sabato 24 gennaio 2015

SPIRITUALITA'



COSCIENZA SPREGIUDICATA
Nelle principali Università viene insegnata una cultura manageriale, frutto di un’ideologia tesa ad associare a sé una buona vita sociale ed economica con la rincorsa alla ricchezza ritenuta essenziale. Tutto contribuisce a idealizzare questa nuova cultura e i media sono i leader che diffondono questo “sogno americano”.  Questa ideologia manageriale viene insegnata nelle business  school e ribadita nei masters di tutto il mondo, al fine di creare una mentalità che impedisca di mescolare i linguaggi e le emozioni della vita privata con quelli della vita d’impresa. E così, concetti come dono, amicizia, gratitudine, perdono, che ognuno di noi attribuisce alla sfera morale e che fanno parte integrante delle relazioni umane, devono essere separate dai luoghi di lavoro, perché ritenute, dalla nuova ideologia, improprie, inefficienti e addirittura pericolose.
Quando la società imprenditrice esclude dal suo statuto la concezione cristiana della vita, l’uomo diventa un suo strumento atto a produrre esclusivamente reddito, misconoscendo i grandi valori, donatigli dal Suo  Creatore.  Però questa ideologia non nega l’importanza di certi simboli profondi,  comuni a tutti gli uomini e sa che senza di questi,  l’uomo non dà la sua parte migliore che è il dono di sé. E allora questi spregiudicati imprenditori utilizzano parole tipiche degli ambienti familiari e toccano ideali etici e spirituali quali stima, merito, rispetto, passione, lealtà, fedeltà, al fine di provocare tutto l’impegno disponibile del nuovo arrivato. Questo moderno capitalismo si è accorto che senza questi valori, l’uomo è incapace di dare il meglio di sé, ma teme, nel contempo, di compromettersi dando il suo riconoscimento, al quale potrebbe corrispondere una maggiore richiesta economica o acquisizione di diritti che l’imprenditore non è d’accordo di concedere. Inoltre questo riconoscimento avrebbe risvolti psicologici tali da rendere il soggetto ingestibile e incontrollabile. Meglio quindi comprendere tutta questa carica psicologica e il comportamento richiesto,  quali normali mansioni  relative al contratto e non di più.
Nei primi anni, questa manipolazione mentale illude i giovani lavoratori che si sentono gratificati dalle attenzioni e dai riconoscimenti formali in una spirale crescente di  impegno. Col passare del tempo, però, questi crediti emotivi non trovano una reale attuazione e si comprende che quelle promesse non verranno mai mantenute. Allora si capisce di aver speso tutto inutilmente, mentre la propria vita lavorativa si consumava , lasciando entrare nella propria anima, frustrazione e delusione.   Così, in molti di questi improvvidi  lavoratori, si fa strada l’insicurezza, la disistima, il credersi perdenti o falliti, nel vedere crollare il loro mondo lavorativo. Presto essi saranno rimpiazzati da altri giovani inesperti ai quali verrà fatto lo stesso trattamento sacrificale.  Molti di questi manager, a loro volta manipolati, iniziano una strada in discesa fatta di psicofarmaci perché colpiti da ansia, stress, depressione, insonnia e non più capaci di reagire; è la sindrome nota con il termine inglese “burn out” ossia “bruciati”. La spregiudicatezza  di alcune Organizzazioni  mette in conto, come normale prassi, questa deprecabile evenienza. Le vittime preferite da questa nuova epidemia sono i consulenti delle multinazionali, gli analisti della finanza, avvocati e commercialisti di grandi studi legali, manager di grandi Imprese, dirigenti di banche e assicurazioni etc.
Questo mondo arido fatto di speculazione senza remore,  è il ritratto  di un’epoca che ha abbandonato le leggi evangeliche per inseguire  gli inganni del mondo e del male, a sua perdizione perenne.
(Carlo) (tratto da: “Sguardo cattolico”)

