infermiera che si confida. Ella è andata a Lourdes per suo padre che è in Ospedale, moribondo, ed ha bisogno di farsi perdonare un antico crimine; al tempo dell’epurazione, ha fatto condannare ingiustamente un uomo per collaborazionismo.
L’episodio finale, ha per sede l’Ospedale, dove l’anziano accusatore, prima di morire, riceve il perdono da parte di colui che egli aveva fatto condannare tanti anni prima.
(Daniel Saphy da “Madre e Regina”)

sabato 2 ottobre 2010

TESTIMONIANZE

QUANNO ME SENTO SOLO

Quann’ero regazzino, mamma mia
me diceva: “ricordate fijolo,
quanno te senti veramente solo
tu prova a recità ‘n’Avemmaria.
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva come pe’maggìa.”

Ormai sò vecchio, er tempo m’è volato,
da’n pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo,
io prego la Madonna benedetta
e l’anima mia da sola, pija er volo.
(Trilussa)

SPIRITUALITA'

Irrinunciabilità della S.Messa

Quando Gesù incontra la Samaritana al pozzo di Giacobbe, e tra i due si svolge un intenso colloquio, ad un certo punto, Gesù dichiara che Dio cerca continuamente i veri adoratori, e che questi, adoreranno in Spirito e Verità, superando la domanda della Samaritana la quale cercava di stabilire il luogo ove adorare.
Gesù annuncia che questi adoratori, offriranno al Padre, non più animali, ma il Corpo e il Sangue dell’Agnello Immolato, che è Gesù Stesso. Quale miglior offerta al Padre?
Offriranno quindi, in Spirito e Verità, tutto ciò che è stato donato loro dalla Provvidenza, consci di non esserne i veri proprietari, riconoscendo in Dio l’unica fonte di ogni bene.
Offrendo all’Eterno Padre tutto ciò di cui dispongono, i veri adoratori Gli rendono onore, unendo all’offerta ineffabile del Figlio, la povertà umana che, da sola, non avrebbe alcuna possibilità di ascolto. Tutto questo è reso possibile nella S.Messa! Ed è per questo che, dopo il Sacrificio di Gesù, con la Sua Passione, Morte e Resurrezione, l’uomo ha ancora la possibilità di partecipare alla Vita Divina; infatti, per i meriti che Gesù ha ottenuto per noi, il Paradiso, chiuso a causa del peccato di Adamo, ci è stato riaperto, per consentirci di vedere il Padre a cui eravamo destinati fin dall’inizio della nostra esistenza. Carlo.

martedì 14 settembre 2010

SPIRITUALITA'

Meditazione

Oggi, presso molti cristiani male informati, è invalsa la credenza che alla fine della vita, tutti si salvino, perché la Misericordia Divina è così grande e Dio così buono, da escludere tutti dall’inferno; è il concetto moderno dell”inferno vuoto”, concetto di derivazione origenica (Origene, vissuto nei primi secoli d.C.), ma incompatibile con la Giustizia Divina a cui, spesso, Gesù fa riferimento.
Se veramente l’inferno fosse vuoto, che senso avrebbe la Misericordia di Dio? L’andare in Paradiso sarebbe automatico! Questa teoria della Salvezza assicurata, è stata adottata dai Protestanti e da qualche teologo senza scrupoli, ma non ha nessun fondamento biblico. E’ chiaramente una manovra demoniaca perché, togliendo la preoccupazione della condanna eterna, il cristiano concentra la sua attenzione sull’unico problema che ancora lo assilla: quello della vita materiale.
Il serpente infernale è astuto; è riuscito a debellare nell’anima di molti la misericordia, proprio in nome della Misericordia di Dio! Poiché, se Dio è buono, tutti si salvano. Quindi, che senso ha parlare di misericordia? E, se l’inferno non c’è (o rimane vuoto) tutta la Buona Novella diventa superflua e la Passione di Gesù diventa un non-senso!
E’ dunque necessario credere nell’esistenza dell’inferno per sfuggirlo e non cadere in esso per mancanza di prudenza. Dio, nella Sua Misericordia, fa di tutto per non farci perdere, ma se noi ignoriamo i Suoi richiami e non abbiamo fiducia nel Suo Amore, tutto si riduce in una questione di orgoglio e di autodecisione, Spesso non siamo capaci di gettarci con fede nelle mani del nostro Creatore, specialmente in punto di morte e misconosciamo quanto noi siamo preziosi ai Suoi occhi, pur mancando di tutto, ed Egli insistentemente ci attira a Sé per farci felici.
Del resto in ogni Santa Messa si rinnova il sacrificio redentivo di Gesù, il quale vuole salvarci dalla pena eterna. Carlo

mercoledì 8 settembre 2010

APOSTOLATO LEGIONARIO n.8

Cuore legionario

Oggi sono andato a trovare i lungo-degenti di un Ospizio per anziani. Come Al solito, ho chiesto a Maria di fare del bene per mezzo mio. E così è stato. Ma a beneficiare di questo bene, sono stato anche io.
Mentre scrivo, sento ancora il cuore infiammato di un amore che non è di questo mondo. Conservo ancora, a distanza di ore, una sensazione dolcissima e insieme misteriosa. Mi sembra di aver raggiunto il centro dell’animo umano; quel centro indecifrabile che costituisce il mistero dell’uomo; quella parte di noi che non dipende dal carattere o dalle condizioni ambientali.
E’ il mistero umano dei Romantici i quali avevano intuito questo centro profondo, la cui insondabilità rifletteva l’atteggiamento malinconico, perché questo misto di mistero e di ardente desiderio, incideva fortemente sul sentimento. Solo Dio può spiegare l’uomo all’uomo, come giustamente dice Papa Giovanni Paolo II.
Ma cosa ho fatto per sentire tutto questo? Semplicemente , mi sono fatto “binario”, perché il treno divino potesse correre attraverso di me.
Nei commoventi colloqui con gli anziani, ho recepito l’Anima Universale e la forza del sentimento, o meglio, la forza del soprannaturale che mi ha svelato i legami profondi col mio prossimo, fatti di fratellanza incancellabile.
Come ho sempre pensato, l’esperienza della visita fatta a persone sole ed escluse dalla vita attiva, può essere fonte di gioie insperate. Sentirsi benedetti dal profondo del cuore, e chiamati col termine “amore”, non può lasciare indifferenti !
(Un Legionario)

domenica 5 settembre 2010

SPIRITUALITA' LEGIONARIA

“L’Associazione della Legione di Maria, crea una tradizione, produce lealtà, gode rispetto e obbedienza, e anima potentemente i suoi Membri. Parlate con loro e vedrete che si affidano a lei come ad una vecchia e saggia madre. Ed è proprio così. Non è forse lei che li salva da ogni trabocchetto, dall’imprudenza dello zelo, dallo scoraggiamento del fallimento, dall’orgoglio del successo, dall’incertezza di un’ opinione poco sicura, dalla paura della solitudine e in genere dalle sabbie mobili dell’inesperienza? Lei prende il materiale grezzo delle buone intenzioni e lo raffina, insegna a lavorare secondo un progetto ben definito, assicura l’espansione e la continuità.”
(P.M.Creedon)

