domenica 27 ottobre 2013

APOSTOLATO

lo scapolare- Che cosa è lo scapolare nell’ambito del Cattolicesimo? I nostri padri lo ritenevano un simbolo di appartenenza a qualcosa di sacro tramandato loro da antenati e che si perpetuava, fin dai tempi più remoti, in seno a famiglie, comunità e confraternite. In questo momento il mio ricordo, l’immagine che riaffiora davanti ai miei occhi, è quella di una nuvola nera, impalpabile, che per pochi istanti ha oscurato la mia vista. Gli anni passati sono tanti, ma non sufficienti a cancellare tutto, anche se questo tutto è legato ad un fatto doloroso: è accaduto durante la traslazione delle spoglie dei miei nonni in un altro luogo di sepoltura. Così, all’apertura della bara di mia nonna, altro non ho visto che un dissolversi nell’aria di quella nuvola nera che costituiva l’esistenza dell’abito e del velo con i quali era stata deposta 35 anni prima. Poi, nello stupore generale, una piccola macchia dal colore indefinibile, è apparsa in un angolo; era lo scapolare della Madonna del Carmelo, la cui devozione era andata di pari passo con la vita della nonna. Quel piccolo quadrato di tela, alle cui estremità vi era uno spago sottile, viene raccolto da una zia e nascosto in un fazzoletto. Oggi faccio parte della Legione di Maria e seguo il più possibile ogni scritto che riguarda la nostra Madre Celeste e con attenzione, vado alla ricerca di recensioni antiche su Chiese millenarie dedicate proprio alla Santa Vergine; ho scoperto che questo “abitino”- così viene definito- è un segno distintivo di devoti alla Madonna del Carmine e viene consegnato e distribuito nei giorni della Sua festa, oggi nella forma di medaglietta. Quando si nasce curiosi…così mi sono messa alla ricerca ed ho scoperto che nell’anno 1251 un monaco inglese, Simone Stock, superiore dell’Ordine carmelitano, attraversava un momento difficile mentre si trovava in Palestina, a causa dell’invasione musulmana nei luoghi santi e quasi tutti i monaci si accingevano a rientrare in Europa, Maria gli apparve e gli disse: “Ricevi, dilettissimo figlio, questo segno quale dono della Mia amicizia, privilegio per te e per tutti i tuoi fratelli. Coloro che moriranno rivestiti di questo scapolare, non andranno nel fuoco dell’inferno; esso è un segno di salvezza, di protezione e di sostegno nei pericoli, di alleanza e di pace per sempre.” Da quì nasce il nome di scapolare, perché riproduceva il grembiule che i servi usavano all’epoca sopra la tunica e che indicava l’identità del padrone ai quali essi appartenevano. Consegnando questo simbolo, Maria voleva dire ai frati che appartenevano a Lei. Con grande sorpresa ho appreso anche che Maria lo ha mostrato ai tre pastorelli di Fatima, dicendo loro: “Questo abitino di Grazia fortificherà la vostra certezza nel chiudere gli occhi a questa vita e nell’aprirli all’eternità ove troverete il vostro fine ultimo, il Frutto benedetto del Mio seno,Gesù.” Questo avvenne durante il miracolo del sole, a testimonianza di quanto fosse importante e integrativo al messaggio della Vergine, unitamente alla recita del S.Rosario e alla devozione al Suo Cuore Immacolato. Da quando si è attenuata questa devozione, non è forse vero che sia aumentato il disconoscimento del grande messaggio di Maria? Una seconda promessa fu fatta a Papa Giovanni XXII nel 1322, quando gli apparve Maria e lo rassicurò che avrebbe liberato dal Purgatorio tutti coloro che lo indossavano, il primo sabato dopo la loro morte e che li avrebbe condotti al monte santo della Vita eterna. Pio XII scrisse in merito allo scapolare: “E’ un simbolo di consacrazione a Maria della quale abbiamo bisogno in questi duri momenti” e nel 1951 aggiunse: “Quante anime buone hanno dovuto la loro conversione