giovedì 13 giugno 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 5°parte- Distrazioni e aridità- Quando si prega, il raccoglimento consiste nella concentrazione delle nostre facoltà su di una realtà soprannaturale, mentre la distrazione è il frutto di un’evasione verso un altro oggetto che sopprime il raccoglimento. “Per l’instabilità del pensiero, mi sono trovata anch’io varie volte in grandissima afflizione..il pensiero, o per meglio intenderci, l’immaginazione non è la stessa cosa che l’intelletto.” (S.Teresa-IV Mansioni) Ma le potenze dell’anima possono avere attività indipendenti e restano vigili anche quando i sensi interni ed esterni possono percepire altre impressioni pur rimanendo nel raccoglimento. Così posso passeggiare in campagna, ascoltare il canto degli uccelli e ciò nonostante proseguire nella mia orazione. Le distrazioni fanno parte della nostra eredità circa il peccato originale, il quale ci ha privati dei doni preternaturali: “..Penso ai danni del peccato originale e mi sembra che tutta da esso dipenda l’attuale nostra inabilità a godere di continuo un tanto bene, sebbene vi debbano non poco contribuire le mie colpe personali…alcune volte n’è parte la mia poca salute…Il più delle volte ciò dipende da indisposizioni corporali. Su questo punto sono molto sperimentata e so che è vero per averlo esaminato io stessa attentamente e averne parlato con persone spirituali. Siamo così miserabili che questa nostra povera anima deve sottostare alle volte alle vicissitudini del corpo in cui è prigioniera. I cambiamenti di stagione e io rivolgimento degli umori fanno sì che molte volte l’anima non possa fare ciò che vuole e soffra in ogni maniera senza sua colpa.” (S.Teresa- Vita) Mentre nell’attività normale queste tendenze a distrarsi sono appena avvertite, nell’orazione divengono imperiose. Dice la Santa: “..Specialmente nella Settimana Santa il demonio mi affoga d’improvviso l’intelletto in un’infinità di tali frivolezze che in altri tempi mi muoverebbero a riso e lo tiene assorto in ciò che vuole. L’anima non è più padrona di sé, se ne sta lì inceppata, né può ad altro pensare che alle sciocchezze messele in mente dal demonio, vane, puerili, buone soltanto per soffocarla e farla uscire di sé. Alle volte mi pareva che i demoni giocassero a palla con l’anima mia, senza che potessi sottrarmi…Oltre che una grande aridità, l’anima prova un’inquietudine che non si sa donde venga. Sembra che l’anima resista ma intanto si agita e si affligge senza saperne il motivo. Forse è perché uno spirito si sente in contatto con un altro.” (S.Teresa- Vita) La luce soprannaturale e la Grazia, frutto dei patimenti e della morte di Cristo, non possono penetrare in un’anima senza una partecipazione nelle sofferenze e nella morte redentrice. Queste sofferenze portano ad una luce su noi stessi e ci radicano nell’umiltà come scrive la Santa : “Fa così (il Signore) soltanto per nostro bene, affinché ci convinciamo che da noi non possiamo che ben poco. E se prima di darci i Suoi tesori, vuol farci toccare con mano la nostra miseria, gli è che essi sono molto eccellenti e non vuole che ci accada come a lucifero…Sono convinta che prima di arricchire le anime di così grandi tesori, il Signore mandi loro, ora sul principio ed ora sulla fine, questi tormenti e ogni altra sorte di tentazioni per provare se Lo amano davvero e vedere se sapranno bere il Suo calice e aiutarLo a portare la Sua croce…Allora l’anima, serva il corpo per amore di Dio. Ci si distragga santamente con qualche buona conversazione, ma buona per davvero, oppure si vada in campagna, sempre secondo il consiglio del confessore. Dio si può servire in tanti modi.”