APOSTOLATO LEGIONARIO n.1

Come al solito, in coppia, svolgiamo apostolato alla Stazione ferroviaria. Fermiamo un giovane intento a guardare una vetrina di un’edicola. Si chiama Agostino, ha ventidue anni, viene dalla Calabria per servizio militare. Ha fatto gli studi scientifici. Si proclama subito ateo. Ad un esame più approfondito, risulta battezzato e comunicato, ma presto ha abbandonato la pratica religiosa per scarsa convinzione (causata, pensiamo noi, da una scarsa preparazione in merito). Gli parliamo di Dio, di un Creatore, Autore di tutte le cose meravigliose dell’universo, della necessità di un inizio, dei misteri della nostra esistenza e del nostro sentimento di amore. Gli parliamo del nostro destino futuro, della possibilità di gioire o soffrire per tutta l’eternità; gli diciamo, in sostanza, che non si può vivere felici, lontani da Dio. Il rischio religioso è troppo grande, per non approfondire tale argomento. Ci ascolta interessatissimo e si immerge volentieri nelle nostre argomentazioni.
Dopo un lungo colloquio, accetta la Medaglia Miracolosa che gli offriamo, dopo la spiegazione della Devozione. Promette di conservarla religiosamente e di rivolgere alla Madonna una semplice preghiera quotidiana: “O Maria, fa che comprenda ciò che oggi mi è oscuro”. Lo invitiamo a leggere il Vangelo (che non conosce affatto) e di meditarlo. Promette che lo farà e ci ringrazia molto. Confidiamo che la Madre Celeste lo illuminerà e darà forza e costanza ad un temperamento che ci sembra un po’ labile. (Un Presidio di Roma)

mercoledì 1 settembre 2010

APOSTOLATO LEGIONARIO n.2

Tempo fa una Suora ci prega di visitare il difficile ambiente di una Casa di Riposo.
Dopo alcuni colloqui informativi con la Direttrice, abbiamo iniziato la conoscenza con i degenti, cercando di stabilire un buon rapporto di amicizia, ma la cosa si è presentata subito molto difficile.
Gli anziani non gradivano affatto la nostra presenza e ci consideravano distruttori del loro equilibrio basato sulle pessime relazioni che intercorrevano fra di loro. Questo ce lo facevano capire in tutti i modi, con gesti e parole poco gradevoli. La maggior parte di loro aveva perso la Fede in Dio e la fiducia negli uomini, poiché questi ultimi avevano tradito il loro affetto, abbandonandoli alla solitudine di una squallida Casa di Riposo.
Noi però, non abbiamo ceduto e abbiamo continuato a visitarli, anche se eravamo costretti ad ignorare frasi come queste: “Andate via; cosa siete venuti a fare? Non vi vogliamo qui…”
D’accordo con un degente recitavamo il Rosario, anche se alcuni, più accesi, disturbavano con parolacce e bestemmie. Lentamente però, con l’aiuto della Madonna, siamo riusciti a instaurare con tutti, un rapporto di amicizia e di stima. Dopo quattro anni di lavoro, il numero dei rosarianti è divenuto pressocché totale. Infatti tutti gli ospiti della Casa si riuniscono con noi per la recita del Rosario. Ogni tanto portiamo il Sacerdote per le confessioni e la S. Messa.
Da allora, tanti anziani ospiti sono morti nella pace e in grazia di Dio.
(Un Presidio di Roma)

SPIRITUALITA'

SE CREDI,VEDRAI LA GLORIA DI DIO (Gv 11,40)

“Questa sconvolgente parola di Gesù apre prospettive infinite. E invita a chiedersi: come far percepire al non credente la Fede misteriosa che dà accesso a regni sconosciuti ? Occorre tentare di renderla accessibile per analogia, attraverso la lettura e la comprensione dei segni.
La Fede è uno strumento con cui captare onde ignote, per scoprire Dio nascosto nel cuore della nostra storia. Dio è qui, non tra le nuvole, lontano, ma nel cuore del mio cuore: è anima della mia anima, vita della mia vita, respiro del mio respiro. Ma non interferisce con la mia lunghezza d’onda: Dio non è allo stesso livello, non è in linea concorrenziale con il mondo. Egli si cela troppo in profondità per far conoscere questo.
Ciò nonostante la Sua azione Lo tradisce, grazie ai mille indizi della Sua presenza. Dio ci invia dei segnali. Ci rivela, a sprazzi, a intermittenza, la Sua presenza qui, come un vulcano che periodicamente manifesta il fuoco che brucia nel suo cratere. In apparenza il fuoco è spento e la lava è fredda. Dio manda dei segni ogni tanto e, man mano che apprendiamo la lettura dei segni di Dio, siamo abbagliati dalla Suo multiforme presenza. Ci conosce, ci segue, ci ama fino all’ultimo tassello della nostra vita.
Natanaele sotto il fico (Gv 1,50) e l’uomo con l’orcio che guida i discepoli verso il cenacolo (Lc 7,10), restano per sempre vive immagini di questo amore premuroso. Dio si nasconde di solito come un sole che rare volte trapassa le nuvole. Bisogna essere attenti, nel leggere i segni.
Dobbiamo saper leggere tra le righe, nel libro che Lui scrive con noi. Il credente è un uomo che capta quell’aldilà, quel Dio che è al centro della nostra esistenza. Dio è qui e non lo sappiamo; sarà per noi la sorpresa più grande, scoprire un giorno, in piena luce, la Gloria di Dio, questo splendente Amore che ci avvolge e ci ama in modo tanto impercettibile.
La Fede è un senso nuovo, una scelta di indizi. Qualcosa di simile si trova nel romanzo giallo.
Per apprezzarlo ci vuole un’attenzione sempre viva, un fiuto speciale. Partendo da un guanto abbandonato o da una finestra mal chiusa, si può rintracciare una pista. La Fede è una chiave, un codice. Il codice di Dio è contenuto per intero in una sola parola: amore. Provate questa chiave di lettura. Immediatamente la porta cigola a causa di alcune serrature che stridono: come spiegare, se Dio è Amore, tanti mali del mondo? Non spiego il mistero del male, ma non rinunzio ad azionare la chiave. Basta un raggio luminoso, per rivelare il sole, anche se lo coprono le nuvole e se grandina. Io so che Lui c’è. Perché il sole in Dio non è un sole trionfante e il mondo, una Costa Azzurra?
Non lo so; deve essere successo qualcosa. Non me lo spiego, so solo che non ho il diritto, anche se assisto a tanto male, di dubitare del bene. E, dato che il Bene è qui, Dio è nel cuore di tutto ciò che è luce, verità e amore. Questo è sufficiente per la mia Fede, altrimenti sarebbe una visione estatica. Non devo capire tutto, ma devo aprirmi a tutto ciò che rivela la Sua presenza. La Fede mostra che Lui è qui, nascosto dietro quel caso fortuito, quell’amico, quella parola, quella coincidenza, quel lutto, quel contrattempo e quella gioia al momento giusto.
Egli tesse la nostra vita, tutti i fili di questa vita,e la Sua mano sa perché i fili si allontanino in tutte le direzioni: fede, apertura, ascolto e accoglienza.
Se almeno il non credente potesse infrangere il muro del suono e sentire la voce del Signore che penetra con lo sguardo la notte opaca, fino a distinguere le stelle! “
(Cardinale Suenens)

martedì 31 agosto 2010

CUORE LEGIONARIO

Agli amici, da uno non ancor risanato

Prologo

Qui, tra il faceto usuale e poi il serio,
in versi canterò l’aureo batterio,
ond’ebbero l’inizio tanti mali,
che fanno sospirare noi mortali!


