domenica 26 maggio 2013

APOSTOLATO LEGIONARIO

MARIA GRAZIA A ENRICA- Enrica, sorella nella Fede, oggi è un triste giorno, non sei più tra noi; sei stata una Legionaria speciale, convinta fino in fondo che il nostro movimento apostolico è il migliore del mondo e ce lo hai dimostrato, non con le parole, ma concretamente. Tu sei stata la prova evidente dell’amore di Maria e la Misericordia di Dio Padre, perché nonostante le prove che hai dovuto affrontare nella vita: prima la morte di un figlio il quale (tragicamente come te) è morto investito da un’automobile, poi tuo marito e infine gli altri due figli sono morti mentre tu sei rimasta sola. Ma questi tragici eventi non hanno intaccato minimamente la tua fede, anzi, l’hanno rafforzata fino all’ultimo istante della tua vita che si è spenta proprio mentre andavi ad ascoltare la S.Messa, come ogni mattina e, come tutte le mattine, accendevi i cinque lumini di cera per pregare per tutti i tuoi figli perché, come dicevi sempre, (è vero, ho perso tre figli!) ma posso fare ancora qualcosa, aiutare gli altri…e così tu hai adottato cinque bambini, perché la vita va avanti e il bene non può finire; ci sono persone che hanno bisogno di noi, del nostro aiuto, delle nostre preghiere; e tu pregavi per tutti, anche la notte, quando non riuscivi a dormire. Pregavi perché nel mondo c’è bisogno di pregare, di testimoniare con la propria vita l’Amore di Dio. Non ti scorderemo mai, sarai sempre con noi in spirito, ci guiderai dal cielo a camminare nella Fede per diventare veri Legionari e, come tu sai bene, noi ti assicuriamo preghiere, per sempre. Ciao Enrica. Preghiera: O Maria, in quel Figlio Tu abbracci ogni figlio e senti lo strazio di tutte le mamme del mondo. O Maria, le Tue lacrime passano di secolo in secolo e rigano i volti e piangono il pianto di tutti; O Maria, Tu conosci il dolore…ma credi! Credi che le nuvole non spengono il sole, credi che la notte prepara l’aurora. O Maria, Tu che hai cantato il Magnificat, intonaci il canto che viene dal dolore, come un parto da cui nasce la vita. O Maria, prega per noi, prega perché arrivi anche a noi il contagio della speranza. Amen- La Tua famiglia legionaria. ( Maria Grazia P.)

venerdì 24 maggio 2013

SPIRITUALITA'

COMMENTO AL CONCILIO VATICANO II---PRINCIPI DI PASTORALE- I LAICI- “Il sommo ed eterno Sacerdote Gesù Cristo, volendo anche attraverso i laici, continuare la Sua testimonianza e il Suo ministero, li vivifica col Suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta. Ad essi infatti, che intimamente congiunge alla Sua vita e alla Sua missione, concede anche parte del Suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, affinché sia glorificato Dio e gli uomini siano salvati. Perciò i laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile, chiamati e istruiti per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito. Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo (I° Pt 2,5), i quali nella celebrazione dell’Eucarestia sono piissimamente offerti al Padre, insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso.”

