domenica 21 aprile 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 3° parte- Spiritualità di Santa Teresa- Negli scritti “Fondazioni” S.Teresa scrive: “Invidiavo molto coloro che per amore di Dio, potevano darsi all’Apostolato, fosse pure a prezzo di mille morti…” S.Teresa e S.Giovanni della Croce constatano che le manifestazioni sensibili dell’azione di Dio, diminuiscono di frequenza e di intensità a misura che le facoltà si purificano, ma lo scopo finale che è quello di raggiungere Dio, deve essere costantemente presente e si deve essere determinati a proseguire fino al raggiungimento anche a costo di morire per la strada. Accontentarsi delle prime vittorie, sarebbe una tentazione pericolosa, come sarebbe pericoloso disperdersi in mille dettagli esteriori, dimenticando il fine che è quello di abbeverarsi alla sorgente d’acqua viva che è il Cristo. Ecco che le Mansioni, che sono come vaste anticamere piene di una folla che sta transitando,trattengono molti che si fermano e non progrediscono, come avviene forse alla gran massa dei cristiani. Le anime arrivano, animate da buone intenzioni e nello stato di grazia: “Queste (anime) sono ancora fra le cose del mondo, ingolfate nei suoi piaceri e perdute dietro gli onori e le ambizioni. Il loro pensiero è quasi sempre tra gli affari a cui sono molto attaccate secondo il detto:Dov’è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore…Finalmente queste anime entrano nelle prime stanze (del castello interiore) del pian terreno, ma vi portano con sé un’infinità di animaletti i quali, non solo impediscono di vedere le bellezze del castello, ma non permetono neppure di starvi in pace. Tuttavia han già fatto molto con l’entrarvi…Quanto alla luce che si diffonde dal palazzo abitato dal Re, dovete avvertire che le prime Mansioni ne ricevono assai poca. Benché non siano nere e tenebrose come quando l’anima è in peccato, tuttavia sono alquanto in penombra e non possono essere vedute neppure da coloro che le abitano, non per difetto dell’appartamento, ma per ragione delle molte cose nocive, serpenti, vipere e animali velenosi che, essendosi introdotti con l’anima, le impediscono di avvertire la luce. (In questa semioscurità, i demoni trovano un terreno molto favorevole per le loro trame)..Egli (il demonio) deve avere appostato in ogni stanza, legioni di suoi pari, per impedire che le anime passino dsa una mansione all’altra e così le poverette che ne sono ignare, si trovano impigliate in mille lacci.” (S.Teresa-I Mansioni) “Il peccato intacca le relazioni dell’anima con Dio. Creati da Dio, noi dobbiamo ritornare a Dio. Dio è nostro fine. Ritornando a Lui, seguendo la via che Egli ci ha segnato, realizziamo la Sua volontà e procuriamo la Sua Gloria e nello stesso tempo troviamo la nostra felicità. Questa via ci viene tracciata dagli obblighi generali o dai precetti particolari che ci sono imposti. Con l’ubbidienza l’anima mantiene il suo orientamento verso Lui, riceve la Sua luce, il Suo calore, la Sua vita. Quando invece, coscientemente e volontariamente, l’anima rifiuta di obbedire a Dio per soddisfare una passione o cercare un bene particolare, allora non è più orientata verso di Lui. Il peccato che allora commette, è costituito da questa scelta volontaria e dall’atteggiamento di allontanamento che ne risulta. Finché l’anima, con la contrizione ed il proposito fermo, non abbia ritrattato il suo atteggiamento di peccato e non sia ritornata verso Dio, resta privata di tutti i beni spirituali che le assicurano l’orientamento e l’unione con Lui. L’anima, col peccato ha perduto il contatto con la sorgente divina d’amore zampillante che era tutto per lei.” (P.M.Eugenio) E la Santa scrive: “Chi commette un peccato mortale intende di contentare non Dio ma il demonio; e siccome il demonio è la stessa tenebra, la povera anima diviene una medesima tenebra con lui…Non le giovano a nulla per l’acquisto della gloria, neppure le sue buone opere, perché non procedono da quel principio per cui la nostra virtù è virtù…Ma siccome l’albero è piantato nella stessa terra del demonio, che altro frutto potrebbe dare?...Come rimangono le povere stanze del castello! Che turbamento s’impossessa dei sensi che ne sono gli abitanti! In che stato di accecamento e mal governo cadono le potenze che ne sono le guardie, i maggiordomi e gli scalchi!” (I Mansioni) L’Inferno- La Santa descrive così questo terribile stato di infelicità:”..Un giorno, mentre ero in orazione, mi trovai tutto a un tratto trasportata intera nell’infer no Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla più dimenticare. L’ingresso mi pareva un cunicolo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio ed angusto; il suolo tutta una melma puzzolente piena di rettili schifosi. In fondo, nel muro c’era una cavità scavata a modo di nicchia e in essa mi sentii rinchiudere strettamente. E quello che allora soffrii, supera ogni umana immaginazione, né mi sembra possibile darne solo un’idea perché sono cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che quanto ho detto, di fronte alla realtà, sembra cosa piacevole. Sentivo nell’anima un fuoco che non so descrivere mentre dolori intollerabili mi straziavano orrendamente il corpo..specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine e senza alcuna mitigazione. Ma anche questo era un nulla innanzi all’agonia dell’anima. Era un’oppressione, un’angoscia, una tristezza così profonda, un così vivo e disperato dolore che non so come esprimermi. Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco perché almeno in morte ci pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé…Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era più speranza di conforto né spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com’ero in quel buco praticato nella muraglia. Orribile a vedersi, le pareti mi gravavano addosso e mi pareva di soffocare. Non v’era luce ma tenebre fittissime; eppure quanto poteva dar pena alla vista, si vedeva ugualmente nonostante l’assenza della luce; cosa che non riuscivo a comprendere…Rimasi spaventatissima e lo sono tutt’ora mentre scrivo, benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso dove sono.D’allora in poi, come dico, non vi fu travaglio che non mi sia apparso leggero in paragone di un solo istante in quanto là avevo sofferto e mi meraviglio che avendo letto tanti libri sulle pene dell’inferno, non ne facessi caso, né le temesssi… Mi venne una pena grandissima per la perdita di tante anime e desiderai grandemente di lavorare per la (loro) salute..tanto da sentirmi pronta a sopportare mille morti pur di liberarne un sola da quei terribili supplizi..Perché mostrarci indifferenti innanzi al gran numero di anime che ogni giorno il demonio trascina con sé nell’inferno?” (S.Teresa- Vita) (Carlo) (Continua)

mercoledì 17 aprile 2013

APOSTOLATO

Legione di Maria -Acies- e 25° anniversario di sacerdozio di Mons. Virgilio La Rosa- Si è svolta, nella Basilica di S.Giovanni in Laterano, l’annuale festa dell’Acies della Legione di Maria e nel contempo si sono celebrati i 50 anni di sacerdozio di Mons.La Rosa, canonico della Basilica stessa e Direttore spirituale del Senatus. Nella cerimonia dell’Acies, i Legionari rinnovano la loro promessa di fedeltà a Maria, ricevendone in cambio forza e benedizioni, così da poter affrontare gli ostacoli che incontreranno nella loro vita di credenti, quando dovranno dare testimonianza cristiana nella società, dare conforto ai fratelli e impegnarsi nel servizio dei più sfortunati; questi sono alcuni dei Lavori dei Legionari i quali hanno pregato, recitato il S.Rosario ed assistito alla S.Messa celebrata da Mons .La Rosa cui hanno fatto corona 45 Sacerdoti, Parroci ed Assistenti spirituali delle Curie e dei Presidi di tutta Roma. Certamente, quei circa 1000 fratelli e sorelle presenti alla cerimonia, hanno provato una prorompente gioia dentro il loro cuore; quando poi le emozioni regalano qualche lacrima, altro non sono che iniezioni di fede che entrano nell’anima e cancellano timori, talvolta difficili da superare. Questa consacrazione è un vero atto d’amore dei Legionari i quali, a voce alta , rinnovano il loro impegno a vivere, custodire e imitare la Santa Madre del nostro Salvatore, per tutti i giorni a venire ed offrirLe la loro disponibilità, quella che Lei diede nel giorno dell’Annunciazione: “Sia fatta la volontà del mio Signore.” Il Cardinale Vallini ha inviato un messaggio di congratulazioni pieno di invocazioni di grazie per il festeggiato, così come le parole della Presidente del Senatus, Giovanna Turrini che hanno spaziato tra i ringraziamenti ed i riconoscimenti per il Monsignore. La voce di lui, rotta dall’emozione, ha detto più di mille parole. Nella sua omelia Monsignor La Rosa ha ripercorso, dal giorno della sua consacrazione (10-3-63), i suoi 50 anni di testimonianza ed impegno nel servizio sacerdotale e quel suo seminare senza mai scoraggiarsi nella vigna del Signore. Con un filo di voce ha ricordato la sua appartenenza alla famiglia della Legione di Maria per ben 25 anni, famiglia a cui si sente legato quale Assistente,amico e confidente di tutti i Legionari di adesso e di domani. Ha ricordato, inoltre, l’incontro avuto con Papa Benedetto XVI il 23-gennaio scorso e ne serba in cuore un sentimento unico, carico di un’emozione profonda. La S.Messa si è conclusa con un sorriso per quella battuta alla romana: “Quando non si riesce in qualche cosa…ci pensa Monsignor La Rosa!” Alla fine della cerimonia, quando fuori della Basilica si stava scatenando un bel temporale, le voci dei Legionari si sono levate alte, verso le navate della Cattedrale e con il canto “Totus tuus” dedicato a Maria Santissima, e l’inno sembrava non finire mai. Maria Teresa S.