e la loro salvezza allo scapolare che indossavano!” Giovanni Paolo II il 6-7-2003 disse che fin dalla sua giovinezza portava al collo lo scapolare della Vergine per rifugiarsi sotto il Suo mantello. E, nell’Ordine del Carmelo crebbero Santa Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresa del Bambin Gesù. Sia S.Alfonso de’ Liquori che S.Giovanni Bosco, dopo anni di sepoltura, furono ritrovati con lo scapolare ancora intatto, legato al loro collo. Portare questo simbolo, esprime per il credente il desiderio di consacrarsi al cuore immacolato di Maria, vivere accettando con coerenza il proprio stato, partendo dagli impegni presi con il Battesimo e rendendo visibile la bellezza della propria vita cristiana. Questo è il cammino indicato da tutti gli ultimi Papi, ovvero: rivestirsi di Gesù, pensare, agire e fare come Lui ci ha insegnato, mettere Cristo al primo posto dei nostri pensieri e delle nostre azioni. E quale migliore sprone per noi è e resterà la lettera di Giovanni Paolo II inviata il 25-3-2001 all’Ordine del Carmelo, ove si asserisce che chi indosserà questo “abitino” avrà la protezione continua della Vergine, sarà aiutato a crescere nel Suo amore e ad irradiare nel mondo la presenza di Maria, Regina del silenzio e della preghiera, Madre di Misericordia, di Speranza e di Grazia! (-Maria Teresa S.)

martedì 22 ottobre 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 6° parte- Orazioni- “Appena l’anima si porrà a pregare, sentirà i suoi sensi raccogliersi spontaneamente senza alcuna fatica, simili ad api che si rinchiudono nell’alveare per comporre il miele. A premio della violenza che si è fatta in precedenza, il Signore le concede di esercitare un tale imperio di volontà che, appena questa fa capire di volersi raccogliere, i sensi le obbediscono e si raccolgono. Si distrarranno ancora, ma l’averli una volta assoggettati è sempre una gran cosa: saranno sempre come sudditi e schiavi e non faranno più il male di prima. Se la volontà li richiama, ritornano immediatamente e con prontezza maggiore…Dopo esserci sforzate per alcun tempo a tener compagnia al Signore, Egli ci capirà anche per via di segni. E se prima per farci intendere, ci occorreva recitare il Pater noster molte volte, dopo invece, ci capirà fin dalla prima essendo Suo vivo desiderio risparmiarci ogni fatica. Se nello spazio di un’ora non recitassimo il Pater che una volta, sarebbe già sufficiente per farci ascoltare, sempre inteso che da parte nostra, comprendiamo di parlare con Lui, conosciamo il valore delle nostre domande e pensiamo al desiderio che Egli ha di esaudirci, al piacere che prova nello stare con noi. Non ama per nulla che ci rompiamo la testa con dei lunghi discorsi.” (S.Teresa- Cammino-) S.Teresa del Bambin Gesù dichiara di vedersi sempre più imperfetta a misura che procede, ma di trovare in ciò la sua gioia, perché la miseria attira la Misericordia. Ma quando le anime sono tanto razionali, questo può costituire un ostacolo: “Ma io vorrei che non ci contentassimo di servire Dio in questo modo sempre così lento, da non arrivare mai alla meta. Eppure crediamo di camminare e anche di stancarci! Ma è un camminare faticoso e sarà molto se non perderemo la strada. Non è meglio far tutto in un istante? Camminando con tante precauzioni si trovano ovunque pericoli, prendiamo paura di tutto e non si ha coraggio di andare innanzi..Facciamoci coraggio, sorelle mie, mettiamo nelle mani di Dio le nostre ragioni e i nostri timori, dimenticandoci della nostra naturale debolezza che ci potrebbe preoccupare…A noi soltanto di accelerare il passo per poter vedere il Signore.” (S.Teresa- III Mansioni) “Infatti è per mezzo dei doni dello Spirito Santo che la Sapienza divina, che abita nell’anima