Oh mio bel stafilococco
tutto d’oro, e mica sciocco:
dappertutto fai colonia,
in Somalia o in Patagonia…

ma da qualche mese in qua
hai trovato che ci sta
un bel posto nelle gore
delle valvole del cuore

dell’ignaro sottoscritto !
Che ha peraltro il suo diritto
di cercar chi le fa tutte
fino a che non li ha distrutte!

Qui davvero è una partita
dov’è in gioco la mia vita…
Dio l’ha data, ed ho il dovere
di arrivare a tante sere,

fino a quando Lui vorrà:
è per questo che son quà.
Antibiotici a go-gò,
che più tanti non si può,

senza soste, notte e giorno,
più degli “extra” a far contorno.
Con la fida “pianta” al fianco
tra il mio letto e questo banco

e nel lungo corridoio:
in complesso non mi annoio…
Leggo, scrivo e i giorni conto:
son due mesi, e il terzo affronto!

Ho passato il carnevale,
e ora fò il Quaresimale:
fino a Pasqua, o anche più in là?
Questo ancora non si sa.

Forse poi l’operazione
d’alto rischio, a conclusione.
Poi a casa? Oppur sta scritto
che da qui me ne andrò dritto

da Colui che mi ha creato,
per venire giudicato?
E di là cosa mi aspetto?
Fido in Lei che mi ha protetto,

per raggiunger, prima o poi
quel che spera ognun di noi:
un eterno dì beato
che per tutti è preparato!

Legionario di Maria Edoardo Semenza (scritto in Ospedale nel 2002)

mercoledì 25 agosto 2010

APOSTOLATO LEGIONARIO n.4

Gli ultimi Apostoli

“Ma chi saranno questi servi, schiavi e figli di Maria?
Saranno fuoco ardente, ministri del Signore, che metteranno dappertutto il fuoco del divino amore.
Saranno frecce acute nella mano potente di Maria per trafiggere i Suoi nemici: come frecce in mano a un eroe. (Sal 127,4)
Saranno figli di Levi, molto purificati dal fuoco di grandi tribolazioni e molto uniti a Dio.
Porteranno nel cuore l’oro dell’amore, l’incenso della preghiera nello spirito e la mirra della mortificazione nel corpo. In ogni luogo saranno il buon profumo di Gesù Cristo per i poveri e i piccoli, mentre saranno odore di morte per i grandi, i ricchi e i superbi mondani.”
(S.Luigi M. di Montfort : “Trattato della vera devozione a Maria “. (cap. 56 )

domenica 22 agosto 2010

APOSTOLATO LEGIONARIO n.5

APOSTOLATO ALLA STAZIONE FERROVIARIA

Gloria, proveniente da Livorno: un incontro molto bello. E’stata educata cristianamente, aveva fede, ma la sta perdendo a causa delle prove della vita; è molto triste, ha perduto il padre a tredici anni, la mamma, dopo lunghe sofferenze; ora è sola. A 44 anni non ha prospettive se non lavoro e solitudine. Col fidanzato, già era pronto il mobilio poi, per opposizione della suocera, tutto è andato a monte.
La sproniamo alla fede, all’amicizia con il Signore, alla fiducia nella Madonna. Gradisce il Vangelo, la Medaglia Miracolosa e una poesia. Sembra molto confortata, dà e chiede l’indirizzo. Se abitasse nella nostra città, afferma, verrebbe senz’altro alla Legione.

Raffaele, cinquant’anni. La vecchia mamma gli parla di Dio, ma lui stenta a crederci, e tuttavia ci torna spesso col pensiero; anche adesso, con noi, ne parla volentieri, quasi desiderasse di essere aiutato a superare i suoi dubbi. Prendiamo spunto dal richiamo della mamma, per instillargli amore alla Madonna, la Mamma di tutti. Ci ascolta con interesse e gradisce la Medaglia Miracolosa.

Vincenzo,trentacinque anni, vita avventurosa; è stato nella Legione Straniera. Espulso dalla Francia, vive di picoli furti. E’ un giovane di bel aspetto, piccolo ma atletico. E’ originario del centro Italia ma ha passato la sua fanciullezza nel sud Italia,in un convento di Cistercensi. Allora aveva sentimenti religiosi e ancora ricorda quando, rientrando in famiglia, allestiva l’altarino della Madonna. Ora dice di non credere più a niente, perché tutti sono malvagi e infidi (anche a noi ha lanciato sguardi di diffidenza), e sottolinea il suo scatto con una bestemmia e parolacce varie. Allora uno di noi gli dice, tenendogli un braccio con affetto, che questi scatti non può ispirarglieli che il demonio. E lui stranamente, subito si calma, e con una risata, ammette che forse è proprio così. Cerchiamo di instillargli di nuovo sentimenti di affetto per la Madonna, è Lei che ha combinato questo incontro, tramite i Suoi Legionari (che crede? Anche la Madonna ha i Suoi Legionari!). Dopo qualche esitazione, accetta la Medaglia e si stupisce che uno di noi conosca l’Ave Maria in francese, si vanta di ricordarla anche in latino. Gli raccomandiamo di recitarla questa sera stessa, con sentimento. Ammette di essere confuso, perché da una parte è certo che la Religione ora non serve più, ma dall’altra è portato ad augurarsi che ce ne fossero centomila come noi. Insomma, ci lasciamo da buoni amici e spera di incontrarci di nuovo.
(Un Presidio di Roma)

APOSTOLATO LEGIONARIO n.6

Ci ha molto impegnato la sistemazione di Lina,un’ anziana signora con scarse risorse economiche,senza parenti e in preda all’angoscia dello sfratto esecutivo.Dopo vari sforzi siamo riuscite a farla accogliere nel pensionato di S Pietro in vincoli,ed ora è più serena. Abbiamo seguito Lucia un’ ultra centenaria,anche quando è stata trasferita in un lontanissimo Ospedale. Seguiamo costantemente un giovane padre di famiglia che recentemente ha ripreso a drogarsi,mettendo in seria difficoltà l’intera famiglia. Una delle nostre consorelle fa catechismo ai bambini della prima Comunione,visita spesso l’Ospedale di Albano,ove è riuscita a far evitare un aborto,e a far comunicare un anziano che aveva tralasciato l’Eucarestia per più di trent’anni.La Caritas ci ha affidato tre anziani che seguiamo,soprattutto spiritualmente. Su segnalazione abbiamo fatto visita ad un nuovo assistito,un anziano professore ateo,il quale dopo un iniziale diffidenza ha cominciato a riceverci con piacere.(Un Presidio di Roma)