sabato 18 maggio 2013

SPIRITUALITA'

Una fede visibile- La fede può essere testimoniata dalle grandi Processioni che resistono nel tempo e che sono ancora visibili ai giorni nostri? In quel di Sestri Levante, ridente cittadina addormentata sul mare ed avvolta da colline profumate di ginestre, il più bel paese del mondo per chi vi è nato e cresciuto, vi sono decine di chiese, cappelle e luoghi di preghiera che ti invitano a conoscere come la vita del passato forse permeata ad ogni angolo di strada di quella fiducia nel Signore che oggi sembra superata o addirittura scomparsa. Tra le tante chiesette, ve ne è una, arrampicata tra fasce di olivi, lecci ed agave, il cui suono della campana arriva lontano lontano, a seconda come tiri il vento, ma che tutti i suoi cittadini riconoscono, perché ricorda loro una festa patronale alla quale nessuno vuole mancare, quella della Madonna del Carmelo. E’ la chiesa millenaria di S.Stefano del Ponte, appollaiata su di una collina cinta da vigneti e che custodisce la statua di questa Madonna e che ogni anno, nella terza domenica di luglio, viene portata in processione lungo le vie della cittadina. E’ una tradizione che si perde nel tempo –sembra che la prima volta si sia svolta nel 1697- ma certo è che coinvolge tutta la popolazione, anche i passanti occasionali e gli ospiti stagionali; un numero impressionante di persone, simili ad un fiume in piena, che parte dalla Chiesa e percorre un tratto di quasi tre Km, tra strade strette, ponti e viali coronati di palme, per giungere fino alla Basilica Collegiata S.Maria di Nazareth, ove viene celebrata la S.Messa e ripercorrere poi a ritroso il percorso fatto in precedenza, fino al rientro nella chiesa dalla quale era partita. Ricordo che in passato mio padre ci raccontava che la nonna, già avanti negli anni (allora la vecchiaia arrivava molto prima degli odierni anni ottanta) si preparava il giorno prima, il sabato, e diceva: “Cascasse il mondo, la processione me la devo fare tutta!” Parole che testimoniano la fede, la forza ed il coraggio che hanno sempre distinto le genti della Liguria. Uomini e donne cresciuti in una quotidiana lotta per reperire cibo e lavoro con la sola forza delle braccia, alla ricerca di un sostentamento proveniente dal mare o dalla misera e dura terra, rubata proprio alla furia del mare. La processione, quindi, ha la partecipazione di vari Parroci della Diocesi, con in testa il loro Vescovo, di bambini della prima Comunione, di signore vestite rigorosamente in nero (non in segno di lutto, ma di rispetto) di uomini e donne della Confraternita, di alcuni Sindaci della zona, e di frati del vicino convento. Tre Cristi crocifissi, ciascuno del peso di 130 Kg, di cui uno dipinto di nero, che gli uomini più forti di Sestri Levante si passano da uno scrocco all’altro, tenendo le braccia dietro la schiena e camminando a passo cadenzato al suono della musica. Tutti precedono la statua della Madonna del Carmelo ornata di fiori e cinta di grapoli d’uva, segno tangibile di gratitudine per i frutti della terra donati in quell’anno da nostro Signore. Verrebbe da pensare alla fatica di quei portatori dei Cristi ed a come meriterebbe essere ripagata! Ed invece nò, in questo paese sono proprio loro a pagare una quota di denaro per essere inseriti tra coloro che faticano in onore proprio della Santa Vergine. Tra due ali di folla ci sono inoltre i bambini più piccoli vestiti come S.Giovanni Battista avvolto in una pelle di pecora, o come S.Pietro con le chiavi in mano, o S.Rita con un cesto di rose, o s.Matteo con il Vangelo sul braccio, o S.Teresa con il Crocifisso, o S.Lucia con un paio di occhiali, o S.Antonio con un grosso pezzo di pane in mano, o S.Domenico e tanti altri. A questo punto, l’afflusso di tante persone valutate sempre oltre le 2.000, causa il blocco del traffico e fa formare file interminabili di auto. I “mugugni” dovrebbero essere inevitabili, e invece nessuno fiata, anzi il canto della Salve Regina si alza con maggiore gioia verso il Cielo. Inevitabile il pianto ed asciugarsi poi quelle lacrime che sanno di speranza perché, così facendo, scopriamo ogni volta di più che abbiamo urgente bisogno di misericordia. Così ogni estate, col sole che scalda la pelle ed il sudore che inzuppa gli abiti, questa processione rinnova i sentimenti più profondi, quelli della spiritualità, della bellezza, del sacrificio, della devozione ed è come se Qualcuno, dall’alto, provasse a bussare per l’ennesima volta, alla porta del cuore degli uomini di buona volontà.-Maria Teresa S.-

