giovedì 19 dicembre 2013

APOSTOLATO 18

VISITA PRESSO UN MEDICO SUI GENERIS- Come d’accordo alle ore 20 raggiungo in casa sua questo strano personaggio che conosco da pochi giorni e di cui non so nulla. Mi ha invitato lui stesso a questa informale riunione di preghiera dopo la mia richiesta di spiegazioni, perché avevo sorpreso una sua telefonata durante la quale ricordava all’ascoltatore che l’indomani vi sarebbe stata la “ preghiera”. Quindi, alle ore 20 del suddetto giorno mi sono presentato, un po’ timoroso, non avendo idee precise di come si sarebbe svolta la cerimonia. Precedentemente, durante la visita medica, non avevo scorto Crocifissi o altre immagini sacre, ma solo disegni tecnici del corpo umano e un disco di latta dorata con disegni di rose nel centro. La stanza era immersa in penombra, poiché la rischiarava una lampada opaca a forma di montagnola, posta sul pavimento. Al centro della stanza vi erano due larghi e bassi materassi, con cuscini a salame. Gli altri, in tutto sette persone, erano già arrivate e giocavano con un gioco basato sul magnetismo o “sulle forze” come dicevano loro; una specie di scheda con circuito stampato, faceva oscillare in senso elicoidale una pallina attaccata con un sottile filo dotato di impugnatura che alcuni di loro tenevano in mano. Poco dopo ci siamo presentati e io ho cominciato a parlare con due giovani signore, una bionda e una mora. Quest’ultima, parlando, mi ha fatto sapere di essere sposata. La cosa mi ha meravigliato perché sembrava giovanissima e non aveva affatto l’aria di una signora. Due donne più anziane e due ragazzi sui 25 anni. Il medico ha spiegato che ci saremmo seduti in circolo, tenendoci per mano e al centro del materassino ha posto questo cerchio di latta dorata, dicendo che rappresentava lo scudo dell’Arcangelo S.Michele e sopra questo ha posto un grosso pezzo di roccia a forma di coppa, con dentro tanti cristalli, spiegando che servivano a raccogliere energia. Una volta seduti e stretti per mano, è iniziata la meditazione silenziosa. Io, nel frattempo, avevo posto davanti a me, ben visibile a tutti, la tessera legionaria (Legione di Maria) e avevo spiegato che l’oggetto della mia meditazione sarebbe stata la Madonna. Trascorso circa un quarto d’ora, una delle giovani donne, col viso sorridente e ispirato, ha iniziato una preghiera a bassa voce, chiedendo aiuto e forza per tutti. Finita la meditazione, il conduttore ha chiesto ad ognuno cosa avesse provato. La maggior parte dei presenti ha detto di aver visto una luce o una colonna o una pagoda. Toccato a me ho detto di non aver avuto alcuna sensazione particolare e se ne avessi avuta, mai sarebbe stata paragonabile a quella ricevuta qualche rara volta durante la Santa Comunione o la Confessione. Sensazioni celestiali, il cui ricordo perdurerà tutta la vita. Il conduttore ha approvato con soddisfazione. Poco dopo egli mi informa che il color viola è un colore divino adottato anche dalla Chiesa (papaline vescovili etc) per simboleggiare l’innalzarsi della preghiera. Ma qui c’è stato l’imprevisto: dopo la formazione di una nuova catena, una delle signore più anziane ha invocato questo colore viola perché divenisse aiuto e protezione contro tutte le forze avverse e donasse benessere ed equilibrio ai presenti! Ormai ero agganciato a loro e non avrei potuto staccarmi senza creare traumi, così ho preferito rifuggire da simile assurda preghiera e continuare a dire il Rosario mentalmente, come avevo fatto fino allora. Quando tutto è finito, però ho espresso la mia disapprovazione per questa ultima preghiera. Come previsto, ho raggelato l’uditorio. I ragazzi se ne sono andati alla spicciolata e poi gli altri, e io sono rimasto un’altra ora a parlare da solo con il conduttore-medico. Gli argomenti hanno spaziato su molta parte della Religione e io ho avuto l’occasione di seminare largamente, reprimendo le sue argomentazioni più errate. Sono certo di averlo colpito più volte, specialmente quando ho fatto balenare nella sua mente quanto potere possegga la Fede, quella Fede che lui non immaginava potesse albergare in un cattolico. Quando lo guardavo dritto negli occhi, lui distoglieva lo sguardo. La sua credenza è un sincretismo religioso, infarcito di buddismo e approva un dio unico per tutto il mondo, al quale è lecito rivolgersi con qualsiasi rito. Gesù, per lui, non è che un Profeta come tanti altri. Crede nella reincarnazione e così distrugge la Redenzione. Il male non esiste e il diavolo ha il merito (!) di aver fatto conoscere all’uomo la pienezza della conoscenza, proprio quella conoscenza che, secondo la Sacra Scrittura, ha perduto l’uomo, procurando quello spaventoso peccato originale che ha condizionato l’universo. Lo colpisce il fatto che Gesù è tentato da satana all’inizio della Sua vita pubblica e, secondo lui questo prova l’inesistenza della Divinità di Gesù. Gli replico che Gesù percorre la Sua esistenza terrena come un uomo che incontra tutta una serie di tentazioni e ci dà l’esempio e l’insegnamento per superarle. Gli parlo delle profezie, dei Re Magi che Lo riconoscono Re, Sacerdote e Immortale (oro, incenso e mirra), del Vecchio Testamento che in Lui si realizza e si completa nel Nuovo. Sostiene che le Scritture, mal tradotte, sono state manipolate nelle diverse epoche passate. Chiede come mai i Vangeli apocrifi siano stati tolti dal Canone solo dopo quattrocento anni? Prima di quell’epoca erano accettati! Gli replico che è stato provato come i testi siano gli stessi, nonostante il trascorrere del tempo (papiri di Qumran). Inoltre non ha potuto obiettare, quando ha capito che conoscevo il contenuto degli Apocrifi che ho definito ridicoli, pensando alle storie assurde che spesso vi compaiono. Quando ci siamo lasciati, il suo saluto, come sempre, è stato un lungo abbraccio. Appena tornato a casa ho avuto un solo pensiero: correre al più presto in confessionale per farmi benedire, poiché avevo la preoccupazione di essere stato contagiato dal cerchio magico. L’indomani sono andato a pregare facendo la Scala Santa; quindi sono entrato in Confessionale e ho raccontato tutto l’accaduto. Con mio grande sollievo, il Sacerdote si è compiaciuto della mia testimonianza e della retta intenzione e, dopo la benedizione, mi ha anche stretta la mano. In questi giorni ho molto meditato sull’accaduto e credo di aver capito tutto o quasi. Quattro di quei giovani seguaci, sono certamente personalità fragili, ma proprio per questo mi hanno trasmesso un grande bisogno di verità. Da questa esperienza mi è rimasto un forte senso di amore per questi giovani, amore che posso definire apostolico. Mi viene in mente la frase evangelica di Gesù al buon giovane: “…allora Gesù lo amò..” Indegnamente, credo di essermi avvicinato a questa celestiale sensazione di puro amore divino. Non potrò più partecipare alle loro sedute e quindi non avrò modo di parlare loro perché il conduttore che li dirige e li condiziona, non lo permetterebbe. Quindi non mi rimane che pregare intensamente per la loro conversione. Carlo

sabato 14 dicembre 2013

APOSTOLATO 17

Sono una Legionaria di Maria della zona di Fiumicino (Roma) e ho vissuto le “GIORNATE MARIANE” con tanta gioia nel cuore. Ho atteso l’incontro con Papa Francesco e con la Madonnina di Fatima, come si può attendere qualcosa di sperato ma non facilmente raggiungibile. Quando poi, domenica 13 ottobre, di buon mattino, insieme a una sorella Legionaria, dotate dello stendardo legionario, ci siamo recate a S.Pietro sotto uno splendido sole autunnale, munite di biglietto di accesso alle sedie situate al centro della piazza, non sapevamo che avremmo trovato qualche difficoltà. Purtroppo, nonostante l’anticipo sull’ora prestabilita, ci fu vietato l’ingresso alla zona riservata e, con non poco disappunto, fummo costrette a stare in piedi per tutto il tempo e impossibilitate a vedere passare vicino sia la statua della Madonnina, sia il Santo Padre. Abbiamo offerto il nostro dispiacere alla Santa Vergine consapevoli che da lassù Lei avrebbe apprezzato la nostra buona volontà. All’improvviso giunse alle nostre orecchie un breve frastuono; era l’arrivo di un folto gruppo di pellegrini provenienti da Trieste. Avevano viaggiato tutta la notte, certamente stanchi ma felici di essere lì. Nei loro volti c’era il sorriso, nei loro occhi splendeva una luce serena e lieta. “Per Maria si fa questo ed altro”, sembrava ripetessero quelle labbra e cantavano il Salve Regina. Noi invece accusavamo i primi sintomi della stanchezza, ma ecco che una giovane mamma, seduta sul selciato, cominciò ad allattare un bambino che portava in braccio. La scena era talmente bella e dolce che ne fummo commosse e in quell’atto di amore vedemmo raffigurato il vero significato di quella giornata; infatti noi andavamo a Maria per devozione e Lei ci faceva vedere che il dono di ogni madre sta proprio nel donare sé stessa al proprio figlio. Così, siamo tornate a casa più felici di quanto lo fossimo alla partenza, ricolme nell’animo per quel gesto di affetto che conserviamo ancora oggi nel cuore, come una delle cose più belle di quella domenica indimenticabile. (Maria Pia ed Elettra)

sabato 23 novembre 2013

APOSTOLATO 16

VISITA IN UNA ABITAZIONE-- Su segnalazione, mi reco in visita ad una ex-suora. Sue frasi: -Da dieci anni ho voltato verso il muro la statua di S.Antonio come castigo, perché non mi ha esaudito. –A Dio, se Gli si dà un dito, ti prende tutto il braccio.- Ho letto la Bibbia una sola volta nella vita, quando ero giovane.- Non prego mai, se non per gli altri. Giovedì 25, dopo un colloquio che in verità è stato in gran parte monologo della intervistata, colloquio che è durato alcune ore, non ho tratto da ciò se non uno strano senso di disorientamento, misto ad un vago terrore; pensare di vedersi sprofondare in un mondo sconosciuto che si dirama in varie direzioni, come ciechi cunicoli sotterranei, partenti da un’unica, vaga caverna i cui fondi sono sperduti in un’infinita serie di altre possibili diramazioni, senza alcuna definibile conclusione. Questa donna, ex suora di clausura che ha lasciato il velo, ma non i voti da circa vent’anni, a prima vista sembra un’allegrona che sopporta tutto con grande fede o con grande rassegnazione. Man mano che parla, scopro che ha molto sofferto nel fisico e nel morale, ma ha superato bene tutto perché non dà agli altri, come del resto a se stessa, l’impressione che la sua povertà sia anche e soprattutto miseria. E’ una donna forte, autoritaria, mascolina di carattere e possessiva negli affetti. Nella fanciullezza ha sofferto per una madre dura e spietata e per un padre distratto negli affetti. Ora, abbandonata da tutti e perfino dai fratelli, i quali volutamente ignorano la sua estrema indigenza e forse la disprezzano in cuor loro, rivolge la sua carica d’affetto verso i diseredati di altri Paesi, vedendo forse in essi lo specchio di se stessa. Oppure è una donna, il cui equilibrio è stato irrimediabilmente distrutto dallo scioglimento dei voti, voti che però le si sono impressi nelle carni, voti che nonostante lei respinga con tutte le forze, non abbandonano la presa, quasi catene indistruttibili. Il suo comportamento è blasfemo e la sua conoscenza religiosa è quasi zero; non bestemmia, ma è come se lo facesse. Parla volgarmente e con parolacce varie dette senza il più piccolo ritegno; Sembra abituata a permettere un po’ tutto negli altri e ad assecondare le loro “scappatelle”. E’ una suora rimasta a metà? Non direi che sia rimasta suora, nonostante lo scioglimento dei voti anzi, questo squilibrio, sembrerebbe dovuto alla perdita irrimediabile del velo, perdita forzata dai superiori, che si è concretizzata in un dissidio permanente tra lei e Dio,creduto colpevole di tutte le sue sventure. Oppure è una santa donna, la quale ha sublimato la sua sofferenza, per il santo scopo del bene altrui. Asserisce non esservi altra strada, per raggiungere Dio, se non quella della sofferenza che però, deve essere totale e immensa. Ella dice che una piccola sofferenza, crea il fastidio, una media sofferenza crea la ribellione, ma una grande sofferenza, se accettata, porta oltre la soglia umana e al contatto con Dio. Lei accetterebbe qualsiasi sofferenza, ma la più inconsolabile, la più dura è quella della povertà. La povertà è la sua tortura quotidiana. Desidera ardentemente (e per questo ha perfino giocato alla lotteria) vincere una grande somma al fine di devolverla in bene, secondo le sue intenzioni. Ognuna di queste donne è lei o,al contrario, nessuna di queste. Attorno alla sua persona, che la ragione e il buon senso ti dicono santa, umana, comprensiva, degna di fede, aleggia uno strano senso di amaro, un veleno sottile che procede da lei, verso di noi e cerca di insinuarsi nelle nostre anime. C’è un senso di perduto, apparentemente innocuo ma in realtà orribile, che attende una nostra ingenua o per lo meno, disattenta difesa, per penetrare in noi, quasi un influsso malefico, una malìa da mago. Più ci penso e più mi convinco che a lei è più vicino satana, di quanto lo sia Dio. (Carlo)