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 2° parte Il demonio- Avversario della vita spirituale è il demonio del quale la Santa tratta molto spesso per svelare i suoi tranelli e segnalare la sua presenza nei passaggi pericolosi, ove c’è abbastanza oscurità per dissimularlo. Secondo la Santa il demonio è un essere vivo, un nemico personale. “I demoni sono angeli decaduti. Dio, col mondo materiale, creò anche gli Angeli, puri spiriti, esseri di luce, dotati di intelligenza e di volontà. Essi formavano la corte celeste di Dio ed erano destinati a partecipare della Sua vita. Perché lo meritassero vennero sottoposti ad una prova, non sappiamo di quale natura. Il più grande, lucifero, affascinato dalla propria luce, rifiutò di sottomettersi e trascinò nella sua rivolta una moltitudine di angeli. Mentre gli Angeli fedeli meritarono, nella loro sottomissione, la visione diretta di Dio e la beatitudine eterna, gli angeli ribelli, si trovarono per l’eternità nell’odio di Dio, nella privazione del Bene sommo e dell’Amore infinito. A questi angeli, divenuti demoni, Iddio diede il permesso d’intervenire nel mondo. In quanto (impuro) spirito, il demonio domina il mondo inferiore della materia e dei sensi. Ne conosce le leggi e le reazioni. Può metterle in azione ed utilizzare intelligentemente per i suoi fini. Per questa ragione tutto quanto l’uomo possiede di materiale e di sensibile- corpo, potenze sensibili (sensibilità, immaginazione, memoria)- non sfugge ad una certa azione o influenza del demonio. Ciò nonostante, non può penetrare nelle facoltà dell’anima, a meno che la volontà non gliene apra la porta. Non può leggere i pensieri nell’intelligenza, né agire direttamente su di essi. Anche la volontà sarà per lui un fortino invidiabile ed inviolato, persino nelle possessioni, salvo che essa stessa non si abbandoni alla sua presa. Il mondo soprannaturale, nel quale si penetra solo per mezzo della Fede amorosa, gli è completamente sprangato. Tuttavia, mediante impressioni e immagini sensibili, può intervenire indirettamente nella vita spirituale. Ancora, il demonio potrà conoscere i pensieri dell’intelligenza, i voleri e i desideri della volontà ed anche i movimenti soprannaturali dell’anima, se ne raccoglie l’espressione scritta o parlata o se riesce ad interpretare i fenomeni sensibili che li accompagnano. “(P.M.Eugenio) “E’ ben vero che spesso, quando l’anima riceve comunicazioni spirituali e segrete, quantunque il demonio non sappia quali e come siano, a motivo della grande quiete che esse producono nella parte sensitiva, pure appunto da questa calma profonda, giudica che vi sono e che l’anima sta ricevendo qualche gran bene spirituale.” (Notte, libro II) “Il turbamento è una preparazione. Crea l’atmosfera propizia all’azione decisiva del demonio, proprio come il raccoglimento precede e prepara l’azione di Dio. Questa azione decisiva viene realizzata dal demonio per mezzo della menzogna. Riprendendo la parola di Gesù, S.Teresa lo chiama “amico della menzogna e menzogna lui stesso” Con le anime decise per la perfezione, egli avrà probabilità di riuscita solo se gli riesce coprire il male con le apparenze del bene. Per assicurare alle sue simulazioni tutte le probabilità di successo, si appoggia alle tendenze dell’anima, ai suoi desideri. Ed ecco il demonio procurare consolazioni spirituali che nutriranno la golosità spirituale di un’anima, portandola a eccessi negli esercizi di pietà e nelle mortificazioni, o almeno le faranno trovare talmente penosa l’aridità che segue, da portarla allo scoraggiamento. Contraffare le grazie soprannaturali di Dio, è opera più difficile, alla quale però il demonio non manca d’adoperarsi. Se la contraffazione non viene scoperta, può trascinare l’anima in errori con conseguenze pratiche notevoli per l’anima stessa e per il suo ambiente. Per lo meno essa sottrae progressivamente l’anima all’azione di Dio fino al punto che, spogliata dei beni spirituali che brillavano in essa, cade in uno scoraggiamento che il demonio si sforza di aggravare e trasformarlo in disperazione. In generale però il demonio è più particolarmente attivo nei periodi di transizione, i quali, per l’oscurità dolorosa che vi regna, e per la novità dei fenomeni che si producono, gli offrono occasioni più numerose e facilità più grandi per tendere le sue trappole.” (P.M.Eugemio) Per prima cosa non ci si deve abbandonare ad una paura esagerata ; lasciarci prendere dal terrore è tanto irragionevole quanto pericoloso. Egli si serve proprio di questo terrore per dissimulare la sua inferiorità e armare le sue trappole. Ci dice la Santa: “Quello che ho detto, serve ad aiutare i veri cristiani a disprezzare i fantasmi con cui i demoni tentano spaventarli. Sappiano che ogni qualvolta li disprezzano, l’anima