(S.Teresa- II Mansioni) Ma la perseveranza è assolutamente necessaria; La stessa Santa ha ottenuto le sue ricchezze soprannaturali, specialmente grazie alla perseveranza. Del resto vigilando sui nostri sensi, fuggendo le frivolezze che dissipano,e tornando spesso ai piedi di Gesù con giaculatorie , l’umiltà paziente accompagnerà questa perseveranza: “Che deve fare colui che da molti giorni non prova altro che aridità,disgusto, insipienza e un’estrema ripugnanza di andare al pozzo a cavar acqua?..L’increscioso lavoro di gettar molte volte il secchio nel pozzo e cavarlo sempre senz’acqua, abbandonerebbe ogni cosa…Infatti, scopo d’ogni sua fatica dev’essere non già la propria soddisfazione, ma quella del Padrone. E sapendo che con quel lavoro Lo contenta, Lo deve molto ringraziare per l’aiuto che Gli dà nel portare la Croce e per la fiducia che pone in Lui..Verrà un tempo che sarà ricompensato di tutto…Si tratta di travagli gravissimi ma che non sono senza premio. Però, come chiaramente ho veduto, il Signore non lascia di molto ricompensarli, fin da questa vita. No, non v’è dubbio: un’ora sola delle dolcezze di cui poi mi ha favorita valse a rifarmi di tutte le angosce lungamente sofferte per perseverare nell’orazione…Siccome questa lotta mi fu assai penosa, credo che sia tale anche per voi e perciò ve ne parlo ad ogni istante, sperando una volta ol’altra, di farvi intendere che trattandosi di una cosa inevitabile, non ve ne dovete inquietare né affliggere.”(S.Teresa –Vita) S.Teresa pensa che le buone amicizie abbiano una grande importanza ai fini dell’orazione: “Perciò consiglierei a quanti si dedicano all’orazione, specialmente in principio, di procurare amicizia e conversazione con persone che praticano il medesimo esercizio…Se anche nel mondo si cercano conversazioni ed affetti non sempre inappuntabili; se anche là si ama procurarsi amici per meglio ricrearsi e godere di più col racconto vicendevole dei propri vani piaceri, non vedo perché si debba proibire a chi comincia seriamente ad amare e servire Iddio di confidare a qualcuno le sue gioie e i suoi travagli, patrimonio naturale di chi si dedica all’orazione…E così, operando sempre con retta intenzione, gioverà a sé e agli altri n’avrà maggiore esperienza e, senza volerlo, sarà d’insegnamento ai suoi stessi amici…Si va innanzi così negligentemente nelle cose di Dio che i buoni, se vogliono progredire, bisogna che si sostengano a vicenda. E’ divenuto oggi sì naturale immergersi nelle vanità e nei piaceri del mondo, che ben pochi se ne fanno ancora meraviglia, mentre se uno comincia a servire il Signore, moltissimi si alzano a mormorare. Perciò bisogna farsi compagnia e difendersi fino ad acquistare tanta forza da non temere alcun assalto; altrimenti si sarà tutti in pericolo…E’ una specie d’umiltà non fidarsi di sé e credere che il Signore ci aiuterà mediante la compagnia dei buoni. Nella comunanza che ne deriva, la carità getta profonde radici, senza poi dire degli altri innumerevoli beni che non oserei ricordare se una lunga esperienza non me li avesse fatti conoscere.”(S.Teresa-Vita) “Gesù ebbe amici durante la Sua vita quaggiù. Ai Suoi Apostoli confidava il segreto del regno di Dio, i misteri della Sua vita intima. Fra loro, i tre preferiti diventano testimoni della Sua trasfigurazione e della Sua agonia nell’orto degli ulivi. Durante le ultime settimane di lotta dolorosa a Gerusalemme, Gesù alla sera amava ritirarsi a Betania nell’atmosfera dell’affetto di Lazzaro, Marta e Maria che era dolce al Suo cuore. Uomo come noi, Gesù coltiva le amicizie umane per santificare le nostre. In Gesù l’amicizia è frutto di una libera scelta della Sua tenerezza misericordiosa che vuole effondersi.” (P.M.Eugenio) La direzione spirituale- “ Siate Voi benedetto Signore che mi avete fatta così inutile e incapace! Siate soprattutto benedetto perché suscitate tante anime che ci illuminano! Dovremmo pregare continuamente per chi ci illumina…La mia opinione è stata ,è, e sarà sempre questa; che ogni cristiano debba fare il possibile per conferire con direttori molto istruiti, meglio poi se istruiti moltissimo. Chi fa orazione ne ha bisogno più degli altri e in misura più alta, quanto più è spirituale…E’ necessario che i principianti indaghino dove ricavano maggior profitto. Perciò han bisogno di un direttore e tale che sia di grande esperienza..Se io ho sofferto molto ed ho perduto molto tempo, fu appunto per non sapere quello che dovevo fare. Mi fanno molta compassione le anime che arrivate a questo punto, si trovano sole.”(S.Teresa-Vita) Aggiunge S.Francesco di Sales: “E perché vorremmo essere maestri di noi stessi in ciò che riguarda lo spirito, dal moment che non lo siamo per ciò che riguarda il corpo? Gli stessi medici, quando sono ammalati, non chiamano altri medici per giudicare la loro malattia e prescriverne i rimedi?”