LO SPIRITO
SANTO
La Promessa
vincolante che ogni vero Legionario di Maria pronuncia quando entra a tutti gli
effetti nelle fila della Legione di Maria, è rivolta, contrariamente a quanto
si possa pensare, allo Spirito Santo.
Scrive il
Cardinale Suenens a questo proposito: “La Promessa si apre con l’invocazione
diretta allo Spirito di Dio; con Lui si stringe il patto. Egli è al principio e
alla fine; è l’Amore dal quale è uscito il mondo e l’Amore che un giorno sarà
tutto in tutti. A Lui pertanto si
rivolge l’anima del Legionario in quest’atto che decide della sua esistenza.
Il Legionario sa che la sua offerta è solo una risposta, il suo amore, una
riconoscenza, un’adesione ad un altro Amore. Sa di donarsi a chi si è donato
per primo;
Dio è stato il primo ad amarci e questo fatto
esige il dono completo dell’anima nostra. In questa alleanza l’iniziativa non è
nostra; non è la terra che sale verso il cielo, ma il cielo che discende verso
la terra, gratuitamente, liberamente…follemente si dovrebbe dire, considerando
l’umana ingratitudine. Poiché Dio non aveva nulla da guadagnare in ricambio.
Egli non poteva né aggiungersi qualcosa, né arricchirsi, sotto pena di perdere
la Sua pienezza interiore; Egli era ed è per sempre, l’Amore che basta a Sé
stesso e che pertanto si dà e si comunica per un incomprensibile slancio di
generosità e di munificenza purissime.
Il
meraviglioso, infatti, non è che Dio esista, ma che esistiamo noi; noi che
nulla possiamo dare a Dio, nulla aggiungere alla Sua Gloria, nulla renderGli
che possa intensificare la Sua beatitudine e la Sua gioia personale. Dio non
condivide con nessuno la gloria di amarci gratuitamente e con una magnanimità
senza pari…Il Suo amore non dipende dalla nostra bontà; esso crea in noi ciò
che vi è di amabile…
Si è potuto
definire il Cristianesimo come lo scambio di due amori in Gesù Cristo: l’Amore
che scende dal Cielo per stabilire la santa alleanza si chiama lo
Spirito Santo, l’amore che dalla terra s’innalza al suo incontro, si chiama
Maria…
Sappiamo che
le opere da Dio compiute fuori di Sé stesso, sono comuni alle tre Persona Divine
e che l’Amore di Dio che ci avvolge e ci invade, è un triplice e unico dono,
una triplice ed unica tenerezza.
Ma se la missione
specifica dello Spirito Santo, comprende quella delle altre Persone Divine, non
vuol dire che Egli si eclissi nell’anonimato trinitario. Le opere di Dio “ad
extra” (fuori di Sé stesso) sono sì comuni alle tre Persone, ciascuna però vi
compie un ufficio eminentemente personale e del tutto insostituibile.
Sappiamo
pure che lo Spirito Santo, non ci santifica da solo e meno ancora lo fa
separatamente, con l’esclusione delle altre Persone. Ci santifica Dio Padre, ci
santifica Dio Figlio: il Padre ci santifica come Padre, come Colui che col
Figlio e per mezzo del Figlio, ci manda lo Spirito Santo. Pertanto, Questi è il
loro dono supremo, alla stessa maniera che è il sigillo del loro reciproco
Amore. Ricevendo lo Spirito, io entro nell’intimità della famiglia di Dio…
Suoi doni
Al mattino
della Pentecoste, quando Egli discese sopra gli Apostoli riuniti nel Cenacolo,
si può dire che il mondo cominciò un’èra
nuova; l’éra dello Spirito Santo, la pienezza dei tempi.
Infatti, a
rigor di termini, per merito Suo, noi siamo entrati in quest’ultima fase della
storia. Il comando supremo ormai, possiamo dire, che è nelle mani dello Spirito
Santo. Lui si impadronirà dei pescatori di Galilea e li trasformerà in
Apostoli, discenderà sui primi fedeli e li inonderà di carismi, investirà i
martiri della Sua forza irresistibile, a cominciare da S.Stefano “pieno di fede
e di Spirito Santo” (Att 6,5).