acquista maggior forza, ed essi perdono di vigore, per cui i loro assalti ci sono sempre molto utili…Insomma, quando io non sono infedele al mio Dio, essi hanno così poco potere che non mi fanno paura. I loro assalti non valgono se non contro i codardi che si arrendono, a danno dei quali essi fanno prova di quel che possono.” (S.Teresa- Vita) Quando si dovrà combattere il demonio, è opportuno utilizzare tutte le armi soprannaturali che assicurano la nostra superiorità, utilizzando i sacramentali, quali l’acqua benedetta, la preghiera e il digiuno. S.Teresa ci suggerisce, per sfuggire alle mire del demonio, di portarsi in regioni ove egli non può penetrare, per mezzo di atti di fede e di umiltà. Inoltre la Santa avverte: “..Codardi come sono (i demoni) se ci vedono all’erta, non osano assalirci, ma appena ci scorgono distratti, ci possono fare gran danno. Guai poi se dovessero accorgersi che qualcuno è incostante nel bene e non fermamente risoluto a perseverare! Non lo lascerebbero in pace né di giorno né di notte, gli ispirerebbero mille paure e gli porrebbero innanzi un’infinità di ostacoli. In ciò sono molto sperimentata, ve lo posso dire con sicurezza. Aggiungo per di più, che l’importanza di questo avviso è troppo poco conosciuta.” (S.Teresa- Cammino) Il digiuno è un’arma potente contro l’azione demoniaca, lo stesso Gesù lo insegnava agli Apostoli :”Questo genere di demoni non lo si può scacciare che con la preghiera e il digiuno.” (Mc 9,28) Del resto, la mortificazione dei sensi, sui quali insiste l’azione demoniaca possiede una notevole forza atta a dominare la natura, conferendo così una certa potenza sugli angeli decaduti. Inoltre la Chiesa ha istituito i sacramentali per consentire una maggiore forza preservatrice quali l’acqua benedetta. Dice S.Teresa: “Ho sperimentato varie volte che per volgere in fuga il demonio e impedirgli di ritornare, non v’è mezzo migliore dell’acqua benedetta. Fugge anche innanzi alla Croce, ma poi ritorna. Dev’essere ben grande la virtù dell’acqua santa! Quando io me ne servo, provo una vivissima e sensibile consolazione come un sollievo che non so descrivere, un diletto interiore che mi fortifica l’anima. E non è già un’illusione né una cosa che mi sia accaduta una volta sola, ma molto spesso e sempre da parte mia con grande attenzione per osservarla… Un’altra volta mi tormentò per cinque ore di seguito con sì vivi dolori e turbamenti fisici e morali che mi pareva non poterne più. Le persone presenti erano tutte spaventate, né esse sapevano che fare, né io come difendermi…Piacque al Signore di farmi vedere che dipendeva tutto dal demonio: vidi accanto a me un moretto assai brutto che digrignava i denti disperatamente nel constatare una perdita dove sperava un guadagno. Appena lo scorsi, mi misi a ridere senza paura. Mi stavano vicine alcune persone…dissi a quelle persone che se non avessero riso, avrei chiesto loro dell’acqua santa. Me la portarono subito e me ne gettarono addosso, ma senza effetto. Allora spruzzai il luogo dove stava il demonio e subito fuggì. Mi sparirono insieme tutti i mali che soffrivo, come portati via da una mano, pur rimanendone sì affranta da sembrarmi d’aver ricevuto una buona dose di legnate.” (S.Teresa-Vita) Nelle preghiere di benedizione dell’acqua santa, la Chiesa chiede espressamente il potere di “mettere in fuga tutta la potenza del nemico, di distruggere l’influsso dello spirito immondo e di allontanare il serpente velenoso..” S.Paolo, a questo proposito, dice: “Rivestitevi di tutta l’armatura di Dio affinché possiate resistere alle insidie del diavolo. Imperocché non abbiam da lottare con la carne e col sangue, ma con i principi e le potestà, coi dominanti di questo mondo tenebroso, con gli spiriti maligni dell’aria. Per questo prendete tutta l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e, preparati in tutto, sostenervi. State dunque, cinti i vostri lombi con la verità e vestiti con la corazza di giustizia. E calzati i piedi in preparazione al Vangelo di pace; soprattutto date di mano allo scudo della Fede, col quale possiate estinguere tutti gli infuocati dardi del maligno.” (Ef 6,11) Anche S.Pietro nella sua 1° lettera: “Resistetegli, restando fermi nella Fede.” S.Giovanni della Croce: “…Unendo così il nostro affetto a Dio, ne viene che l’anima- elevandosi- lascia le cose della terra, si colloca davanti a Dio e si unisce a Lui…L’anima, più forte lassù dove ama che non nel corpo ove abita, sottrae divinamente la carne alla tentazione; e ciò fa sì che l’avversario non sappia più raggiungerla né ferirla; essa non si trova più là dov’egli conta di colpirla e di rovinarla.” Ma per sfuggire alle insidie demoniache S.Teresa raccomanda l’umiltà : “Se l’anima è umile…il demonio non le potrà recare gran danno…Il Signore non permetterà mai al demonio d’ingannare un’anima che non si fida di sé.” (VI Mansioni)-- (Carlo) (continua)