domenica 17 novembre 2013

APOSTOLATO

FESTA DI TUTTI I SANTI- Entro in Chiesa, è il 1° novembre 2013, mi affretto ad andare alla consolle dove sono riposti i foglietti con le letture ed il Vangelo del giorno. Assisto alla S.Messa poi, in attesa che venga distribuita la S.Comunione ai tanti fedeli in fila, il mio sguardo cade sull’angolino dell’ultima pagina del cartaceo. Leggo: conosciamo i testimoni luminosi, P.Enrico Mauri. Chi era costui? Il nome non mi è nuovo. Scorro le poche righe che accompagnano questa presentazione e si accende una lampadina nella mia memoria. Era l’anno 1953 ed ero in procinto di ricevere la prima Comunione in compagnia di altre bambine; ci recammo al nostro primo ritiro spirituale presso la Madonnina del Grappa. Ricordo che fu un giorno di festa. Per la prima volta stavo fuori casa tutto il giorno. La S.Messa, ascoltata di primo mattino, una forte predica sull’importanza di ricevere Gesù fatta da un Sacerdote che già molti, al mio paese, ritenevano essere una santa persona. E poi un pasto frugale: un panino preparato da mamma, ed un frutto. Un breve periodo di riposo in giardino; era maggio e il tempo era invitante per rimanere all’aperto e poi ancora dentro per recitare il S.Rosario e rinnovare l’incontro proprio con Padre Mauri. Logicamente non posso raccontare oggi le parole ascoltate, ma mi è ben chiaro nella mente il viso di quel Sacerdote, il quale, seduto su di una vecchia sedia Savonarola, gli abbondanti capelli bianchi e la gestualità spontanea, accompagnava con un sorriso le sue raccomandazioni sull’essere buone ed ubbidienti. A distanza di 60 anni scopro quindi di aver incontrato un testimone luminoso della Fede, un’anima che ha fatto della sua vita un servizio verso l’umanità, iniziando con il fondare le Associazioni per le madri e gli orfani dei caduti in guerra, il Vivaio Apostolico per la formazione dei Sacerdoti, laici, le coppie di sposi e l’Opera, ancora attiva e funzionante per un costante aiuto alle famiglie bisognose presso il complesso della Madonnina del Grappa. Perché è stato dato questo nome a questa Opera così meritevole? Bisogna andare indietro negli anni, durante la prima guerra mondiale, quando nella battaglia svoltasi sul Monte Grappa, la Madonnina posta su quel monte fu colpita da schegge e molto rovinata ma non abbattuta dal fuoco nemico. Don Mauri si interessò del restauro e da ciò trasse il nome per intitolare la sua Opera proprio come quella Madonnina. Quando nel 1922 seppe che a Sestri Levante era disponibile una villa che poteva essere adatta al suo progetto, chiese aiuto a molte Curie lombarde ed emiliane ed ottenne i finanziamenti necessari per l’acquisto. Nel 1929 fece costruire all’interno del complesso, il Tempio Santuario di Cristo Re che è un’opera ancor oggi visitabile, come del resto la Chiesa che fa parte dei Santuari mariani. Elencare quella che è stata la sua vita, vorrebbe dire spaziare nei campi più impervi, accompagnata inoltre da uno stato di salute, non propriamente ottimale, visto che fin dalla sua nascita fu assegnato ad una famiglia diversa da quella originaria, proprio perché la mamma già affetta dalla tubercolosi, sarebbe morta tre anni dopo. La Chiesa della Madonnina, così come l’abbiamo sempre chiamata, è bellissima con le 13 guglie che somigliano a quelle del Duomo di Milano e che in effetti sono campanili e dove ogni campana porta incisa il titolo delle Encicliche di Pio XI, quale simbolo della voce della Chiesa. Questo Santuario si divide in due parti; c’è quella dedicata ai defunti e quella ai Santi ove un mappamondo retto da un tronco, allude all’albero della Vita. Le spoglie di Padre Mauri riposano in questa Cappella e forse respirano ancora quell’aria di mare che ha prolungato la sua vita, fino agli 84 anni, affinché il suo lavoro fosse proficuo fino alla fine. Oggi è già iniziato il percorso verso la sua beatificazione e proprio per tutto ciò che ha seminato, il traguardo potrebbe essere assai prossimo. Papa Giovanni XXIII lo definiva Padre dinamo e il Vescovo Alberto Maria Careggio ne ha sempre sottolineato le eroiche virtù cresciute grazie alla speciale protezione di Maria, sotto il cui mantello è cresciuto e vissuto. Ecco quindi che i miei ricordi tornano sempre al mio paese natale a quanto mi ha dato dal lato di fede e di amore, a come ancor oggi, da ogni angolo del mio cuore, riaffiorano pensieri e momenti che mi dicono come Maria abbia sempre fatto parte della mia vita e come ancor oggi io non possa farne a meno. La mia mamma non c’è più, ma Lei ci sarà sempre. Grazie Mamma Celeste! (Maria Teresa S.)

domenica 10 novembre 2013

APOSTOLATO

UN ‘ ESPERIENZA SCONVOLGENTE- Protagonista di un’avventura dello spirito, è un giovane scienziato (chimico nucleare) olandese, Josef Verlinde, il quale negli anni ’68 viene contagiato dai fermenti che in quell’epoca stanno condizionando il mondo studentesco, spingendolo a rigettare quelle convinzioni che fino ad allora avevano sostenuto tutta la cultura europea. Come era già avvenuto in epoche passate, i giovani avvertono una forte aria contestatoria e credono di dover aderire ad un rinnovamento che trasformerà la vita di tutta la società. I grandi progressi tecnologici danno facilmente l’illusione di essere alle soglie di scoperte epocali che daranno tutte le risposte alle eterne domande che angustiano gli uomini. Josef Verlinde è una persona molto introspettiva e a lui sta a cuore, soprattutto, il lato spirituale dell’uomo. Quando viene a contatto, apparentemente per caso, con un gurù indiano, quello stesso che aveva influenzato non poco la psiche dei Beattles, rimane affascinato dalle capacità e dalle tecniche del gurù, tanto che accetta di seguirlo in tutto il mondo in qualità di segretario; per quattro anni condividerà in tutto, la vita, le meditazioni della sua guida e accetterà totalmente di sottoporsi alla Meditazione Trascendentale. Secondo questa tecnica, non esiste un Dio Trascendente e i vari esercizi sono basati in gran parte, su tecniche respiratorie e vertono su posizioni meditative, mentre il corpo sottostà ad una perfetta immobilità nella quale non deve esservi alcun movimento, se non quello del cuore. In questa posizione, cosiddetta “del loto” si è totalmente raccolti e, se si sta pensando, bisogna sforzarsi di annullare questo pensiero, affinché si realizzi l’annullamento dell’io, traguardo necessario per sconfiggere qualunque sofferenza. Josef Verlinde descrive “l’enstasi” molto diversa dall’estasi. Convalidato dallo storico delle Religioni, Mircea Eliade (1907-1986) e dallo studioso orientalista Jean Varenne, il neologismo “enstasi” va usato per tradurre l’espressione indiana “samadhi”. Dice Massimo Introvigne: “La traduzione “estasi” che talora è stata proposta, è del tutto erronea. Lo yoghi in stato di “samadhi”, non esce affatto da sé stesso, non è “rapito” come lo sono i mistici; esattamente al contrario, rientra completamente in se stesso, si immobilizza totalmente per l’estinzione progressiva di tutto quanto causa il movimento: istinti, attività corporale e mentale, la stessa intelligenza…” In questo stato di annullamento, negando la sofferenza, si nega anche l’amore. Caratteristica dell’amore è la sua proiezione verso l’altro; questo amore è donazione incondizionata. Ma, secondo la Meditazione Trascendentale, non posso più amare, dal momento che non esiste più l’io. Nel Cristianesimo invece, Dio mi ama di un amore infinito e anche io sono spinto ad amarLo. Questo amore divino è una Persona: lo Spirito Santo. Una volta il discepolo rivelò al gurù che gli europei usano lo yoga nella convinzione di raggiungere un rilassamento, ma il gurù scoppiò a ridere, affermando però che questa disposizione non impedisce allo yoga di funzionare. Dice Josef Verlinde: “Non esiste uno yoga cristiano…il rischio di confusione è enorme. Mi permetto di insistere: la serenità naturale, ottenuta attraverso il lento processo di dissoluzione della coscienza personale, non ha molto a che vedere con la pace soprannaturale dello Spirito del Cristo Risuscitato e non prepara ad accoglierla; è piuttosto il contrario.” Josef Verlinde, in compagnia del gurù, ha tanto sviluppato la sua sensibilità da riuscire a vedere i “deva” demoni maligni indù i quali, durante l’iniziazione di un nuovo adepto, alla pronuncia del “mantra” assegnatogli, gli penetravano tra i due occhi, nel punto noto come “terzo occhio”. Chiesto al gurù perché mai ciò avvenisse, egli si sentiva impotente ad impedirlo. Ma, contrariamente ai dettami della Meditazione Trascendentale, Josef Verlinde paragona la morte di Gesù e quella del Budda. Il Budda, ammalato, sa che sta morendo, allora chiama i discepoli, parla loro e si ritira nel Nirvana, assumendo la posizione del loto, concentrandosi fortemente in sé, in posizione raccolta. Gesù invece, muore con le braccia spalancate, in posizione di accoglienza e grida forte prima di esalare l’ultimo respiro. In Budda è presente una forza centripeta, mentre in Gesù agisce una forza centrifuga. Un giorno, J.Verlinde, conobbe un naturopata credente cattolico il quale, dopo aver discusso, gli chiese chi fosse per lui Gesù Cristo. Questa domanda così esclusiva lo rese pensoso e, all’improvviso, ebbe una locuzione interiore che diceva: “Figlio Mio, per quanto tempo ancora vuoi farMi aspettare?” Improvvisamente Verlinde capì che Gesù lo amava incondizionatamente e percepì che in questa Presenza divina non c’era alcun giudizio. Allora decise di abbandonare, dopo quattro anni, il gurù, senonché una volta rientrato in Europa (Belgio), non si sentiva di prendere contatto direttamente con la Chiesa, e optò per una setta di occultismo la quale, apparentemente parlava di Vangelo, ma che poi egli scoprì essere una setta cristica. Nel frattempo mise in atto una sua insospettata capacità di guarigione, molto apprezzata dalla setta, con la quale esercitò la sua energia guaritrice. Scoprì però che i sintomi venivano, più che guariti, spostati in altra parte del corpo del paziente. Trattati con maggiore determinazione, questi sintomi sparivano di nuovo, ma dopo quindici giorni ricomparivano ancora. Queste persone, colpite dal male, non riescono a capire che qualcosa non torna, ma non ragionano e, invece di cambiare medico, ritornavano per altro trattamento. Non si accorgevano infatti, che piano piano si instaurava in essi una dipendenza che li accompagnerà per tutta la vita. Questa dipendenza è creata dagli spiriti i quali fanno dipendere la guarigione da una collaborazione con essi, accettando, in effetti, la loro dominazione. In verità l’uomo non ha alcun potere occulto, ed è per questo che si serve di queste entità demoniache, le quali posseggono tali forze. Non è infatti una formula, che può funzionare nella guarigione, ma l’alleanza con queste forze demoniache. E’ noto che alcuni contadini dell’entroterra hanno la capacità di guarire le bruciature con lo stesso fuoco, e questa non è altro che una pratica derivante da un’investitura di questa alleanza, trasmessa in un giorno particolare (per lo più la notte di Natale) a chi la voglia assumere. Così oggi, nella nostra società, c’è una notevole quantità di trasmissioni di poteri occulti attraverso lo spiritismo, i maghi, gli stregoni, gli oroscopi etc. Josef Verlinde lascerà anche questa setta cristica, alla quale si era unito ed entrerà in una comunità religiosa cattolica, prendendo i voti e divenendo Padre Josef Maria Verlinde. (Tratto dal libro “Da Cristo al gurù-andata e ritorno” di P.J.M.Verlinde) (Carlo)

domenica 27 ottobre 2013

APOSTOLATO

lo scapolare- Che cosa è lo scapolare nell’ambito del Cattolicesimo? I nostri padri lo ritenevano un simbolo di appartenenza a qualcosa di sacro tramandato loro da antenati e che si perpetuava, fin dai tempi più remoti, in seno a famiglie, comunità e confraternite. In questo momento il mio ricordo, l’immagine che riaffiora davanti ai miei occhi, è quella di una nuvola nera, impalpabile, che per pochi istanti ha oscurato la mia vista. Gli anni passati sono tanti, ma non sufficienti a cancellare tutto, anche se questo tutto è legato ad un fatto doloroso: è accaduto durante la traslazione delle spoglie dei miei nonni in un altro luogo di sepoltura. Così, all’apertura della bara di mia nonna, altro non ho visto che un dissolversi nell’aria di quella nuvola nera che costituiva l’esistenza dell’abito e del velo con i quali era stata deposta 35 anni prima. Poi, nello stupore generale, una piccola macchia dal colore indefinibile, è apparsa in un angolo; era lo scapolare della Madonna del Carmelo, la cui devozione era andata di pari passo con la vita della nonna. Quel piccolo quadrato di tela, alle cui estremità vi era uno spago sottile, viene raccolto da una zia e nascosto in un fazzoletto. Oggi faccio parte della Legione di Maria e seguo il più possibile ogni scritto che riguarda la nostra Madre Celeste e con attenzione, vado alla ricerca di recensioni antiche su Chiese millenarie dedicate proprio alla Santa Vergine; ho scoperto che questo “abitino”- così viene definito- è un segno distintivo di devoti alla Madonna del Carmine e viene consegnato e distribuito nei giorni della Sua festa, oggi nella forma di medaglietta. Quando si nasce curiosi…così mi sono messa alla ricerca ed ho scoperto che nell’anno 1251 un monaco inglese, Simone Stock, superiore dell’Ordine carmelitano, attraversava un momento difficile mentre si trovava in Palestina, a causa dell’invasione musulmana nei luoghi santi e quasi tutti i monaci si accingevano a rientrare in Europa, Maria gli apparve e gli disse: “Ricevi, dilettissimo figlio, questo segno quale dono della Mia amicizia, privilegio per te e per tutti i tuoi fratelli. Coloro che moriranno rivestiti di questo scapolare, non andranno nel fuoco dell’inferno; esso è un segno di salvezza, di protezione e di sostegno nei pericoli, di alleanza e di pace per sempre.” Da quì nasce il nome di scapolare, perché riproduceva il grembiule che i servi usavano all’epoca sopra la tunica e che indicava l’identità del padrone ai quali essi appartenevano. Consegnando questo simbolo, Maria voleva dire ai frati che appartenevano a Lei. Con grande sorpresa ho appreso anche che Maria lo ha mostrato ai tre pastorelli di Fatima, dicendo loro: “Questo abitino di Grazia fortificherà la vostra certezza nel chiudere gli occhi a questa vita e nell’aprirli all’eternità ove troverete il vostro fine ultimo, il Frutto benedetto del Mio seno,Gesù.” Questo avvenne durante il miracolo del sole, a testimonianza di quanto fosse importante e integrativo al messaggio della Vergine, unitamente alla recita del S.Rosario e alla devozione al Suo Cuore Immacolato. Da quando si è attenuata questa devozione, non è forse vero che sia aumentato il disconoscimento del grande messaggio di Maria? Una seconda promessa fu fatta a Papa Giovanni XXII nel 1322, quando gli apparve Maria e lo rassicurò che avrebbe liberato dal Purgatorio tutti coloro che lo indossavano, il primo sabato dopo la loro morte e che li avrebbe condotti al monte santo della Vita eterna. Pio XII scrisse in merito allo scapolare: “E’ un simbolo di consacrazione a Maria della quale abbiamo bisogno in questi duri momenti” e nel 1951 aggiunse: “Quante anime buone hanno dovuto la loro conversione e la loro salvezza allo scapolare che indossavano!” Giovanni Paolo II il 6-7-2003 disse che fin dalla sua giovinezza portava al collo lo scapolare della Vergine per rifugiarsi sotto il Suo mantello. E, nell’Ordine del Carmelo crebbero Santa Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresa del Bambin Gesù. Sia S.Alfonso de’ Liquori che S.Giovanni Bosco, dopo anni di sepoltura, furono ritrovati con lo scapolare ancora intatto, legato al loro collo. Portare questo simbolo, esprime per il credente il desiderio di consacrarsi al cuore immacolato di Maria, vivere accettando con coerenza il proprio stato, partendo dagli impegni presi con il Battesimo e rendendo visibile la bellezza della propria vita cristiana. Questo è il cammino indicato da tutti gli ultimi Papi, ovvero: rivestirsi di Gesù, pensare, agire e fare come Lui ci ha insegnato, mettere Cristo al primo posto dei nostri pensieri e delle nostre azioni. E quale migliore sprone per noi è e resterà la lettera di Giovanni Paolo II inviata il 25-3-2001 all’Ordine del Carmelo, ove si asserisce che chi indosserà questo “abitino” avrà la protezione continua della Vergine, sarà aiutato a crescere nel Suo amore e ad irradiare nel mondo la presenza di Maria, Regina del silenzio e della preghiera, Madre di Misericordia, di Speranza e di Grazia! (-Maria Teresa S.)