sabato 11 maggio 2013

SPIRITUALITA'

ALLOCUTIO di Mons. La Rosa (Direttore spirituale del Senatus di Roma)- Dalla rinuncia di Benedetto XVI all'elezione di Francesco.- Nessuno poteva immaginare che nel Concistoro dell'11 febbraio 2013, convocato per approvare l'eroicità delle virtù di 800 cristiani di Otranto uccisi dalla furia islamica, il mondo intero avrebbe appreso la notizia della rinuncia al Papato di Joseph Ratzinger. “Un fulmine a ciel sereno” fu la reazione a caldo del Card. Sodano. Ma era una decisione che già da tempo il Papa meditava in cuor suo e ha scelto il tempo della Quaresima, cioè il tempo non solo del digiuno, dell'espiazione e del lutto, ma del profondo cambiamento per avviare la risurrezione della Chiesa, di una Chiesa travolta da scandali, personalismi e deviazioni teologiche. Benedetto si congeda così dai fratelli nella fede con il suo stile di umile servitore della Vigna del Signore, manifestando il desiderio di rimanere nascosto al mondo, non scendendo dalla Croce, non abbandonando la barca di Pietro ma seguendo la Chiesa con la preghiera e il sacrificio, lontano dai logoranti traffici umani e dalle loro menzogne. Con il 4 marzo hanno inizio le “Congregazioni generali” in preparazione del Conclave, dove i Cardinali di tutto il mondo hanno fotografato il volto della Chiesa con le sue ombre e luci, cercando di individuare un degno successore di Papa Ratzinger, che purificasse la Chiesa e la riportasse alla pagina evangelica. Il 12 marzo si apre il Conclave. Vivere il Conclave in tempo di quaresima significa avere ben chiare tre dimensioni: la carità, la conversione, la preghiera e affidarsi all'opera dello Spirito Santo. Mai, come nel Conclave, abbiamo sperimentato la presenza dello Spirito Santo, un Dio che spariglia le logiche umane, i calcoli di cordate e di interessi materiali, per eleggere “un uomo venuto dalla fine del mondo” che incarna il Vangelo. Dopo un giorno di riflessione e di preghiera, la sera del 13 marzo la fumata bianca, sprigionata dal camino della Cappella Sistina confermava l'elezione del nuovo Papa. “Annuntio vobis gaudium magnum, riecheggiava nella Piazza S.Pietro, flagellata da una fredda pioggia, la voce commossa del Card. Tauran, habemus Papam: Georgium Marium BERGOGLIO, qui sibi nomen imposuit FRANCISCUM”. Francesco è il nuovo Papa, “venuto dalla fine del mondo”, dal SUD povero che sfida il NORD ricco, il gesuita con il saio francescano. Perchè questo nome? La spiegazione la dà lo stesso Papa, nell'incontro con i rappresentanti dei media internazionali Sabato 16 marzo. “Nell'elezione avevo accanto a me l'Arcivescovo emerito di S.Paolo nel Brasile. Quando i voti superarono i due terzi, il Card. Hummes mi abbracciò e mi baciò e mi disse: non ti dimenticare dei poveri. Poi, subito in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d' Assisi, poi ho pensato alle guerre. E così è venuto il nome nel mio cuore. Francesco d'Assisi è per me l'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce l'universo, il poverello che accolse la chiamata avuta nel sogno per andare a riparare la casa. E il mio desiderio era di avere una Chiesa povera e per i poveri, perchè il vero potere è il servizio. Papa Bergoglio, ispirato dallo Spirito Santo ha incarnato così le istanze e i desideri dei Cardinali, per ridare una Chiesa vicina al Vangelo, lontana dagli scandali, dalle divisioni e dai personalismi. Una scelta puramente evangelica. Secondo alcuni giornali l'elezione di Bergoglio è stata una scelta geopolitica. Il Pontificato di Papa Woytila era stato caratterizzato dalla