A PROPOSITO DI DARWINISMO

Dal libro “L’origine dell’Universo” di Jhon F. Ashton

Per concludere un esempio di combustione: il bombardiere. A questo insetto occorre una miscela esplosiva (perossido di idrogeno e idrochinone),una camera di combustione per contenere le sostanze chimiche e ugelli di scarico per espellere la miscela nella quale vengono iniettati anche due catalizzatori ( gli enzimi catalasi e perossidasi) tutto questo perché la reazione violenta avvenga nel momento giusto mentre la miscela viene rilasciata dalle ghiandole anali. Il bombardiere gestisce tutto con grande facilità ed è in grado di lanciare in successione quattro o cinque bombe in faccia al predatore,capacità controllata dai muscoli e guidata da un sistema nervoso riflesso….Tutti i suddetti requisiti avrebbero dovuto essere presenti nello stesso MOMENTO EVOLUTIVO ! E’ impossibile che una creatura INTERMEDIA potesse sopravvivere e questo a causa di una serie di rischi: 1) sarebbe esplosa in mille pezzi (perché dotata di miscela esplosiva e di catalizzatori ma priva di un sistema di scarico); 2) si sarebbe consumata internamente avendo la miscela esplosiva,tutti i necessari ugelli di scarico,ma nessun catalizzatore; 3) sarebbe rimasta vittima dei predatori nonostante il tentativo di farli a pezzi con i catalizzatori e un sofisticato sistema di scarico essendo priva della miscela esplosiva ! Perché la creatura possa funzionare tutto deve essere al proprio posto”
(Andrew McIntosh matematica)

“il secondo campo da me osservato è stato quello dei reperti fossili,ovvero i resti di forme di vita intrappolati nelle rocce sedimentarie. Ben presto mi resi conto che i reperti fossili non dimostrano l’evoluzione graduale di una forma di vita in un’altra,come preconizzato e richiesto dall’evoluzione. Gli anelli mancanti vengono così definiti perché mancano sul serio,non ne è mai stato trovato uno. In tutti i principali passaggi vi sono delle lacune nei reperti fossili: dai pesci agli anfibi,dagli anfibi ai rettili;dai rettili agli uccelli; e dai rettili ai mammiferi. Inoltre non è mai stato scoperto alcun resto fossile di creatura che colleghi l’essere umano ai suoi antenati primati; creature metà scimmia/metà uomo sono il frutto della fantasia degli artisti che le disegnarono per i libri nei quali apparvero. Mi irritava e mi irrita ancora,leggere del famoso uomo di Piltdown,quando era stato chiaramente perpetrato un inganno in cui i frammenti del cranio e della mandibola di un orango erano stati ricreati perché apparissero come i resti fossili di una creatura metà scimmia/metà uomo. Se gli evoluzionisti hanno la prova che le scimmie si sono evolute in esseri umani,perché falsificarla ….Tuttavia esaminando la letteratura trovai articoli in cui era riportato che analizzando la stessa roccia con metodi diversi erano state ottenute età diverse.I In queste pubblicazioni gli autori si dilungavano sulle cause di tali discrepanze e sul motivo per cui l’età dovesse essere stabilita in base al contenuto di fossili presenti nella roccia o nelle rocce adiacenti. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a un ragionamento tortuoso:L’età della roccia viene stabilita dall’età di un fossile e l’età di quest’ultimo viene a sua volta definita dall’evoluzione.La prova dell’evoluzione si fonda sull’età delle rocce in cui il fossile viene ritrovato. In altre parole mi resi conto che la base per datare le rocce è l’evoluzione e che l’unica prova dell’evoluzione è l’età delle rocce in cui i fossili vengono ritrovati. Pertanto il teorema dell’evoluzione diventa la principale prova dell’evoluzione. In questo periodo cominciai a rendermi conto che l’idea di evoluzione era,nel migliore dei casi,un’ipotesi e che non era stata dimostrata.Mi convinsi,e lo sono ancora,che gli individui credono nell’evoluzione,perché scelgono di farlo. Non ha nulla a che fare con le prove. L’evoluzione non è un fatto,come sostengono così tanti fanatici. Non c’è un briciolo di prova che dimostri che la vita sulla Terra ha seguito un ciclo evolutivo. (A.J.Monty White chimica fisica)

APOSTOLATO LEGIONARIO n.7

Gino ci accoglie in casa e ci fa conoscere la moglie ammalata,operata di recente (forse tumore al cervello). Lei ci racconta di essere serena e ringrazia Dio che le ha conservato una fede grande. All’Ospedale ha conosciuto un prete polacco che le ha dato tanto conforto; ma al ricordo delle proprie sofferenze si commuove e ringrazia delle nostre parole volte a confermare la sua fede e l’accettazione della volontà di Dio,il quale,sicuramente,ha per noi progetti di amore. Il marito che assiste alla commovente conversazione,accetta di recitare il S.Rosario tutti i giorni; gli doniamo la nostra Tessera Legionaria che lo rende Ausiliario. Alla moglie,invece,doniamo la Medaglia Miracolosa,proponendole di prendere la Madonna come madre. (Un Presidio di Roma) (

SPIRITUALITA' LEGIONARIA

“ Ricordate sempre che voi siete Legionari di Maria. Voi dovreste essere fieri di essere conosciuti come Legionari,Membri dell’esercito di Maria. E’ un privilegio poter lavorare per la nostra Regina e per Suo Figlio e dobbiamo cercare di dare il nostro meglio,perché niente è abbastanza buono nel suo servizio. (par.77)
(La Legione) Sarà una delle forze più potenti per la ricostruzione della società.(Par.79)
Maria ci chiama: che onore! Ella ci offre il Suo strumento,la Legione. Le rifiuteremo la nostra indispensabile collaborazione? (Par.80)
La Legione sarà la risposta a tutti i tuoi problemi. (Par 82)
E’ la volontà,la volontà,la volontà che conta. (Par.98)
Chiedere di essere fedeli ugualmente quando tutto è nero. (Par.99)
Ciò che è impossibile per noi è possibile per Lui; prendeteLo in parola. (Par.100) “
( “ Parole di vita” di Edel Quinn)

TESTIMONIANZE

“ Quale rapporto oggi con la Legione di Maria ? Si tratta di un legame di gratitudine,affetto e stima,ma anche di servizio: con voi sono Legionario e per voi sono sacerdote. La Legione di Maria,quest’ambiente di origine,continua ad essere tuttora una fonte di aiuto e di sostegno nel mio cammino di vita sacerdotale: i tratti caratteristici della spiritualità legionaria che nel gruppo ho imparato e vissuto,in tutto ciò che di buono,edificante e arricchente contenevano,sono confluiti nel terreno della mia Congregazione che erano in sintonia con questa,così che rendono più fertile la mia fede e la mia fedeltà. Esiste un ideale comune tra Monfortani e Legionari,l’amore appassionato a Gesù Cristo ed anche un cammino comune,il fiducioso abbandono alla Vergine Maria. La pratica della spiritualità di S.Luigi Maria di Montfort,Patrono della L.M. accomuna lo spirito e la vita di ambedue,facendoci sentire una stessa famiglia. Nessun santo,ci ricorda il Manuale,” ha avuto una parte maggiore della sua,nello sviluppo della Legione: lo stesso Manuale è pervaso del suo spirito; le preghiere echeggiano le sue stesse parole; Egli è veramente il maestro della Legione.”
(p.Bruno Cuzzilla -3° Congresso Legionario Reggio Calabria)