martedì 22 ottobre 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 6° parte- Orazioni- “Appena l’anima si porrà a pregare, sentirà i suoi sensi raccogliersi spontaneamente senza alcuna fatica, simili ad api che si rinchiudono nell’alveare per comporre il miele. A premio della violenza che si è fatta in precedenza, il Signore le concede di esercitare un tale imperio di volontà che, appena questa fa capire di volersi raccogliere, i sensi le obbediscono e si raccolgono. Si distrarranno ancora, ma l’averli una volta assoggettati è sempre una gran cosa: saranno sempre come sudditi e schiavi e non faranno più il male di prima. Se la volontà li richiama, ritornano immediatamente e con prontezza maggiore…Dopo esserci sforzate per alcun tempo a tener compagnia al Signore, Egli ci capirà anche per via di segni. E se prima per farci intendere, ci occorreva recitare il Pater noster molte volte, dopo invece, ci capirà fin dalla prima essendo Suo vivo desiderio risparmiarci ogni fatica. Se nello spazio di un’ora non recitassimo il Pater che una volta, sarebbe già sufficiente per farci ascoltare, sempre inteso che da parte nostra, comprendiamo di parlare con Lui, conosciamo il valore delle nostre domande e pensiamo al desiderio che Egli ha di esaudirci, al piacere che prova nello stare con noi. Non ama per nulla che ci rompiamo la testa con dei lunghi discorsi.” (S.Teresa- Cammino-) S.Teresa del Bambin Gesù dichiara di vedersi sempre più imperfetta a misura che procede, ma di trovare in ciò la sua gioia, perché la miseria attira la Misericordia. Ma quando le anime sono tanto razionali, questo può costituire un ostacolo: “Ma io vorrei che non ci contentassimo di servire Dio in questo modo sempre così lento, da non arrivare mai alla meta. Eppure crediamo di camminare e anche di stancarci! Ma è un camminare faticoso e sarà molto se non perderemo la strada. Non è meglio far tutto in un istante? Camminando con tante precauzioni si trovano ovunque pericoli, prendiamo paura di tutto e non si ha coraggio di andare innanzi..Facciamoci coraggio, sorelle mie, mettiamo nelle mani di Dio le nostre ragioni e i nostri timori, dimenticandoci della nostra naturale debolezza che ci potrebbe preoccupare…A noi soltanto di accelerare il passo per poter vedere il Signore.” (S.Teresa- III Mansioni) “Infatti è per mezzo dei doni dello Spirito Santo che la Sapienza divina, che abita nell’anima giusta, produce le illuminazioni e le mozioni che sostengono l’attività delle virtù teologali e le portano alla perfezione dei loro specifici atti. Ecco un’anima che fa un atto di fede nella presenza della SS Trinità in lei. Mentre si dispone ad andare con la sua intelligenza verso la verità dogmatica per trovare alimento ad un nuovo atto di fede, ecco che improvvisamente dall’oscurità del mistero- nel quale è entrata con la fede- sgorga un sapore, una luce confusa, un qualche cosa che la trattiene, l’invita a restare tranquilla in questo mistero la cui oscurità non si è dissipata e la sollecita fors’anche a penetrarvi di più. Un’infermiera cura un malato con una dedizione soprannaturale che anima il suo senso del dovere; ma anche qui ecco che ad un tratto scopre in modo concreto e vivo che questo malato è un membro del Cristo sofferente. Ora ella vede in lui il suo diletto Cristo e, trasportata soavemente da un amore che non sapeva di avere, prosegue la sua missione caritativa con una dolcezza e una delicatezza incomparabili. Illuminazione e mozione dello Spirito Santo si sono congiunte nell’uno e nell’altro caso, per far produrre un atto di fede contemplativa e un atto di carità perfetta.”(P.M.Eugenio) La Sapienza d’Amore- “Il mondo è stato creato per la realizzazione del disegno di Dio e ciascuno di noi vi ha il suo posto stabilito. Non siamo entrati nel mondo per agitarci a nostro talento o per realizzare i nostri scopi personali. La Sapienza divina ci ha posti in esso per essere gli agenti umani del Suo disegno divino e gli artefici del compito preciso ch’Essa ci ha fissato nel Suo piano. E agenti lo saremo senza fallo-amorosamente sottomessi, o ribelli- questo dipenderà da noi, però, qualunque sia il nostro atteggiamento, il piano di Dio si realizzerà, con noi o contro di noi. Noi conosciamo questo disegno eterno di Dio, disegno di misericordia, nascosto ai secoli passati e di cui l’Apostolo Paolo è l’araldo e il ministro; disegno della volontà divina- fisso da tutta l’eternità e che la Sapienza doveva realizzare nella pienezza dei tempi- di riunire tutto nel Cristo, le cose del Cielo e quelle della terra. Il disegno eterno di Dio che la Sapienza d’Amore deve realizzare è la Chiesa di Dio, fine e ragione di tutte le cose.” (p.M.Eugenio) Esperienza dei doni “ Dio comunicandosi direttamente all’anima non può dissimulare ciò che Egli è in se stesso, né la qualità del dono che fa. La Sua trascendenza si manifesta. La Sua presenza impone un rispetto profondo; la Sua luce abbagliante produce oscurità nell’intelligenza inadatta per riceverla; la Sua fortezza schiaccia la debolezza umana; il gusto stesso che viene dal dono della sapienza, fa deliziosamente sperimentare la piccolezza. Dio mette così l’anima in un atteggiamento di verità creando in essa l’umiltà. La fecondità spirituale accompagna sempre l’azione dello Spirito Santo. I Suoi frutti non sono sempre i miracoli, ma la carità, la benignità, la pazienza etc. Per mezzo dei doni dello Spirito Santo, Dio invade l’anima, vi realizza il volere e il fare, perfeziona le virtù, se ne impossessa progressivamente secondo il modo e la misura da Lui stesso stabiliti. Nei primi secoli della Chiesa, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo scese, sotto forma di lingue di fuoco, a prendere possesso degli Apostoli e per mezzo di essi della Chiesa. Confermò la Sua presenza con la trasformazione che subirono e la Sua potenza con tutte le loro opere. Era una Persona viva nel seno della Chiesa e riconosciuta come tale. Dopo d’allora lo Spirito Santo parve nascondersi progressivamente nelle profondità della Chiesa e delle anime. Ma il cambiamento tocca solo i Suoi modi di agire. Egli è sempre vivo in noi, pronto ad effondersi e noi possediamo continuamente i Suoi doni per ricevere il Suo soffio.” (P.M.Eugenio) Tre disposizioni Lo attirano e sono il dono di sé, l’umiltà e il silenzio. S.Teresa nel “Cammino di perfezione” dice: “I consigli che vi ho dato in questo libro non hanno altro scopo che di spingervi a consacrarvi tutte al Creatore, a rimettere la vostra volontà nelle Sue mani e a distaccarvi dalle creature..perché con questa offerta ci disponiamo a raggiungere in breve il termine del cammino e a bere l’acqua viva di quella fonte di cui ho parlato, essendo fuor di dubbio che Egli non permetterà mai di berne se non a patto d’aver prima da noi l’offerta di tutta la nostra volontà in modo che possa disporre di noi e delle cose nostre come meglio Gli piace…Se non ci diamo a Dio così generosamente come Egli si dà a noi, sarà fin troppo se ci lascerà nell’orazione mentale, visitandoci soltanto di quando in quando, come si conviene ad operai che lavorano nella vigna. Gli altri, invece, sono Suoi figli prediletti.”(S.Teresa- Cammino) Il dono di sé, dunque, deve essere assoluto per attirare i doni completi di Dio: “Siamo così avari e così lenti nel darci a Dio che non ci determiniamo mai a metterci nelle disposizioni per riceverLo. Crediamo di dare a Dio ogni cosa, mentre in realtà non Gli diamo che la rendita e i frutti, ritenendoci il capitale e la proprietà.. Se quel tesoro non ci vien dato tutto in una volta è perché anche noi non ci diamo a Dio del tutto..Egli non sforza nessuno ed accetta quanto Gli si dà; non si dà del tutto se non a coloro che del tutto si danno a Lui. Questo è fuor di dubbio e lo ripeto tante volte, perché è molto importante. Il Signore ama molto l’ordine e non opera nell’anima se non allora che la vede sgombra e tutta Sua” (S.Teresa- Cammino) Dio, quindi, detta la Sua volontà per mezzo della legge morale, ma rispetterà la libertà dell’uomo. Anche per Maria agirà così: manderà l’Arcangelo Gabriele e attenderà il consenso di Maria. Il Cielo attende e pende dalle labbra di Maria e quando Lei pronuncia il Suo fiat, che è Suo ma anche di tutta l’umanità, trasale di gioia nell’opera che farà di Maria la cooperatrice della Salvezza. L’amore è diffusivo di sé e tende a questa perdita di se stesso in Colui che ama; vi trova la sua soddisfazione e la sua pienezza. Del resto il dono di noi stessi è anche il sacrificio più perfetto che possiamo offrire a Dio. Per essere veri cristiani dobbiamo donarci a Cristo come Lui si è dato a Dio. Dice S.Teresa: “Il Signore, più vede che il dono della nostra volontà si manifesta non con parole di complimento, ma con fervore di opere, più a Sé ci attira e innalzando l’anima al di sopra di se stessa e di tutte le cose terrene, la prepara a ricevere grandissimi favori. Stima tanto quel dono da non cessare di ricompensarlo fin da questa vita: l’anima non saprà più che domandarGli ed Egli continuerà a donare…Allora Dio comincerà a trattarla con maggiore amicizia, ritornandole non solo la volontà che ella gli ha dato, ma dandole insieme la Sua. E queste due volontà andranno molto d’accordo; perché, vedendo Iddio che l’anima fa quello che Egli vuole, anch’Egli farà ciò che ella desidera, per cui come suol dirsi, ella comanderà ed Egli obbedirà e viceversa.” (S.Teresa- Cammino) Però è necessario che questo atto del dono di sé non sia transitorio, ma una disposizione costante dell’anima. Questa offerta deve salire senza posa come una provocazione continua alla Misericordia divina; per mezzo di essa l’anima respira l’amore, si purifica e si unisce al suo Dio. In ogni istante c’è il rischio di una ritrattazione o di un’affermazione del proprio volere, quindi la riparazione va fatta rinnovando di nuovo la propria offerta, la quale diverrà ogni volta più umile e più diffidente di se stessi. Racconta S.Teresa del Bambin Gesù: “Il calice è pieno fino all’orlo, ma io sono in una pace meravigliosa…Non vorrei soffrire in minor tempo…Non mi pento di essermi sacrificata all’Amore..” “Il dono, quindi è fatto, è mantenuto dalla volontà, l’anima ha detto il suo amore e il dono raggiunge Dio. Il vincolo stabilito fa discendere la Grazia, certamente efficace e apportatrice di pace continuamente crescente. Lo sguardo per la Vergine Maria nel giorno dell’Annunciazione, ci aiuterà a scoprire tutte queste verità così difficili a esprimersi, perché soprannaturali, sottili e profonde. La Vergine Maria, perché ricolma di grazia dallo Spirito Santo e perduta nella luce semplice di Dio, aveva tutte le Sue energie pacificamente tese verso la realizzazione della volontà divina. L’Arcangelo Gabriele Le annuncia: “Concepirai e partorirai un figlio che chiamerai Gesù..” Maria ha compreso: si tratta del Messia. Non vi aveva pensato, poiché ignorava Sé stessa. La semplicità della Sua grazia gliene velava l’immensità. Ella conosceva solo Dio e la Sua volontà. La Vergine Santa dona- per Sé stessa e per l’umanità- la Sua adesione al più sublime e al più terribile dei contratti: all’unione nel Suo seno dell’Umanità con la Divinità, al Calvario, al mistero della Chiesa. E il Verbo si fece carne grazie al Fiat della Vergine, che una disposizione d’offerta completa e indeterminata, aveva da molto tempo preparata nella Sua anima pieghevole e docile.” (P.M.Eugenio) “O sorelle mie- esclama S.Teresa- come è efficace questo dono! Se lo si facesse generosamente, si attrarrebbe l’Onnipotente a fare una cosa sola con la nostra debolezza, trasformando noi in Lui, la creatura nel Creatore.” (Cammino) L’umilta’ S.Teresa scrive nelle III Mansioni: “Accelerare il passo vuol dire avere grande umiltà. E se mi avete bene intesa, avrete capito che in questo è il torto di coloro che non vanno avanti.” Nel colloquio con Nicodemo, Gesù dirà: “In verità in verità ti dico, chi non rinasce in acqua e Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio. Quel che è generato dalla carne è carne; quel che è generato dallo Spirito è spirito.” Nicodemo capisce sempre meno. “ Come può succedere questo?” E Gesù di rimando: “Sei dottore in Israele e non sai questo?” Il colpo all’orgoglio di Nicodemo è duro; l’umiliazione gli ha aperto l’intelligenza e attraverso questa benefica ferita, Gesù gli versa la Sua luce: “Nessuno ascese in Cielo se non Chi discese dal Cielo, il Figlio dell’Uomo. E come Mosé innalzò nel deserto il serpente, allo stesso modo bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque crede in Lui, abbia la vita eterna. Infatti Dio ha amato tanto il mondo, che ha dato il Figlio Suo Unigenito, perché chiunque crede in Lui non perisca..” Con queste parole Gesù rivela a Nicodemo il Mistero dell’Incarnazione e quello della Redenzione. Gesù entra in questo mondo come un Bambino avvolto in fasce. I pastori ricevono questo avviso da parte dell’Angelo: “E questo vi servirà di segno, troverete un Bambino, avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia.” Questo contrassegno dell’umiltà, quaggiù, è sempre indizio del divino. “Dio non può fare a meno dell’umiltà. Gli piace tanto che ai Suoi occhi può supplire a tutto il resto, perché attira effettivamente tutti i doni di Dio. Dice S.Teresa: Mi chiedevo una volta, perché il Signore ama tanto l’umiltà e mi venne in mente d’improvviso, senza alcuna mia riflessione, che ciò dev’essere perché Egli è somma verità e che l’umiltà è verità. E’ verità indiscutibile che da parte nostra, non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente. Chi più lo intende, più si rende accetto alla suprema Verità, perché in Essa cammina.” (Mansioni) “Santa Teresa ci avverte fin da principio che la conoscenza di sé più profonda, non viene acquistata per mezzo di una introspezione diretta ma per mezzo dello sguardo sulla perfezione di Dio.” (P.M.Eusebio) e precisa: “Pregate la Priora, appena il maligno si presenta,d’imporvi qualche ufficio umiliante o farlo da voi stesse meglio che vi sia possibile. Studiate di vincere la vostra volontà praticando cose che vi ripugnano: il Signore ve ne farà conoscere molte e la tentazione cesserà.” (Prospettive) Le umiliazioni provocate dai nostri difetti e dai nostri errori o dal malvolere del prossimo, sono preziosi attestati della sollecitudine di Dio per formarci al lume della Sua potenza e sapienza. Accettarle è un dovere; ringraziare Dio per questo significa averne compreso il valore; domandarle significa aver fatto già molta strada nelle profondità della Sapienza divina. Il silenzio Il silenzio e la solitudine sono necessari perché Dio possa farci conoscere la Sua volontà e perché la nostra anima possa sentirLo per ricevere la Sua azione trasformante. Il deserto è un luogo opportuno, perché offre al contemplativo ricchezze incomparabili: la nudità, il silenzio, il riflesso di Dio e la Sua armonia. Il deserto è pieno di Dio; la sua immensità, la sua semplicità Lo rivelano, il suo silenzio Lo dona. Bisogna notare che nel deserto abitano anche gli spiriti malvagi ed essi eccellono nell’accrescere la confusione creata dall’inazione angosciosa, per approfittarne e tendere le loro insidie. Quindi il deserto esige anime valorose e temperamenti forti ed equilibrate. La chiamata “ Conosciamo infatti i desideri di Dio che sono la Sua esigenza: Dio è amore, dunque Bene diffusivo. Egli ha bisogno di espandersi; il darsi è un movimento essenziale della Sua natura. Egli trova una gioia e una gloria ineffabili nella diffusione della Sua Grazia nelle anime e più specialmente del Suo Regno perfetto in ciascuna di esse. Dio stesso fa della Grazia un seme capace di accrescimento e di sviluppo. Egli è il Seminatore; l’ha gettato nelle nostre anime e con questo gesto ha procurato che germini, sorga, maturi, produca frutti secondo tutta la potenza che le ha dato. Noi siamo il campo di Dio che Egli innaffia, dopo aver seminato, e che protegge contro i nemici esterni.” (P.M.Eugenio) Dice S.Teresa:” Pensate che il Signore invita tutti. Egli è verità e la Sua parola non è da mettersi in dubbio. Se il Suo invito non fosse generale, non ci chiamerebbe tutti e quand’anche ci chiamasse, non direbbe: Io vi darò da bere. Avrebbe potuto dire: Venite tutti che non avrete nulla da perdere, e Io darò da bere a chi vorrò. Ma siccome non pose alcun limite e disse –tutti-, così tengo per certo che non fermandosi per via, arriveremo a bere di quell’acqua viva. Il Signore che la promette, ci dia grazia per Quegli che è, di cercarla come si deve!” Poi aggiunge: “Consolando le anime che non arrivano alla contemplazione, ho detto che diverse sono le vie che conducono a Dio e che in Cielo vi sono molte mansioni. Ed è vero, perché il Signore, conoscendo la nostra debolezza, ha voluto appunto, da Quegli che è, moltiplicarci gli aiuti. Però non disse:” Per questa via verranno gli uni e per questa gli altri.” Anzi, fu sì grande la Sua bontà da non impedire ad alcuno d’attingere a questa fonte di vita..No non ne allontana nessuno.. Anzi, grida a gran voce, chiamando tutti. Tuttavia nella Sua bontà non sforza nessuno.. E perché è così, seguite il mio consiglio: andate sempre avanti, combattete da forti, morite pure nella lotta, non essendo qui che per questo. Procedete con la ferma risoluzione di morire piuttosto di non giungere alla meta.” (Cammino) (a cura di Carlo) (fine)