caduta del muro di Berlino, abbattendo così il marxismo e la cultura atea. Con Papa Bergoglio la Chiesa intendeva invece porre un freno alle sette e ai movimenti evangelici, inviati e sostenuti con grandi mezzi economici da finanziatori nordamericani per attirare molti diseredati di quelle terre del sud del mondo e indurli ad entrare nelle loro comunità. Era il vecchio sogno del protestantesimo americano: finirla con la superstizione papista. E' una lettura secondo gli schemi umani. L'elezione di Francesco conferma invece una Chiesa che ancora sa muovere i cuori e innalzare gli animi al di sopra di una quotidianità, in questi giorni particolarmente grigia e deprimente, e che sa ancora sorprendere e spingere gli uomini alla speranza. Una Chiesa ferita e ammaccata ma che dà prova di grande vitalità e della forza che le dona lo Spirito Santo. Papa Bergoglio è una scelta puramente ispirata al Vangelo!!! Ed anche l'uomo incarna questa scelta. “UBI PETRUS IBI ECCLESIA”. Non è un Papa di sinistra, né di destra. Conosciuto come conservatore sceglie un nome rivoluzionario: Francesco, e pone al centro del suo programma il Vangelo e la Croce di Cristo, anzi sui valori non negoziabili è inflessibile, non cedendo minimamente alla cultura secolarizzata del mondo contemporaneo. Più volte in Argentina ha tuonato contro l'aborto, l'eutanasia, i matrimoni gay, tacciandoli come pretesa dell'uomo di distruggere il disegno di Dio e fomentando il segno dell'invidia del diavolo. Alcuni tratti di Papa Bergoglio hanno colpito il cuore dei cristiani e non. Il gesto più spirituale ed inatteso, e per molti versi sconvolgente, è il momento di raccoglimento, quei lunghi attimi di silenzio in cui il nuovo Papa chiede ai fedeli della piazza una benedizione celeste. “Ed adesso, così si esprimeva, vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perchè mi benedica: è la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo Vescovo”. E chinando il capo, il Papa è rimasto per alcuni istanti in silenzio, mentre la piazza pregava per lui. Un silenzio che vale più di tante parole. Poi insieme, pastore e fedeli, pronunciava il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Gloria al Padre, le preghiere di tutti i giorni, quelle che ci hanno insegnato i genitori. Lo stile di Papa Bergoglio è una testimonianza semplice ed essenziale, è un cristianesimo che crede nella misericordia e nella tenerezza, consapevole che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza. E' l'umiltà che garantisce la presenza del Signore. Lo stemma episcopale, caratterizzato da una lineare semplicità, contiene il motto: “Miserando atque eligendo” che è tratto dalle omelie di S.Beda, il Venerabile il quale, commentando l'episodio evangelico della vocazione di S. Matteo, scrive: “Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con un sentimento di amore e lo scelse (miserando atque eligendo), gli disse: seguimi”. Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina e si riferisce alla decisione di Bergoglio, all'età di 17 anni, di abbracciare la vita religiosa, a seguito di una confessione dove si sentì toccare il cuore e avvertì la discesa della misericordia divina che, con uno sguardo di tenero amore, lo chiamava al sacerdozio, sull'esempio di Ignazio di Loyola. In basso si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l'antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, mentre il fiore di nardo indica S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, S. Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo stemma tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Maria e S. Giuseppe. Alla Vergine Maria Papa Francesco si era già rivolto, il primo giorno della sua elezione, manifestando così la sua devozione. Al termine della benedizione dichiarava: “Domani voglio andare a pregare la Madonna perchè custodisca tutta Roma”. E la mattina di giovedì 14 marzo, con un mazzolino di fiori in mano, come un semplice pellegrino, si è recato nella Basilica di S.Maria Maggiore per una preghiera alla Vergine, venerata con il titolo “Salus Populi Romani”, e sostando in silenzioso raccoglimento. “Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre e Madre della Chiesa, affido il mio ministero e il vostro ministero” dirà nella sua prima Udienza. Ancora una sosta mariana per Papa Francesco nel pomeriggio di venerdì 15 marzo alla Grotta di Lourdes nei giardini vaticani per raccogliersi in preghiera davanti alla statua della Vergine. E nel giorno del suo primo Angelus, domenica 17 marzo, commentando il Vangelo della quinta domenica di Quaresima che presenta l'episodio della donna adultera, Papa Francesco parla del volto misericordioso di Dio che non condanna, il volto di un Padre paziente che ci comprende, ci attende, che non si stanca di perdonarci, se sappiamo tornare a Lui con il cuore contrito. Ed invita i fedeli ad invocare l'intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la misericordia di Dio fatto uomo. Cari legionari, al termine di un mese ricco di emozioni e di sorprese spirituali, eleviamo un pensiero di ringraziamento a Dio per averci donato Papa Francesco, degno successore di Benedetto XVI alla guida della Chiesa. Ringraziamolo per questo tocco di spiritualità mariana che caratterizza il nuovo Papa. E noi aiutiamolo con la preghiera, con la fedeltà legionaria, e con la coerenza di vita, a portare il peso della Croce con gioia, fiduciosi che la protezione di Maria non mancherà di sostenerlo, proteggerlo e amarlo in ogni momento della sua vita. Amen.-

venerdì 3 maggio 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 4° PARTE- Pregare sempre- Conoscere Dio in sé e le ricchezze che Egli versa nell’anima, è certamente per S.Teresa, la prima cognizione da acquistare, il primo atto della vita spirituale da compiere. Non si entra nella vita spirituale che per questa porta : “Vi ho già detto che la porta del castello è l’orazione. Ora, pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della Sua Misericordia, è una vera follia. (Ma la conoscenza di sé dipende direttamente dalla conoscenza di Dio) L’anima deve di tanto in tanto innalzarsi a considerare la grandezza e la maestà di Dio. In ciò scoprirà la propria miseria, meglio che rimanendo in se stessa. Tuttavia rimane sempre una grande grazia di Dio poterci in esso esercitare, benché, come suol dirsi, vi si possa mancare per eccesso o per difetto. Insomma, credetemi: opereremo assai più virtuosamente con l’aiuto di Dio, che non rimanendo attaccate alla nostra miseria…Il Signore dice: Nessuno va al PadreMio se non per Me. E ancora: Chi vede Me vede il Padre Mio. Ora, se noi non Lo guardiamo mai, né mai consideriamo quanto Gli dobbiamo, né la morte che ha subito per noi, non so come possiamo conoscerLo e servirLo. E senza queste opere di Suo servizio, che valore avrà la nostra fede?. E che valore avranno pure le nostre opere, separate che siano dai meriti inestimabili di Gesù Cristo, nostro Bene?” (S.Teresa -II Mansioni) Il devoto, giunto alla seconda fase, avrà trovato Dio, sperimenterà che il Re si dà solo a chi da parte sua si dà interamente. La Santa avverte che le anime che si trovano nelle II Mansioni soffrono maggiormente rispetto a quelle che vivono nelle Prime Mansioni: “Qui l’anima va soggetta a gravi pene, specialmente se il demonio, riconoscendo le sua attitudini e qualità, la vede capace di andare molto innanzi…così (queste anime) essendosi avvicinate all’appartamento di Sua Maestà ne sentono gli inviti e capiscono di avere in Lui un buon vicinante, grande in bontà e misericordia…Questo nostro Signore vede tanto volentieri che noi l’amiamo e ne cerchiamo la compagnia, che non lascia di quando in quando, di chiamarci perché andiamo a Lui. Ed è sì dolce la Sua voce che la povera anima, sentendosi incapace di far subito quanto le si dice, si sente tutta distruggere! Ecco perché ho detto che è più penoso udire che non udire. Queste voci ed inviti si odono non già come quelli di cui parlerò più avanti, ma nelle parole di certe buone persone, nelle prediche, in buona lettura…La lotta che qui i demoni muovono alle anime è molto