giusta, produce le illuminazioni e le mozioni che sostengono l’attività delle virtù teologali e le portano alla perfezione dei loro specifici atti. Ecco un’anima che fa un atto di fede nella presenza della SS Trinità in lei. Mentre si dispone ad andare con la sua intelligenza verso la verità dogmatica per trovare alimento ad un nuovo atto di fede, ecco che improvvisamente dall’oscurità del mistero- nel quale è entrata con la fede- sgorga un sapore, una luce confusa, un qualche cosa che la trattiene, l’invita a restare tranquilla in questo mistero la cui oscurità non si è dissipata e la sollecita fors’anche a penetrarvi di più. Un’infermiera cura un malato con una dedizione soprannaturale che anima il suo senso del dovere; ma anche qui ecco che ad un tratto scopre in modo concreto e vivo che questo malato è un membro del Cristo sofferente. Ora ella vede in lui il suo diletto Cristo e, trasportata soavemente da un amore che non sapeva di avere, prosegue la sua missione caritativa con una dolcezza e una delicatezza incomparabili. Illuminazione e mozione dello Spirito Santo si sono congiunte nell’uno e nell’altro caso, per far produrre un atto di fede contemplativa e un atto di carità perfetta.”(P.M.Eugenio) La Sapienza d’Amore- “Il mondo è stato creato per la realizzazione del disegno di Dio e ciascuno di noi vi ha il suo posto stabilito. Non siamo entrati nel mondo per agitarci a nostro talento o per realizzare i nostri scopi personali. La Sapienza divina ci ha posti in esso per essere gli agenti umani del Suo disegno divino e gli artefici del compito preciso ch’Essa ci ha fissato nel Suo piano. E agenti lo saremo senza fallo-amorosamente sottomessi, o ribelli- questo dipenderà da noi, però, qualunque sia il nostro atteggiamento, il piano di Dio si realizzerà, con noi o contro di noi. Noi conosciamo questo disegno eterno di Dio, disegno di misericordia, nascosto ai secoli passati e di cui l’Apostolo Paolo è l’araldo e il ministro; disegno della volontà divina- fisso da tutta l’eternità e che la Sapienza doveva realizzare nella pienezza dei tempi- di riunire tutto nel Cristo, le cose del Cielo e quelle della terra. Il disegno eterno di Dio che la Sapienza d’Amore deve realizzare è la Chiesa di Dio, fine e ragione di tutte le cose.” (p.M.Eugenio) Esperienza dei doni “ Dio comunicandosi direttamente all’anima non può dissimulare ciò che Egli è in se stesso, né la qualità del dono che fa. La Sua trascendenza si manifesta. La Sua presenza impone un rispetto profondo; la Sua luce abbagliante produce oscurità nell’intelligenza inadatta per riceverla; la Sua fortezza schiaccia la debolezza umana; il gusto stesso che viene dal dono della sapienza, fa deliziosamente sperimentare la piccolezza. Dio mette così l’anima in un atteggiamento di verità creando in essa l’umiltà. La fecondità spirituale accompagna sempre l’azione dello Spirito Santo. I Suoi frutti non sono sempre i miracoli, ma la carità, la benignità, la pazienza etc. Per mezzo dei doni dello Spirito Santo, Dio invade l’anima, vi realizza il volere e il fare, perfeziona le virtù, se ne impossessa progressivamente secondo il modo e la misura da Lui stesso stabiliti. Nei primi secoli della Chiesa, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo scese, sotto forma di lingue di fuoco, a prendere possesso degli Apostoli e per mezzo di essi della Chiesa. Confermò la Sua presenza con la trasformazione che subirono e la Sua potenza con tutte le loro opere. Era una Persona viva nel seno della Chiesa e riconosciuta come tale. Dopo d’allora lo Spirito Santo parve nascondersi progressivamente nelle profondità della Chiesa e delle anime. Ma il cambiamento tocca solo i Suoi modi di agire. Egli è sempre vivo in noi, pronto