mercoledì 11 settembre 2013

SPIRITUALITA'

LA PERFETTA CONSACRAZIONE A GESU’ CRISTO- Il fondatore della Legione di Maria, l’irlandese Frank Duff era, inconsapevolmente, alla ricerca di una devozione che insegnasse a vivere con profondità l’amore per Gesù e Maria. Capitò fra le sue mani un aureo libretto del Santo Luigi di Montfort dal titolo invitante: “Trattato della vera devozione a Maria Santissima”. (V.D.) Lo lesse con attenzione e se ne innamorò. Decise quindi, era il 7 settembre del 1921, di riunire un gruppo di persone pie e iniziare quel Movimento che in breve si diffuse in tutto il mondo e che va sotto il nome di “Legio Mariae”. Ecco alcuni capitoli che fanno comprendere come la strada insegnata dal Montfort, sia certamente quella che Dio desidera che noi intraprendiamo: “…Inoltre, questa forma di devozione è una pratica di grande umiltà, e l’umiltà è una virtù che Dio ama sopra ogni altra. Un’anima che si innalza, abbassa Dio; un’anima che si umilia, glorifica Dio. “Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la Sua Grazia” (Gv 4,6). Se ti abbassi, stimandoti indegno di comparirGli dinnanzi e di accostarti a Lui, Dio discende, si abbassa per venire a te, per compiacersi in te ed innalzarti anche tuo malgrado. Se invece osi accostarti a Dio senza mediatore, Dio si ritrae e tu non Lo potrai raggiungere. Oh quanto Egli ama l’umiltà del cuore ! Proprio a tale umiltà ci impegna questa devozione. Essa ci insegna a non avvicinarci mai da soli a Nostro Signore, per quanto dolce e misericordioso Egli sia. Ci insegna invece a ricorrere sempre all’intercessione della Vergine Santa, sia per presentarci a Dio, sia per parlarGli e andarGli incontro, sia per offrirGli qualcosa, sia per unirci e consacrarci a Lui.” (Montfort: V.D. n.143) “Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, Sua Santa Madre e che più un’anima sarà consacrata a Lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo. La perfetta consacrazione a Gesù Cristo quindi, altro non è che una consacrazione perfetta e totale di sé stessi alla Vergine Santissima e questa è la devozione che io insegno. O, in altre parole, essa è una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo Battesimo.” (V.D. n 120) “ Questa devozione consiste dunque nel darsi interamente alla Santissima Vergine, allo scopo di essere, per mezzo Suo, interamente di Gesù Cristo. Bisogna darLe: 1) Il nostro corpo, con tutti i suoi sensi e le sue membra. 2) La nostra anima, con tutte le sue facoltà. 3) I nostri beni esterni, cosiddetti di fortuna, presenti e futuri. 4) I nostri beni interni e spirituali, vale a dire i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre buone opere passate, presenti e future. In breve, bisogna darLe tutto quanto abbiamo nell’ordine della natura e della grazia e tutto quanto potremo avere nell’ordine della natura della grazia o della gloria. E ciò senza alcuna riserva, nemmeno di un soldo, di un capello e della minima buona azione. E ciò per tutta l’eternità e senza pretendere né sperare altra ricompensa per la nostra offerta e il nostro servizio che l’onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di Maria e in Maria, quand’anche questa amabile sovrana non fosse, come lo è sempre, la più generosa e la più riconoscente delle creature.” (V.D. n 121) “Poveri figli di Maria! La vostra debolezza è estrema, la vostra incostanza è grande, il vostro intimo è molto viziato. Lo confesso: voi siete tratti dalla stessa massa corrotta dei figli di Adamo ed Eva. Non per questo dovete perdervi d’animo, ma consolatevi e rallegratevi! Ecco il segreto che vi svelo: segreto sconosciuto a quasi tutti i cristiani, compresi i più devoti. Non lasciate il vostro oro e argento nei vostri forzieri che furono già scassinati e depredati dallo spirito maligno e che sono troppo piccoli, deboli e vecchi per contenere un tesoro così grande e prezioso. Non mettete l’acqua pura e limpida della fontana nei vostri vasi infetti ed inquinati dal peccato. Anche se non c’è più il peccato, ne rimane tuttavia il cattivo odore e l’acqua si corromperà. Non mettete i vostri vini squisiti nelle vostre vecchie botti già piene di vino inacidito: ne sarebbero alterati e rischierebbero anche di fuoriuscire.” (V.D.n 177) “ Ne traggo queste conseguenze: Con tale forma di devozione si offre a Gesù Cristo, nel modo più perfetto, cioè per le mani di Maria, tutto quanto Gli si può dare e molto più che con le altre forme di devozione, nelle quali si dà solo una parte o del proprio tempo o delle buone opere o delle soddisfazioni e mortificazioni. Qui invece tutto viene dato e consacrato, perfino il diritto di disporre dei beni interni e delle soddisfazioni che si guadagnano di giorno in giorno con le buone opere. Ciò non avviene in nessun Istituto religioso. In questi si danno a Dio i beni di fortuna col voto di povertà; i beni del corpo col voto di castità; la propria volontà col voto di obbedienza e, qualche volta, anche la libertà del corpo col voto di clausura. Non si danno però, la libertà o il diritto naturale di disporre delle proprie buone opere e nemmeno ci si spoglia totalmente di quel che il cristiano possiede di più prezioso e di più caro: i propri meriti e le proprie soddisfazioni. “ (V.D. n 123) “ Chi si è consacrato e sacrificato volontariamente a Gesù Cristo per le mani di Maria, non può disporre del valore di alcuna delle sue buone opere. Tutto ciò che soffre, tutto ciò che pensa, dice e fa di bene, appartiene a Maria ed Ella può disporne secondo il volere del Figlio e alla maggior gloria di Lui…” (V.D. n 124) “ Con questa forma di devozione ci si consacra, nello stesso tempo, alla Vergine Santa e a Gesù Cristo: a Maria come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e unirci a Lui; a Nostro Signore, come al nostro fine ultimo cui dobbiamo tutto ciò che siamo, perché è nostro Redentore e nostro Dio” ( V.D.n 125) “A prova della dipendenza che dobbiamo avere dalla Vergine Santa, si ricordi quanto ho detto sopra, riferendo gli esempi che ci danno il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo in riferimento alla dipendenza che dobbiamo avere da Maria. Il Padre ha dato e dà il Suo Figlio soltanto per mezzo di Lei e comunica le Sue grazie soltanto per mezzo di Lei. Dio Figlio è stato formato per tutti in generale, solo per mezzo di Maria; ogni giorno è formato e generato solo per mezzo di Lei, unitamente allo Spirito Santo; comunica i Suoi meriti e le Sue virtù solo per mezzo di Lei. Lo Spirito Santo ha formato Gesù Cristo soltanto per mezzo di Lei; forma i membri del Suo corpo mistico soltanto per mezzo di Lei. Dopo tanti e così incalzanti esempi della Santissima Trinità, come potremmo, senza un estremo accecamento, fare a meno di Maria e non consacrarci a Lei e a dipendere da Lei per andare a Dio e a Dio sacrificarci?” (V.D.n 140) “Vedendo il dono di chi si offre tutto a Lei per onorarLa e servirLa e si spoglia di quanto ha di più caro perché Lei ne sia ornata, Maria – questa Madre di dolcezza e di misericordia che non si lascia mai vincere in amore e generosità – risponde con il dono ineffabile di tutta Sé stessa. Sommerge colui che a Lei si dona, nell’abisso delle Sue grazie, l’adorna dei Suoi meriti, lo sostiene con la Sua potenza, lo rischiara con la Sua luce, l’accende del Suo amore, gli comunica le Sue virtù: umiltà, fede, purezza ecc. e si costituisce sua garanzia, suo supplemento, suo tutto presso Gesù. Infine, poiché una persona così consacrata è tutta di Maria, anche Maria è tutta di lei. Pertanto si può ripetere di questo perfetto servo e figlio di Maria quanto S.Giovanni Evangelista dice di sé, ossia che ha preso la Vergine Santissima come ogni suo bene. “il discepolo l’accolse tra i suoi beni .” (Gv 19,27) (V.D.n 144) ( a cura di Carlo)

lunedì 22 luglio 2013

SPIRITUALITA'