varia e terribile e produce loro una pena ben più grande che non nelle mansioni precedenti. Oh Gesù! Che scompiglio fan qui i demoni e che afflizioni per l’anima! …I demoni mettono innanzi tutti i beni e i piaceri del mondo..li fanno apparire quasi eterni; mostrano la stima in cui sono tenuti; suggeriscono il ricordo dei parenti e degli amici; e siccome, entrando in questa mansione, si desidera di fare un pò di penitenza, la mostrano come contraria alla salute e mille altre difficoltà!...Altre volte (il Signore) permetterà che ne veniamo morsicati (dalle bestie velenose) per insegnarci a star più attenti e vedere se ci dispiace di averLo offeso. Perciò, se qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d’andare innanzi. Da quella caduta, il Signore saprà cavare del bene…A chi ha già incominciato, chiedo che la prospettiva della lotta non lo faccia tornare indietro. Pensi che la ricaduta sarebbe peggiore della caduta; ne intravegga la rovina, confidi non in se stesso, ma nella Misericordia di Dio.” (S.Teresa- II Mansioni) “Perseveranza nelle prove esterne e nelle aridità; perseveranza perché spesso il Signore permetterà che ci perseguitino e ci affliggano..i pensieri cattivi senza poterli allontanare; perseveranza per ritrovare il raccoglimento, perché dopo averlo perduto, non c’è altro rimedio che cercarlo nuovamente; perseveranza per continuare la lotta, malgrado tutti gli ostacoli e imprendere la via con la ferma risoluzione di proseguire. L’unica brama di chi vuol darsi all’orazione..dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disporsi a conformare la propria volontà a quella di Dio. In ciò consiste la più grande perfezione che si possa bramare.” (S.Teresa –II Mansioni) A volte l’entusiasmo dei principianti nasconde un orgoglio segreto che il demonio intende incrementare : “Ispira egli (il demonio) a una sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver riposo se non allora che si sta tormentando. Essa allora si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non poter più seguire la Regola. Ispira a un’altra sentimenti di zelo per una più alta perfezzione…ne può venire che costei scorga gravi mancanze in ogni minimo difetto delle consorelle…” (S.Teresa-I Mansioni) Questi tranelli del demonio hanno lo scopo di disperdere le energie dell’anima e concentrarle su tante piccinerie, mentre Dio, pur nella Sua esigenza, è libertà, gioia, equilibrio. Infatti anche S.Teresa ritiene la ricreazione e il buon senso molto necessari alla devozione. A questo proposito ella scrive: “Inoltre bisogna avere grande confidenza, né mai soffocare i desideri, ma credere che con l’aiuto di Dio e con la nostra buona volontà, possiamo arrivare anche noi a poco a poco, se non subito, dove arrivarono molti Santi i quali, se mai avessero concepiti tali desideri, né mai avessero cercato di tradurli in pratica, non avrebbero mai raggiunto quel loro stato sì sublime. Sua Maestà vuole ed ama le anime coraggiose, umili e diffidenti di sé…Io non sono, purtroppo, che un povero augellino, coperto appena di una leggera lanugine, non sono già un’aquila e dell’aquila non ho che l’occhio ed il cuore. Sì nonostante la mia estrema debolezza, oso fissare il Sole divino dell’amore e bramo ardentemente di lanciarmi lassù fino a Lui!” (S.Teresa- Storia di un’anima) “ Andare verso Dio è già fare orazione, poiché l’orazione – rapporto di amicizia con Dio- non è altro che questo movimento filiale verso Dio nostro Padre…Nulla sembra più facile, nulla più semplice che abbandonarsi a questo istinto filiale, ma questo deve essere regolato, illuminato, sostenuto. Deve diventare così potente da trascinare tutte le nostre energie, così profondo da prendere tutta la nostra anima e farla passare in Dio grazie ad un’orazione divenuta trasformante. L’orazione mette in attività le facoltà naturali e le potenze soprannaturali. E’ un’arte,una dlle più delicate, che esige una tecnica e che si impara solo con l’esercizio ed una lunga pazienza.” (P.M.Eugenio) Nei Vangeli si narra che gli Apostoli, dopo aver visto il Signore