martedì 7 gennaio 2014

SPIRITUALITA'

Foglietto trovato per strada, stampato da Greco Carmelo:- "SE AVESSI TANTI MONDI PER QUANTI ESSERI UMANI STANNO SULLA TERRA, NE DAREI UNO PER UNO. IO ANDREI A RACCATTA' LE CICCHE. SAREI L'UOMO PIU' FELICE DEL MONDO !"

venerdì 3 gennaio 2014

SPIRITUALITA'

IL MATRIMONIO CATTOLICO- Origine del simbolismo sponsale Il vero, l’unico matrimonio degno di tal nome, nasce già nell’Antico Testamento, ove Dio comunica agli uomini il Suo piano d’amore. Gli antichi Profeti, infatti, considerano l’amore fra l’ uomo e la donna, simile all’amore di Dio per Israele. Dice il Profeta Osea rivelando al popolo il desiderio divino: “Ti farò Mia sposa per sempre, ti farò Mia sposa nel diritto e nella giustizia, nella benevolenza e nell’amore. Ti fidanzerò con Me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.” (Os 2,21-22) La simbologia è ripresa da Geremia (Ger 2,2-3,1) Ezechiele (16-23) e Isaia (Is 54,6-10). Nell’ottica religiosa l’esperienza matrimoniale diventa una parabola dell’amore di Dio, un luogo in cui il mistero di Dio si esprime rinviando “oltre” la sua chiarificazione e il suo senso. L’uomo, dunque, compie un cammino dal visibile all’invisibile. I Profeti evidenziano un parallelo tra il matrimonio e l’Alleanza, considerando la scelta e la predilezione. Così Dio sceglie Israele e stringe con lui un patto di alleanza. Altra caratteristica è la solidità dell’amore, la sicurezza del legame, l’abbandono fiducioso, non privo però di una gelosia, nata da un amore totale ed esclusivo. Viene sottolineato l’amore tenace e misericordioso che si mantiene costante anche se non ricambiato. Allo scopo di illustrare vividamente questo atteggiamento, Dio ordina a Osea di sposare una donna “portata all’infedeltà” la quale più tardi lo abbandonerà. Nonostante ciò il Profeta continua ad amarla e la riprende con sé, testimoniando un amore più forte del tradimento subito, perché questo è l’amore di Dio. Si legge nel “Cantico dei cantici”,sublime poema dell’amore, che questo sentimento è “forte come la morte”. Numerosi sono nel Nuovo Testamento i richiami all’indissolubilità del matrimonio, perché questa indissolubilità costituisce l’anima profonda, irrinunciabile di una solidarietà radicale, quella solidarietà che è un’immagine concreta di quanto Gesù sta vivendo, cioè il completo dono di Sé al Padre e agli uomini, trascrizione visibile dell’Alleanza di Dio. Il totale dono di sé nel matrimonio fa parte della medesima logica che Gesù ha manifestato pienamente sulla Croce. Infatti nel dramma della Croce sono evidenti il rifiuto e la malvagità dell’uomo, ma risalta l’ostinazione dell’amore di Dio, la Sua gratuità e la Sua forza di perdono. Cristo e il matrimonio E’ nelle nozze di Cristo con la Chiesa che si è pienamente e definitivamente realizzata l’dea di alleanza coniugale. Ora però, nella società matrimoniale, non sono più Adamo ed Eva, ma Cristo e la Chiesa. E’ vivendo la propria esperienza matrimoniale e non fuggendo da essa, che l’uomo apre gli occhi su Dio. Gli sposi, infatti, sono invitati a trasmettere la fede sia ai figli sia a chiunque entri nella loro casa ove viene prospettata l’alleanza di Dio, nello stesso tempo nascosta e resa visibile dal loro amore perché il grande simbolo del mistero di Dio non è il matrimonio per se stesso, quello umano, ma l’amore soprannaturale che lo costituisce. Gesù Cristo ha effuso l’abbondanza delle Sue benedizioni sull’amore cristiano dei coniugi, sgorgato dalla fonte della divina carità, modello della Sua unione con la Chiesa. Come un tempo Dio venne incontro al Suo popolo con un patto di amore e fedeltà (Alleanza), così ora il Salvatore degli uomini e Sposo della Chiesa, viene incontro ai coniugi cristiani, attraverso il Sacramento del matrimonio e rimane con loro. Cosicché l’autentico amore coniugale è come assunto nell’amore divino ed è sostenuto ed arricchito dalla forza redentiva di Cristo e dall’azione salvifica della Chiesa. Quindi in questo amore coniugale gli sposi vengono condotti a Dio e rafforzati nella missione sublime della maternità e della paternità. Ecco quindi la loro consacrazione attraverso il Sacramento che