(Vita devota) “ La direzione fa parte dell’economia provvidenziale di Dio nella guida delle anime. Dio infatti ha fondato la Chiesa come società gerarchica. Egli dirige e santifica le anime per mezzo del Papa e dei Vescovi nel foro esterno, per mezzo del Sacerdote nel foro interno. Cristo ha dato loro i Suoi poteri: lega in Cielo ciò che essi legano sulla terra, assolve ciò che essi assolvono.” (P.M.Eugenio) Conferma S.Giovanni della Croce:”Iddio è tanto amante che l’uomo sia governato per mezzo di altri uomini e sia retto e guidato secondo la ragione naturale, che vuole assolutamente che noi palesiamo le cose che soprannaturalmente ci comunica, senza prestar loro intero credito, né averne ferma e sicura convinzione, finché non passino per il canale umano della bocca di un nostro simile.”(Salita del monte Carmelo) “La direzione delle anime è una delle arti più delicate; suo campo, infatti, è l’oscurità del divino e la complessità della natura umana..La prudenza deve intervenire, dapprima nella ricerca della volontà di Dio, nel discernimento dei contrassegni che la autenticano. Deve saper aspettare manifestazioni certe, prima di impegnarsi in realizzazioni che potrebbero essere pericolose. Dio, che è nostro padrone non esige il compimento della Sua volontà, prima di avercela chiaramente manifestata. Del resto è un’arte saper attendere, non interpretare troppo in fretta un’ardente attrattiva, un avvenimento che ha qualche nota di segno provvidenziale ..L’attesa fa cadere i falsi ardori dell’entusiasmo, il velo ingannatore che ricopre le difficoltà da affrontare…La prudenza allinea l’anima al passo con Dio che ha la Sua ora per ogni opera e non viple essere prevenuto. Quando l’ora è scoccata- e qualche volta scocca improvvisamente- la prudenza si fa pronta e risoluta come Dio stesso ed elimina l’esitazione o il ritardo nel compimento di una volontà divina, ormai certa, e per la quale la Grazia ricevuta, potrebbe anche avere la durata di un giorno solo…I segreti dell’anima sono segreti di Dio. Dio infatti circonda la Sua azione di silenzio e di oscurità..Dio ama il silenzio e la discrezione, infatti sembra a volte che cessi di agire quando è scrutato da sguardi indiscreti.” (P.M.Eugenio) (Carlo) (continua)

venerdì 7 giugno 2013

SPIRITUALITA'

CONGRESSO DELLA LEGIONE DI MARIA- SANTUARIO DEL DIVINO AMORE- 26-5-2013- “Lo Spirito Santo si serve di Maria per portare Cristo al mondo. Maria modello di spirito legionario”- ------------------ Dio Padre ha progettato la salvezza dell’uomo dopo il peccato originale, ma è lo Spirito Santo che lo ha mandato ad effetto. Questa potente forza di amore – un amore che circola incessantemente tra Padre e Figlio- ha determinato l’esecuzione del progetto di Dio realizzando il più mirabolante tra i prodigi: mettere d’accordo la Giustizia con la Misericordia di Dio, soddisfacendo così all’eliminazione della colpa, congiuntamente alla salvezza del genere umano. Il fiat di Maria ha scompaginato l’invidia del nemico e l’amore ha trionfato. Lo Spirito Santo è un fuoco che divora –dicevano gli antichi Padri- perché quando Lui arriva nei cuori ravviva ed infiamma lo zelo che stagnava, l’entusiasmo che dormiva, lo sviluppo che era spento, la vita che languiva. Questo delicato vento, una volta invocato, penetra ogni fibra dell’uomo e la vivifica. Ma quanto è forte e trascinante, tanto è delicato e rispettoso della volontà dell’uomo. Lo Spirito Santo abita, sulla terra, esclusivamente in Maria, vivendo con Lei una intimità inenarrabile, partecipandoLe il progetto di Dio e attuando in Lei il piano della Salvezza ossia l’Incarnazione. Tra i due si stabilisce un connubio umano; l’Uno è la Potenza e Lei l’adesione per permetterGli di agire. Attraverso di Lei lo Spirito Santo può attuare il Suo piano divino e la nascita di Gesù è frutto, contemporaneamente, della Potenza di Dio e della disponibilità umana. Dopo il Fiat di Maria, lo Spirito Santo la spinge ad andare subito dalla cugina S.Elisabetta; subito ebbero inizio i prodigi quali la benedizione di S.Elisabetta: “Benedetta Tu fra le donne e benedetto il Frutto del Tuo seno!” (Lc 1,42) e della santificazione del Battista: “Ecco appena la voce del Tuo saluto ha colpito i miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio seno:” (Lc 1,44) Maria quindi, piena di Spirito Santo ha dato inizio al Suo apostolato che da ora in poi contraddistinguerà tutta la Sua esistenza terrena. Ella, piena