domenica 25 luglio 2010

LA TEORIA EVOLUZIONISTA: UNA FALSITA' INSEGNATA

La logica darwiniana, si regge tutta sull'idea che la vita si evolva, dagli esseri più semplici a quelli più complessi, a causa di una selezione naturale.
Se non c'è selezione naturale, non c'è evoluzione ; quindi, siccome la vita si evolve, la selezione naturale c'è. Ma la prova empirica di tale ragionamento, manca. E, dal momento che ciò non è possibile dimostrarlo scientificamente ( e quindi provarlo), gli evoluzionisti ricorrono a speculazioni in campo teologico, non curandosi della contradditorietà da loro impostata, poiché mettono ogni cura per preservare la scienza da ogni ingerenza religiosa.



La scienza è un'opinione ?
La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico, non sono per nulla neutrali, poiché gli uomini nutrono convinzioni o credono, o meno, in qualcosa.
La ricerca, anche se in minima parte, viene dunque sempre influenzata da chi la conduce.
Esistono sempre, attorno al ricercatore, culture, condizionamenti, modi di essere e di pensare che, in certa misura, lo influenzano. Un dato che si credeva certo, può venire superato da ciò che ancora non si conosceva. Quindi la possibilità che l'errore o la malafede, si insinuino nel processo conoscitivo, esiste sempre.
Tom Bethel ( n.1936) ha potuto fare un lungo elenco ( “Le balle di Newton” “Tutta la verità sulle bugie della scienza” “Gli errori di Darwin”) offrendo una rassegna documentata e circostanziata di miti falsi, di previsioni astruse, di valutazioni sbagliate, che però vengono comunemente e costantemente spacciate per scienza, ossia per fatti certi.
Una serie importante e lunga- spiega Bethel- di decisioni politiche, economiche e culturali, vengono prese in tutto il mondo, in base a dati che si credono scientifici, cioè certi, ma che invece sono solo il frutto di opinioni amplificate da una stampa compiacente, o addirittura complice, da finire per convincere molti, moltissimi perfino tra gli specialisti di vari campi.
La scienza, per comune attribuzione, è una conoscenza certa della realtà che viene descritta attraverso leggi che si fondano su dati di fatto. Quindi la scienza non è, né può essere un'opinione, ed essa deve resistere a qualsiasi influenza emotiva, sociale, politica, filosofica e religiosa, perseguendo la sua conoscenza basata sui meccanismi che determinano i fenomeni; e tutto in modo sperimentale.
Questo pone, è vero, dei limiti a questa conoscenza che si muove esclusivamente sul piano fisico dell'esistenza; essa è esclusivamente scienza fisica e non può occuparsi di ciò che esula dalla sfera fisica, tangibile, e sconfinare nel metafisico. Quindi la scienza, nel suo ambito di indagine, è una scienza fisica che si occupa esclusivamente di fenomeni fisici, ignorando intenzionalmente i risvolti al di là del fenomenico, che si usa chiamare metafisica (al di là della fisica).
Quindi, il metodo di indagine della scienza è l'unico ed esclusivo metodo empirico, ossia sperimentabile (da “Empiria”=esperienza).
Il metodo di indagine può essere induttivo (metodo scientifico,sperimentale) o metodo galileiano e, in base ad essi i fatti precedono le idee. Di fronte a nuove conoscenze, le leggi fisiche possono essere riformulate, corrette,o addirittura accantonate qualora risultino superate da nuove conoscenze.
Infatti la scienza, a meno che non voglia farsi oscurantista, è proprio il luogo del mutamento continuo.