assorto per ore in un’orazione silenziosa, gli chiedono di poter fare altrettanto e Gesù insegnò loro il Padre Nostro. Avevano chiesto la scienza dell’orazione e Gesù insegnò loro una preghiera vocale; in qualunque stato spirituale ci troviamo, fervoroso o arido, per imparare a pregare è necessario recitare umilmente e ponderatamente il Padre Nostro. La preghiera ufficiale della Chiesa è quella liturgica, la preghiera che prelude al sacrificio della S.Messa; i testi sono presi dalla sacra scrittura, testi scelti che consentono una buona preparazione e una buona meditazione per ascendere alla contemplazione. “ Indubbiamente il principiante deve imparare a pregare con la Chiesa, a gustare la bellezza contenuta e maestosa delle cerimonie, a penetrarne il simbolismo, ad assaporare lungamente i testi liturgici. Deve soprattutto cercare nella preghiera liturgica i moti dell’anima di Cristo nella Chiesa, ascoltare i gemiti del Suo Spirito d’amore ed imparare così, alla scuola di Gesù nostro Maestro, ciò che deve essere ogni giorno la sua preghiera intima e silenziosa.” (P.M.Eugenio) S.Teresa consiglia la lettura meditata: “Il libro aiuta a raccoglierlo (l’intelletto) e gli è indispensabile anche se legge poco. Anzi alle volte dovrà contentarsi di far consistere la sua orazione soltanto nella lettura..” (S.Teresa- Vita) Il libro da sciegliersi dovrà essere un libro che stimoli la riflessione, perché la semplice lettura non è sufficiente se non è accompagnata dalla meditazione che costringe l’anima a esprimere sentimenti d’amore per Dio nell’intrattenersi con Lui; in sostanza la funzione del libro dovrebbe essere quella di fornire un sostegno per unirsi a Lui. Dice la Santa: “Passai più di quattordici anni senza poter meditare se non con l’aiuto di un libro…(in questi anni) nei quali, a meno che non fosse dopo la S.Comunione, non osavo cominciare la meditazione senza libro…Il libro mi consolava; mi serviva di compagnia e di scudo per ribattere gli assalti dei molti pensieri, tanto che ogni qual volta ne ero senza, mi assaliva l’aridità, della quale ordinariamente andavo priva. L’anima cadeva subito nel turbamento, mentre col libro raccoglievo i pensieri dispersi e mi immergevo nell’orazione con piacere. Spesso mi bastava solo aprire il libro, alle volte leggevo un poco ed altre volte molto, a seconda della grazia che il Signore mi faceva.” (S.Teresa-Cammino) Nell’orazione di raccoglimento, così chiamata perché l’anima raccoglie tutte le sue potenze e si ritira in se stessa col suo Dio. Spiega la Santa: L’anima intendendo che tutte le cose del mondo non sono che un gioco, sembra che d’improvviso s’innalzi sopra tutto il creato e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza. Infatti i sensi si ritirano dalle cose esteriori e le disprezzano: gli occhi si chiudono spontaneamente per non vedere più nulla, mentre si acuisce di più lo sguardo dell’anima. Ecco perché chi va per questa via tiene quasi sempre gli occhi chiusi quando prega. Il costume è lodevole e sommamente utile…Dovete sapere che qui non si tratta di una cosa soprannaturale, ma di un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio, senza del quale non si può far nulla, neppure un buon pensiero. Non è del cosiddetto silenzio delle potenze che noi parliamo, ma di un loro assorbimento nell’anima.” (S.Teresa- Cammino) Unico scopo del raccoglimento è di condurre l’anima nel tempio più intimo del Signore, senza però oziare in esso, poiché ogni raccoglimento, congelando le facoltà, crea uno stato di riposo. Per evitare ciò è necessario che allo sforzo del raccoglimento segua uno sforzo di ricerca attiva di Dio. A tal proposito la Santa dice: “Raccolta allora in se stessa (l’anima) può meditare la Passione, rappresentarsi Gesù Cristo e offrirLo al Padre, senza stancarsi nell’andare a cercarLo sul calvario, nel Gehtsemani o alla colonna…occorre che l’intelletto sappia anche tacere, immaginandoci per quanto ci sarà possibile, che il Signore ci stia guardando. Allora facciamoGli compagnia, parliamo con Lui, supplichiamolo, umiliamoci, deliziamoci