venerdì 13 agosto 2010

LA PREGHIERA CATTOLICA E ISLAMICA

Secondo i cattolici

E’ una relazione personale e intima con Dio.
Il punto cruciale delle nostre differenze con l’Islam, sta nel mistero dell’Incarnazione; da qui , infatti, l’importanza per il cristiano di ottenere un suo coinvolgimento personale sul piano della Fede e specialmente della preghiera, perché così come Dio ha voluto assumere la nostra condizione umana, allo stesso modo Egli vuole che l’uomo entri nella Sua Vita divina.
“Dio dimora in lui e lui in Dio” (1° Gv 4,15) Questo mirabile scambio non può avvenire senza la nostra partecipazione attiva., Pertanto sono necessari un continuo superamento del formalismo rituale e una interiorizzazione della preghiera, perché la ritualità dei gesti e delle parole ha un valore vincolante solo nel caso delle formule sacramentali.
La SS Trinità divina si rivela a noi nel dono totale di Dio-Amore sulla Croce. Il Figlio offre al Padre il proprio Spirito, per dare all’uomo la Salvezza, cioè la possibilità di partecipare alla Sua stessa Vita. E questo stesso Spirito “viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili…”(Rm 8,26) partecipando così alla preghiera dei figli di Dio.
Dai Vangeli scaturisce una profonda intimità e perfetta unione tra Dio, il Figlio fatto Uomo e coloro che, nella Fede, accolgono il mistero del Dio Incarnato. “Tutto mi è stato dato dal Padre Mio; nessuno conosce il Figlio, se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo.” (Mt 11,27)
E ancora: “Gli dice Tommaso: Signore non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via? Gli dice Gesù: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno va al Padre se non attraverso di Me…Gli dice Filippo: mostraci il Padre e ci basta. Gli dice Gesù:da tanto tempo sono con voli e non mi avete conosciuto, Filippo? Chi ha visto Me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: mostraci il Padre? Non credi che Io sono nel Padre e il Padre è in Me?” (Gv 14,5-10)
Nel colloquio con la samaritana, Gesù rivela la Sua natura piena di Amore espansivo. “Le risponde Gesù: se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: dammi da bere, tu Gli avresti chiesto, ed Egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4,10)…
E alla donna che allude all’acqua del pozzo, Gesù aggiunge: “colui che beve di quest’acqua, avrà ancora sete. Colui invece che beve dell’acqua che gli darò Io, non avrà mai più sete; ma l’acqua che gli darò, diverrà on lui una sorgente di acqua che zampilla verso la Vita Eterna.” (Gv 4,13)



Secondo i musulmani

I Musulmani usano formule fisse e rigide come :”Allah è Grande, Allah è Misericordioso etc.
Le forme o frasi di preghiera non contengono un verbo, ossia non sono soggettive; manca il soggetto che compie l’azione di lodare o di attestare che Dio è Grande etc. Sono espressioni neutre, che escludono intenzionalmente il singolo orante. Infatti queste formule sono attestati universali che non sono soggetti alla volontà di chi prega e sono atti di adorazione dovuti a Dio, indipendentemente da chi li compie.
All’uomo non è permesso dire: “Io lodo Dio” perché questo potrebbe far supporre che io ho il potere di dare lode, o meno, a Dio; quindi eserciterei un certo potere su di Lui. Secondo i Musulmani ciò è inammissibile, perché Dio si loda da Sé. Al credente viene chiesto solo che egli esprima la sua intenzione di pregare. Se il credente dicesse: “Io lodo Dio”, e poi nel suo cuore non credesse, sarebbe una menzogna, ma se egli dicesse; “Lode a Dio”, questo risulta sempre essere vero.
Non c’è quindi nessun coinvolgimento personale, quindi nessuna relazione con Dio.
Poiché tutti i Musulmani pregano con le stesse formule e gesti e nella stessa lingua (l’arabo), non ha alcuna importanza che il singolo capisca, o meno, quello che pronuncia, dal momento che egli, nel pregare,è coinvolto in questa dimensione universale. Il suo, infatti, non è un atto personale, ma il riconoscimento di essere uno tra i servitori che lodano e adorano il Dio Unico.
La preghiera musulmana è l’espressione logica della non-relazione tra la creatura e il suo Creatore. Infatti Dio, nella Sua unicità e alterità, non ha la possibilità di trovare un punto di contatto, un rapporto di intimità, con l’uomo che ha creato; sarebbe per Lui snaturare la Sua Essenza divina, un confondere la creatura col Suo Creatore. Quindi, per il Musulmano, a Dio manca la possibilità di comunicare con le Sue creature. (!)
Nella preghiera musulmana, Dio prende le distanze da colui che prega, a causa della Sua trascendenza e alterità, con una sorte di “gelosia” che deriva dalla Sua natura divina, tale da impedire l’ascolto della voce di chi Lo prega.
Inoltre, per i Musulmani, è blasfemìa parlare di Trinità: “E sono empi coloro che dicono: Dio è il Terzo di Tre. Non c’è altro Dio che un Dio solo e, se non cessano di dire simili cose, un castigo crudele toccherà a quelli di loro che così bestemmiano.” (Sura 5 versetto 73). Inoltre “Quando Dio disse: O Gesù, Figlio di Maria, sei tu che hai detto agli uomini: prendete Me e Mia Madre come dei, oltre a Dio? Gesù rispose: Gloria a Te! Non Mi appartiene di dire ciò che non ho il diritto di dire. Se lo avessi detto, Tu lo avresti saputo. Tu conosci ciò che è nell’intimo Mio, e Io non conosco ciò che è nell’intimo Tuo! In verità Tu solo conosci ogni segreto.” (Sura 5 versetto 116).
Il Corano riconosce a Gesù un carattere profetico e messianico, anche se Gli viene negato il titolo di Signore e Salvatore, oltre alla Sua identità di Figlio di Dio. Gesù è annoverato tra i 25 Profeti il cui compito è uguale per tutti: annunziare al popolo l’esigenza assoluta del monoteismo e avvertirlo del giudizio finale imminente e implacabile. Inoltre, secondo il Corano, Gesù non è morto, perché Dio Lo ha richiamato a Sé per smentire coloro i quali, credendo di averLo ucciso, hanno crocifisso al Suo posto, uno simile a Lui. “Perché hanno detto: Sì, noi abbiamo ucciso il Messia,Gesù Figlio di Maria, il messaggero di Allah. Ma non l’hanno ucciso, non l’hanno crocifisso, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui…ma Allah Lo innalzò a Sé “ (Sura 4 versetto 158). In merito poi al giudizio finale: “In verità sarà Lui ad annunciare l’ora” (Sura 43 versetto 61) e che ritornerà Musulmano, il giorno della risurrezione per “ testimoniare contro la gente del Libro”, cioè i Cristiani. Per il Corano dunque, Gesù sarebbe venuto per annunciare il suo successore, cioè il Profeta Maometto!
Commento del Redattore:

In nome di un monoteismo assoluto, viene negata ogni altra dimensione di Gesù che, per i Cristiani, è Parola Eterna del Padre, Verbo Incarnato che rivela il volto del Dio-Amore, crocifisso e risorto, per dare agli uomini la Salvezza che viene da Dio. Tutto questo mi compunge il cuore di tanto amore per Gesù che mi ha voluto Cristiano. D’ora in poi, la sera, prima di dormire, rivolgerò le preghiere della sera al mio amato Gesù e dirò, con cuore pieno di riconoscenza: “Ti amo Signore Gesù, con tutto il cuore, e Ti ringrazio di avermi creato e FATTO CRISTIANO.