Galileo, a suo tempo, fu contestato dalla Chiesa, perché egli prese a confondere fisica e metafisica, scienza matematica e Religione.
Perché un oggetto possa essere studiato, è indispensabile la sua osservabilità, in modo che si possa formulare una legge. Quindi un'ipotesi ha necessità di dimostrazione, affinché si possa formulare un giudizio che confermi o meno, quell'ipotesi.
La osservabilità scientifica chiede anche la riproducibilità degli esperimenti, in modo che la costanza dei risultati, possa portare ad una legge conclusiva.
Invece, Karl Popper (1902-1994), epistemologo britannico, ha elaborato un metodo alternativo che si fonda sul principio deduttivo e per criterio di falsicabilità. Egli ritiene che un fenomeno, anche se dimostrato più volte, non garantisce che in futuro ciò possa essere sempre vero. Per lui, solo ciò che resiste ai tentativi di confutazione, può essere valido. Il valore di una teoria scientifica, quindi, viene misurato solo dalla criticabilità e falsificabilità.
La conseguenza di tale mentalità è, senza dubbio, la valorizzazione della insicurezza, poiché, per Popper, è scientifica solo un'ipotesi falsificabile, poiché la scienza non accerta mai nulla; esclude solo ipotesi.
Contestatori sono stati Lakatas (ungherese m. nel 1974), Feyerabend (m.nel 1994),secondo i quali la scienza non si muove affatto solo in base a logiche freddamente razionali, ma spesso è legata a situazioni, condizionamenti, intuizioni che esulano sia dal galileismo sia dal popperismo.
Un antesignano dell'evoluzionismo è stato J.B.Lamark, il quale studiando gli invertebrati, afferma che gli organismi viventi sono il risultato di un processo graduale di modificazione, provocato dalle condizioni ambientali. E' famoso l'esempio della giraffa che, secondo lui, in origine era un'antilope che avrebbe allungato il collo nello sforzo di raggiungere le fronde più alte degli alberi di cui si cibava. Contro di lui si schiera il naturalista Dagobert il quale sostiene che la teoria lamarchiana non spiega assolutamente l'origine di altre caratteristiche che non dipendono dall'uso, quali il manto maculato dello stesso animale.


Ben più gravi, sono certe erronee teorie, all'apparenza innocue,che nascondono conclusioni perniciose e politiche dissennate di cui oggi conosciamo gli sviluppi.
Penso all'economista britannico anglicano T.Malthus (1766-1834) il quale afferma che gli uomini si moltiplicano eccessivamente rispetto alle risorse disponibili, e che quindi si avviano inesorabilmente alla scarsità di queste e alla miseria. Così, secondo lui, solo gli individui più adatti riusciranno a sopravvivere. Occorre pertanto imporre il controllo demografico realizzato con la pratica dell'astinenza sessuale.
Nel XX° secolo questa teoria si è trasformata nell'ideologia giustificatrice di mentalità e di politiche ambientaliste e antinataliste ( la Fondazione Rockfeller è nata per questo scopo !) applicando e suggerendo la contraccezione, l'aborto, la sterilizzazione (vedi le vaccinazioni contro il tetano occcultando le sostanze che impediscono l'annidamento dell'ovulo, praticate più volte sulle giovani africane).
Tutte queste azioni concordano nell'individuare nell'uomo il peggior nemico della Terra.
Una grave conseguenza dell'evoluzionismo darwiniano è quella strettamente collegata con la teoria eugenetica, partendo dal presupposto che la specie umana è fisicamente migliorabile, attraverso lo studio, la selezione, la promozione di caratteri ritenuti positivi a scapito di altri ritenuti negativi.
Questo non vi suggerisce il ricordo dell'ideologia terroristica della Rivoluzione francese, e più vicino ai nostri giorni, il razzismo e l'hittlerismo?
Del resto c'è sempre un teorizzatore che spinge nella direzione desiderata, e uno di questi è l'antropologo britannico Francis Galton (1822-1911), cugino di Darwin, che ha posto le basi psicologiche dell'eugenetica. Non bisogna aspettare molto, infatti, perché K.Marx (1818-1883) fa sua la teoria darwiniana, poiché gli sembra aver inferto un colpo mortale a Dio ; infatti egli è ben lieto di concludere che il caso, la selezione naturale,l'uomo come puro essere animale, in effetti fanno a meno di Dio, il Quale se c'é è inutile; ma probabilmente nemmeno esiste. Ecco spuntare un altro teorizzatore, il filosofo F.Engels (1820-1895) il quale mette in corrispondenza l'ipotesi darwiniana con quel materialismo storico che è la base del (socialismo) comunismo “scientifico”.
Poiché la teoria evoluzionistica, ideata da Darwin, affranca la nascita della vita dal piano divino,sostituendolo con il caso, Marx la sposa , perché questa rappresenta il coronamento di ogni filosofia materialista, secondo la quale l'esistente viene ridotto alla semplice materia, ritenendo esclusivamente il piano fisico l'unico indagabile, proprio perché altri non esistono.
Ecco l'origine del “mondo della quantità” !