insomma della Sua presenza, ricordiamoci sempre però, che siamo indegni di starGli innanzi…Trattate con Lui come con un padre, con un fratello, con un maestro, con uno sposo: ora sotto un aspetto ed ora sotto un altro, ed Egli vi insegnerà come contentarLo. Non siate così semplici da non domandarGli nulla! Giacché Egli è vostro sposo e come tale vi tratta, prendeteLo in parola! Non è forse così che deve fare una buona sposa col suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ne ha voglia?...Così fa il Signore con voi, senza alcun’ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone e s’accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia, potete contemplarLo risorto e nel vederLO uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. Che bellezza! Che splendore! Quanta maestà! Quanta gioia!. Con quanta gloria abbandona il campo di battaglia su cui ha conquistato il regno senza fine che ora vuol dividere con voi, dandovi insieme Se stesso! Sarà dunque gran cosa che rivolgiate qualche volta i vostri sguardi sopra Colui che vi riserva tanti beni. Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete contemplarLo mentre si reca al giardino degli olivi. Come doveva essere triste la Sua anima se Egli, che è la stessa potenza, giunse perfino a lamentarsi!..ConsiderateLo legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli: e tutto per il grande amore che ci porta…Oppure considerateLo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non Gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei Suoi occhi tanto belli, compassionevoli e ripieni di lacrime; dimenticherà i Suoi dolori per consolare i vostri..vi verrà pure di parlarGli dicendogGli..O Signore del mondo e vero sposo dell’anima mia…Dobbiamo ritirarci in noi stesse, anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi. Concludo ripetendo che dipende tutto da noi. Chi vuole arrivare a questo stato, non deve mai lasciarsi scoraggiare: si abitui a ciò che ho detto e a poco a poco se ne renderà ragione da se stesso. Non perderà nulla: anzi guadagnerà sé per se stesso facendo servire i propri sensi al raccoglimento dell’anima. Se deve parlare, penserà che ha da parlare in se stesso con qualche altro. Se deve ascoltare, si ricorderà di prestare orecchio ad una voce che gli parla più da vicino. E volendolo, constaterà facilmente di poter stare sempre con Dio rimpiangendo il tempo in cui ha lasciato solo un tal padre i cui soccorsi gli sono tanto indispensabili.” (S.Teresa-Cammino) L’orazione di raccoglimento dipende dalla nostra volontà; la Santa dice: “Io ne ho fatto spesso l’esperienza e so che il miglior rimedio alle distrazioni è di applicarmi a tenermi fissa in Colui a cui mi rivolgo…Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma col servirvene a intrattenervi spesso con Lui: ed Egli vi suggerirà quello che Gli dovete dire…Se continua così per alcuni giorni sforzandosi tentarLo, non solo non vi mancherà mai, ma come suol dirsi, non potrete mai torveLo d’attorno.” (S.Teresa-Cammino) “Ancor troppo poco illuminata per aderire fermamente, ancor troppo debole per entrare nell’oscurità del mistero divino, la fede degli inizi ha bisogno di studiare per consolidare le fondamenta ragionevoli della sua adesione e mettersi al sicuro dalle tentazioni e dal dubbio. Quando si sarà fortificata con un nutrimento abbondante e sostanziale di verità dogmatiche, allora potrà tuffare il suo stelo vigoroso e irrobustito nelle profondità del mistero e gustare gli splendori che i dogmi proiettano, nell’attesa che l’oscurità stessa le appaia più saporosa ancora. La conoscenza è principio dell’amore; l’amore a sua volta diventa lo stimolo della conoscenza. La scuola di S.Ignazio ci mostrerà l’importanza dell’ascesi e i mezzi per praticarla; la scuola benedettina ci istruirà nella virtù di religione e sul valore spirituale della liturgia; S.Teresa e S.Giovanni della Croce ci insegneranno il culto interiore dell’orazione e dilateranno i nostri orizzonti di vita spirituale.” (P.M.Eugenio) (Carlo) (continua)