mercoledì 10 aprile 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI-- 1° parte Non possedendo un corpo fisico, gli Angeli sono presenti là dove agiscono. Il nostro Angelo Custode ci è vicino e ci assiste influenzando i nostri sensi e agendo sulle nostre potenze intellettuali. Dio ha creato tutte le cose e sostiene ogni essere con la Sua continua creazione; se Egli cessasse un solo istante dal sostenerci, scompariremmo nel nulla. Dio dunque provvede alla vita fisica e a quella sovrannaturale tramite la Sua Grazia. Nessuna parte del nostro essere né alcuna nostra facoltà, anche la più intima, è esente dalla Sua azione vivificante. Dio è l’anima della nostra anima, la vita della nostra vita: “In Lui abbiamo la vita, il movimento e l’essere” (Atti 16,28) La Sua Grazia ci permette di tornare verso di Lui, di conoscerLo come Lui ci conosce, amarLo come Lui ci ama, abbracciarLo come un padre; stabilisce tra Lui e l’anima rapporti di amicizia filiale.” All’anima, divenuta figlia per la Grazia, Dio rivela la Sua vita intima, la Sua vita trinitaria e ve la fa entrare come vera figlia, per partecipargliela. Generandola alla vita soprannaturale col dono della grazia, le comunica la Sua vita come padre a figlio e con la Sua vita le rivela i Suoi segreti e i Suoi tesori.” (P.M.Eugenio) Dice Gesù: “Se qualcuno mi ama…il Padre lo amerà e verremo a lui e faremo nostra dimora presso di lui” (Gv 14,23) Dio, quindi, è Amore e per questa ragione è in continuo moto di donazione; l’amore è di per sé diffusivo, non conciliandosi col trattenere solo per sé la totalità dei Suoi doni. Egli, Artefice della nostra santificazione, la realizza con la diffusione della Sua Grazia che utilizza per regnare su di noi, con una soave dominazione. L’amore di Dio genera e dà; l’anima generata, risale verso la sua sorgente scoprendo la paternità del suo Creatore e provando la carità filiale. Pertanto la volontà, invasa dalla carità, abbraccia per amore la volontà di Dio. S.Teresa dice che “La perfezione consiste nel fare la Sua volontà…Sua brama ardentissima non è che di compiere la volontà di Dio e perciò ritiene buono tutto quello che il Signore dispone: se Egli vuole che patisca, ciò sia alla buon’ora; se non lo vuole, non s’inquieta come prima…Sapete voi cosa vuol dire essere veramente spirituali? Vuol dire essere gli schiavi di Dio, tali che segnati col Suo ferro, quello della croce, possa Egli venderci per schiavi di tutto il mondo, come è stato per Lui.”( S.Teresa- Mansioni) Come già detto, Dio-Amore ha bisogno di espandersi e capolavoro della beatitudine infinita di Lui e Sua gioia, è il dono di Sé Stesso generando il Figlio e producendo lo Spirito Santo. La conversione del peccatore dà a Dio l’occasione per effondere abbondantemente la Sua Grazia e la Sua Misericordia. Ci è stato svelato lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione, poiché il sangue versato è il sangue della Nuova Alleanza tra Dio e il Suo popolo, tra Dio e quelli che Lui ha santificato. Conoscenza di sé- La conoscenza di ciò che siamo ci permetterà di avere, davanti a Dio, un atteggiamento umile. Dice S.Teresa:” Mi chiedevo una volta, perché il Signore ama tanto l’umiltà e mi venne in mente d’improvviso, senza alcuna mia riflessione, che ciò dev’essere perché Egli è somma Verità e che l’umiltà è verità. E’ verità indiscutibile che da parte nostra non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente. Chi più lo intende, più si rende accetto alla suprema Verità, perché in essa cammina….Il pensiero dei nostri peccati e della miseria della nostra natura, è il pane che sul cammino dell’orazione deve accompagnare tutti i cibi, anche i più delicati, perché senza di esso non ci si può sostentare.” (S.Teresa- Vita).” Nessuno può essere umile davanti a Dio come Cristo e neppure come la Vergine Maria, perché nessuno come Essi, ha misurato l’abisso dell’infinito che separa l’uomo dal suo Creatore. Questa duplice conoscenza del tutto di Dio e del nulla dell’uomo è fondamentale per la vita spirituale. Adamo ed Eva trasmettono alla loro discendenza la natura umana, priva dei doni superiori che la completavano (doni preternaturali). Tale privazione, con le tendenze disordinate che lascia libere, si chiama peccato originale. La conoscenza di sé non avrà campo più complesso, più difficile da esplorare, più doloroso e insieme più utile a conoscere, di queste cattive tendenze che hanno fatto gemere i Santi e che, ricordandoci continuamente la nostra miseria, costringono ad un combattimento che non ha tregua. L’anima impara a conoscersi sotto la luce di Dio.” (P.M.Eugenio) Conferma S.Teresa: “Ma credo che non arriveremo mai a conoscerci