Però, a mettere in crisi la teoria evoluzionistica,compare il monaco agostiniano G.Mendel (1822-1884) biologo di fama, analizzatore delle leggi che governano la vita delle piante, nella fattispecie i piselli. Incrociando le diverse specie, osserva che la prima generazione è composta da individui uniformi, mentre quelle successive, presentano mutazioni rispondenti a precise proporzioni matematiche. Egli osserva che ciascuno dei caratteri viene trasmesso indipendentemente, poiché determinato da un fattore che gli è proprio. Mendel elabora quindi leggi precise dell'ereditarietà che sono alla base della genetica. Inoltre, l'abate scopre che la trasmissione dei caratteri avviene. indipendentemente dall'ambiente, e questo attraverso leggi matematiche tutt'altro che casuali.
Oggi la biologia molecolare ha confermato che i meccanismi mendeliani, si producono a livello di geni del DNA che è la vera sede dei mutamenti ereditari. Dopo questo colpo i darwinisti si ripiegano rifiutando il confronto scientifico , preferendo la strada della paleontologia.
Intanto gli sudi relativi vanno avanti; W.Roux (1850-1924) scopre che il materiale ereditario è costituito dai cromosomi, cioè da corpuscoli cellulari presenti nel nucleo e, all'interno dei cromosomi, vengono identificati i geni, ossia le unità della trasmissione ereditaria degli organismi viventi, contenuti nel genoma che costituisce il patrimonio genetico.
La grande scoperta ottenuta congiuntamente dai premi Nobel : J.Watson (N.1928), F.Compton Crick (1916-2004), F.Wilkins (1916-2004) i quali riescono a descrivere (1953) il modello bi-elicoidale del DNA che spiega la trasmissione ereditaria, dato che il DNA può duplicarsi più volte.
Della somatizzazione lamarkiana, della casualità darwiniana, nemmeno l'ombra !

Quanto è lontana, dunque, dalla verità, il sofisma secondo il quale l'embrione è un uomo in potenza, mentre l'adulto lo è in atto ! L'embrione umano invece non è uomo in potenza, ma un adulto in potenza ; sarà un adulto in atto quando sarà cresciuto. Ciò che passa, dalla potenza all'atto, non è la sua umanità, ma il suo essere adulto.
Ma i sostenitori del darwinismo non si arrendono e superano la teoria con un “neodarwinismo” che battezzano “teoria sintetica”, secondo la quale si afferma che la selezione naturale avviene a livello genetico,facendo sì che alcune mutazioni si conservino e vengano trasmesse,mentre altre vengano abbandonate. L'attuale sostenitore del neodarwinismo è R.Dawkins il quale sostiene l'ipotesi del “gene egoista” che tramite il DNA si diffonderebbe nelle generazioni attraverso replicatori genetici.

G.Gould, (n.1943) pur esendo darwinista nella concezione di base, è divenuto il principale oppositore de Dawkins. Egli nel 1972 ha contestato decisamente l'esistenza di quegli anelli della catena evolutiva, che dovrebbero testimoniare la lenta creazione di nuove specie viventi.
Egli, insieme al collega Eldredge elaborano la teoria dell' “equilibrio punteggiato” ossia legata al fattore tempo, che alterna mutazioni improvvise nei viventi, a periodi di calma, lungo spettri di tempo lunghissimi. Gli astuti autori hanno sottratto così i fenomeni all'osservazione diretta e quindi alla verifica sperimentale, necessaria per avere valore scientifico.

