IL COMUNISMO : SE
LO CONOSCI LO EVITI
Forse molti
immaginano che il comunismo sia esclusivamente una dottrina economico-sociale e
non sanno che questa teoria non può
essere compresa pienamente se non in funzione dei principi filosofici marxisti
di cui essa è la rigorosa conseguenza.
Come il
Medio Evo è caratterizzato e deriva dai princìpi cristiani, il Rinascimento dal
pensiero dell’Umanesimo, il seicento dalla filosofia di Cartesio e dei
giansenisti, la Rivoluzione francese dai filosofi settecenteschi, così il
comunismo deriva dalla filosofia di Marx, Engels e Lenin.
Vedremo che
Il marxismo è la negazione assoluta di tutti i princìpi cristiani. E’
convinzione generale di ogni persona, non solo che esista una verità distinta
dall’errore, ma anche che questa verità non dipenda dal comportamento umano.
Esistono quindi, un bene e un male, che il bene sia da perseguire e il male da
evitare. Infatti, non abbiamo inventato noi che la lealtà e la sincerità siano
cose buone e che la menzogna sia invece una cosa cattiva. L’uomo è creatura,
non si è fatto da sé e non ha creato la realtà che lo circonda, ma tutto è
stato creato da Dio. Per questo semplice fatto l’uomo dipende radicalmente dal
Creatore al quale spetta la nostra sottomissione in quanto creatura; la nostra
unica possibilità consiste nell’arricchire la nostra intelligenza con la
conoscenza di questa realtà creata.
Essendo
creatura l’uomo, nella sua esistenza, dipende interamente da Dio, come
necessita della verità da conoscere, nel bene da amare, per potersi
perfezionare. La base del pensiero cristiano è l’affermazione di questa
dipendenza la quale non è per lui una costrizione esterna, ma l’intima sorgente
della sua stessa esistenza.
Contro
questo pensiero si è schierato il mondo moderno con il suo idealismo. Potrebbe
stupire che questa filosofia abbia approdato al marxismo la cui caratteristica
è il materialismo; eppure Marx è un discepolo di Hegel alla scuola del quale si
è formato il suo pensiero alla cui base vi è un atteggiamento di orgoglio, una
rivendicazione di indipendenza totale dello spirito umano, il quale si
manifesta nel rifiuto di quella sottomissione che era alla base del pensiero
cristiano. L’uomo vuol trovare tutto in se stesso.
Però, se il
nostro pensiero e i nostri giudizi non sono più sottomessi alla verità, essi si
formeranno secondo l’arbitrio delle nostre passioni, delle nostre preferenze
sentimentali, dei nostri istinti animali, dei nostri interessi materiali.
Secondo il filosofo Kant il pensiero è creazione dello spirito umano e quindi
non vi è più una verità che si impone e questa autonomia genera la dottrina
della libertà di pensiero e la coscienza individuale diviene l’unica sorgente
della propria legge la quale creerà da sola la sua regola di condotta e la sua
morale. Nella filosofia di Hegel non
esiste più alcuna realtà, l’Idea è tutto: ecco l’idealismo assoluto.
Ma se l’idea
permane, essa non può evolversi e costituire tutta la storia; questa, nascerà
da ciò che Hegel chiama dialettica. Allora il materialismo di Marx verrà
definito come “materialismo dialettico”.
Marx accetta
il pensiero hegeliano, ma rifiuta che l’idea sia ciò che essa è. Perché essa
diviene, cambia continuamente ed esiste solo per contraddirsi, per rinnegare se
stessa incessantemente, in modo che il bene possa divenire male in una
inversione continua; così non vi è nulla che perduri se non la contraddizione
continua in una continua evoluzione. Questa dialettica si compone di tre fasi:
la tesi, in cui l’idea compare; l’antitesi, in cui si passa alla
contraddizione; la sintesi, punto di partenza di una nuova evoluzione. Ogni
momento, nega il momento precedente, ed è così che si crea la storia che quindi
è una rivoluzione continua. Tutto ciò che si presenta come realtà, si deve
negare, distruggere, perché si faccia la storia, nella contraddizione e nella
rivoluzione continua. Quindi, non vi è più alcuna verità stabile che sia vera
oggi, ieri, domani.
Il marxismo
è una trasposizione materialistica dell’idealismo di Hegel: l’idea che era
tutto per Hegel, non è niente per Marx, perché esistono solo forze materiali in
perenne conflitto e di conseguenza in perenne contraddizione (materialismo
storico). Anche lo spirito, secondo Marx è il prodotto delle forze materiali,
ma può essere utilizzato servendosi
delle idee o di altre forze spirituali quali quelle morali e religiose
per conseguire questa dialettica. E
allora dottrina, ideali, costumi, doveri, religione, tutto questo è solo il
prodotto delle forze materiali e lo strumento della loro azione. Anche l’uomo è
solo una rotella dell’immenso conflitto delle forze materiali che modella la
storia. E l’uomo? Egli non ha più verità da conoscere: non c’è alcuna realtà
esistente o stabile che possa essere oggetto di conoscenza, neppure la materia.