se insieme, non procureremo di conoscere Dio. Contemplando la Sua grandezza, scopriremo la nostra miseria.” Però anche una tale considerazione non è priva di pericoli: “Perciò figliuole, fissiamo gli occhi in Cristo nostro bene…e vi impareremo la vera umiltà…Inoltre, figliuole mie, dovete guardarvi da quell’umiltà che getta l’anima nelle più vive inquietudini con la rappresentazione dei più gravi peccati…Queste anime vedono peccati in tutto ciò che fanno e perfino inutili le loro opere buone. Lo scoraggiamento le invade e, sentendosi impotenti per ogni opera di bene, si lasciano cadere le braccia, immaginandosi perfino che quanto in altri è lodevole, sia in esse da riprovarsi… Tuttavia la vera umiltà non disturba l’anima ma l’inonda di pace…Se il maligno ci vuol far credere che siamo umili, penso che sia per poi indurci, potendolo, a diffidare di Dio.” (S.Teresa- Cammino-) L’orazione La duplice conoscenza di Dio e di sé, alla luce di Dio è il fondamento della vita spirituale e dell’ascesi che portano alla perfezione. L’orazione caratterizza il movimento della Grazia nel nostro animo; Essa crea le forti convinzioni e determina la risoluzione ferma di lavorare e di soffrire. E’ fonte di luce e sul piano della carità precede, orienta e illumina ad ogni passo. “L’orazione- porta del Castello e strada della perfezione, non è un atto staccato della vita spirituale, ma è la stessa vita spirituale, perché si confonde con essa. Lo studio fornirà all’orazione l’alimento e ne cercherà le vie spirituali migliori. Le opere saranno il frutto del traboccare della contemplazione. La via dell’orazione non è solo un cammino di perfezione, ma una strada per tutte le anime che aspirano a penetrare nell’intimità dell’amicizia divina e siano votate ad opere di apostolato.” (P.M.Eugenio) Nel libro della Vita S.Teresa dice:”L’orazione mentale non è altro, secondo me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere amati.” La Grazia, quindi, stabilisce tra Dio e la nostra anima uno scambio tra due amori: quello che Dio ha per noi e quello che noi proviamo per Lui. Dio è Amore; per amore ci ha creati, per amore ci ha redenti, per amore ci chiama ad un’unione strettissima con Lui. L’orazione spinge all’amore soprannaturale sostanza della grazia santificante. “L’amor di Dio…consiste nel servire Iddio con giustizia, con fortezza d’animo e umiltà” (S.Teresa-Vita) Con l’orazione si ottengono grazie particolari, ma la più importante è il contatto che attinge in Dio un aumento di vita spirituale, un arricchimento di carità: “Per me la preghiera non è che uno slancio del cuore, un semplice sguardo al Cielo, un grido di riconoscenza e d’amore in mezzo al dolore, come in seno alla gioia! E’, insomma, qualche cosa di elevato e di soprannaturale che dilata l’anima e l’unisce al Signore. Talora, quando il mio spirito si trova in una sì grande aridità da non poter concepire neppure un buon pensiero, recito molto lentamente un Pater e un’Ave Maria e queste sole preghiere nutrono divinamente l’anima mia, la rapiscono e le bastano.” (S.Teresa-Storia di un anima) Nel “Castello interiore” S.Teresa descrive lo stato dell’orazione: “Quelli che cominciano a far orazione sono coloro che cavano l’acqua dal pozzo; cosa assai faticosa, come abbiam detto, perché devono faticare per raccogliere i sensi, i quali, abituati a divagarsi, stancano assai..La vita di Gesù Cristo deve essere il soggetto delle loro meditazioni e l’intelletto si stancherà..Questo è cominciare a cavar acqua dal pozzo e Dio voglia che se ne trovi! Il giardiniere, servendosi di una ruota e di appositi acquedotti (può) con minor lavoro aver acqua in maggiore quantità. Ciò gli offre la possibilità di potersi alquanto riposare e di non essere continuamente costretto al lavoro. Quello che ora intendo di fare è di applicare questo secondo modo all’orazione che chiamano di quiete. Le potenze dell’anima si raccolgono in se stesse per meglio assaporare il contento di cui sono inondate, ma senza perdersi né addormentarsi. Solo la volontà rimane attiva, ma non per altro che per acconsentire ad essere da Dio incarcerata… La terza acqua, acqua corrente derivata da un fiume o da una fonte. Qui il lavoro è ridotto di molto, non dovendosi far altro che immetter l’acqua nei canali. Il Signore aiuta il giardiniere in tal modo che sembra voglia prenderne il posto e far tutto Lui. Si ha come un sonno delle potenze, le quali non riescono a capire come agiscono. Quando la quarta acqua cade dal cielo, l’anima gusta ineffabili e soavissime delizie, si sente venir meno quasi completamente. A volte questa quarta acqua produce l’unione completa o anche l’elevazione di spirito nella quale (il Signore) rapisce l’anima e la distacca dalla terra, a quel modo con cui le nuvole o il sole attirano