ad effondersi e noi possediamo continuamente i Suoi doni per ricevere il Suo soffio.” (P.M.Eugenio) Tre disposizioni Lo attirano e sono il dono di sé, l’umiltà e il silenzio. S.Teresa nel “Cammino di perfezione” dice: “I consigli che vi ho dato in questo libro non hanno altro scopo che di spingervi a consacrarvi tutte al Creatore, a rimettere la vostra volontà nelle Sue mani e a distaccarvi dalle creature..perché con questa offerta ci disponiamo a raggiungere in breve il termine del cammino e a bere l’acqua viva di quella fonte di cui ho parlato, essendo fuor di dubbio che Egli non permetterà mai di berne se non a patto d’aver prima da noi l’offerta di tutta la nostra volontà in modo che possa disporre di noi e delle cose nostre come meglio Gli piace…Se non ci diamo a Dio così generosamente come Egli si dà a noi, sarà fin troppo se ci lascerà nell’orazione mentale, visitandoci soltanto di quando in quando, come si conviene ad operai che lavorano nella vigna. Gli altri, invece, sono Suoi figli prediletti.”(S.Teresa- Cammino) Il dono di sé, dunque, deve essere assoluto per attirare i doni completi di Dio: “Siamo così avari e così lenti nel darci a Dio che non ci determiniamo mai a metterci nelle disposizioni per riceverLo. Crediamo di dare a Dio ogni cosa, mentre in realtà non Gli diamo che la rendita e i frutti, ritenendoci il capitale e la proprietà.. Se quel tesoro non ci vien dato tutto in una volta è perché anche noi non ci diamo a Dio del tutto..Egli non sforza nessuno ed accetta quanto Gli si dà; non si dà del tutto se non a coloro che del tutto si danno a Lui. Questo è fuor di dubbio e lo ripeto tante volte, perché è molto importante. Il Signore ama molto l’ordine e non opera nell’anima se non allora che la vede sgombra e tutta Sua” (S.Teresa- Cammino) Dio, quindi, detta la Sua volontà per mezzo della legge morale, ma rispetterà la libertà dell’uomo. Anche per Maria agirà così: manderà l’Arcangelo Gabriele e attenderà il consenso di Maria. Il Cielo attende e pende dalle labbra di Maria e quando Lei pronuncia il Suo fiat, che è Suo ma anche di tutta l’umanità, trasale di gioia nell’opera che farà di Maria la cooperatrice della Salvezza. L’amore è diffusivo di sé e tende a questa perdita di se stesso in Colui che ama; vi trova la sua soddisfazione e la sua pienezza. Del resto il dono di noi stessi è anche il sacrificio più perfetto che possiamo offrire a Dio. Per essere veri cristiani dobbiamo donarci a Cristo come Lui si è dato a Dio. Dice S.Teresa: “Il Signore, più vede che il dono della nostra volontà si manifesta non con parole di complimento, ma con fervore di opere, più a Sé ci attira e innalzando l’anima al di sopra di se stessa e di tutte le cose terrene, la prepara a ricevere grandissimi favori. Stima tanto quel dono da non cessare di ricompensarlo fin da questa vita: l’anima non saprà più che domandarGli ed Egli continuerà a donare…Allora Dio comincerà a trattarla con maggiore amicizia, ritornandole non solo la volontà che ella gli ha dato, ma dandole insieme la Sua. E queste due volontà andranno molto d’accordo; perché, vedendo Iddio che l’anima fa quello che Egli vuole, anch’Egli farà ciò che ella desidera, per cui come suol dirsi, ella comanderà ed Egli obbedirà e viceversa.” (S.Teresa- Cammino) Però è necessario che questo atto del dono di sé non sia transitorio, ma una disposizione costante dell’anima. Questa offerta deve salire senza posa come una provocazione continua alla Misericordia divina; per mezzo di essa l’anima respira l’amore, si purifica e si unisce al suo Dio. In ogni istante c’è il rischio di una ritrattazione o di un’affermazione del proprio volere, quindi la riparazione va fatta rinnovando di nuovo la propria offerta, la quale