Gli Atti
degli Apostoli che aprono la storia della Chiesa, sostanzialmente, non sono
altro che il Vangelo dello Spirito Santo…E’ Lui che suggerisce le parole da
dire davanti al Sinedrio, davanti ai proconsoli o ai governatori di Roma, come
pure nella predicazione di tutti i giorni. “La mia parola e la mia predicazione—dirà
S.Paolo--, non consistè in persuasivi argomenti della sapienza umana, ma nella
manifestazione dello Spirito e della Sua potenza, affinché la vostra fede non
fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla forza di Dio.” (1 Cor
2,4-5)…
Concludendo,
non possiamo fare a meno di citare la commovente confidenza fatta dal
Cardinale Mercier, alla fine della sua
vita: “Vi voglio rivelare—scriveva—un segreto di santità e di felicità: se ogni
giorno, per cinque minuti, sapete far tacere la vostra immaginazione, chiudere
gli occhi alle cose sensibili e le orecchie a tutti i rumori della terra, per
rientrare in voi stessi, e là, nel santuario della vostra anima battezzata, che
è il tempio dello Spirito Santo, parlate a questo divino Spirito così:
O Spirito
Santo, anima dell’anima mia, io Ti adoro. Fammi luce, guidami, fortificami, consolami.
Dimmi ciò che devo fare, fammi conoscere i Tuoi ordini. Ti prometto di sottomettermi
a quanto desideri da me e di accettare tutto quanto permetti che mi avvenga. A
me basta di conoscere la Tua volontà.
Se farete
così, la vostra vita scorrerà felice, serena e consolata, anche in mezzo alle
pene; perché la Grazia sarà proporzionata alla prova e vi darà la forza di
sopportarla e, arriverete alle porte del Paradiso ricchi di meriti. La
sottomissione allo Spirito Santo, è il segreto della santità.”…
Allo Spirito
Santo offriamo il nostro vuoto, ben sapendo che ogni presunzione Lo urta e che
Dio non crea se non dal nulla…Non si può equivocare: tocca a Lui di riempire le
mani vuote, a noi di trasmettere ciò che Egli vi avrà deposto. A Lui di
inondare l’anima nostra coi Suoi doni e carismi, a noi di comunicare ogni
grazia ricevuta, ogni luce ed ogni entusiasmo. A Lui di saziarci, a noi di
farne parte ai fratelli. A Lui di invaderci come il torrente che si scava
il letto nella roccia e poi trabocca nelle pianure circostanti; a noi di
offrirGli un’anima aperta, spoglia di ogni veduta umana, espropriata di sé stessa…
Se il
Signore ci fa l’onore d’aver bisogno di noi, Lui solo conosce il termine, la
strada e i sentieri che vi conducono. Chi vuol essere apostolo, deve sapere che
da solo, non può far nulla di apprezzabile, né avventurarsi in un paese del
quale ignora la topografia. Bisognerà tener presenti queste cose quando saremo
a contatto con le anime. Soprattutto nell’ora dello smacco, quando la nostra
fede sarà messa alla prova e saremo tentati di lamentarci con Dio dei nostri
insuccessi. Cammineremo nella notte.
Capiterà che
faremo di tutto per salvare un’anima ed essa, sul piano visibile, rimarrà
ermeticamente chiusa alla Grazia; mentre un’altra anima, da noi non ricercata
affatto, s’imbatterà nella nostra strada e ritroverà, senza colpo ferire, il
cammino del ritorno.
Per
convincere, tireremo fuori certi argomenti di gran peso e che non desteranno la
minima eco; ma forse, una semplice parola, buttata là di passaggio e della
quale neanche ci ricordiamo, resterà scolpita nel cuore d’uno sconosciuto e lo
condurrà a Dio. L’esperienza apostolica ci insegna che la Grazia di Dio, sfugge
al nostro sistema metrico e ai nostri calcoli di probabilità.
Ci
bisognerà adorare Dio nelle Sue tenebre ed amarLo nelle apparenti ripulse che
tanto ci addolorano…
Un giorno
comprenderemo il senso di questi meandri e il perché di questa lunga pazienza
che ci fu chiesta. Noi non vediamo che il rovescio delle umane esistenze;
quando vedremo il dritto che guarda il Cielo, come un tappeto che vien
rovesciato, allora capiremo che tutti questi fili non erano intrecciati a caso,
capiremo la trama di Dio… Quando io mi dichiaro peccatore, proprio allora Dio
mi chiama Suo amico; quand’io mi riconosco sevo inutile, allora Dio mi può
adoperare senza timore e con gioia, quale “strumento dei Suoi altissimi disegni”.”
(Da: “Teologia
dell’Apostolato” del Card. Suenens)
(Carlo) (continua)