i vapori.” Ecco un suggerimento per pregare: “Per pregare anzitutto, si fa il segno della Croce, poi l’esame di coscienza, indi si recita il Confiteor. Poi, siccome siete sole, dovete cercarvi una compagnia. E ve ne è forse una migliore di quella del Maestro che vi ha insegnato la preghiera che state per recitare? Immaginate quindi, che vi stia vicino…Ascoltatemi, figliuole: fate il possibile di starGli sempre d’appresso.” (S.Teresa-Cammino). Dopo essersi raccolta e purificata nell’umiltà, l’anima per trovare Dio, deve volgersi verso Gesù e Maria. Continua la Santa: “Se siete nella gioia, potete contemplarLo Risorto. Se invece, siete afflitte o fra i travagli, potete contemplarLo mentre si reca al giardino degli olivi…Vi verrà pure di parlarGli..non con preghiere studiate, ma con parole sgorganti dal cuore…Aver sempre presente Gesù Cristo giova in ogni stato ed è un mezzo sicurissimo per farci presto avanzare e passare dal primo al secondo grado d’orazione, mentre negli ultimi gradi, serve per metterci al sicuro dai pericoli del demonio…Non vi chiedo già di concentrarvi tutte su di Lui, formare alti e magnifici concetti ed applicare la mente a profonde e sublimi considerazioni. Vi chiedo solo che LO GUARDIATE . E che vi può impedire di volgere su di Lui gli occhi della vostra anima, sia pure per un istante, se non potete di più? (S.Teresa- Cammino) E ancora: “L’unica brama di chi vuol darsi all’orazione- non dimenticatelo mai, perché è importantissimo- dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disposti a conformare la propria volontà a quella di Dio. In questo…sta la più grande perfezione che si possa bramare.” (S.Teresa-II Mansioni) “Il Regno di Dio è oggetto di violenza; solo i violenti lo conquistano” (Mt 11,12) Dice Gesù:” Chi vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Mt 16,24) Per conquistare il Regno di Dio quindi bisogna far violenza a se stessi e accettare la via del Calvario. Tendiamo a dimenticare che Gesù Cristo ha vinto per mezzo della Croce e che non ha promesso altra rivincita sui nemici se non quella che Lo vedrà venire sulle nubi del cielo a giudicare i vivi e i morti. In quel giorno trionferanno con Lui tutti coloro che saranno passati nella grande tribolazione e saranno stati purificati dal Sangue dell’Agnello. “Proclamando il principio del libero esame, la Riforma Protestante ha sottratto l’intelligenza all’autorità della Chiesa, l’ha emancipata progressivamente dai dogmi e da ogni disciplina. La ragione, così liberata, si è auto deificata sotto la Rivoluzione francese, proclamando i suoi diritti assoluti. Regina in tutti i campi, è divenuta successivamente deista, atea, rinunciando al soprannaturale ed è ritornata verso la materia per migliorare la vita terrestre dell’uomo. Le scoperte scientifiche hanno ricompensato questo suo nuovo zelo e per questo aumentato la fiducia in sé, ma aumentando il benessere e diminuendo lo sforzo, hanno contribuito a rendere anemico il corpo a cui dovevano servire. Un individualismo orgoglioso, nemico di ogni freno d’autorità esaltante l’egoismo personale, si è stabilito nei costumi; un individualismo inquieto, perché i piaceri, anche se sempre nuovi, non sarebbero capaci di dar pace al bisogno profondo delle nostre anime, create per l’infinito. Tale è il male moderno che ha la sua sorgente nell’orgoglio dell’intelligenza, a stento avvertito talmente è passato nei nostri costumi e che, messo a servizio dei sensi, ha inaridito le nostre energie morali e talvolta fisiche. E’ possibile far penetrare il soprannaturale in mali così gravi e così profondi?” (P.M.Eugenio) (Carlo)

giovedì 4 aprile 2013

SPIRITUALITA'

Apocalisse ? Tanta fede e tanta speranza.— Una sequela di imprevisti ci fece interrompere la navigazione e cercare un’ansa ove approdare, dopo una serie di bordeggi piuttosto rischiosi anche per esperti uomini di mare. E al primo chiarore dell’alba, respirammo con gli occhi una bellezza rocciosa ed arida: l’isola di Patmos ci stava innanzi con tutta la varietà di scogli, con frastagliate sequenze di baie e di piccole radure e promontori. Scala è il porto presso il quale attraccammo e, nel discendere a terra, un’enorme fascia di color bianco latteo ci colpì. Qui tutto è immacolato: le case, i poggioli, le piazzette, le mura turrite del monastero ove S.Giovanni dettò il suo Vangelo e il libro dell’Apocalisse a Procoro, suo allievo prediletto. Tutt’intorno non c’era alcun rumore, se non il ritmato scalpiccio di un paio di somarelli, condotti a mano da uomini dal viso rugoso, arso dalla salsedine, i quali ci vennero incontro e ci invitarono ad approfittare dei loro servigi per raggiungere la cima della collina. Qualcuno non esitò a sperimentare questo antichissimo mezzo di trasporto, ma noi, dopo giorni e notti di