li eleva alla dignità del loro stato, facendo risaltare i loro doveri coniugali e familiari nello spirito di Cristo, cosicché tutta la loro vita sia pervasa di fede, di speranza e di carità e tenda a raggiungere la loro mutua santificazione. “Il Sacramento, non solo accresce il principio di vita soprannaturale cioè la Grazia Santificante, ma vi aggiunge ancora altri doni speciali, disposizioni e germi di Grazia…Per la virtù indelebile del Sacramento, i fedeli uniti una volta con il vincolo del matrimonio, non sono mai privati né dell’aiuto, né del legame sacramentale.” (Pio XI “Casti connubii”) E ancora: “La realtà di questo Sacramento è che l’uomo e la donna, uniti in matrimonio, perseverino nell’unione per tutta la vita e che non sia lecita la separazione di un coniuge dall’altro, eccetto il caso di fornicazione. Questo infatti si osserva tra Cristo e la Chiesa che vivendo l’uno unito all’altra non sono separati da alcun divorzio per tutta l’eternità.” (S.Agostino “De nuptiis et concupiscentia”) Tertulliano scrive: “Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli Angeli annunziano e il Padre ratifica?...Quale giogo, quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un’unica osservanza, in un’unica servitù. Sono tutti e due fratelli e tutti e due servono insieme; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne, anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito.” (Ad uxorem) Inoltre, se vi saranno figli, essi troveranno più facilmente la strada per la loro formazione, per la propria salvezza e per una vera santità di vita. Peraltro gli sposi, insigniti della dignità loro conferita, avranno la responsabilità genitoriale per adempiere diligentemente il loro compito di evangelizzatori, educando i figli nella Religione. I figli poi, contribuiranno in qualche modo alla santificazione dei genitori e risponderanno con affetto riconoscente, sostenendoli nelle avversità e nella solitudine della loro vecchiaia. Questa famiglia, concepita a immagine e partecipazione del patto d’amore di Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza nel mondo del Salvatore Gesù, nella fecondità generosa, nell’unità e nella loro fedeltà. In questo modo renderanno gloria a Dio. Inoltre essi godranno di una forte stima sociale, promuovendo una sana opinione pubblica testimoniando la fedeltà e l’armonia. La comunione feconda tra i due coniugi in tutta la sua densità umana, riporta all’eterna comunione tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo e si propone come un richiamo dell’amore con cui Cristo ama i Suoi. Dunque, il Sacramento sta nel fatto che i due sposi sono reciprocamente costituiti immagini viventi dell’amore di Dio verso l’Umanità intera; in questo modo il matrimonio diventa segno e strumento di un amore che salva. Cristo, infatti, è definito lo Sposo (Mt 9,15) disposto a dare la vita per la famiglia umana con un amore privo di scoraggiamento, capace di ricominciare “settanta volte sette” (Mt 18,22). Il matrimonio cristiano si realizza come copia di quel modello, senza pentimenti, coraggioso nelle difficoltà, capace di perdono e di nuove partenze. Il Signore si è degnato di elevare questo amore con in Suo speciale dono di Grazia e di Carità; un tale amore, unendo valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, esplicato da sentimenti e gesti di tenerezza e diventa più perfetto e cresce proprio mediante il suo esercizio. Quanto è diverso dalla semplice attrattiva erotica la quale, egoisticamente alimentata, svanisce presto e miseramente! Questo amore, accettato con impegno e specialmente sancito dal Sacramento, è indissolubilmente fedele nella buona come nella cattiva sorte. Però, per tener fede costantemente all’impegno di questa vocazione, è richiesta una virtù che i coniugi, resi forti dalla Grazia, coltiveranno assiduamente la fermezza dell’amore, la grandezza d’animo e lo spirito di sacrificio, tutte doti che essi imploreranno con la preghiera. “La sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell’amore con cui l’uomo e la donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra, fino alla morte.” (Giovanni Paolo II: “Familiaris