sabato 16 agosto 2014

SPIRITUALITA'



LE  CINQUE  FURIE  DELLA  COSCIENZA-
Spesso si sente affermare che molte persone che nella vita si comportano in modo riprovevole, sembra che riescano a sfuggire ai mali che non di rado sopportano i buoni.  Questa convinzione, però, è certamente erronea, perché l’apparenza, ancora una volta, inganna.
Dio, nella Sua infinita saggezza, ha posto nell’uomo la voce della coscienza che spinge l’individuo verso il bene e lo invita a non fare il male. Quando questa voce viene ignorata e la persona, consapevolmente, si presta a commettere quello che il Creatore ha stabilito essere male, interviene un meccanismo ineluttabile, composto da cinque “furie”: rimorso,confessione,espiazione,riconciliazione e giustificazione.
Tutte queste furie esigono soddisfazione, volenti o non volenti. Per sfuggire al rimorso, il colpevole cerca di crearsi un diversivo anche se non abbandona il suo comportamento negativo, rivolgendo i suoi interessi verso atteggiamenti innocui di pacifismo, buonismo, protezione degli animali, abolizione della pena di morte etc. Quando la vittima del proprio male è lì a ricordare la colpa, si può arrivare alla fuga per non subirne le conseguenze e, nei casi peggiori, a sopprimere la stessa vittima. Di solito ci si autoinganna per diminuire il senso di colpa, alleggerendo il peccato commesso ritenendolo normale e definendo uno stupro, frutto di un atto di amore. La donna che ha appena abortito, vuol pensare che il rimorso sia solo un sintomo di un disordine mentale conseguente alla colpevole propaganda anti-abortista. Per lei, la gravidanza è da ritenersi una malattia e come tale può essere curata. Anche l’abuso di droga o alcool, denuncia il tentativo di eliminare il rimorso, come appare chiaro dalle statistiche che analizzano il comportamento tra lo staff delle cliniche specializzate in aborti.
Confessione. Nel tentativo di sedare il rimorso, spesso si ricorre alla descrizione dettagliata del male fatto, attenuando il suo carattere immorale. Si potrebbe riconoscere in questo sfogo una mancanza di pudore, ma è una prova della vergogna che si prova per il male commesso. Quando la confessione manca del pentimento, è un chiaro segno di peccato, perché esso perdura e il ragionamento di massima è quello che ritiene giusto aver fatto l’azione negativa perché la sofferenza che se ne ricava risulta maggiore se ci si astiene. Queste confessioni insincere sono rilasciate più facilmente di quelle sincere. Infatti chi si è riconciliato con Dio (nella Confessione), non ha bisogno di sfogarsi ulteriormente, perché è soddisfatto; mentre chi si tiene lontano dai Sacramenti, prova l’esigenza incontenibile di ripetere all’infinto la sua confessione insincera. Queste persone sostengono che il mondo è crudele con loro nel condannarle, però continuano a fare ciò che  comanda loro il cuore. Spesso questa condizione nasconde un grave pericolo per la società, perché si tramuta in mania di persecuzione, divenendo una minaccia per gli altri, in special modo se questi individui si associano tra loro.
L’espiazione. Questa terza furia esprime l’esigenza di possedere un debito che è necessario saldare in qualche modo. L’esigenza è così dispotica che per la sua estinzione si pretendono continui anticipi, pena dopo pena, rata dopo rata, in una sequenza che non ha fine, poiché persiste il rifiuto di pagare il prezzo dovuto. Il prezzo del peccato è talmente grande che ha richiesto la Passione di Nostro Signore per essere corrisposto e chi non vuole appellarsi ai  meriti infiniti di Gesù, rimane sotto il dominio di tale furia. Conseguenza di tutto questo sono le varie manifestazioni cruente della nostra epoca: aborto, omicidio rituale (sette),automutilazioni , piercing,ubriacature, bulimia, anoressia, droghe, gli sport estremi  etc. Perfino le conseguenze negative del male commesso, sono offerte e accettate come forma di espiazione; mi riferisco all’Aids per i sodomiti e reclusione per i criminali, i quali accettano moralmente la punizione anzi la esigono, quale riparazione del male commesso.
Riconciliazione.  Quando l’uomo, pur essendo destinato alla convivenza, trasgredisce le leggi imposte da Dio e dagli uomini, viene emarginato e poiché rifiuta di ripristinare questi legami in modo positivo,cerca la compagnia dei ladri se ladro, degli alcolizzati se alcolizzato,dei pedofili se pedofilo, degli omosessuali se omosessuale etc. Ma poiché questi legami costituiscono una falsificazione di quelli recisi, essi non danno alcuna soddisfazione, ma esasperano questa furia la quale esercita la sua vendetta. Quanto è maggiore la trasgressione, tanto è più ampia la separazione dalla società, cosicché questi individui si associano in bande, movimenti, circoli, lobbies la cui unità è costituita dalla trasgressione condivisa, ove è richiesta come prova di ammissione, proprio la pratica criminale o immorale. Nulla lega il gruppo, quanto il peccato mortale!