Con la sua azione materiale, l’uomo fa la storia, così che tutta la storia
umana è solo la storia della sua azione produttiva. L’uomo esiste perché
modifica il mondo con il suo lavoro: nell’uomo vi è solo il lavoratore; il
marxismo è un totalitarismo del lavoro.
Possiamo
quindi capire fino a che punto Cristianesimo e marxismo siano agli antipodi: il
Cristianesimo pensa che l’uomo sia stato creato da Dio e abbia ricevuto una
natura umana stabile che lo fa essere e rimanere uomo; il marxismo invece pensa
che l’uomo si crei da sé, si dia da sé la propria esistenza e si modifichi
senza tregua per mezzo della propria azione materiale. Secondo Marx l’uomo
cambia la sua natura cambiando il sistema delle forze produttive. In questo
risiede la volontà marxista di strappare il più possibile l’uomo alla natura,
al ritmo naturale delle stagioni e della vegetazione,( che sfugge in parte alla
sua azione) per giungere a un mondo completamente meccanizzato che sia pura
creazione del lavoro umano.
Se il
marxismo riconoscesse una verità, equivarrebbe a darle un’ esistenza, rinunciando in tal modo a
trasformarla con la propria azione, ma esso, volendo rifiutare completamente
Dio, deve rifiutare tutto ciò che è stato creato. Dunque, non bisogna
accettare nessuna realtà stabile,
nessuna natura durevole che si potrebbe trovare nell’uomo e nelle cose, nessuna
verità costante, ma occorre opporsi sempre a ciò che esiste, trasformandolo con
l’azione rivoluzionaria. In questo modo si otterrà un’indipendenza assoluta.
Viene da sé
che il marxista che vive il suo marxismo, non può amare nulla, poiché l’amore
mette in dipendenza dell’oggetto amato; il marxismo è il rifiuto definitivo di
ogni amore, come di ogni verità.
Quando il
comunista ci presenta l’ideale della giustizia sociale oppure l’ideale
patriottico, è unicamente perché questa presenza nei cervelli degli uomini sarà
un mezzo efficace per trascinarli all’azione e alla lotta.
Per il
comunista, l’ideale che mette avanti, è solo un mezzo per condurre meglio tale
lotta e non ha in se stesso alcun valore ai suoi occhi; esiste solo in funzione
di questa azione e di questa lotta e solo per tutto il tempo che è utile ad
essa.
Il
Cristianesimo dimostra l’esistenza di Dio, partendo dall’esistenza dell’uomo e
dell’universo e come causa e origine di questa esistenza; questa dottrina insegna
che se non ci fosse Dio a comunicare l’esistenza, bisognerebbe concludere che
niente esiste.
L’azione
rivoluzionaria marxista è voluta come l’opera gigantesca nella quale l’uomo
nuovo creerà se stesso. All’epoca di Marx si presente un mezzo eccellente: l’estrema
miseria e la totale insoddisfazione della classe proletaria. Pur essendo
indifferente a questa situazione di sofferenza, per il filosofo, questo
costituisce un formidabile mezzo per l’azione rivoluzionaria. Infatti per
sviluppare una volontà rivoluzionaria totale, ci volevano uomini che non
avessero rigorosamente niente, che fossero spogli di tutto. Ma questi uomini
non saranno mai autentici rivoluzionari se avranno ancora qualcosa da
conservare: ogni legame religioso, ogni legame con la famiglia o la patria,
rappresenterà per loro una stabilità che dovrà essere combattuta; il proletario
deve essere totalmente dedito alla sua coscienza rivoluzionaria e alla sua
lotta di classe. Basterà che il proletariato organizzato si impadronisca degli
strumenti di lavoro per realizzare una società nuova che sarà di solo lavoro e
in cui nessuna vita familiare, morale o religiosa, distoglierà gli uomini dall’unica attività lavorativa. In
tale società, tutta l’umanità sarà solo un unico produttore collettivo,
infinitamente potente, essendo ormai il singolo individuo, soltanto un membro,
un organo della potenza collettiva. Allora la proprietà sarà considerata come
un’abominazione, perché lega l’uomo a qualche cosa di esistente e lo radica.
Essa impedisce agli uomini di essere proletari, interamente disponibili per l’azione
rivoluzionaria. Quanto alla religione, sarà la peggiore abominazione, poiché
pretende di legare l’uomo a un verità e a un bene assoluti, in ultima analisi,
a Dio. Diceva Lenin:”Ogni idea religiosa è un’abominazione indicibile”. Ma la
vera azione antireligiosa del marxismo, non consiste affatto nel combattere la
religione da fuori, ma nel sopprimerla dall’interno, svuotando gli uomini da
ogni concezione religiosa, prendendoli e trascinandoli nell’azione puramente
materialista. Vi saranno dunque molti casi nei quali, al fine di trascinare i
cristiani in questa azione materialista, svuotandoli di ogni contenuto
cristiano, sarà opportuno “tendere loro la mano” e offrire la loro
collaborazione. Poco importa se con ciò si contraddice un atteggiamento che in
precedenza era ostile; non si tratta né di conversione, né di ipocrisia:
comandano soltanto le esigenze dell’azione.
(“Conoscere
il comunismo” di Jean Daujat)
(Carlo)