Carlo (Elaborazione dalla Rivista dei Missionari d’Africa)

domenica 25 luglio 2010

LA TEORIA EVOLUZIONISTA: UNA FALSITA' INSEGNATA

La logica darwiniana, si regge tutta sull'idea che la vita si evolva, dagli esseri più semplici a quelli più complessi, a causa di una selezione naturale.
Se non c'è selezione naturale, non c'è evoluzione ; quindi, siccome la vita si evolve, la selezione naturale c'è. Ma la prova empirica di tale ragionamento, manca. E, dal momento che ciò non è possibile dimostrarlo scientificamente ( e quindi provarlo), gli evoluzionisti ricorrono a speculazioni in campo teologico, non curandosi della contradditorietà da loro impostata, poiché mettono ogni cura per preservare la scienza da ogni ingerenza religiosa.



La scienza è un'opinione ?
La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico, non sono per nulla neutrali, poiché gli uomini nutrono convinzioni o credono, o meno, in qualcosa.
La ricerca, anche se in minima parte, viene dunque sempre influenzata da chi la conduce.
Esistono sempre, attorno al ricercatore, culture, condizionamenti, modi di essere e di pensare che, in certa misura, lo influenzano. Un dato che si credeva certo, può venire superato da ciò che ancora non si conosceva. Quindi la possibilità che l'errore o la malafede, si insinuino nel processo conoscitivo, esiste sempre.
Tom Bethel ( n.1936) ha potuto fare un lungo elenco ( “Le balle di Newton” “Tutta la verità sulle bugie della scienza” “Gli errori di Darwin”) offrendo una rassegna documentata e circostanziata di miti falsi, di previsioni astruse, di valutazioni sbagliate, che però vengono comunemente e costantemente spacciate per scienza, ossia per fatti certi.
Una serie importante e lunga- spiega Bethel- di decisioni politiche, economiche e culturali, vengono prese in tutto il mondo, in base a dati che si credono scientifici, cioè certi, ma che invece sono solo il frutto di opinioni amplificate da una stampa compiacente, o addirittura complice, da finire per convincere molti, moltissimi perfino tra gli specialisti di vari campi.
La scienza, per comune attribuzione, è una conoscenza certa della realtà che viene descritta attraverso leggi che si fondano su dati di fatto. Quindi la scienza non è, né può essere un'opinione, ed essa deve resistere a qualsiasi influenza emotiva, sociale, politica, filosofica e religiosa, perseguendo la sua conoscenza basata sui meccanismi che determinano i fenomeni; e tutto in modo sperimentale.
Questo pone, è vero, dei limiti a questa conoscenza che si muove esclusivamente sul piano fisico dell'esistenza; essa è esclusivamente scienza fisica e non può occuparsi di ciò che esula dalla sfera fisica, tangibile, e sconfinare nel metafisico. Quindi la scienza, nel suo ambito di indagine, è una scienza fisica che si occupa esclusivamente di fenomeni fisici, ignorando intenzionalmente i risvolti al di là del fenomenico, che si usa chiamare metafisica (al di là della fisica).
Quindi, il metodo di indagine della scienza è l'unico ed esclusivo metodo empirico, ossia sperimentabile (da “Empiria”=esperienza).
Il metodo di indagine può essere induttivo (metodo scientifico,sperimentale) o metodo galileiano e, in base ad essi i fatti precedono le idee. Di fronte a nuove conoscenze, le leggi fisiche possono essere riformulate, corrette,o addirittura accantonate qualora risultino superate da nuove conoscenze.
Infatti la scienza, a meno che non voglia farsi oscurantista, è proprio il luogo del mutamento continuo.



Galileo, a suo tempo, fu contestato dalla Chiesa, perché egli prese a confondere fisica e metafisica, scienza matematica e Religione.
Perché un oggetto possa essere studiato, è indispensabile la sua osservabilità, in modo che si possa formulare una legge. Quindi un'ipotesi ha necessità di dimostrazione, affinché si possa formulare un giudizio che confermi o meno, quell'ipotesi.
La osservabilità scientifica chiede anche la riproducibilità degli esperimenti, in modo che la costanza dei risultati, possa portare ad una legge conclusiva.
Invece, Karl Popper (1902-1994), epistemologo britannico, ha elaborato un metodo alternativo che si fonda sul principio deduttivo e per criterio di falsicabilità. Egli ritiene che un fenomeno, anche se dimostrato più volte, non garantisce che in futuro ciò possa essere sempre vero. Per lui, solo ciò che resiste ai tentativi di confutazione, può essere valido. Il valore di una teoria scientifica, quindi, viene misurato solo dalla criticabilità e falsificabilità.
La conseguenza di tale mentalità è, senza dubbio, la valorizzazione della insicurezza, poiché, per Popper, è scientifica solo un'ipotesi falsificabile, poiché la scienza non accerta mai nulla; esclude solo ipotesi.
Contestatori sono stati Lakatas (ungherese m. nel 1974), Feyerabend (m.nel 1994),secondo i quali la scienza non si muove affatto solo in base a logiche freddamente razionali, ma spesso è legata a situazioni, condizionamenti, intuizioni che esulano sia dal galileismo sia dal popperismo.
Un antesignano dell'evoluzionismo è stato J.B.Lamark, il quale studiando gli invertebrati, afferma che gli organismi viventi sono il risultato di un processo graduale di modificazione, provocato dalle condizioni ambientali. E' famoso l'esempio della giraffa che, secondo lui, in origine era un'antilope che avrebbe allungato il collo nello sforzo di raggiungere le fronde più alte degli alberi di cui si cibava. Contro di lui si schiera il naturalista Dagobert il quale sostiene che la teoria lamarchiana non spiega assolutamente l'origine di altre caratteristiche che non dipendono dall'uso, quali il manto maculato dello stesso animale.