Questa necessità di  malintesa riconciliazione è all’origine di movimenti legati alla sessualità disordinata, quali quello degli omosessuali, dei pederasti, dei sadomasochisti, dei transessuali etc.
Tutte queste persone non possono accontentarsi della tolleranza sociale, ma devono attuare  una propaganda molto aggressiva di reclutamento e conversione ideologica. Il loro disagio deriva principalmente dal disprezzo percepito da parte delle persone normali. “Essi rifiutano questa emarginazione sociale e vogliono essere pienamente membri della società civile e vogliono esserlo così come sono. Non volendosi riconciliare con la società, esigono che la società si riconcili con loro”(Si-Si-No-No) Per questo operano instancabilmente alla dissoluzione di tutti i principi morali e naturali quali il matrimonio, la famiglia, l’innocenza, la castità. Tutto vorrebbero distruggere per ricostruire secondo la morale pervertita da essi proposta, garantendosi  leggi che ne attuerebbero l’imposizione fin dall’infanzia.
La giustificazione. Affinché questa ultima furia venga placata – poiché la legge morale non può essere ignorata né messa da parte- si ricorre ad una manipolazione,  in modo che la trasgressione venga ritenuta comportamento virtuoso, mentre l’opposizione venga ritenuta criminale. Un classico esempio di ciò è la cosiddetta rivoluzione sessuale degli anni ’60. Tutto è cominciato dal ripudio della castità, quando si è fatto accettare il concetto secondo il quale  la sessualità non andava ordinata alla generazione della prole, ma a quello del libero amore che avrebbe svincolato il soggetto dalla schiavitù del matrimonio. Questa falsa felicità, svincolata dalla famiglia, fu confusa con il piacere sessuale, proclamato come un diritto conquistato. Ma questa “conquista” del diritto al piacere, contrastava con le conseguenze indesiderate che ne derivavano, pertanto si attuò la contraccezione sfociando poi , come logica conseguenza, nell’aborto.
E per difendere questa nuova mentalità e per non ricadere nel concetto di immoralità, resa evidente dalle distorsioni sociali, uomini e donne si trovarono improvvisamente nemici l’uno dell’altra. Nella ricerca sfrenata del proprio piacere individuale, la donna si sentì vittima dell’uomo violento. La sessualità da sorgente di vita si è trasformata nel suo contrario, raggiungendo parossismi di furia omicida, poiché la giustificazione della donna,  resa incinta contro la sua volontà,  sarà proprio una pretesa di innocenza, quasi un’autodifesa, cercando di sfuggire alla sua responsabilità. Un’altra giustificazione potrebbe consistere nel trasferire sui medici che se ne occupano, ogni azione volta all’esecuzione di un aborto,  negando inoltre che il bambino sia innocente ma reso colpevole dalla sua aggressività, di fronte alla quale la soppressione diviene giustificata. Vi sono anche altre false giustificazioni per poter tollerare ciò che è male e la più pericolosa è quella per la quale, anche se consci della trasgressione commessa, si consideri di fare il male per farne risultare un bene.
Mentre l’uomo, nella sua azione benefica, senza la Grazia non può superare un certo livello, nel male non potrà fermarsi mai, superando continuamente ogni possibile traguardo in una corsa diabolica verso l’annullamento, poiché, in assenza del pentimento, si è indotti a giustificare il primo peccato e i successivi in un vortice autoalimentato.
L’uomo moderno cresce nella sua malvagità perché inganna e mente a se stesso; una vita malvissuta, ha soffocato la sua coscienza, ma non del tutto; la percezione della colpa non obbliga al ravvedimento, pertanto la sapienza di Dio lo costringe a misure più drastiche, sconvolgendo la sua vita, al fine di ridurre il trasgressore ad una tale depravazione da farlo rientrare nella legge, orientandolo verso Dio. Ecco perché Dio, in alcuni casi quali quello del Faraone, può indurire il cuore del trasgressore per farlo precipitare nella Sua Misericordia da sempre in attesa e nel contempo salvare la sua libera volontà di creatura fatta ad immagine di Dio. Il prezzo di ciò è troppo alto?  Per noi sì, ma non per la Misericordia di Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini.         (Carlo)       (elaborazione da: “Si-si.No-no”) 