Carlo
Riduzione dal libro : “Processo a Darwin”di Marco Respinti

mercoledì 14 luglio 2010

Fascino del cristianesimo

-Dio
-Il destino dell’uomo
-La legge morale
Queste tre realtà sono state considerate in modo speciale dalla Rivelazione ebraica, ma solo Gesù Cristo le ha portate a compimento, rivelando l’amore di Dio per gli uomini.
La legge morale di Gesù non è un magnifico codice di comportamento morale che potrebbe funzionare solo se vi fosse l’amore che tra gli uomini non c’è. Questa incapacità umana parrebbe vanificare il desiderio del Legislatore divino. Ma così non è. LA BELLEZZA ESSENZIALE DELL’ INSEGNAMENTO CRISTIANO E’ COSTITUITA DA UN AMORE CHE C’E’, CHE C’E’ SEMPRE E NON VERRA’ MAI MENO : L’AMORE SPLENDIDO DI DIO PER GLI UOMINI.
La possibilità di successo, non è quindi nella mano dell’uomo, ma è posta nella croce di Cristo !
Il messaggio, la Buona Novella è questa: Dio si è innamorato degli uomini, li ama fino alla follia, fino al punto di assumere la natura umana e andare a morire su una croce, per poter donare ad essi la felicità eterna !
Solo meditando l’Incarnazione, la Passione,la Morte e la Risurrezione di Cristo si ottiene di percepire l’incomparabile bellezza del Suo insegnamento.
Nell’Antico Testamento Dio rivela agli ebrei che Egli ama il Suo popolo, e appunto per questo Egli vuole che gli uomini si amino tra loro, tanto che condiziona il culto dovutoGli, al comportamento umano, esigendo che prima di chiedere grazie, essi siano in pace tra di loro. (Mt 5,23)
Tuttavia, nell’Antico Testamento Dio è presentato spesso come un Buon Padre e, ancora più spesso come un Buon Padrone. Solo Gesù chiamerà il Padre col dolce nome di Papà, e desidera che gli uomini facciano altrettanto.
Per la mentalità ebraica del tempo, questo è ritenuto disdicevole e troppo audace.
Gesù però accentua la dipendenza tra il primo comandamento (“Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore…” e il secondo (“simile al primo “) (“Amerai il prossimo tuo come te stesso.”) (Mt 22,37-40)
Gesù identifica il bene fatto ai fratelli come se fosse fatto a Lui. (Mt 25,37-40). Questo dimostra quindi, che Dio vuole il nostro bene e non ricusa di amare anche i Suoi nemici e coloro che Lo offendono col peccato.
Dio cerca con cura la conversione del peccatore e gioisce quando ciò avviene. Considerate la bella Parabola del figliol prodigo, nella quale è ben evidenziato l’amore trepidante del padre che accoglie con tanta gioia il figlio perduto. (“bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato…”) (Lc 15,32)
Gesù insiste tanto su questa gioia di Dio e questo filo logico unisce le tre Parabole, dette della Misericordia, quali quella della pecorella smarrita, della dracma, del figlio perduto. Il messaggio cristiano è rivolto a tutti gli uomini, ossia è
UNIVERSALE e deve essere predicato a tutte le genti.
Questo universalismo cristiano è basato sul fatto che la radicale grandezza di ogni uomo è costituita dall’amore che Dio ha per lui. Ma non c’è pieno amore senza la stima, e Dio stima gli uomini. Certo, Egli conosce i difetti umani, ma apprezza molto anche la bontà e la generosità umane. E queste qualità suscitano l’ammirazione e l’entusiasmo di Dio.
(“Donna,grande è la tua fede !”) (Mt 8,10) (“Gesù lo guardo e lo amò.”) (Mc 10,21) (“Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato !”) (Lc 7,47)
IL DESTINO DELL’UOMO
Per molto tempo gli antichi ebrei pensavano che la benedizione di Dio sui giusti, dovesse realizzarsi col benessere in questa vita terrena. Dalla rivelazione, fatta da Gesù in merito all’appassionato amore di Dio per l’uomo, deriva la concezione che l’uomo sia destinato ad una felicità eterna. La vita presente, è solo un breve episodio, un periodo di prova, ed essa ci consente di conquistarci liberamente la felicità. Questo possiede una sua innegabile dignità, una sua bellezza, nonostante la sofferenza e il rischio che comporta.
E’ da questa faticosa conquista che sorge la stima che Dio ha per l’uomo; Dio infatti ci vuole provare, perché vuole stimarci e amarci di più.
Dobbiamo rovesciare la comune mentalità umana e accettare la principalità della vita ultraterrena rispetto a quella terrena, per poter capire l’amore di Dio. La vita presente,carica di dolori, più che di gioie, se presa da sola,non esprime questo amore divino. Ed è per questo che molte persone non pensano di essere amate da Dio.
Queste persone considerano che la vita abbia un senso solo se in essa domini la felicità. Ove quest’ultima manchi, come nel caso di vite particolarmente disgraziate, essi negano possa avere un senso.
La vita terrena, quindi, può avere un senso solo se viene considerato il destino di felicità ultraterrena.
Due sposi che procreano un figlio, desiderano per lui ogni bene,ma sono incapaci di assicurargli un futuro di felicità su questa terra. Se essi considerassero solo il destino terreno,non avrebbero il diritto di farlo nascere, ma se dessero al figlio la possibilità di conquistarsi un’eterna felicità, allora sì che realizzerebbero con Dio quel sogno grandioso di una eterna vita felice, poiché Dio, Padre Onnipotente, può e vuole dare questa vita ai Suoi figli !
Perciò, nella peggiore delle ipotesi, anche se quel figlio fosse una creatura disgraziata, malata, minorata, avrebbe tutto il motivo centrale per vivere.
Del resto Gesù Cristo ci ha rivelato che la sofferenza ha un senso, ed è quello di espiare le colpe nostre od altrui.
Inoltre, se facciamo la volontà di Dio, che è sempre Buon Padre, se accettiamo le prove che la vita non ci risparmia, noi compiamo un’opera che ha lo stesso senso della Passione di Cristo.
L’aspetto meraviglioso del Cristianesimo è questo: esso dà valore ad ogni avvenimento della nostra vita.
NIENTE VA PERDUTO. Se abbiamo fatto la volontà di Dio, abbiamo fatto tutto.
Quale altra concezione filosofica o religiosa è capace di dar valore al dolore, alle ore monotone o insignificanti, ai giorni passati in Ospedale, alla vita di una povera creatura su una carrozzella ?
IL COMANDAMENTO DELL’AMORE
E’ nel discorso della montagna che si trova il comandamento . “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” (Mt 5,44) E’ implicito in questo comando, che in ogni caso verrà fatta giustizia, e Dio chiederà conto al malfattore del suo operato, ma Egli vuole che il malfattore si converta e si salvi,perché Egli vuole la salvezza di tutti.
Chi, invece, odia il nemico, non desidera che si penta e che sia anch’egli, un giorno, felice.
Nell’altra vita, noi tutti, quando Dio ci avrà arricchito di misteriose doti, potremo convivere felici nella reciproca simpatia e godremo ciascuno per l’amore tra noi e, soprattutto, per l’amore per Dio.
Dice Gesù : “Siate perfetti, come è perfetto il Padre celeste” (Mt 5,48). E il Padre celeste accoglie noi peccatori non con indifferenza o con distacco, ma con appassionata simpatia, con gioia, con profondo affetto.
In Paradiso non ci sarà traccia di invidia, altrimenti mancherebbe la gioia, e noi gioiremo della felicità degli altri e della felicità di Dio, infinitamente superiore alla nostra. Gioiremo del fatto che Lui è Dio e non lo siamo noi. Si estinguerà quella assurda e maligna tendenza titanica per cui noi, creature, vorremmo essere Dio. Gioiremo per essere creature amate appassionatamente da Dio.
Però il Cristianesimo, pur privileggiando la felicità ultraterrena, non toglie interesse ai beni della terra e afferma nel secondo comandamento, che dobbiamo cercare il bene per noi stessi e per il prossimo (“Amerai il prossimo tuo come te stesso”).