               


sabato 17 gennaio 2015

SPIRITUALITA'



                                 
La nostra civiltà, anzi la nostra cultura, le cui radici cristiane hanno potuto  creare capolavori artistici che rispecchiano una spiritualità profondamente serena e amante del bello, dell’ordine, della soprannaturalità dell’esistenza, poiché l’ispirazione viene da Dio, unico Bene. Chi ha occhi,toccati dallo Spirito, sa vedere e assaporare ciò che molti non vedono né considerano. La descrizione riportata qui sotto, vuole stimolare a scorgere nella realtà di ogni giorno la mano di Dio.(Carlo)

 Bell'Italia   -   Abbazzia di  Praglia, monumento nazionale.
Una volta tanto lasciamo a casa le guide stradali, e scendiamo, via via che l'auto ci conduce, verso contrade dai profili frastagliati, bizzarramente appollaiate sui colli Euganei. Ci avevano  narrate tante cose di queste piccole valli, ed ora trovarsi a dover contendere i minuti col sole e vedere tutto questo,  è davvero una delizia unica. Il meriggio è splendido e davanti ai nostri occhi si stende un pianoro fresco ed ubertoso. Ci lasciamo alle spalle Tramonte e Luvignano, ci spostiamo a Torreglia fino all'eremo di Rua, discendiamo a Zovon di Vò fino a Valnogaredo, tutte mete riposanti in un dolce distendersi di balze e boschi. Prima di arrivare a Teolo, paese che giace in un clima incantato di un verde rigoglioso, saliamo fino alla Madonna del Monte, un lembo di colle che ci restituisce quella misura umana che va velocemente scomparendo e ci sembra di ritrovare la serenità e la pace delle cose semplici e genuine. D'un tratto ci si rivela, nell'evanescente azzurro del cielo un torrione seghettato, una fortezza di guerra, messa lì a  protezione del borgo, da uno dei signorotti del luogo. Quella  fredda costruzione in pietra, apparentemente stride in un mare di calde tinte autunnali, e ti domandi come si poteva vivere in quel vecchio maniero. Una fantasmagoria, e già credi di scorgere soldati nascosti in pesanti armature, signori fasciati in ondeggianti mantelli, cavalli bardati in drappi che percorrono i dirupi scoscesi dei colli, quando, un improvviso vociare interrompe e frantuma questa visione e ne ripropone subito un'altra. Il gioco del turismo organizzato è giunto anche quassù, un torpedone di gente straniera torna a calpestare quest'erba umida, queste zone tranquille e con la loro vivacità rompe il silenzio. Si disperdono però velocemente e ritorniamo a rifare il tratto di quanto riusciamo a rubare alla natura . L'occhio instabile non trova ove posarsi, una riga di  nubi, sembra tracciata con uno spesso gesso, taglia in due l'orizzonte e nel fascio di luce solare distinguiamo in tutta la sua maestosità l'Abbazzia di  Praglia,   fondata  nel XI° secolo dai monaci benedettini.
Il richiamo è forte e ci avviciniamo. Così restiamo sorpresi dalla vivacità che vi assume la figura umana, con corpi e personaggi che prendono rilievo e carattere proprio nelle vesti dei monaci.
Il viale che immette all'Abbazzia è delimitato da cipressi intervallati da siepi ed alcuni abeti, loro compagni nelle fredde notti invernali battute dal gelo, e che tracciano  il delimitare dell'acciottolato