di Grazia, quindi senza macchia alcuna (in effetti il peccato è opposizione a Dio, rifiuto di Dio) quindi tutta pura e per questo ha potuto ricevere la purezza dello Spirito Santo; tra i due vi è una perfetta sintonia perché Ella ama quello che Lui ama, pensa quello che Lui pensa. Tutto l’agire di Maria è avvolto dall’amore per lo Spirito Santo perché nessun impedimento la possa allontanare da Lui e Maria possa divenire Sua Sposa. Questa unione sponsale è così forte da essere come una penetrazione dell’Uno nell’Altra. Maria riproduce quello che da sempre avviene in Cielo, tra il Padre che invia sulla Terra il Suo Amore e il Figlio che Lo accoglie; in quel momento tutta la SS Trinità abita in Lei e per questo Maria diviene la dimora sulla Terra di tutta la SS Trinità. Nella preghiera di Maria, Ella può ascoltare il colloquio d’amore che trascorre tra le tre nature divine e il Suo cuore palpita insieme al Loro. Però c’è sempre una diversificazione tra la creatura e lo Spirito Santo, ma questa Loro unione è avvenuta rendendo la Vergine partecipe della Santità divina, perché tra Loro vi è comunione di volontà e di intenti. Dice S.Ireneo di Lione che senza lo Spirito Santo non è possibile vedere il Figlio di Dio e senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre perché la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo. “La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo il quale, attraverso l’Angelo Lo annunzia come l’Unto, il Cristo, fin dalla nascita. E’ Lui che riempie di Sé Gesù(Lc 4,1), è Sua la forza che esce dal Verbo quando guarisce e risana. Ed è Lui, che risuscita Cristo dai morti.(Rm 1,4-8,11) Maria, sempre Vergine, è il capolavoro della missione del Figlio e dello Spirito nella pienezza del tempo. Per la prima volta, nel disegno della Salvezza e perché lo Spirito l’ha preparata, il Padre trova la dimora dove il Suo Figlio e il Suo Spirito possono abitare fra gli uomini. Maria è rappresentata quindi come “Sede della Sapienza”. In Lei cominciano a manifestarsi le meraviglie di Dio che lo Spirito compirà in Cristo e nella Chiesa” (Catechismo della Chiesa Cattolica) Dice Giovanni che Dio è Amore e questo amore è il primo dono, quello che contiene tutti gli altri doni; questo Amore Dio lo ha riversato nel cuore degli uomini per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato. Nel Cenacolo Maria rappresenta la completa apertura dell’umanità alla Grazia e questo atteggiamento ha permesso la formazione della Chiesa. Alla Chiesa è stato affidato il dono di Dio, affinché tutte le membra, partecipandone, siano vivificate; in Lei c’è la comunione con Cristo, la conferma della nostra Fede, la scala per ascendere a Dio. Dove è la Chiesa, lì vi è lo Spirito di Dio e dove vi è lo Spirito vi è la Chiesa e ogni Grazia. Il nostro Manuale asserisce che una delle condizioni per attirare a sé lo Spirito Santo è quella di comprendere il Suo rapporto con la Madonna. Noi Legionari abbiamo la possibilità di partecipare in qualche modo al piano della Salvezza, seguendo Maria che si è resa disponibile a questa realizzazione. Noi, essendo battezzati, siamo Chiesa e Maria è la Madre della Chiesa, Madre del Corpo Mistico. Il Legionario partecipa alla funzione materna di Maria, il cui compito principale è quello di una Madre che genera continuamente figli del Regno in unione allo Spirito Santo. La Chiesa (Ecclesia) essendo “convocazione” di tutti gli uomini alla Salvezza, per sua natura è missionaria, inviata da Cristo a tutti i popoli per farli suoi discepoli; infatti Gesù ordinerà: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli..(Mt28,19). Inoltre lo Spirito Santo istruisce il credente e si serve di lui per condurre in porto colui che ha bisogno di una guida. E’ indicativo l’episodio narrato negli Atti degli Apostoli, quando il discepolo Filippo viene inviato all’eunuco etiope ministro di Candace per attuare la sua conversione: “Lo Spirito disse a Filippo: raggiungilo e accompagnati a quel cocchio. Filippo corse e sentì che l’Etiope leggeva il Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu ciò che leggi?. Quello rispose:Come posso capirlo se nessuno mi guida?...Allora Filippo, prendendo a parlare e, incominciando da questo passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Continuando il loro viaggio, trovarono dell’acqua e l’eunuco disse: Ecco dell’acqua, che cosa impedisce che io sia battezzato? E fece fermare il carro. Scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, e lo battezzò” (Atti 8,29-38). Molti di noi Legionari possiamo testimoniare di sentirci spesso strumenti della Grazia e collaboratori del Regno di Dio. Concludo questa mia piccola meditazione con le parole ispirate tratte dalla 2° lettera ai Corinti (13,13): “La Grazia del Signore Gesù Cristo, l’Amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi” -Carlo