ISTANZA PER MARIA CORREDENTRICE- L’ultimo Dogma mariano, Maria Corredentrice, a tutt’oggi, trova molta difficoltà alla sua proclamazione; la stessa Madonna, nell’apparizione di Amsterdam l’8-12-1952 ha detto: “Questo Dogma sarà molto contestato”. Ma contestato da chi? La sua opposizione recente, nasce nel Concilio Vaticano II, quando già nei suoi preliminari allo studio dei Cardinali del tempo (1963), tra i quali il Cardinale Konig, si cercò e purtroppo lo si ottenne per pochissimi voti, di inserire nel testo “De Ecclesia” una clausola finale molto marginale, sul ruolo di Maria nella Redenzione, per minimizzare al massimo tale ruolo. Tutto ciò al fine di non urtare la sensibilità dei Protestanti, affinché non fosse minato alla base il progetto ecumenico della Chiesa conciliare, progetto che veniva delineandosi con grande determinazione. In effetti già negli anni trenta/cinquanta teologi molto noti quali Congar, Schillebeeckx, Rahner, Kung avevano contestato decisamente la dottrina della corredenzione. Nel 1964, i Cardinali Frings, Dopfner e Afrink, appoggiarono la tesi antimariana di Konig (Stefano De Fiores: Nuovo dizionario di mariologia) e il Cardinale Frings ebbe l’ardire di affermare: “La devozione liturgica è oggettiva e sacramentale; la devozione mariana è soggettiva e personale…” (Card. Frings: Le Concile e la pensée moderne). Eppure la Madonna, nell’apparizione di Amsterdam, tra le altre cose, dirà: “Ho posto i Miei piedi fermamente sul globo, perché il Padre e il Figlio, vogliono presentarMi nel mondo, in questo periodo, come Corredentrice, Mediatrice e Avvocata” (1952) e aggiungerà: “Quando il Dogma, l’ultimo Dogma della storia mariana, sarà proclamato, allora la Signora di tutti i popoli donerà la pace, la vera pace al mondo; i popoli però devono recitare la Mia Preghiera, in unione con la Chiesa.” (31-5-1954) Più tardi affermerà:”Sarà una lotta per la vita e per la morte, ma alla fine lo Spirito vincerà.” (25-3-1972) Poiché noi siamo “ di dura cervice”, la nostra cara Madre, apparendo a Suor Caterina Labouré (18-7-1830), tra l’altro, fece vedere il retro della Medaglia (miracolosa) che Lei stessa le aveva commissionato, retro che metteva in risalto il simbolismo raffigurante il proprio ruolo di Corredentrice: una grande M sormontata da una Croce e i due Cuori Santissimi di Gesù e di Maria, uniti da una base comune. Il Cuore di Gesù era coronato di spine e quello di Maria era attraversato da una spada, mentre attorno alla figura si stagliavano 12 stelle. Il simbolismo è presto spiegato: la lettera M rappresenta Maria e il tratto di base unisce strettamente i due Cuori nella Redenzione. Anche nell’apparizione irlandese di Knock i quindici veggenti, dall’età variabile dai sei ai settantacinque anni, hanno testimoniato concordemente di aver visto questa visione: in una scena silenziosa la Madonna, in abiti regali, con in testa un diadema d’oro, aveva alla Sua destra S.Giuseppe orante e alla Sua sinistra S.Giovanni Evangelista il quale, vestito come un Vescovo, aveva in una mano un libro e con l’altra indicava Maria. La scena ricordava il Sacrificio del Calvario e S.Giovanni, indicando Maria, rievoca il ruolo di Corredentrice svolto da Lei sul Calvario. Lo stesso concetto viene espresso nell’apparizione di Castel Petroso (1888): Maria appare con il Cuore trafitto da sette spade, le braccia aperte e lo sguardo rivolto al Cielo; è inginocchiata davanti al Corpo di Gesù, morto, coperto di piaghe. In questa apparizione, il volto della Vergine esprime immenso dolore, le braccia aperte in atto di offerta, lo sguardo verso il Cielo, denunciano la Sua Maternità regale. Ella offre al Padre, il frutto del Suo seno, Gesù, quale Vittima di espiazione per i peccati dell’Umanità. Lei è liberamente consenziente ala missione redentiva del Figlio, e si associa al terribile Sacrificio della crocifissione, accettando la volontà del Padre. Maria, quindi, con l’abbondanza del Suo Cuore di Madre, ci ha generati alla Vita della Grazia, a prezzo di sofferenze indicibili. Ricordiamo le parole dell’Arcangelo Gabriele: “…darai alla luce un Figlio a cui porrai nome Gesù.” (Lc 1,31) Gesù significa salvatore, quindi Maria non fu solo Madre di Dio, ma Madre di un Dio Crocifisso. Quindi potremo dire con S.Beda: “L’Annunciazione dell’Angelo a Maria, è l’inizio della nostra redenzione.” Ma la corredenzione di Maria non è equivalente a quella di Cristo, ma secondaria perché è subordinata a quella del Figlio; non è sufficiente per sé stessa, ma trae il suo valore dall’Incarnazione e morte del Verbo; essa è stata voluta da Dio. La corredenzione subordinata di Maria, quindi,non toglie nulla alla Redenzione principale di Cristo. Una Redenzione senza la corredenzione di Maria, non sarebbe quella voluta e decretata da Dio. Del resto, non è possibile cooperare alla Redenzione, senza la Grazia che ne deriva e che si presuppone fosse già esistente. (Carlo)

giovedì 13 giugno 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 5°parte- Distrazioni e aridità- Quando si prega, il raccoglimento consiste nella concentrazione delle nostre facoltà su di una realtà soprannaturale, mentre la distrazione è il frutto di un’evasione verso un altro oggetto che sopprime il raccoglimento. “Per l’instabilità del pensiero, mi sono trovata anch’io varie volte in grandissima afflizione..il pensiero, o per meglio intenderci, l’immaginazione non è la stessa cosa che l’intelletto.” (S.Teresa-IV Mansioni) Ma le potenze dell’anima possono avere attività indipendenti e restano vigili anche quando i sensi interni ed esterni possono percepire altre impressioni pur rimanendo nel raccoglimento. Così posso passeggiare in campagna, ascoltare il canto degli uccelli e ciò nonostante proseguire nella mia orazione. Le distrazioni fanno parte della nostra eredità circa il peccato originale, il quale ci ha privati dei doni preternaturali: “..Penso ai danni del peccato originale e mi sembra che tutta da esso dipenda l’attuale nostra inabilità a godere di continuo un tanto bene, sebbene vi debbano non poco contribuire le mie colpe personali…alcune volte n’è parte la mia poca salute…Il più delle volte ciò dipende da indisposizioni corporali. Su questo punto sono molto sperimentata e so che è vero per averlo esaminato io stessa attentamente e averne parlato con persone spirituali. Siamo così miserabili che questa nostra povera anima deve sottostare alle volte alle vicissitudini del corpo in cui è prigioniera. I cambiamenti di stagione e io rivolgimento degli umori fanno sì che molte volte l’anima non possa fare ciò che vuole e soffra in ogni maniera senza sua colpa.” (S.Teresa- Vita) Mentre nell’attività normale queste tendenze a distrarsi sono appena avvertite, nell’orazione divengono imperiose. Dice la Santa: “..Specialmente nella Settimana Santa il demonio mi affoga d’improvviso l’intelletto in un’infinità di tali frivolezze che in altri tempi mi muoverebbero a riso e lo tiene assorto in ciò che vuole. L’anima non è più padrona di sé, se ne sta lì inceppata, né può ad altro pensare che alle sciocchezze messele in mente dal demonio, vane, puerili, buone soltanto per soffocarla e farla uscire di sé. Alle volte mi pareva che i demoni giocassero a palla con l’anima mia, senza che potessi sottrarmi…Oltre che una grande aridità, l’anima prova un’inquietudine che non si sa donde venga. Sembra che l’anima resista ma intanto si agita e si affligge senza saperne il motivo. Forse è perché uno spirito si sente in contatto con un altro.” (S.Teresa- Vita) La luce soprannaturale e la Grazia, frutto dei patimenti e della morte di Cristo, non possono penetrare in un’anima senza una partecipazione nelle sofferenze e nella morte redentrice. Queste sofferenze portano ad una luce su noi stessi e ci radicano nell’umiltà come scrive la Santa : “Fa così (il Signore) soltanto per nostro bene, affinché ci convinciamo che da noi non possiamo che ben poco. E se prima di darci i Suoi tesori, vuol farci toccare con mano la nostra miseria, gli è che essi sono molto eccellenti e non vuole che ci accada come a lucifero…Sono convinta che prima di arricchire le anime di così grandi tesori, il Signore mandi loro, ora sul principio ed ora sulla fine, questi tormenti e ogni altra sorte di tentazioni per provare se Lo amano davvero e vedere se sapranno bere il Suo calice e aiutarLo a portare la Sua croce…Allora l’anima, serva il corpo per amore di Dio. Ci si distragga santamente con qualche buona conversazione, ma buona per davvero, oppure si vada in campagna, sempre secondo il consiglio del confessore. Dio si può servire in tanti modi.”(S.Teresa- II Mansioni) Ma la perseveranza è assolutamente necessaria; La stessa Santa ha ottenuto le sue ricchezze soprannaturali, specialmente grazie alla perseveranza. Del resto vigilando sui nostri sensi, fuggendo le frivolezze che dissipano,e tornando spesso ai piedi di Gesù con giaculatorie , l’umiltà paziente accompagnerà questa perseveranza: “Che deve fare colui che da molti giorni non prova altro che aridità,disgusto, insipienza e un’estrema ripugnanza di andare al pozzo a cavar acqua?..L’increscioso lavoro di gettar molte volte il secchio nel pozzo e cavarlo sempre senz’acqua, abbandonerebbe ogni cosa…Infatti, scopo d’ogni sua fatica dev’essere non già la propria soddisfazione, ma quella del Padrone. E sapendo che con quel lavoro Lo contenta, Lo deve molto ringraziare per l’aiuto che Gli dà nel portare la Croce e per la fiducia che pone in Lui..Verrà un tempo che sarà ricompensato di tutto…Si tratta di travagli gravissimi ma che non sono senza premio. Però, come chiaramente ho veduto, il Signore non lascia di molto ricompensarli, fin da questa vita. No, non v’è dubbio: un’ora sola delle dolcezze di cui poi mi ha favorita valse a rifarmi di tutte le angosce lungamente sofferte per perseverare nell’orazione…Siccome questa lotta mi fu assai penosa, credo che sia tale anche per voi e perciò ve ne parlo ad ogni istante, sperando una volta ol’altra, di farvi intendere che trattandosi di una cosa inevitabile, non ve ne dovete inquietare né affliggere.”(S.Teresa –Vita) S.Teresa pensa che le buone amicizie abbiano una grande importanza ai fini dell’orazione: “Perciò consiglierei a quanti si dedicano all’orazione, specialmente in principio, di procurare amicizia e conversazione con persone che praticano il medesimo esercizio…Se anche nel mondo si cercano conversazioni ed affetti non sempre inappuntabili; se anche là si ama procurarsi amici per meglio ricrearsi e godere di più col racconto vicendevole dei propri vani piaceri, non vedo perché si debba proibire a chi comincia seriamente ad amare e servire Iddio di confidare a qualcuno le sue gioie e i suoi travagli, patrimonio naturale di chi si dedica all’orazione…E così, operando sempre con retta intenzione, gioverà a sé e agli altri n’avrà maggiore esperienza e, senza volerlo, sarà d’insegnamento ai suoi stessi amici…Si va innanzi così negligentemente nelle cose di Dio che i buoni, se vogliono progredire, bisogna che si sostengano a vicenda. E’ divenuto oggi sì naturale immergersi nelle vanità e nei piaceri del mondo, che ben pochi se ne fanno ancora meraviglia, mentre se uno comincia a servire il Signore, moltissimi si alzano a mormorare. Perciò bisogna farsi compagnia e difendersi fino ad acquistare tanta forza da non temere alcun assalto; altrimenti si sarà tutti in pericolo…E’ una specie d’umiltà non fidarsi di sé e credere che il Signore ci aiuterà mediante la compagnia dei buoni. Nella comunanza che ne deriva, la carità getta profonde radici, senza poi dire degli altri innumerevoli beni che non oserei ricordare se una lunga esperienza non me li avesse fatti conoscere.”(S.Teresa-Vita) “Gesù ebbe amici durante la Sua vita quaggiù. Ai Suoi Apostoli confidava il segreto del regno di Dio, i misteri della Sua vita intima. Fra loro, i tre preferiti diventano testimoni della Sua trasfigurazione e della Sua agonia nell’orto degli ulivi. Durante le ultime settimane di lotta dolorosa a Gerusalemme, Gesù alla sera amava ritirarsi a Betania nell’atmosfera dell’affetto di Lazzaro, Marta e Maria che era dolce al Suo cuore. Uomo come noi, Gesù coltiva le amicizie umane per santificare le nostre. In Gesù l’amicizia è frutto di una libera scelta della Sua tenerezza misericordiosa che vuole effondersi.” (P.M.Eugenio) La direzione spirituale- “ Siate Voi benedetto Signore che mi avete fatta così inutile e incapace! Siate soprattutto benedetto perché suscitate tante anime che ci illuminano! Dovremmo pregare continuamente per chi ci illumina…La mia opinione è stata ,è, e sarà sempre questa; che ogni cristiano debba fare il possibile per conferire con direttori molto istruiti, meglio poi se istruiti moltissimo. Chi fa orazione ne ha bisogno più degli altri e in misura più alta, quanto più è spirituale…E’ necessario che i principianti indaghino dove ricavano maggior profitto. Perciò han bisogno di un direttore e tale che sia di grande esperienza..Se io ho sofferto molto ed ho perduto molto tempo, fu appunto per non sapere quello che dovevo fare. Mi fanno molta compassione le anime che arrivate a questo punto, si trovano sole.”(S.Teresa-Vita) Aggiunge S.Francesco di Sales: “E perché vorremmo essere maestri di noi stessi in ciò che riguarda lo spirito, dal moment che non lo siamo per ciò che riguarda il corpo? Gli stessi medici, quando sono ammalati, non chiamano altri medici per giudicare la loro malattia e prescriverne i rimedi?”(Vita devota) “ La direzione fa parte dell’economia provvidenziale di Dio nella guida delle anime. Dio infatti ha fondato la Chiesa come società gerarchica. Egli dirige e santifica le anime per mezzo del Papa e dei Vescovi nel foro esterno, per mezzo del Sacerdote nel foro interno. Cristo ha dato loro i Suoi poteri: lega in Cielo ciò che essi legano sulla terra, assolve ciò che essi assolvono.” (P.M.Eugenio) Conferma S.Giovanni della Croce:”Iddio è tanto amante che l’uomo sia governato per mezzo di altri uomini e sia retto e guidato secondo la ragione naturale, che vuole assolutamente che noi palesiamo le cose che soprannaturalmente ci comunica, senza prestar loro intero credito, né averne ferma e sicura convinzione, finché non passino per il canale umano della bocca di un nostro simile.”(Salita del monte Carmelo) “La direzione delle anime è una delle arti più delicate; suo campo, infatti, è l’oscurità del divino e la complessità della natura umana..La prudenza deve intervenire, dapprima nella ricerca della volontà di Dio, nel discernimento dei contrassegni che la autenticano. Deve saper aspettare manifestazioni certe, prima di impegnarsi in realizzazioni che potrebbero essere pericolose. Dio, che è nostro padrone non esige il compimento della Sua volontà, prima di avercela chiaramente manifestata. Del resto è un’arte saper attendere, non interpretare troppo in fretta un’ardente attrattiva, un avvenimento che ha qualche nota di segno provvidenziale ..L’attesa fa cadere i falsi ardori dell’entusiasmo, il velo ingannatore che ricopre le difficoltà da affrontare…La prudenza allinea l’anima al passo con Dio che ha la Sua ora per ogni opera e non viple essere prevenuto. Quando l’ora è scoccata- e qualche volta scocca improvvisamente- la prudenza si fa pronta e risoluta come Dio stesso ed elimina l’esitazione o il ritardo nel compimento di una volontà divina, ormai certa, e per la quale la Grazia ricevuta, potrebbe anche avere la durata di un giorno solo…I segreti dell’anima sono segreti di Dio. Dio infatti circonda la Sua azione di silenzio e di oscurità..Dio ama il silenzio e la discrezione, infatti sembra a volte che cessi di agire quando è scrutato da sguardi indiscreti.” (P.M.Eugenio) (Carlo) (continua)

venerdì 7 giugno 2013

SPIRITUALITA'