spiazzo antistante l'ingresso alla costruzione in pietra grezza all'esterno, ed intonacata da una mano veloce all'interno, in poche parole, tutto ci incuriosisce. Salita una breve scalinata, il portone si apre
e subito, dietro l'ingresso principale, vediamo un monaco,  che, con un grembiule a sgimbescio, gli occhiali appizzati sulla punta del naso, è intento a spazzare il pavimento in pietra. Tutto è pulito, eppure la cura che pone nel suo lavoro è tanta che ci fermiamo ad osservarlo. Gioco forza,  pensare all'indimenticabile Don Camillo e in quell'arcano silenzio, ci sale agli occhi la figura del Guareschi tanto che ci sembra possibile veder entrare, da un momento all'altro anche il buon Peppone.
Quassù però albe e tramonti sono troppo vicine e forse per misteriose ragioni vi nascerà soltanto la tranquillità e quando la povertà è servita dal sudore di un giorno di lavoro e di preghiera basta poco per sentirsi premiati anche con un semplice …..buongiorno. Beato luogo ove pace serenità e fiducia sono sempre a portata di mano!
Visitiamo  l'Abbazzia, forse una delle più belle esistenti in Italia, sorprendente è l'interno della chiesa, tutt'altro che fredda e nuda,  i suoi 4 chiostri: quello definito doppio, il pensile, il botanico ed il rustico. Splendido è  il giardino interno con le sue piante,  e le sue arcate tutt'intorno rette da capitelli intarsiati. Dai piani superiori sono visibili i vigneti e le piante d'olivo che circondano tutta l'Abbazzia. La nostra guida , che rifiuta qualsiasi obolo, è generosa di particolari e ci conquista con il racconto di tutta la storia  che questo luogo possiede e nasconde. Ci lascia senza parole la biblioteca, che è un monumento nazionale ed ivi è il centro mondiale del restauro del libro. Che dire poi del refettorio, un capolavoro ove l'arte del legno ha raggiunto i suoi massimi livelli.   Tappa obbligata è la zona mercato con tutti i prodotti  di questa terra coltivata dai frati stessi. Miele di varie specie, sacchetti di camomilla a fiori interi, caramelle di propoli, sciroppi, amari e liquori speciali, erbe aromatiche e depurative,  biscotti all'anice ed alle nocciole, cera d'api e candele, vini rossi e bianchi che ti conquistano subito il palato, creme di bellezza  e tanto altro ancora. Vorresti portare via ogni cosa e dato che  non puoi farlo, ti accontenti di portare con te il catagolo che ti viene consegnato ed ove sono descritte tutte queste leccornie e prodotti vari.
Il giorno però sta per finire, un suono di una campanella invita i monaci alle preghiere della sera.
A cavalcioni  su di uno steccato guardiamo di fronte a noi le fasce collinari, i piccoli poggioli che la mano dell'uomo ha un poco profanato con costruzioni moderne, la nebbia ha creato uno speciale tappeto e tutt'intorno c'è solo silenzio.
Saliamo in macchina, la strada, sul ritorno è piatta, la fresca brezza ci lascia immaginare la vita di Praglia e senza fretta, quasi che un'accellerazione improvvisa possa far tutto  scomparire, proviamo a 'cogliere' il  più possibile di questo  paesaggio. L'ultima cosa che riusciamo a percepire è un canto
melodioso che ci ricorda le ninne nanne di tanti anni fa.
Domani, in città, continueremo a bere alla fonte dei nostri ricordi, sarà una fonte inesauribile perchè è così che noi desideriamo sia.
                                               Maria Teresa S.