sabato 1 giugno 2013

SPIRITUALITA'

NOSTALGIA DI DIO- Spesso, parlando con persone che si dichiarano atee, mi sono chiesto come potessero vivere nel profondo della propria anima i grandi temi dell’esistenza, non dandosi alcuna spiegazione e rimanerne appagati. Nessun fumatore, durante l’esercizio del fumo, denuncia gli inconvenienti giornalieri provocatigli dal suo vizio ma, una volta smesso di fumare, dichiara che finalmente sono cessate le smanie mattutine, la bocca amara, i dolori di testa, il fiato corto, la cattiva digestione etc etc. In sostanza, dopo aver smesso di fumare si sente libero di confessare la vera situazione nella quale era caduto. Altrettanto avviene in campo spirituale e il brano qui sotto riprodotto ci dà un quadro veritiero della conversione: “Voglio trovare Dio oltre le parole. Mi piacciono gli uomini che cercano, quelli che indagano, gli uomini che non si accontentano delle cose comuni, che gridano verso Dio. So che cosa è questa follia di grandezza. Non mi accontento della vita di tutti i giorni. Io voglio Dio. Ecco la salvezza: credere che la vita abbia un senso, credere che sia basata su di un solido fondamento. Colui che vive nel raccoglimento e che non si lascia stordire dalle cose e dagli uomini, colui che guarda al di là delle apparenze, deve convincersi dell’esistenza di un Principio, deve accettare l’ordine, la presenza dello Spirito di Dio. Io ho provato la calma di questi momenti di certezza; sento, sulle rovine del cuore, il grido di questa indistruttibile speranza. Quanto deve essere profonda la gioia di colui che, all’improvviso, dopo aver camminato a lungo e cercato la pace inutilmente, capisce che lui pure è figlio di un Padre che lo conosce e che lo ama e non un atomo sperduto nell’immensità dello spazio! Quest’uomo camminava disperato nel vuoto, e ora la coscienza gli dice con parole di fuoco che la sua vita non è inutile, che Dio lo vede, che Gesù lo ama, che la sua angoscia è compresa e amorevolmente seguita da una mano divina. Accetto. Voglio la verità. Il mio spirito è conquistato da queste cose meravigliose. Come uomo non capisco, ma l’anima sente. Mi abbandono a Dio. Mi pare di destarmi da un sogno: dopo lungo errare attraverso la notte vuota e oscura, ho ritrovato l’anima. Recito il Pater, e al suo confronto tutta la scienza dell’uomo mi pare vuota e assurda. L’anima ha fame, e la semplice preghiera insegnata da Gesù, ha il potere di saziarla. Traccio il segno di Croce e sento in me la pace. Non capisco, non so spiegare, ma questa è la realtà. Mi sento infinitamente debole e immensamente grande. Ero arido al pari della terra bruciata, ed ecco che la pioggia benefica mi irrora. Che cosa ho fatto per meritare questo dono? Perché è stato concesso a me e alla mia famiglia e non ad altri? Ho cercato a lungo una risposta ai problemi e non ho capito questa semplice verità: basta mettersi in ginocchio, offrire il cuore a Dio e ogni mistero si fa luminoso come il sole. Tutto è mutato in me. Quello che prima giudicavo degno di grande attenzione, ora non mi interessa più. Ripenso al tempo passato e non mi riconosco: ero io l’infelice, l’inquieto che cercava con ansia e che giocava con la sua angoscia perché non trovava pace? Ero io l’ignorante che tentava di saziare la sua fame di Dio con cibi terreni e che ingannava se stesso con menzogne nutrite d’orgoglio? Sì, ero proprio io. La disperazione mi faceva sanguinare, gli uomini che incontravo mi davano la sensazione del caos, eppure giudicavo la Religione come il sogno fatuo, sorpassato ed inutile, di uomini fuori tempo, e mi credevo generoso e sapiente perché ero disposto ad accordare diritto di cittadinanza a tutte le idee. Ero ridicolo e cieco. Ora invece vedo. Sono in ginocchio e inizio così la mia nuova vita.” (Peter Van Der Meer)