LA CROCE DI CRISTO

Dio ha rivelato Se Stesso, più precisamente, ha rivelato il Suo appassionato amore per noi, soprattutto con l’Incarnazione, Passione , Morte e Resurrezione di Suo Figlio (“Così Dio ha amato il mondo, da dare il Figlio Suo Unigenito, affinché chi crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna.”) (Gv 3,16)
La Croce di Cristo ci fa comprendere la gravità della colpa umana e ci ricorda la fermezza della giustizia divina, oltre a dimostrare l‘appassionato amore di Dio per gli uomini; per questo amore Gesù non ha esitato a soffrire tragicamente.
La Croce e la Resurrezione di Cristo ci fanno comprendere quanto sia splendido il destino dell’uomo. Infatti vi deve essere una proporzione tra lo schiacciante sacrificio che Cristo ha accettato, e il dono che Egli ci ha ottenuto.
E il dono di Dio, il dono che ci farà felici, è Dio stesso.
La Croce e la Risurrezione di Cristo ci fanno comprendere il senso del dolore, poiché quest’ultimo deve avere un senso se Gesù ha scelto la via del dolore. Il Figlio di Dio che soffre e muore, ci dà la sicurezza che veramente al di là del dolore c’è la gioia, al di là della morte c’è la Resurrezione.


(Libera riduzione da “La bellezza geniale del Cristianesimo” di G.Blandino)