Ben più gravi, sono certe erronee teorie, all'apparenza innocue,che nascondono conclusioni perniciose e politiche dissennate di cui oggi conosciamo gli sviluppi.
Penso all'economista britannico anglicano T.Malthus (1766-1834) il quale afferma che gli uomini si moltiplicano eccessivamente rispetto alle risorse disponibili, e che quindi si avviano inesorabilmente alla scarsità di queste e alla miseria. Così, secondo lui, solo gli individui più adatti riusciranno a sopravvivere. Occorre pertanto imporre il controllo demografico realizzato con la pratica dell'astinenza sessuale.
Nel XX° secolo questa teoria si è trasformata nell'ideologia giustificatrice di mentalità e di politiche ambientaliste e antinataliste ( la Fondazione Rockfeller è nata per questo scopo !) applicando e suggerendo la contraccezione, l'aborto, la sterilizzazione (vedi le vaccinazioni contro il tetano occcultando le sostanze che impediscono l'annidamento dell'ovulo, praticate più volte sulle giovani africane).
Tutte queste azioni concordano nell'individuare nell'uomo il peggior nemico della Terra.
Una grave conseguenza dell'evoluzionismo darwiniano è quella strettamente collegata con la teoria eugenetica, partendo dal presupposto che la specie umana è fisicamente migliorabile, attraverso lo studio, la selezione, la promozione di caratteri ritenuti positivi a scapito di altri ritenuti negativi.
Questo non vi suggerisce il ricordo dell'ideologia terroristica della Rivoluzione francese, e più vicino ai nostri giorni, il razzismo e l'hittlerismo?
Del resto c'è sempre un teorizzatore che spinge nella direzione desiderata, e uno di questi è l'antropologo britannico Francis Galton (1822-1911), cugino di Darwin, che ha posto le basi psicologiche dell'eugenetica. Non bisogna aspettare molto, infatti, perché K.Marx (1818-1883) fa sua la teoria darwiniana, poiché gli sembra aver inferto un colpo mortale a Dio ; infatti egli è ben lieto di concludere che il caso, la selezione naturale,l'uomo come puro essere animale, in effetti fanno a meno di Dio, il Quale se c'é è inutile; ma probabilmente nemmeno esiste. Ecco spuntare un altro teorizzatore, il filosofo F.Engels (1820-1895) il quale mette in corrispondenza l'ipotesi darwiniana con quel materialismo storico che è la base del (socialismo) comunismo “scientifico”.
Poiché la teoria evoluzionistica, ideata da Darwin, affranca la nascita della vita dal piano divino,sostituendolo con il caso, Marx la sposa , perché questa rappresenta il coronamento di ogni filosofia materialista, secondo la quale l'esistente viene ridotto alla semplice materia, ritenendo esclusivamente il piano fisico l'unico indagabile, proprio perché altri non esistono.
Ecco l'origine del “mondo della quantità” !



Però, a mettere in crisi la teoria evoluzionistica,compare il monaco agostiniano G.Mendel (1822-1884) biologo di fama, analizzatore delle leggi che governano la vita delle piante, nella fattispecie i piselli. Incrociando le diverse specie, osserva che la prima generazione è composta da individui uniformi, mentre quelle successive, presentano mutazioni rispondenti a precise proporzioni matematiche. Egli osserva che ciascuno dei caratteri viene trasmesso indipendentemente, poiché determinato da un fattore che gli è proprio. Mendel elabora quindi leggi precise dell'ereditarietà che sono alla base della genetica. Inoltre, l'abate scopre che la trasmissione dei caratteri avviene. indipendentemente dall'ambiente, e questo attraverso leggi matematiche tutt'altro che casuali.
Oggi la biologia molecolare ha confermato che i meccanismi mendeliani, si producono a livello di geni del DNA che è la vera sede dei mutamenti ereditari. Dopo questo colpo i darwinisti si ripiegano rifiutando il confronto scientifico , preferendo la strada della paleontologia.
Intanto gli sudi relativi vanno avanti; W.Roux (1850-1924) scopre che il materiale ereditario è costituito dai cromosomi, cioè da corpuscoli cellulari presenti nel nucleo e, all'interno dei cromosomi, vengono identificati i geni, ossia le unità della trasmissione ereditaria degli organismi viventi, contenuti nel genoma che costituisce il patrimonio genetico.
La grande scoperta ottenuta congiuntamente dai premi Nobel : J.Watson (N.1928), F.Compton Crick (1916-2004), F.Wilkins (1916-2004) i quali riescono a descrivere (1953) il modello bi-elicoidale del DNA che spiega la trasmissione ereditaria, dato che il DNA può duplicarsi più volte.
Della somatizzazione lamarkiana, della casualità darwiniana, nemmeno l'ombra !

Quanto è lontana, dunque, dalla verità, il sofisma secondo il quale l'embrione è un uomo in potenza, mentre l'adulto lo è in atto ! L'embrione umano invece non è uomo in potenza, ma un adulto in potenza ; sarà un adulto in atto quando sarà cresciuto. Ciò che passa, dalla potenza all'atto, non è la sua umanità, ma il suo essere adulto.
Ma i sostenitori del darwinismo non si arrendono e superano la teoria con un “neodarwinismo” che battezzano “teoria sintetica”, secondo la quale si afferma che la selezione naturale avviene a livello genetico,facendo sì che alcune mutazioni si conservino e vengano trasmesse,mentre altre vengano abbandonate. L'attuale sostenitore del neodarwinismo è R.Dawkins il quale sostiene l'ipotesi del “gene egoista” che tramite il DNA si diffonderebbe nelle generazioni attraverso replicatori genetici.

G.Gould, (n.1943) pur esendo darwinista nella concezione di base, è divenuto il principale oppositore de Dawkins. Egli nel 1972 ha contestato decisamente l'esistenza di quegli anelli della catena evolutiva, che dovrebbero testimoniare la lenta creazione di nuove specie viventi.
Egli, insieme al collega Eldredge elaborano la teoria dell' “equilibrio punteggiato” ossia legata al fattore tempo, che alterna mutazioni improvvise nei viventi, a periodi di calma, lungo spettri di tempo lunghissimi. Gli astuti autori hanno sottratto così i fenomeni all'osservazione diretta e quindi alla verifica sperimentale, necessaria per avere valore scientifico.