giovedì 14 agosto 2014

APOSTOLATO



                                      I disegni di Nostro Signore spesso sono su di noi.-
Ci sono storie che non ci stancheremo mai di raccontare, perché oltre che essere vere, sono fonte di un'inesauribile certezza: quella dell'esistenza di Nostro Signore.
Andiamo indietro negli anni, quando c'era la convinzione che se ad una gestante veniva una “voglia” ovvero quel desiderio improvviso di mangiare qualcosa, non doveva assolutamente toccarsi una parte del corpo visibile,  perché correva  il rischio di veder nascere la sua creatura con una macchia proprio nel punto ove la madre aveva posto la sua mano.
Dunque, in una piccola frazione del comune di Camogli, chiamata Ruta, perché arroccata sulla collina, più simile ad un presepio che ad un paesello, una futura mamma ogni mattina si recava ad ascoltare la S. Messa e riceveva la S. Comunione. Era donna mite e serenamente convinta che così facendo tutto....sarebbe andato bene. Un giorno però, sentendosi debole e stanca, appena alzata, fece il caffè e ne bevve una tazza.
Con suo grande rammarico pensò subito che, purtroppo, avendo contravvenuto alle regole di quel tempo, quella mattina non avrebbe potuto ricevere la santa particola.
Andò in chiesa comunque, quando il sacerdote distribuì   la S. Comunione, si alzò ed andò all'altare per riceverla, come  spinta non si sa da quale forza e nel farlo mise la sua mano sotto l'ascella e pensò che qualora “il detto” avesse una sua verità, il bimbo che teneva in grembo, sarebbe nato con quella “voglia” in un punto visibile a poche persone.
Ed il bimbo nacque, bello e forte, fu chiamato Antonio, e ….. sotto l'ascella aveva una piccolissima macchia bianca. Con il passare degli anni  a quel giovane la macchia aumentò fino ad avere le dimensioni di un'ostia. La famiglia, numerosa, lo accompagnò nella crescita non solo fisica ma anche religiosa e gioì quando Antonio scelse di entrare in seminario e divenne sacerdote in tempi brevissimi. Grande fu la considerazione che ebbe in Curia, divenne arciprete della Cattedrale di S. Lorenzo in Genova e subito dopo Arcivescovo.
Abbiamo parlato finora di un'anima santa, di Don Antonio Gazzale, che a distanza di anni è ricordato da una moltitudine di persone come un prete vicino alla gente, generoso e di una grande e umana profondità religiosa . La sua vita rifulse per rettitudine e bontà. Fu mente eletta, dotato di vasta cultura, instancabile e dal grande senso del dovere,  consacrò tutta la sua esistenza a Dio, dedicandosi anche all'opera salesiana e alla devozione a S. Giovanni Bosco. Fu assistente  spirituale delle suore Brignoline di N.S. Del Rifugio del Monte Calvario, e che prestano servizio presso l'Ospedale S. Martino  di Genova anche ai giorni nostri. Fu direttore del seminario e grazie alla sua approvazione il futuro Servo di Dio, Giovanni Minozzi fu dapprima ordinato diacono e poi divenne nominato, dal cardinale Respighi, sacerdote il 21 dicembre del 1907. Mons. Gazzale aveva infatti riconosciuto doti straordinarie in questo suo seminarista, tanto che si è aperta recentemente la causa di beatificazione di don Minozzi.   La scrivente, nata proprio nello stesso paese, ha sempre sentito raccontare opere benemerite di Mons. Gazzale e può testimoniare un avvenimento personale.
Mio padre fu ricoverato all'ospedale S. Martino per un intervento ad un rene. La diagnosi non era benigna, mia madre allora, riconoscendo dall'abito che indossava, una suora della congregazione delle Brignoline, l'avvicinò e le chiese di recitare preghiere affinché Mons. Gazzale accompagnasse mio padre durante quell'operazione.  La suora promise, e la sera stessa assieme alle altre sorelle il nome di mio padre fu inserito tra le invocazioni.  L'asportazione del rene avvenne poco dopo. 
Papà visse ancora dodici anni, purtroppo con difficoltà sempre maggiori giorno dopo giorno, ma mamma è sempre stata convinta che le preghiere rivolte dalle “sue” suore a Mons. Gazzale avevano
ottenuto il dono di conservarlo tra noi per molti giorni ancora.
Perché dunque non prendere atto che Dio ci indica una strada da percorrere tramite segnali importanti? Quella mamma, quella mattina, andando alla S. Messa, e facendo la S. Comunione, ha consegnato il proprio figlio nelle braccia di Maria, ed ha capito che quell'ostia stampata sotto l'ascella altro non era che il timbro indelebile che avrebbe fatto percorrere al suo Antonio la via
verso........il paradiso.

                                             Maria Teresa S.