sabato 3 gennaio 2015

SPIRITUALITA'



DI  MARIA  NON  SAPPIAMO  ABBASTANZA
“La Vergine Immacolata, la più perfetta tra le creature, è stata elevata al di sopra di ogni creatura ed è una creatura “divina” in un modo ineffabile. Il Figlio di Dio, infatti, discese dal Padre per mezzo dello Spirito, prese dimora in Lei, si incarnò in Lei ed Ella divenne la Madre di Dio, la Madre dell’Uomo-Dio, la Madre di Gesù. Da allora, ogni grazia- che proviene dal Padre, attraverso Gesù, il Figlio incarnato e lo Spirito che dimora nell’Immacolata- viene distribuita proprio attraverso l’Immacolata.
Inoltre, qualsiasi manifestazione di amore delle creature, non giunge al cospetto di Dio, se prima l’Immacolata non l’abbia purificata dalle imperfezioni, se Gesù non l’abbia elevata ad un valore infinito e perciò non l’abbia resa degna della maestà del Padre celeste.”
(da “Miles Immaculatae” di Padre Kolbe)

“L’unione tra lo Spirito Santo e la Vergine Immacolata, è così stretta che lo Spirito Santo, che ha compenetrato profondamente l’anima dell’Immacolata, non esercita alcun influsso nelle anime, se non per mezzo di Lei. Per questo, appunto, Ella è diventata la Mediatrice di tutte le Grazie, proprio per questo Ella è veramente la Madre di ogni grazia divina. Per questo, ancora, Ella è la Regina degli Angeli e dei Santi, è l’aiuto dei cristiani, è il rifugio dei peccatori. Oh, quanto poco ancora è conosciuta la Vergine Immacolata!
Quando avverrà che le anime degli uomini ameranno il Cuore Divino di Gesù con il Cuore di Lei e il Padre celeste con il Cuore di Gesù? “
(da “Miles Immaculatae” di Padre Kolbe)

“Lo Spirito Santo dimora in Lei (in Maria), vive in Lei e ciò dal primo istante della Sua esistenza, sempre e per l’eternità. In che cosa consiste questa vita dello Spirito Santo in Lei? Egli stesso è amore in Lei, l’amore del Padre e del Figlio, l’amore con il quale Dio ama Se Stesso, l’amore di tutta la Santissima Trinità, l’amore fecondo, la concezione.”
(Padre Kolbe)

Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio (la risposta dell’uomo),è l’Immacolata, l’Essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per un’ istante la Sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio. Ella è appartenuta sempre e liberamente a Dio. E in Lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione. A Lei, come alla propria Sposa, il Padre affida il Figlio, il Figlio discende nel Suo grembo verginale, divenendo Figlio di Lei, mentre lo Spirito Santo forma in Lei, in modo prodigioso, il Corpo di Gesù e prende dimora nella Sua anima, La compenetra in modo così ineffabile che la definizione di “Sposa dello Spirito Santo” è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in Lei e attraverso di Lei.”
(Padre Kolbe)

“Ella (Maria) è strumento perfettissimo nella mani di Dio, nella mano della Misericordia divina, del Sacratissimo Cuore di Gesù, così noi siamo uno strumento nella mano di Lei. E così, attraverso Lei, siamo lo strumento del Sacratissimo Cuore di Gesù, vale a dire della Misericordia di Dio. Perciò la nostra parola d’ordine è: Attraverso l’Immacolata, al Cuore di Gesù.”
(dalla lettera del 29 aprile 1931. Padre Kolbe)

“Le singole persone, come pure interi popoli, talvolta si sono allontanati da Dio, ma non appena han fatto ricorso a Lei con fervore, in breve tempo hanno sperimentato in loro stessi la pace e la felicità.
Anche oggi un’inondazione di immoralità e di conseguenza di incredulità, dilaga nelle nostre città e nei nostri paesi. Osservando il male che si espande ovunque, talvolta lo scoraggiamento invade l’anima. Dove si arriverà?...Che cosa sarà fra qualche anno?...Si vorrebbe penetrare con lo sguardo il futuro, per vedere se in esso brillerà ancora la luce…Gente di poca fede, perché il dubbio penetra furtivamente nel vostro cuore?
Accendete ovunque l’amore e la fiducia verso Maria Immacolata e ben presto vedrete sgorgare dagli occhi dei peccatori più induriti, le lacrime, svuotarsi le carceri, aumentare le schiere dei lavoratori onesti, mentre i focolari domestici profumeranno di virtù, la pace e la felicità distruggeranno la discordia e il dolore, poiché c’è ormai una nuova era.”
(da “Il cavaliere dell’Immacolata”- Padre Kolbe)