Carlo
Riduzione dal libro : “Processo a Darwin”di Marco Respinti

mercoledì 14 luglio 2010

Fascino del cristianesimo

-Dio
-Il destino dell’uomo
-La legge morale
Queste tre realtà sono state considerate in modo speciale dalla Rivelazione ebraica, ma solo Gesù Cristo le ha portate a compimento, rivelando l’amore di Dio per gli uomini.
La legge morale di Gesù non è un magnifico codice di comportamento morale che potrebbe funzionare solo se vi fosse l’amore che tra gli uomini non c’è. Questa incapacità umana parrebbe vanificare il desiderio del Legislatore divino. Ma così non è. LA BELLEZZA ESSENZIALE DELL’ INSEGNAMENTO CRISTIANO E’ COSTITUITA DA UN AMORE CHE C’E’, CHE C’E’ SEMPRE E NON VERRA’ MAI MENO : L’AMORE SPLENDIDO DI DIO PER GLI UOMINI.
La possibilità di successo, non è quindi nella mano dell’uomo, ma è posta nella croce di Cristo !
Il messaggio, la Buona Novella è questa: Dio si è innamorato degli uomini, li ama fino alla follia, fino al punto di assumere la natura umana e andare a morire su una croce, per poter donare ad essi la felicità eterna !
Solo meditando l’Incarnazione, la Passione,la Morte e la Risurrezione di Cristo si ottiene di percepire l’incomparabile bellezza del Suo insegnamento.
Nell’Antico Testamento Dio rivela agli ebrei che Egli ama il Suo popolo, e appunto per questo Egli vuole che gli uomini si amino tra loro, tanto che condiziona il culto dovutoGli, al comportamento umano, esigendo che prima di chiedere grazie, essi siano in pace tra di loro. (Mt 5,23)
Tuttavia, nell’Antico Testamento Dio è presentato spesso come un Buon Padre e, ancora più spesso come un Buon Padrone. Solo Gesù chiamerà il Padre col dolce nome di Papà, e desidera che gli uomini facciano altrettanto.
Per la mentalità ebraica del tempo, questo è ritenuto disdicevole e troppo audace.
Gesù però accentua la dipendenza tra il primo comandamento (“Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore…” e il secondo (“simile al primo “) (“Amerai il prossimo tuo come te stesso.”) (Mt 22,37-40)
Gesù identifica il bene fatto ai fratelli come se fosse fatto a Lui. (Mt 25,37-40). Questo dimostra quindi, che Dio vuole il nostro bene e non ricusa di amare anche i Suoi nemici e coloro che Lo offendono col peccato.
Dio cerca con cura la conversione del peccatore e gioisce quando ciò avviene. Considerate la bella Parabola del figliol prodigo, nella quale è ben evidenziato l’amore trepidante del padre che accoglie con tanta gioia il figlio perduto. (“bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato…”) (Lc 15,32)
Gesù insiste tanto su questa gioia di Dio e questo filo logico unisce le tre Parabole, dette della Misericordia, quali quella della pecorella smarrita, della dracma, del figlio perduto. Il messaggio cristiano è rivolto a tutti gli uomini, ossia è
UNIVERSALE e deve essere predicato a tutte le genti.
Questo universalismo cristiano è basato sul fatto che la radicale grandezza di ogni uomo è costituita dall’amore che Dio ha per lui. Ma non c’è pieno amore senza la stima, e Dio stima gli uomini. Certo, Egli conosce i difetti umani, ma apprezza molto anche la bontà e la generosità umane. E queste qualità suscitano l’ammirazione e l’entusiasmo di Dio.
(“Donna,grande è la tua fede !”) (Mt 8,10) (“Gesù lo guardo e lo amò.”) (Mc 10,21) (“Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato !”) (Lc 7,47)
IL DESTINO DELL’UOMO
Per molto tempo gli antichi ebrei pensavano che la benedizione di Dio sui giusti, dovesse realizzarsi col benessere in questa vita terrena. Dalla rivelazione, fatta da Gesù in merito all’appassionato amore di Dio per l’uomo, deriva la concezione che l’uomo sia destinato ad una felicità eterna. La vita presente, è solo un breve episodio, un periodo di prova, ed essa ci consente di conquistarci liberamente la felicità. Questo possiede una sua innegabile dignità, una sua bellezza, nonostante la sofferenza e il rischio che comporta.
E’ da questa faticosa conquista che sorge la stima che Dio ha per l’uomo; Dio infatti ci vuole provare, perché vuole stimarci e amarci di più.
Dobbiamo rovesciare la comune mentalità umana e accettare la principalità della vita ultraterrena rispetto a quella terrena, per poter capire l’amore di Dio. La vita presente,carica di dolori, più che di gioie, se presa da sola,non esprime questo amore divino. Ed è per questo che molte persone non pensano di essere amate da Dio.
Queste persone considerano che la vita abbia un senso solo se in essa domini la felicità. Ove quest’ultima manchi, come nel caso di vite particolarmente disgraziate, essi negano possa avere un senso.
La vita terrena, quindi, può avere un senso solo se viene considerato il destino di felicità ultraterrena.
Due sposi che procreano un figlio, desiderano per lui ogni bene,ma sono incapaci di assicurargli un futuro di felicità su questa terra. Se essi considerassero solo il destino terreno,non avrebbero il diritto di farlo nascere, ma se dessero al figlio la possibilità di conquistarsi un’eterna felicità, allora sì che realizzerebbero con Dio quel sogno grandioso di una eterna vita felice, poiché Dio, Padre Onnipotente, può e vuole dare questa vita ai Suoi figli !
Perciò, nella peggiore delle ipotesi, anche se quel figlio fosse una creatura disgraziata, malata, minorata, avrebbe tutto il motivo centrale per vivere.
Del resto Gesù Cristo ci ha rivelato che la sofferenza ha un senso, ed è quello di espiare le colpe nostre od altrui.
Inoltre, se facciamo la volontà di Dio, che è sempre Buon Padre, se accettiamo le prove che la vita non ci risparmia, noi compiamo un’opera che ha lo stesso senso della Passione di Cristo.
L’aspetto meraviglioso del Cristianesimo è questo: esso dà valore ad ogni avvenimento della nostra vita.
NIENTE VA PERDUTO. Se abbiamo fatto la volontà di Dio, abbiamo fatto tutto.
Quale altra concezione filosofica o religiosa è capace di dar valore al dolore, alle ore monotone o insignificanti, ai giorni passati in Ospedale, alla vita di una povera creatura su una carrozzella ?
IL COMANDAMENTO DELL’AMORE
E’ nel discorso della montagna che si trova il comandamento . “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” (Mt 5,44) E’ implicito in questo comando, che in ogni caso verrà fatta giustizia, e Dio chiederà conto al malfattore del suo operato, ma Egli vuole che il malfattore si converta e si salvi,perché Egli vuole la salvezza di tutti.
Chi, invece, odia il nemico, non desidera che si penta e che sia anch’egli, un giorno, felice.
Nell’altra vita, noi tutti, quando Dio ci avrà arricchito di misteriose doti, potremo convivere felici nella reciproca simpatia e godremo ciascuno per l’amore tra noi e, soprattutto, per l’amore per Dio.
Dice Gesù : “Siate perfetti, come è perfetto il Padre celeste” (Mt 5,48). E il Padre celeste accoglie noi peccatori non con indifferenza o con distacco, ma con appassionata simpatia, con gioia, con profondo affetto.
In Paradiso non ci sarà traccia di invidia, altrimenti mancherebbe la gioia, e noi gioiremo della felicità degli altri e della felicità di Dio, infinitamente superiore alla nostra. Gioiremo del fatto che Lui è Dio e non lo siamo noi. Si estinguerà quella assurda e maligna tendenza titanica per cui noi, creature, vorremmo essere Dio. Gioiremo per essere creature amate appassionatamente da Dio.
Però il Cristianesimo, pur privileggiando la felicità ultraterrena, non toglie interesse ai beni della terra e afferma nel secondo comandamento, che dobbiamo cercare il bene per noi stessi e per il prossimo (“Amerai il prossimo tuo come te stesso”).

LA CROCE DI CRISTO

Dio ha rivelato Se Stesso, più precisamente, ha rivelato il Suo appassionato amore per noi, soprattutto con l’Incarnazione, Passione , Morte e Resurrezione di Suo Figlio (“Così Dio ha amato il mondo, da dare il Figlio Suo Unigenito, affinché chi crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna.”) (Gv 3,16)
La Croce di Cristo ci fa comprendere la gravità della colpa umana e ci ricorda la fermezza della giustizia divina, oltre a dimostrare l‘appassionato amore di Dio per gli uomini; per questo amore Gesù non ha esitato a soffrire tragicamente.
La Croce e la Resurrezione di Cristo ci fanno comprendere quanto sia splendido il destino dell’uomo. Infatti vi deve essere una proporzione tra lo schiacciante sacrificio che Cristo ha accettato, e il dono che Egli ci ha ottenuto.
E il dono di Dio, il dono che ci farà felici, è Dio stesso.
La Croce e la Risurrezione di Cristo ci fanno comprendere il senso del dolore, poiché quest’ultimo deve avere un senso se Gesù ha scelto la via del dolore. Il Figlio di Dio che soffre e muore, ci dà la sicurezza che veramente al di là del dolore c’è la gioia, al di là della morte c’è la Resurrezione.


(Libera riduzione da “La bellezza geniale del Cristianesimo” di G.Blandino)