CONGRESSO DELLA LEGIONE DI MARIA- SANTUARIO DEL DIVINO AMORE- 26-5-2013- “Lo Spirito Santo si serve di Maria per portare Cristo al mondo. Maria modello di spirito legionario”- ------------------ Dio Padre ha progettato la salvezza dell’uomo dopo il peccato originale, ma è lo Spirito Santo che lo ha mandato ad effetto. Questa potente forza di amore – un amore che circola incessantemente tra Padre e Figlio- ha determinato l’esecuzione del progetto di Dio realizzando il più mirabolante tra i prodigi: mettere d’accordo la Giustizia con la Misericordia di Dio, soddisfacendo così all’eliminazione della colpa, congiuntamente alla salvezza del genere umano. Il fiat di Maria ha scompaginato l’invidia del nemico e l’amore ha trionfato. Lo Spirito Santo è un fuoco che divora –dicevano gli antichi Padri- perché quando Lui arriva nei cuori ravviva ed infiamma lo zelo che stagnava, l’entusiasmo che dormiva, lo sviluppo che era spento, la vita che languiva. Questo delicato vento, una volta invocato, penetra ogni fibra dell’uomo e la vivifica. Ma quanto è forte e trascinante, tanto è delicato e rispettoso della volontà dell’uomo. Lo Spirito Santo abita, sulla terra, esclusivamente in Maria, vivendo con Lei una intimità inenarrabile, partecipandoLe il progetto di Dio e attuando in Lei il piano della Salvezza ossia l’Incarnazione. Tra i due si stabilisce un connubio umano; l’Uno è la Potenza e Lei l’adesione per permetterGli di agire. Attraverso di Lei lo Spirito Santo può attuare il Suo piano divino e la nascita di Gesù è frutto, contemporaneamente, della Potenza di Dio e della disponibilità umana. Dopo il Fiat di Maria, lo Spirito Santo la spinge ad andare subito dalla cugina S.Elisabetta; subito ebbero inizio i prodigi quali la benedizione di S.Elisabetta: “Benedetta Tu fra le donne e benedetto il Frutto del Tuo seno!” (Lc 1,42) e della santificazione del Battista: “Ecco appena la voce del Tuo saluto ha colpito i miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio seno:” (Lc 1,44) Maria quindi, piena di Spirito Santo ha dato inizio al Suo apostolato che da ora in poi contraddistinguerà tutta la Sua esistenza terrena. Ella, piena di Grazia, quindi senza macchia alcuna (in effetti il peccato è opposizione a Dio, rifiuto di Dio) quindi tutta pura e per questo ha potuto ricevere la purezza dello Spirito Santo; tra i due vi è una perfetta sintonia perché Ella ama quello che Lui ama, pensa quello che Lui pensa. Tutto l’agire di Maria è avvolto dall’amore per lo Spirito Santo perché nessun impedimento la possa allontanare da Lui e Maria possa divenire Sua Sposa. Questa unione sponsale è così forte da essere come una penetrazione dell’Uno nell’Altra. Maria riproduce quello che da sempre avviene in Cielo, tra il Padre che invia sulla Terra il Suo Amore e il Figlio che Lo accoglie; in quel momento tutta la SS Trinità abita in Lei e per questo Maria diviene la dimora sulla Terra di tutta la SS Trinità. Nella preghiera di Maria, Ella può ascoltare il colloquio d’amore che trascorre tra le tre nature divine e il Suo cuore palpita insieme al Loro. Però c’è sempre una diversificazione tra la creatura e lo Spirito Santo, ma questa Loro unione è avvenuta rendendo la Vergine partecipe della Santità divina, perché tra Loro vi è comunione di volontà e di intenti. Dice S.Ireneo di Lione che senza lo Spirito Santo non è possibile vedere il Figlio di Dio e senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre perché la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo. “La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo il quale, attraverso l’Angelo Lo annunzia come l’Unto, il Cristo, fin dalla nascita. E’ Lui che riempie di Sé Gesù(Lc 4,1), è Sua la forza che esce dal Verbo quando guarisce e risana. Ed è Lui, che risuscita Cristo dai morti.(Rm 1,4-8,11) Maria, sempre Vergine, è il capolavoro della missione del Figlio e dello Spirito nella pienezza del tempo. Per la prima volta, nel disegno della Salvezza e perché lo Spirito l’ha preparata, il Padre trova la dimora dove il Suo Figlio e il Suo Spirito possono abitare fra gli uomini. Maria è rappresentata quindi come “Sede della Sapienza”. In Lei cominciano a manifestarsi le meraviglie di Dio che lo Spirito compirà in Cristo e nella Chiesa” (Catechismo della Chiesa Cattolica) Dice Giovanni che Dio è Amore e questo amore è il primo dono, quello che contiene tutti gli altri doni; questo Amore Dio lo ha riversato nel cuore degli uomini per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato. Nel Cenacolo Maria rappresenta la completa apertura dell’umanità alla Grazia e questo atteggiamento ha permesso la formazione della Chiesa. Alla Chiesa è stato affidato il dono di Dio, affinché tutte le membra, partecipandone, siano vivificate; in Lei c’è la comunione con Cristo, la conferma della nostra Fede, la scala per ascendere a Dio. Dove è la Chiesa, lì vi è lo Spirito di Dio e dove vi è lo Spirito vi è la Chiesa e ogni Grazia. Il nostro Manuale asserisce che una delle condizioni per attirare a sé lo Spirito Santo è quella di comprendere il Suo rapporto con la Madonna. Noi Legionari abbiamo la possibilità di partecipare in qualche modo al piano della Salvezza, seguendo Maria che si è resa disponibile a questa realizzazione. Noi, essendo battezzati, siamo Chiesa e Maria è la Madre della Chiesa, Madre del Corpo Mistico. Il Legionario partecipa alla funzione materna di Maria, il cui compito principale è quello di una Madre che genera continuamente figli del Regno in unione allo Spirito Santo. La Chiesa (Ecclesia) essendo “convocazione” di tutti gli uomini alla Salvezza, per sua natura è missionaria, inviata da Cristo a tutti i popoli per farli suoi discepoli; infatti Gesù ordinerà: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli..(Mt28,19). Inoltre lo Spirito Santo istruisce il credente e si serve di lui per condurre in porto colui che ha bisogno di una guida. E’ indicativo l’episodio narrato negli Atti degli Apostoli, quando il discepolo Filippo viene inviato all’eunuco etiope ministro di Candace per attuare la sua conversione: “Lo Spirito disse a Filippo: raggiungilo e accompagnati a quel cocchio. Filippo corse e sentì che l’Etiope leggeva il Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu ciò che leggi?. Quello rispose:Come posso capirlo se nessuno mi guida?...Allora Filippo, prendendo a parlare e, incominciando da questo passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Continuando il loro viaggio, trovarono dell’acqua e l’eunuco disse: Ecco dell’acqua, che cosa impedisce che io sia battezzato? E fece fermare il carro. Scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, e lo battezzò” (Atti 8,29-38). Molti di noi Legionari possiamo testimoniare di sentirci spesso strumenti della Grazia e collaboratori del Regno di Dio. Concludo questa mia piccola meditazione con le parole ispirate tratte dalla 2° lettera ai Corinti (13,13): “La Grazia del Signore Gesù Cristo, l’Amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi” -Carlo

sabato 1 giugno 2013

SPIRITUALITA'

NOSTALGIA DI DIO- Spesso, parlando con persone che si dichiarano atee, mi sono chiesto come potessero vivere nel profondo della propria anima i grandi temi dell’esistenza, non dandosi alcuna spiegazione e rimanerne appagati. Nessun fumatore, durante l’esercizio del fumo, denuncia gli inconvenienti giornalieri provocatigli dal suo vizio ma, una volta smesso di fumare, dichiara che finalmente sono cessate le smanie mattutine, la bocca amara, i dolori di testa, il fiato corto, la cattiva digestione etc etc. In sostanza, dopo aver smesso di fumare si sente libero di confessare la vera situazione nella quale era caduto. Altrettanto avviene in campo spirituale e il brano qui sotto riprodotto ci dà un quadro veritiero della conversione: “Voglio trovare Dio oltre le parole. Mi piacciono gli uomini che cercano, quelli che indagano, gli uomini che non si accontentano delle cose comuni, che gridano verso Dio. So che cosa è questa follia di grandezza. Non mi accontento della vita di tutti i giorni. Io voglio Dio. Ecco la salvezza: credere che la vita abbia un senso, credere che sia basata su di un solido fondamento. Colui che vive nel raccoglimento e che non si lascia stordire dalle cose e dagli uomini, colui che guarda al di là delle apparenze, deve convincersi dell’esistenza di un Principio, deve accettare l’ordine, la presenza dello Spirito di Dio. Io ho provato la calma di questi momenti di certezza; sento, sulle rovine del cuore, il grido di questa indistruttibile speranza. Quanto deve essere profonda la gioia di colui che, all’improvviso, dopo aver camminato a lungo e cercato la pace inutilmente, capisce che lui pure è figlio di un Padre che lo conosce e che lo ama e non un atomo sperduto nell’immensità dello spazio! Quest’uomo camminava disperato nel vuoto, e ora la coscienza gli dice con parole di fuoco che la sua vita non è inutile, che Dio lo vede, che Gesù lo ama, che la sua angoscia è compresa e amorevolmente seguita da una mano divina. Accetto. Voglio la verità. Il mio spirito è conquistato da queste cose meravigliose. Come uomo non capisco, ma l’anima sente. Mi abbandono a Dio. Mi pare di destarmi da un sogno: dopo lungo errare attraverso la notte vuota e oscura, ho ritrovato l’anima. Recito il Pater, e al suo confronto tutta la scienza dell’uomo mi pare vuota e assurda. L’anima ha fame, e la semplice preghiera insegnata da Gesù, ha il potere di saziarla. Traccio il segno di Croce e sento in me la pace. Non capisco, non so spiegare, ma questa è la realtà. Mi sento infinitamente debole e immensamente grande. Ero arido al pari della terra bruciata, ed ecco che la pioggia benefica mi irrora. Che cosa ho fatto per meritare questo dono? Perché è stato concesso a me e alla mia famiglia e non ad altri? Ho cercato a lungo una risposta ai problemi e non ho capito questa semplice verità: basta mettersi in ginocchio, offrire il cuore a Dio e ogni mistero si fa luminoso come il sole. Tutto è mutato in me. Quello che prima giudicavo degno di grande attenzione, ora non mi interessa più. Ripenso al tempo passato e non mi riconosco: ero io l’infelice, l’inquieto che cercava con ansia e che giocava con la sua angoscia perché non trovava pace? Ero io l’ignorante che tentava di saziare la sua fame di Dio con cibi terreni e che ingannava se stesso con menzogne nutrite d’orgoglio? Sì, ero proprio io. La disperazione mi faceva sanguinare, gli uomini che incontravo mi davano la sensazione del caos, eppure giudicavo la Religione come il sogno fatuo, sorpassato ed inutile, di uomini fuori tempo, e mi credevo generoso e sapiente perché ero disposto ad accordare diritto di cittadinanza a tutte le idee. Ero ridicolo e cieco. Ora invece vedo. Sono in ginocchio e inizio così la mia nuova vita.” (Peter Van Der Meer)

domenica 26 maggio 2013

APOSTOLATO LEGIONARIO

MARIA GRAZIA A ENRICA- Enrica, sorella nella Fede, oggi è un triste giorno, non sei più tra noi; sei stata una Legionaria speciale, convinta fino in fondo che il nostro movimento apostolico è il migliore del mondo e ce lo hai dimostrato, non con le parole, ma concretamente. Tu sei stata la prova evidente dell’amore di Maria e la Misericordia di Dio Padre, perché nonostante le prove che hai dovuto affrontare nella vita: prima la morte di un figlio il quale (tragicamente come te) è morto investito da un’automobile, poi tuo marito e infine gli altri due figli sono morti mentre tu sei rimasta sola. Ma questi tragici eventi non hanno intaccato minimamente la tua fede, anzi, l’hanno rafforzata fino all’ultimo istante della tua vita che si è spenta proprio mentre andavi ad ascoltare la S.Messa, come ogni mattina e, come tutte le mattine, accendevi i cinque lumini di cera per pregare per tutti i tuoi figli perché, come dicevi sempre, (è vero, ho perso tre figli!) ma posso fare ancora qualcosa, aiutare gli altri…e così tu hai adottato cinque bambini, perché la vita va avanti e il bene non può finire; ci sono persone che hanno bisogno di noi, del nostro aiuto, delle nostre preghiere; e tu pregavi per tutti, anche la notte, quando non riuscivi a dormire. Pregavi perché nel mondo c’è bisogno di pregare, di testimoniare con la propria vita l’Amore di Dio. Non ti scorderemo mai, sarai sempre con noi in spirito, ci guiderai dal cielo a camminare nella Fede per diventare veri Legionari e, come tu sai bene, noi ti assicuriamo preghiere, per sempre. Ciao Enrica. Preghiera: O Maria, in quel Figlio Tu abbracci ogni figlio e senti lo strazio di tutte le mamme del mondo. O Maria, le Tue lacrime passano di secolo in secolo e rigano i volti e piangono il pianto di tutti; O Maria, Tu conosci il dolore…ma credi! Credi che le nuvole non spengono il sole, credi che la notte prepara l’aurora. O Maria, Tu che hai cantato il Magnificat, intonaci il canto che viene dal dolore, come un parto da cui nasce la vita. O Maria, prega per noi, prega perché arrivi anche a noi il contagio della speranza. Amen- La Tua famiglia legionaria. ( Maria Grazia P.)