poco felici rullii e beccheggi, preferimmo affidarci alla forza delle nostre gambe e ci avventurammo lungo sentieri e scorciatoie alla conquista della vetta. Certo, non fu una scalata di 6° grado, ma quando giungemmo al cancello del convento, il nostro cuore aveva un battito alquanto accelerato. La grezza costruzione, squadrata e ad angoli vivi, migliorò alla nostra entrata, dato che fioriti terrazzi pensili collegano le varie parti del convento e ogni angolo conserva testimonianze del teologo S.Giovanni: il posto dove poggiava la testa, quello dove dettava al discepolo, la triplice fessura della roccia, attraverso la quale udì la voce squillante di una tromba. Un frate ci introdusse lungo una strettoia che immetteva nel cortile ornato da arcate e cominciò ad illustrarci, in perfetto italiano, tutto ciò che ai nostri occhi appariva meritevole di chiarimenti. La chiesa principale, costruita con e sui frammenti di una chiesa già esistente, alcuni affreschi che illustravano i viaggi e i miracoli di S.Giovanni, la cappella dedicata al beato Cristòdulo, fondatore di questo convento ove l’iconostasi è ornato da tre ikone, raffiguranti Gesù Cristo, la Vergine Immacolata e il beato. Nella parte sud, vi è una nicchia ove è posto il sarcofago di marmo sopra il quale si trova il cofano contenente le spoglie del Beato Cristòdulo. L’ikona di S.Giovanni è il palladio del convento, la sua aureola e il suo Vangelo sono in argento con incrostazioni smaltate. Una grande ikona dell’Apocalisse, nasconde l’entrata alla stanza del tesoro ove sono conservati libri, vesti liturgiche, croci, medaglioni, mitrie, candelieri, lampade e turiboli. Il nostro cicerone fu ricco di particolari e si dedicò alla nostra curiosità con una pazienza davvero certosina; ci condusse a visitare la cappella della Vergine, il refettorio e la biblioteca. Quest’ultima è una delle più importanti dell’oriente. Contiene manoscritti in pergamena e in carta antica e più di 200 testi antichi. Negli archivi esistono oltre 13.000 documenti riguardanti i nove secoli della storia del convento e una serie di miniature ripercorre, senza interruzione, un periodo di sei secoli. Il nostro giro all’interno del convento, si concluse con la visita alle antiche celle ed infine sbucammo su di un tetto a terrazza merlata, da dove il nostro occhio scorse un’immagine del mare e dell’isola in tutta la loro grandezza. Fu un’emozione imperitura: il sole stava calando all’orizzonte, tutt’intorno ogni cosa cambiava colore nel giro di secondi: dal giallo oro al porpora; la superficie del mare e le lastricate vie conducenti al molo, sembravano aprirsi davanti a noi, in un silenzio immenso e tutti restammo muti; forse solo così provammo veramente un sentimento di solitudine. Scendemmo la collina a passo svelto e respirammo quella patetica e dolce atmosfera che accompagna l’arrivo della sera. Per mezzo della scaletta mobile risalimmo a bordo; la cupa voce del mare, sottolineava l’esistenza della vita, ritornammo a fissare l’isola e, come in un lampo, l’immagine dell’Apocalisse, annebbiò la nostra vista. Ci parve udire un suono di tromba che diceva: “Io sono l’Alfa e l’Omega, ciò che tu vedi, scrivilo e mandalo alle sette chiese.” (Ap 1,9) ed invece altro non era che la sirena della nostra nave che salutava Patmos e levava le ancore per il mare aperto. No, non è proprio possibile che proprio in un luogo così incantato, si sia potuta predire la fine dell’Umanità! E’ naturale che oggi la paura di una guerra nucleare, sia assai viva anche se, col passare del tempo, a tutto si dà meno importanza. La vita in apparenza passa, o meglio vola via, sempre uguale, le stagioni si alternano da secoli; la notte segue sempre il giorno e così via. Ma se pensiamo al libro di S.Giovanni si legge il versetto: “Afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo,satana, e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui…Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le Nazioni ai quattro punti della Terra…”(Ap 20,2-8). Per noi c’è e vive sempre la speranza, quella che l’Autore dell’Apocalisse scrive nel libro sacro e che vuol essere un messaggio di consolazione e di incoraggiamento per le Chiese e con essa le genti tormentate ed oppresse. E qui rifiorisce la nostra fede, perché vogliamo ancora sperare che la terra abbia a dare i frutti, che le vigne diano il buon vino, che il sole scaldi il nostro pianeta, che il fiore sbocci per gli occhi, che il profumo si diffonda per l’olfatto, che la musica allieti l’udito, che il cuore batta per l’amore e che il cattivo possa diventare buono. Ed anche se è scritto che un giorno debba essere Apocalisse, cerchiamo almeno che essa non sia preceduta da immani sofferenze, dipendenti dalla stoltezza e stupidità degli uomini.— Maria Teresa S.