diverrà ogni volta più umile e più diffidente di se stessi. Racconta S.Teresa del Bambin Gesù: “Il calice è pieno fino all’orlo, ma io sono in una pace meravigliosa…Non vorrei soffrire in minor tempo…Non mi pento di essermi sacrificata all’Amore..” “Il dono, quindi è fatto, è mantenuto dalla volontà, l’anima ha detto il suo amore e il dono raggiunge Dio. Il vincolo stabilito fa discendere la Grazia, certamente efficace e apportatrice di pace continuamente crescente. Lo sguardo per la Vergine Maria nel giorno dell’Annunciazione, ci aiuterà a scoprire tutte queste verità così difficili a esprimersi, perché soprannaturali, sottili e profonde. La Vergine Maria, perché ricolma di grazia dallo Spirito Santo e perduta nella luce semplice di Dio, aveva tutte le Sue energie pacificamente tese verso la realizzazione della volontà divina. L’Arcangelo Gabriele Le annuncia: “Concepirai e partorirai un figlio che chiamerai Gesù..” Maria ha compreso: si tratta del Messia. Non vi aveva pensato, poiché ignorava Sé stessa. La semplicità della Sua grazia gliene velava l’immensità. Ella conosceva solo Dio e la Sua volontà. La Vergine Santa dona- per Sé stessa e per l’umanità- la Sua adesione al più sublime e al più terribile dei contratti: all’unione nel Suo seno dell’Umanità con la Divinità, al Calvario, al mistero della Chiesa. E il Verbo si fece carne grazie al Fiat della Vergine, che una disposizione d’offerta completa e indeterminata, aveva da molto tempo preparata nella Sua anima pieghevole e docile.” (P.M.Eugenio) “O sorelle mie- esclama S.Teresa- come è efficace questo dono! Se lo si facesse generosamente, si attrarrebbe l’Onnipotente a fare una cosa sola con la nostra debolezza, trasformando noi in Lui, la creatura nel Creatore.” (Cammino) L’umilta’ S.Teresa scrive nelle III Mansioni: “Accelerare il passo vuol dire avere grande umiltà. E se mi avete bene intesa, avrete capito che in questo è il torto di coloro che non vanno avanti.” Nel colloquio con Nicodemo, Gesù dirà: “In verità in verità ti dico, chi non rinasce in acqua e Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio. Quel che è generato dalla carne è carne; quel che è generato dallo Spirito è spirito.” Nicodemo capisce sempre meno. “ Come può succedere questo?” E Gesù di rimando: “Sei dottore in Israele e non sai questo?” Il colpo all’orgoglio di Nicodemo è duro; l’umiliazione gli ha aperto l’intelligenza e attraverso questa benefica ferita, Gesù gli versa la Sua luce: “Nessuno ascese in Cielo se non Chi discese dal Cielo, il Figlio dell’Uomo. E come Mosé innalzò nel deserto il serpente, allo stesso modo bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque crede in Lui, abbia la vita eterna. Infatti Dio ha amato tanto il mondo, che ha dato il Figlio Suo Unigenito, perché chiunque crede in Lui non perisca..” Con queste parole Gesù rivela a Nicodemo il Mistero dell’Incarnazione e quello della Redenzione. Gesù entra in questo mondo come un Bambino avvolto in fasce. I pastori ricevono questo avviso da parte dell’Angelo: “E questo vi servirà di segno, troverete un Bambino, avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia.” Questo contrassegno dell’umiltà, quaggiù, è sempre indizio del divino. “Dio non può fare a meno dell’umiltà. Gli piace tanto che ai Suoi occhi può supplire a tutto il resto, perché attira effettivamente tutti i doni di Dio. Dice S.Teresa: Mi chiedevo una volta, perché il Signore ama tanto l’umiltà e mi venne in mente d’improvviso, senza alcuna mia riflessione, che ciò dev’essere perché Egli è somma verità e che l’umiltà è verità. E’ verità indiscutibile che da parte nostra, non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente. Chi più lo intende, più si rende accetto alla suprema