consortio”). Dirà anche Pio XII in un suo discorso del 29-10-1951, che la sessualità è sorgente di gioia e di piacere: “Il Creatore stesso…ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale, gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi gli sposi, non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione.” Concludendo Il matrimonio è il luogo ove prepararsi affinché vi sia lo sviluppo della persona umana, affinché si realizzi la costruzione di sé, perché per amare bisogna essere persone e non involucri di persone. Dice Gesù:”Che gioverebbe a un uomo guadagnare tutto il mondo, se perdesse l’anima sua?” (Mt 16,26) Nel Deuteronomio si dice che l’uomo costruisce se stesso, poiché egli giunse alla vita con un “abbozzo” di persona, ed è necessaria tutta una serie di sforzi per pervenire alla costruzione di se stessi. Richiesto ai giovani quali siano le qualità che essi si aspettino di trovare nel partner, considerandole indispensabili, ne è nata una lunga lista nella quale hanno trovato posto vari concetti quali la disponibilità, la responsabilità, la fiducia etc, evidenziando la necessità di non essere delusi. Ma questo, non è un vero e proprio esame di coscienza, dal momento che anche l’altro partner desidera le stesse cose? Le qualità che non deludono e che fanno parte del credente, sono le virtù cardinali quali la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza. Prudenza. Dopo aver riflettuto, faccio una scelta responsabile. L’uomo, degno di tal nome è tale, quando si prende la responsabilità delle proprie azioni, perché il suo compito è proprio quello di costruire se stesso, rendendosi responsabile delle proprie scelte. Il giovane infatti, deve perfezionarsi e può farlo, perché è un essere libero. Giustizia: La Sacra Scrittura impone di “dare ad ognuno il suo”. Questo è relativo sia alla sfera pratica, materiale, sia principalmente a quella spirituale, poiché è necessario rispettare tutti per essere giusti. Chi disprezza il proprio coniuge, manca della Giustizia. Nel matrimonio cattolico si promette davanti a Dio: “Prometto di amarti ed onorarti per tutti i giorni della mia vita” Fortezza: L’impegno è una virtù degli sposi, affinché sappiano resistere nelle difficoltà e le sappiano affrontare. Temperanza: E’ una virtù per l’uomo, padrone di se stesso, il quale si sa moderare, temperare. Del resto, l’amore non vive di vita propria; esso ha solo una carica iniziale, ma poi deve sempre essere costruito. Anche le parabole di Gesù rimandano spesso a questo concetto.( Il Seminatore getta, su tutti i tipi di terreno, la stessa semente buona, ma questa fruttifica in modo diverso a seconda del terreno sul quale cade. (Mt 13,3 ) Quanto poi al problema della zizzania, si consiglia di non estirparla subito, ma di aumentare lo spazio del buon seme, restringendo quello ove la zizzania cresce. E così, a tutte le vergini (sagge o stolte) è dato l’olio iniziale per le lampade, ma le singole persone devono poi provvedere a fornirsi della scorta. Nel giorno del matrimonio Dio, Proprietario delle persone, affida l’uno all’altra, facendo sì che essi si innamorino. Il Signore ci ha chiesto di amare come Egli ha amato noi. S.Paolo ammonisce: “E voi mariti amate le vostre mogli come Cristo amò la Chiesa…” (Ef 6,25-28). L’amore di Dio è creativo e così Egli ci ama anche quando l’altro non è amabile, perché Gesù crea l’amore, la bellezza dell’altro; nel matrimonio cristiano, Dio affida l’uno all’altra dando la forza per realizzare questa unione. Questo è un dono particolare di Dio. Quando compariremo davanti a Dio Giudice, Egli ci chiederà: “Cosa ne hai fatto di questa persona che ti ho affidato; l’hai resa migliore oppure no?” E lo sposo dovrebbe rispondere: “Signore, Ti restituisco la persona che mi hai affidato e che ho contribuito a rendere migliore, più bella, più amabile..” Dio dice agli sposi, e questi diranno reciprocamente: “Io nella tua vita ci sono. Nelle difficoltà, nella gioia, ci sono. Questo ci toglie dalla solitudine, dalla povertà dell’essere. Carlo Bibliografia: Catechismo della Chiesa Cattolica-Ermanno Tura-Bruno Maggioni- Zitta Zarra- Figlie della Chiesa.-P.Giordano Murano