venerdì 24 maggio 2013

SPIRITUALITA'

COMMENTO AL CONCILIO VATICANO II---PRINCIPI DI PASTORALE- I LAICI- “Il sommo ed eterno Sacerdote Gesù Cristo, volendo anche attraverso i laici, continuare la Sua testimonianza e il Suo ministero, li vivifica col Suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta. Ad essi infatti, che intimamente congiunge alla Sua vita e alla Sua missione, concede anche parte del Suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, affinché sia glorificato Dio e gli uomini siano salvati. Perciò i laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile, chiamati e istruiti per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito. Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo (I° Pt 2,5), i quali nella celebrazione dell’Eucarestia sono piissimamente offerti al Padre, insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso.”

sabato 18 maggio 2013

SPIRITUALITA'

Una fede visibile- La fede può essere testimoniata dalle grandi Processioni che resistono nel tempo e che sono ancora visibili ai giorni nostri? In quel di Sestri Levante, ridente cittadina addormentata sul mare ed avvolta da colline profumate di ginestre, il più bel paese del mondo per chi vi è nato e cresciuto, vi sono decine di chiese, cappelle e luoghi di preghiera che ti invitano a conoscere come la vita del passato forse permeata ad ogni angolo di strada di quella fiducia nel Signore che oggi sembra superata o addirittura scomparsa. Tra le tante chiesette, ve ne è una, arrampicata tra fasce di olivi, lecci ed agave, il cui suono della campana arriva lontano lontano, a seconda come tiri il vento, ma che tutti i suoi cittadini riconoscono, perché ricorda loro una festa patronale alla quale nessuno vuole mancare, quella della Madonna del Carmelo. E’ la chiesa millenaria di S.Stefano del Ponte, appollaiata su di una collina cinta da vigneti e che custodisce la statua di questa Madonna e che ogni anno, nella terza domenica di luglio, viene portata in processione lungo le vie della cittadina. E’ una tradizione che si perde nel tempo –sembra che la prima volta si sia svolta nel 1697- ma certo è che coinvolge tutta la popolazione, anche i passanti occasionali e gli ospiti stagionali; un numero impressionante di persone, simili ad un fiume in piena, che parte dalla Chiesa e percorre un tratto di quasi tre Km, tra strade strette, ponti e viali coronati di palme, per giungere fino alla Basilica Collegiata S.Maria di Nazareth, ove viene celebrata la S.Messa e ripercorrere poi a ritroso il percorso fatto in precedenza, fino al rientro nella chiesa dalla quale era partita. Ricordo che in passato mio padre ci raccontava che la nonna, già avanti negli anni (allora la vecchiaia arrivava molto prima degli odierni anni ottanta) si preparava il giorno prima, il sabato, e diceva: “Cascasse il mondo, la processione me la devo fare tutta!” Parole che testimoniano la fede, la forza ed il coraggio che hanno sempre distinto le genti della Liguria. Uomini e donne cresciuti in una quotidiana lotta per reperire cibo e lavoro con la sola forza delle braccia, alla ricerca di un sostentamento proveniente dal mare o dalla misera e dura terra, rubata proprio alla furia del mare. La processione, quindi, ha la partecipazione di vari Parroci della Diocesi, con in testa il loro Vescovo, di bambini della prima Comunione, di signore vestite rigorosamente in nero (non in segno di lutto, ma di rispetto) di uomini e donne della Confraternita, di alcuni Sindaci della zona, e di frati del vicino convento. Tre Cristi crocifissi, ciascuno del peso di 130 Kg, di cui uno dipinto di nero, che gli uomini più forti di Sestri Levante si passano da uno scrocco all’altro, tenendo le braccia dietro la schiena e camminando a passo cadenzato al suono della musica. Tutti precedono la statua della Madonna del Carmelo ornata di fiori e cinta di grapoli d’uva, segno tangibile di gratitudine per i frutti della terra donati in quell’anno da nostro Signore. Verrebbe da pensare alla fatica di quei portatori dei Cristi ed a come meriterebbe essere ripagata! Ed invece nò, in questo paese sono proprio loro a pagare una quota di denaro per essere inseriti tra coloro che faticano in onore proprio della Santa Vergine. Tra due ali di folla ci sono inoltre i bambini più piccoli vestiti come S.Giovanni Battista avvolto in una pelle di pecora, o come S.Pietro con le chiavi in mano, o S.Rita con un cesto di rose, o s.Matteo con il Vangelo sul braccio, o S.Teresa con il Crocifisso, o S.Lucia con un paio di occhiali, o S.Antonio con un grosso pezzo di pane in mano, o S.Domenico e tanti altri. A questo punto, l’afflusso di tante persone valutate sempre oltre le 2.000, causa il blocco del traffico e fa formare file interminabili di auto. I “mugugni” dovrebbero essere inevitabili, e invece nessuno fiata, anzi il canto della Salve Regina si alza con maggiore gioia verso il Cielo. Inevitabile il pianto ed asciugarsi poi quelle lacrime che sanno di speranza perché, così facendo, scopriamo ogni volta di più che abbiamo urgente bisogno di misericordia. Così ogni estate, col sole che scalda la pelle ed il sudore che inzuppa gli abiti, questa processione rinnova i sentimenti più profondi, quelli della spiritualità, della bellezza, del sacrificio, della devozione ed è come se Qualcuno, dall’alto, provasse a bussare per l’ennesima volta, alla porta del cuore degli uomini di buona volontà.-Maria Teresa S.-

sabato 11 maggio 2013

SPIRITUALITA'

ALLOCUTIO di Mons. La Rosa (Direttore spirituale del Senatus di Roma)- Dalla rinuncia di Benedetto XVI all'elezione di Francesco.- Nessuno poteva immaginare che nel Concistoro dell'11 febbraio 2013, convocato per approvare l'eroicità delle virtù di 800 cristiani di Otranto uccisi dalla furia islamica, il mondo intero avrebbe appreso la notizia della rinuncia al Papato di Joseph Ratzinger. “Un fulmine a ciel sereno” fu la reazione a caldo del Card. Sodano. Ma era una decisione che già da tempo il Papa meditava in cuor suo e ha scelto il tempo della Quaresima, cioè il tempo non solo del digiuno, dell'espiazione e del lutto, ma del profondo cambiamento per avviare la risurrezione della Chiesa, di una Chiesa travolta da scandali, personalismi e deviazioni teologiche. Benedetto si congeda così dai fratelli nella fede con il suo stile di umile servitore della Vigna del Signore, manifestando il desiderio di rimanere nascosto al mondo, non scendendo dalla Croce, non abbandonando la barca di Pietro ma seguendo la Chiesa con la preghiera e il sacrificio, lontano dai logoranti traffici umani e dalle loro menzogne. Con il 4 marzo hanno inizio le “Congregazioni generali” in preparazione del Conclave, dove i Cardinali di tutto il mondo hanno fotografato il volto della Chiesa con le sue ombre e luci, cercando di individuare un degno successore di Papa Ratzinger, che purificasse la Chiesa e la riportasse alla pagina evangelica. Il 12 marzo si apre il Conclave. Vivere il Conclave in tempo di quaresima significa avere ben chiare tre dimensioni: la carità, la conversione, la preghiera e affidarsi all'opera dello Spirito Santo. Mai, come nel Conclave, abbiamo sperimentato la presenza dello Spirito Santo, un Dio che spariglia le logiche umane, i calcoli di cordate e di interessi materiali, per eleggere “un uomo venuto dalla fine del mondo” che incarna il Vangelo. Dopo un giorno di riflessione e di preghiera, la sera del 13 marzo la fumata bianca, sprigionata dal camino della Cappella Sistina confermava l'elezione del nuovo Papa. “Annuntio vobis gaudium magnum, riecheggiava nella Piazza S.Pietro, flagellata da una fredda pioggia, la voce commossa del Card. Tauran, habemus Papam: Georgium Marium BERGOGLIO, qui sibi nomen imposuit FRANCISCUM”. Francesco è il nuovo Papa, “venuto dalla fine del mondo”, dal SUD povero che sfida il NORD ricco, il gesuita con il saio francescano. Perchè questo nome? La spiegazione la dà lo stesso Papa, nell'incontro con i rappresentanti dei media internazionali Sabato 16 marzo. “Nell'elezione avevo accanto a me l'Arcivescovo emerito di S.Paolo nel Brasile. Quando i voti superarono i due terzi, il Card. Hummes mi abbracciò e mi baciò e mi disse: non ti dimenticare dei poveri. Poi, subito in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d' Assisi, poi ho pensato alle guerre. E così è venuto il nome nel mio cuore. Francesco d'Assisi è per me l'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce l'universo, il poverello che accolse la chiamata avuta nel sogno per andare a riparare la casa. E il mio desiderio era di avere una Chiesa povera e per i poveri, perchè il vero potere è il servizio. Papa Bergoglio, ispirato dallo Spirito Santo ha incarnato così le istanze e i desideri dei Cardinali, per ridare una Chiesa vicina al Vangelo, lontana dagli scandali, dalle divisioni e dai personalismi. Una scelta puramente evangelica. Secondo alcuni giornali l'elezione di Bergoglio è stata una scelta geopolitica. Il Pontificato di Papa Woytila era stato caratterizzato dalla caduta del muro di Berlino, abbattendo così il marxismo e la cultura atea. Con Papa Bergoglio la Chiesa intendeva invece porre un freno alle sette e ai movimenti evangelici, inviati e sostenuti con grandi mezzi economici da finanziatori nordamericani per attirare molti diseredati di quelle terre del sud del mondo e indurli ad entrare nelle loro comunità. Era il vecchio sogno del protestantesimo americano: finirla con la superstizione papista. E' una lettura secondo gli schemi umani. L'elezione di Francesco conferma invece una Chiesa che ancora sa muovere i cuori e innalzare gli animi al di sopra di una quotidianità, in questi giorni particolarmente grigia e deprimente, e che sa ancora sorprendere e spingere gli uomini alla speranza. Una Chiesa ferita e ammaccata ma che dà prova di grande vitalità e della forza che le dona lo Spirito Santo. Papa Bergoglio è una scelta puramente ispirata al Vangelo!!! Ed anche l'uomo incarna questa scelta. “UBI PETRUS IBI ECCLESIA”. Non è un Papa di sinistra, né di destra. Conosciuto come conservatore sceglie un nome rivoluzionario: Francesco, e pone al centro del suo programma il Vangelo e la Croce di Cristo, anzi sui valori non negoziabili è inflessibile, non cedendo minimamente alla cultura secolarizzata del mondo contemporaneo. Più volte in Argentina ha tuonato contro l'aborto, l'eutanasia, i matrimoni gay, tacciandoli come pretesa dell'uomo di distruggere il disegno di Dio e fomentando il segno dell'invidia del diavolo. Alcuni tratti di Papa Bergoglio hanno colpito il cuore dei cristiani e non. Il gesto più spirituale ed inatteso, e per molti versi sconvolgente, è il momento di raccoglimento, quei lunghi attimi di silenzio in cui il nuovo Papa chiede ai fedeli della piazza una benedizione celeste. “Ed adesso, così si esprimeva, vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perchè mi benedica: è la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo Vescovo”. E chinando il capo, il Papa è rimasto per alcuni istanti in silenzio, mentre la piazza pregava per lui. Un silenzio che vale più di tante parole. Poi insieme, pastore e fedeli, pronunciava il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Gloria al Padre, le preghiere di tutti i giorni, quelle che ci hanno insegnato i genitori. Lo stile di Papa Bergoglio è una testimonianza semplice ed essenziale, è un cristianesimo che crede nella misericordia e nella tenerezza, consapevole che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza. E' l'umiltà che garantisce la presenza del Signore. Lo stemma episcopale, caratterizzato da una lineare semplicità, contiene il motto: “Miserando atque eligendo” che è tratto dalle omelie di S.Beda, il Venerabile il quale, commentando l'episodio evangelico della vocazione di S. Matteo, scrive: “Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con un sentimento di amore e lo scelse (miserando atque eligendo), gli disse: seguimi”. Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina e si riferisce alla decisione di Bergoglio, all'età di 17 anni, di abbracciare la vita religiosa, a seguito di una confessione dove si sentì toccare il cuore e avvertì la discesa della misericordia divina che, con uno sguardo di tenero amore, lo chiamava al sacerdozio, sull'esempio di Ignazio di Loyola. In basso si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l'antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, mentre il fiore di nardo indica S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, S. Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo stemma tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Maria e S. Giuseppe. Alla Vergine Maria Papa Francesco si era già rivolto, il primo giorno della sua elezione, manifestando così la sua devozione. Al termine della benedizione dichiarava: “Domani voglio andare a pregare la Madonna perchè custodisca tutta Roma”. E la mattina di giovedì 14 marzo, con un mazzolino di fiori in mano, come un semplice pellegrino, si è recato nella Basilica di S.Maria Maggiore per una preghiera alla Vergine, venerata con il titolo “Salus Populi Romani”, e sostando in silenzioso raccoglimento. “Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre e Madre della Chiesa, affido il mio ministero e il vostro ministero” dirà nella sua prima Udienza. Ancora una sosta mariana per Papa Francesco nel pomeriggio di venerdì 15 marzo alla Grotta di Lourdes nei giardini vaticani per raccogliersi in preghiera davanti alla statua della Vergine. E nel giorno del suo primo Angelus, domenica 17 marzo, commentando il Vangelo della quinta domenica di Quaresima che presenta l'episodio della donna adultera, Papa Francesco parla del volto misericordioso di Dio che non condanna, il volto di un Padre paziente che ci comprende, ci attende, che non si stanca di perdonarci, se sappiamo tornare a Lui con il cuore contrito. Ed invita i fedeli ad invocare l'intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la misericordia di Dio fatto uomo. Cari legionari, al termine di un mese ricco di emozioni e di sorprese spirituali, eleviamo un pensiero di ringraziamento a Dio per averci donato Papa Francesco, degno successore di Benedetto XVI alla guida della Chiesa. Ringraziamolo per questo tocco di spiritualità mariana che caratterizza il nuovo Papa. E noi aiutiamolo con la preghiera, con la fedeltà legionaria, e con la coerenza di vita, a portare il peso della Croce con gioia, fiduciosi che la protezione di Maria non mancherà di sostenerlo, proteggerlo e amarlo in ogni momento della sua vita. Amen.-