Verità, perché in Essa cammina.” (Mansioni) “Santa Teresa ci avverte fin da principio che la conoscenza di sé più profonda, non viene acquistata per mezzo di una introspezione diretta ma per mezzo dello sguardo sulla perfezione di Dio.” (P.M.Eusebio) e precisa: “Pregate la Priora, appena il maligno si presenta,d’imporvi qualche ufficio umiliante o farlo da voi stesse meglio che vi sia possibile. Studiate di vincere la vostra volontà praticando cose che vi ripugnano: il Signore ve ne farà conoscere molte e la tentazione cesserà.” (Prospettive) Le umiliazioni provocate dai nostri difetti e dai nostri errori o dal malvolere del prossimo, sono preziosi attestati della sollecitudine di Dio per formarci al lume della Sua potenza e sapienza. Accettarle è un dovere; ringraziare Dio per questo significa averne compreso il valore; domandarle significa aver fatto già molta strada nelle profondità della Sapienza divina. Il silenzio Il silenzio e la solitudine sono necessari perché Dio possa farci conoscere la Sua volontà e perché la nostra anima possa sentirLo per ricevere la Sua azione trasformante. Il deserto è un luogo opportuno, perché offre al contemplativo ricchezze incomparabili: la nudità, il silenzio, il riflesso di Dio e la Sua armonia. Il deserto è pieno di Dio; la sua immensità, la sua semplicità Lo rivelano, il suo silenzio Lo dona. Bisogna notare che nel deserto abitano anche gli spiriti malvagi ed essi eccellono nell’accrescere la confusione creata dall’inazione angosciosa, per approfittarne e tendere le loro insidie. Quindi il deserto esige anime valorose e temperamenti forti ed equilibrate. La chiamata “ Conosciamo infatti i desideri di Dio che sono la Sua esigenza: Dio è amore, dunque Bene diffusivo. Egli ha bisogno di espandersi; il darsi è un movimento essenziale della Sua natura. Egli trova una gioia e una gloria ineffabili nella diffusione della Sua Grazia nelle anime e più specialmente del Suo Regno perfetto in ciascuna di esse. Dio stesso fa della Grazia un seme capace di accrescimento e di sviluppo. Egli è il Seminatore; l’ha gettato nelle nostre anime e con questo gesto ha procurato che germini, sorga, maturi, produca frutti secondo tutta la potenza che le ha dato. Noi siamo il campo di Dio che Egli innaffia, dopo aver seminato, e che protegge contro i nemici esterni.” (P.M.Eugenio) Dice S.Teresa:” Pensate che il Signore invita tutti. Egli è verità e la Sua parola non è da mettersi in dubbio. Se il Suo invito non fosse generale, non ci chiamerebbe tutti e quand’anche ci chiamasse, non direbbe: Io vi darò da bere. Avrebbe potuto dire: Venite tutti che non avrete nulla da perdere, e Io darò da bere a chi vorrò. Ma siccome non pose alcun limite e disse –tutti-, così tengo per certo che non fermandosi per via, arriveremo a bere di quell’acqua viva. Il Signore che la promette, ci dia grazia per Quegli che è, di cercarla come si deve!” Poi aggiunge: “Consolando le anime che non arrivano alla contemplazione, ho detto che diverse sono le vie che conducono a Dio e che in Cielo vi sono molte mansioni. Ed è vero, perché il Signore, conoscendo la nostra debolezza, ha voluto appunto, da Quegli che è, moltiplicarci gli aiuti. Però non disse:” Per questa via verranno gli uni e per questa gli altri.” Anzi, fu sì grande la Sua bontà da non impedire ad alcuno d’attingere a questa fonte di vita..No non ne allontana nessuno.. Anzi, grida a gran voce, chiamando tutti. Tuttavia nella Sua bontà non sforza nessuno.. E perché è così, seguite il mio consiglio: andate sempre avanti, combattete da forti, morite pure nella lotta, non essendo qui che per questo. Procedete con la ferma risoluzione di morire piuttosto di non giungere alla meta.” (Cammino) (a cura di Carlo) (fine)