“Cerchiamo, dunque, di stare sempre più,  ogni giorno più vicini all’Immacolata; allora, per questo stesso, ci avvicineremo quanto più al Cuor di Gesù, a Iddio Padre, a tutta la Santissima Trinità, perché nessuna delle creature è così vicina alla Divinità, come proprio l’Immacolata.”
(Lettera del 6 aprile 1934- Padre Kolbe)

“L’anima offre all’Immacolata i propri atti di amore, non come si consegna un oggetto ad un mediatore qualsiasi, ma in proprietà, in piena ed esclusiva proprietà, poiché comprende che l’Immacolata offra a Gesù tali atti come fossero Suoi propri, vale a dire li offre a Gesù senza macchia, immacolati; Gesù, poi , li offre al Padre. In tal modo l’anima diviene sempre più dell’Immacolata, come l’Immacolata è di Gesù e Gesù del Padre.”
(Padre Kolbe)

“Se noi siamo dell’Immacolata, allora anche tutto ciò che è nostro, appartiene a Lei e Gesù accetta tutto ciò che viene da noi come se provenisse da Lei, come appartenente a Lei. In tal caso Ella non può lasciare imperfette quelle azioni, ma le rende degne di Sé, cioè immacolate, senza la minima macchia.
Di conseguenza, un’anima che è consacrata a Lei, anche se non rivolge in modo esplicito il proprio pensiero all’Immacolata e offre direttamente al Sacratissimo Cuore di Gesù la preghiera, il lavoro, la sofferenza, o qualsiasi altra cosa, tale anima procura al Sacratissimo Cuore di Gesù, un piacere incomparabilmente maggiore di quello che Gli procurerebbe se ella non fosse consacrata all’Immacolata.”
(Padre Kolbe)

“Con l’atto di consacrazione, noi ci siamo offerti all’Immacolata in proprietà assoluta.  Senza dubbio Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle Sue mani  immacolate.”
(Padre Kolbe)

“Non c’è migliore preparazione alla Santa Comunione che offrirla tutta all’Immacolata. Ella preparerà il nostro cuore nel migliore dei modi e potremo essere certi  di procurare a Gesù la gioia più grande, di manifestarGli  il più grande amore.”
(lettera del  10 ottobre 1935- Padre Kolbe)

“Ella (Maria) ti renderà simile a Se stessa, ti renderà sempre più immacolato, ti nutrirà con il latte della Sua grazia. Lasciati soltanto guidare da Lei, lasciati plasmare sempre più liberamente da Lei. Vigila sulla purezza della tua coscienza, purificala nel Suo amore.  Non scoraggiarti neppure dopo un peccato grave,  anche se commesso più volte.  Un atto di amore perfetto ti purificherà.”
(Padre Kolbe)

“Lasciamoci condurre sempre più perfettamente dall’Immacolata in qualunque posto e in qualsiasi modo Ella voglia collocarci, affinché, adempiendo bene i nostri doveri, contribuiamo a far sì che tutte le anime siano conquistate al Suo amore.”
(lettera del 12 maggio 1941-Padre Kolbe)

“L’unico desiderio dell’Immacolata è di innalzare il livello della nostra vita spirituale fino alle vette della santità. Ci possiamo consacrare a Maria, usando qualsiasi espressione, purché rinunciamo alla nostra volontà per aderire ai Suoi comandi che ci vengono presentati nei comandamenti di Dio e della Chiesa, nei doveri del proprio stato e nelle ispirazioni interiori. Questa attività dell’Immacolata, sarà tanto più efficace quanto più, da parte nostra, cercheremo di approfondire  maggiormente la nostra formazione spirituale. La donazione di se stessi all’Immacolata perciò, porta con sé la necessità di un lavoro,  in vista del perfezionamento del nostro carattere.”
(da:" Il cavaliere dell’Immacolata"- Padre Kolbe)
                                                                                              ( selezione a cura di Carlo)