venerdì 3 maggio 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 4° PARTE- Pregare sempre- Conoscere Dio in sé e le ricchezze che Egli versa nell’anima, è certamente per S.Teresa, la prima cognizione da acquistare, il primo atto della vita spirituale da compiere. Non si entra nella vita spirituale che per questa porta : “Vi ho già detto che la porta del castello è l’orazione. Ora, pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della Sua Misericordia, è una vera follia. (Ma la conoscenza di sé dipende direttamente dalla conoscenza di Dio) L’anima deve di tanto in tanto innalzarsi a considerare la grandezza e la maestà di Dio. In ciò scoprirà la propria miseria, meglio che rimanendo in se stessa. Tuttavia rimane sempre una grande grazia di Dio poterci in esso esercitare, benché, come suol dirsi, vi si possa mancare per eccesso o per difetto. Insomma, credetemi: opereremo assai più virtuosamente con l’aiuto di Dio, che non rimanendo attaccate alla nostra miseria…Il Signore dice: Nessuno va al PadreMio se non per Me. E ancora: Chi vede Me vede il Padre Mio. Ora, se noi non Lo guardiamo mai, né mai consideriamo quanto Gli dobbiamo, né la morte che ha subito per noi, non so come possiamo conoscerLo e servirLo. E senza queste opere di Suo servizio, che valore avrà la nostra fede?. E che valore avranno pure le nostre opere, separate che siano dai meriti inestimabili di Gesù Cristo, nostro Bene?” (S.Teresa -II Mansioni) Il devoto, giunto alla seconda fase, avrà trovato Dio, sperimenterà che il Re si dà solo a chi da parte sua si dà interamente. La Santa avverte che le anime che si trovano nelle II Mansioni soffrono maggiormente rispetto a quelle che vivono nelle Prime Mansioni: “Qui l’anima va soggetta a gravi pene, specialmente se il demonio, riconoscendo le sua attitudini e qualità, la vede capace di andare molto innanzi…così (queste anime) essendosi avvicinate all’appartamento di Sua Maestà ne sentono gli inviti e capiscono di avere in Lui un buon vicinante, grande in bontà e misericordia…Questo nostro Signore vede tanto volentieri che noi l’amiamo e ne cerchiamo la compagnia, che non lascia di quando in quando, di chiamarci perché andiamo a Lui. Ed è sì dolce la Sua voce che la povera anima, sentendosi incapace di far subito quanto le si dice, si sente tutta distruggere! Ecco perché ho detto che è più penoso udire che non udire. Queste voci ed inviti si odono non già come quelli di cui parlerò più avanti, ma nelle parole di certe buone persone, nelle prediche, in buona lettura…La lotta che qui i demoni muovono alle anime è molto varia e terribile e produce loro una pena ben più grande che non nelle mansioni precedenti. Oh Gesù! Che scompiglio fan qui i demoni e che afflizioni per l’anima! …I demoni mettono innanzi tutti i beni e i piaceri del mondo..li fanno apparire quasi eterni; mostrano la stima in cui sono tenuti; suggeriscono il ricordo dei parenti e degli amici; e siccome, entrando in questa mansione, si desidera di fare un pò di penitenza, la mostrano come contraria alla salute e mille altre difficoltà!...Altre volte (il Signore) permetterà che ne veniamo morsicati (dalle bestie velenose) per insegnarci a star più attenti e vedere se ci dispiace di averLo offeso. Perciò, se qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d’andare innanzi. Da quella caduta, il Signore saprà cavare del bene…A chi ha già incominciato, chiedo che la prospettiva della lotta non lo faccia tornare indietro. Pensi che la ricaduta sarebbe peggiore della caduta; ne intravegga la rovina, confidi non in se stesso, ma nella Misericordia di Dio.” (S.Teresa- II Mansioni) “Perseveranza nelle prove esterne e nelle aridità; perseveranza perché spesso il Signore permetterà che ci perseguitino e ci affliggano..i pensieri cattivi senza poterli allontanare; perseveranza per ritrovare il raccoglimento, perché dopo averlo perduto, non c’è altro rimedio che cercarlo nuovamente; perseveranza per continuare la lotta, malgrado tutti gli ostacoli e imprendere la via con la ferma risoluzione di proseguire. L’unica brama di chi vuol darsi all’orazione..dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disporsi a conformare la propria volontà a quella di Dio. In ciò consiste la più grande perfezione che si possa bramare.” (S.Teresa –II Mansioni) A volte l’entusiasmo dei principianti nasconde un orgoglio segreto che il demonio intende incrementare : “Ispira egli (il demonio) a una sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver riposo se non allora che si sta tormentando. Essa allora si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non poter più seguire la Regola. Ispira a un’altra sentimenti di zelo per una più alta perfezzione…ne può venire che costei scorga gravi mancanze in ogni minimo difetto delle consorelle…” (S.Teresa-I Mansioni) Questi tranelli del demonio hanno lo scopo di disperdere le energie dell’anima e concentrarle su tante piccinerie, mentre Dio, pur nella Sua esigenza, è libertà, gioia, equilibrio. Infatti anche S.Teresa ritiene la ricreazione e il buon senso molto necessari alla devozione. A questo proposito ella scrive: “Inoltre bisogna avere grande confidenza, né mai soffocare i desideri, ma credere che con l’aiuto di Dio e con la nostra buona volontà, possiamo arrivare anche noi a poco a poco, se non subito, dove arrivarono molti Santi i quali, se mai avessero concepiti tali desideri, né mai avessero cercato di tradurli in pratica, non avrebbero mai raggiunto quel loro stato sì sublime. Sua Maestà vuole ed ama le anime coraggiose, umili e diffidenti di sé…Io non sono, purtroppo, che un povero augellino, coperto appena di una leggera lanugine, non sono già un’aquila e dell’aquila non ho che l’occhio ed il cuore. Sì nonostante la mia estrema debolezza, oso fissare il Sole divino dell’amore e bramo ardentemente di lanciarmi lassù fino a Lui!” (S.Teresa- Storia di un’anima) “ Andare verso Dio è già fare orazione, poiché l’orazione – rapporto di amicizia con Dio- non è altro che questo movimento filiale verso Dio nostro Padre…Nulla sembra più facile, nulla più semplice che abbandonarsi a questo istinto filiale, ma questo deve essere regolato, illuminato, sostenuto. Deve diventare così potente da trascinare tutte le nostre energie, così profondo da prendere tutta la nostra anima e farla passare in Dio grazie ad un’orazione divenuta trasformante. L’orazione mette in attività le facoltà naturali e le potenze soprannaturali. E’ un’arte,una dlle più delicate, che esige una tecnica e che si impara solo con l’esercizio ed una lunga pazienza.” (P.M.Eugenio) Nei Vangeli si narra che gli Apostoli, dopo aver visto il Signore assorto per ore in un’orazione silenziosa, gli chiedono di poter fare altrettanto e Gesù insegnò loro il Padre Nostro. Avevano chiesto la scienza dell’orazione e Gesù insegnò loro una preghiera vocale; in qualunque stato spirituale ci troviamo, fervoroso o arido, per imparare a pregare è necessario recitare umilmente e ponderatamente il Padre Nostro. La preghiera ufficiale della Chiesa è quella liturgica, la preghiera che prelude al sacrificio della S.Messa; i testi sono presi dalla sacra scrittura, testi scelti che consentono una buona preparazione e una buona meditazione per ascendere alla contemplazione. “ Indubbiamente il principiante deve imparare a pregare con la Chiesa, a gustare la bellezza contenuta e maestosa delle cerimonie, a penetrarne il simbolismo, ad assaporare lungamente i testi liturgici. Deve soprattutto cercare nella preghiera liturgica i moti dell’anima di Cristo nella Chiesa, ascoltare i gemiti del Suo Spirito d’amore ed imparare così, alla scuola di Gesù nostro Maestro, ciò che deve essere ogni giorno la sua preghiera intima e silenziosa.” (P.M.Eugenio) S.Teresa consiglia la lettura meditata: “Il libro aiuta a raccoglierlo (l’intelletto) e gli è indispensabile anche se legge poco. Anzi alle volte dovrà contentarsi di far consistere la sua orazione soltanto nella lettura..” (S.Teresa- Vita) Il libro da sciegliersi dovrà essere un libro che stimoli la riflessione, perché la semplice lettura non è sufficiente se non è accompagnata dalla meditazione che costringe l’anima a esprimere sentimenti d’amore per Dio nell’intrattenersi con Lui; in sostanza la funzione del libro dovrebbe essere quella di fornire un sostegno per unirsi a Lui. Dice la Santa: “Passai più di quattordici anni senza poter meditare se non con l’aiuto di un libro…(in questi anni) nei quali, a meno che non fosse dopo la S.Comunione, non osavo cominciare la meditazione senza libro…Il libro mi consolava; mi serviva di compagnia e di scudo per ribattere gli assalti dei molti pensieri, tanto che ogni qual volta ne ero senza, mi assaliva l’aridità, della quale ordinariamente andavo priva. L’anima cadeva subito nel turbamento, mentre col libro raccoglievo i pensieri dispersi e mi immergevo nell’orazione con piacere. Spesso mi bastava solo aprire il libro, alle volte leggevo un poco ed altre volte molto, a seconda della grazia che il Signore mi faceva.” (S.Teresa-Cammino) Nell’orazione di raccoglimento, così chiamata perché l’anima raccoglie tutte le sue potenze e si ritira in se stessa col suo Dio. Spiega la Santa: L’anima intendendo che tutte le cose del mondo non sono che un gioco, sembra che d’improvviso s’innalzi sopra tutto il creato e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza. Infatti i sensi si ritirano dalle cose esteriori e le disprezzano: gli occhi si chiudono spontaneamente per non vedere più nulla, mentre si acuisce di più lo sguardo dell’anima. Ecco perché chi va per questa via tiene quasi sempre gli occhi chiusi quando prega. Il costume è lodevole e sommamente utile…Dovete sapere che qui non si tratta di una cosa soprannaturale, ma di un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio, senza del quale non si può far nulla, neppure un buon pensiero. Non è del cosiddetto silenzio delle potenze che noi parliamo, ma di un loro assorbimento nell’anima.” (S.Teresa- Cammino) Unico scopo del raccoglimento è di condurre l’anima nel tempio più intimo del Signore, senza però oziare in esso, poiché ogni raccoglimento, congelando le facoltà, crea uno stato di riposo. Per evitare ciò è necessario che allo sforzo del raccoglimento segua uno sforzo di ricerca attiva di Dio. A tal proposito la Santa dice: “Raccolta allora in se stessa (l’anima) può meditare la Passione, rappresentarsi Gesù Cristo e offrirLo al Padre, senza stancarsi nell’andare a cercarLo sul calvario, nel Gehtsemani o alla colonna…occorre che l’intelletto sappia anche tacere, immaginandoci per quanto ci sarà possibile, che il Signore ci stia guardando. Allora facciamoGli compagnia, parliamo con Lui, supplichiamolo, umiliamoci, deliziamoci insomma della Sua presenza, ricordiamoci sempre però, che siamo indegni di starGli innanzi…Trattate con Lui come con un padre, con un fratello, con un maestro, con uno sposo: ora sotto un aspetto ed ora sotto un altro, ed Egli vi insegnerà come contentarLo. Non siate così semplici da non domandarGli nulla! Giacché Egli è vostro sposo e come tale vi tratta, prendeteLo in parola! Non è forse così che deve fare una buona sposa col suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ne ha voglia?...Così fa il Signore con voi, senza alcun’ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone e s’accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia, potete contemplarLo risorto e nel vederLO uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. Che bellezza! Che splendore! Quanta maestà! Quanta gioia!. Con quanta gloria abbandona il campo di battaglia su cui ha conquistato il regno senza fine che ora vuol dividere con voi, dandovi insieme Se stesso! Sarà dunque gran cosa che rivolgiate qualche volta i vostri sguardi sopra Colui che vi riserva tanti beni. Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete contemplarLo mentre si reca al giardino degli olivi. Come doveva essere triste la Sua anima se Egli, che è la stessa potenza, giunse perfino a lamentarsi!..ConsiderateLo legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli: e tutto per il grande amore che ci porta…Oppure considerateLo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non Gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei Suoi occhi tanto belli, compassionevoli e ripieni di lacrime; dimenticherà i Suoi dolori per consolare i vostri..vi verrà pure di parlarGli dicendogGli..O Signore del mondo e vero sposo dell’anima mia…Dobbiamo ritirarci in noi stesse, anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi. Concludo ripetendo che dipende tutto da noi. Chi vuole arrivare a questo stato, non deve mai lasciarsi scoraggiare: si abitui a ciò che ho detto e a poco a poco se ne renderà ragione da se stesso. Non perderà nulla: anzi guadagnerà sé per se stesso facendo servire i propri sensi al raccoglimento dell’anima. Se deve parlare, penserà che ha da parlare in se stesso con qualche altro. Se deve ascoltare, si ricorderà di prestare orecchio ad una voce che gli parla più da vicino. E volendolo, constaterà facilmente di poter stare sempre con Dio rimpiangendo il tempo in cui ha lasciato solo un tal padre i cui soccorsi gli sono tanto indispensabili.” (S.Teresa-Cammino) L’orazione di raccoglimento dipende dalla nostra volontà; la Santa dice: “Io ne ho fatto spesso l’esperienza e so che il miglior rimedio alle distrazioni è di applicarmi a tenermi fissa in Colui a cui mi rivolgo…Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma col servirvene a intrattenervi spesso con Lui: ed Egli vi suggerirà quello che Gli dovete dire…Se continua così per alcuni giorni sforzandosi tentarLo, non solo non vi mancherà mai, ma come suol dirsi, non potrete mai torveLo d’attorno.” (S.Teresa-Cammino) “Ancor troppo poco illuminata per aderire fermamente, ancor troppo debole per entrare nell’oscurità del mistero divino, la fede degli inizi ha bisogno di studiare per consolidare le fondamenta ragionevoli della sua adesione e mettersi al sicuro dalle tentazioni e dal dubbio. Quando si sarà fortificata con un nutrimento abbondante e sostanziale di verità dogmatiche, allora potrà tuffare il suo stelo vigoroso e irrobustito nelle profondità del mistero e gustare gli splendori che i dogmi proiettano, nell’attesa che l’oscurità stessa le appaia più saporosa ancora. La conoscenza è principio dell’amore; l’amore a sua volta diventa lo stimolo della conoscenza. La scuola di S.Ignazio ci mostrerà l’importanza dell’ascesi e i mezzi per praticarla; la scuola benedettina ci istruirà nella virtù di religione e sul valore spirituale della liturgia; S.Teresa e S.Giovanni della Croce ci insegneranno il culto interiore dell’orazione e dilateranno i nostri orizzonti di vita spirituale.” (P.M.Eugenio) (Carlo) (continua)