martedì 18 dicembre 2018

SPIRITUALITA'

BEATI QUELLI CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO (Lc 11,28) “Cosa vuoi che ti dicano gli uomini? Parole che piangono o ridono, che feriscono o gemano, che ingannano o annoiano o macchiano…Quanto dolore e quanto male ti hanno portato! Forse fu una parola il primo anello di una tua catena di vizi, forse fu una parola a segnare l’arrivo della tua schiavitù, forse una parola fu la fiamma che ti accese il furore nel sangue. Perché la parola è spesso uno schiaffo o un vile pugnale, o un ordigno incendiario, o una pustola infetta. Povere parole umane! Quando non sono vuote, sono cariche spesso di impurità e portano lo scandalo, la corruzione, la nausea: parole che si mutano in lacrime e fango. Ovvero sono cariche di veleno. E allora portano l’odio, le risse, la guerra: parole che si mutano in lacrime e sangue. Quanti lutti di meno, quante tragedie di meno fra gli uomini, se certe parole non fossero state mai dette! Povere parole umane! Se non son cattive, spesso son vuote. Promettono tanto, fanno tanto sperare, ma poi non danno nulla, non dicono nulla. Sono come lo squillo di un campanello: tu corri alla porta, perché sei sempre in attesa di qualcuno, ma quando apri non trovi che il solito mendicante con i suoi stracci e la sua miseria. Santa e feconda invece la Parola di Dio! Parola che ha fatto la luce, Parola che ha disseminato il cielo di stelle, che ha coperto di fiori la terra. Parola che dischiude le pupille dei bimbi e inonda di gioia il cuore dei vecchi. E’ una Parola che non ha suono, ma compone le perfette armonie; che non parla agli orecchi, ma al cuore; che non grida di fuori, ma persuade di dentro. E’ una Parola che promette e mantiene; che, chiamata , risponde; che non dice ma fa; è una Parola che invoca , non per avere, ma per donare. Quella Parola ti dirà ciò che ti occorre in ogni momento, purché tu voglia ascoltarla. Tutti abbiamo le nostre ore liete e le tristi. Se sei abbattuto, quella Parola ti darà conforto o se sei esaltato, ti darà moderazione; se sei torpido, ti farà ardente e se sei agitato, ti renderà sereno; se sei debole ti farà forte e se sei duro, ti darà dolcezza; se sei nel dubbio, ti illuminerà e se sei nel vero, ti confermerà; se hai paura, ti darà coraggio e se sei audace, ti farà prudente; se sei nell’angoscia, ti darà la pace e se sei nella pace, te l’accrescerà; se sei innocente, ti proteggerà, se peccatore, ti perdonerà; se sei vile, non ti disprezzerà, se sei perduto, ti ritroverà. Se non l’ascolti, quella Parola, la rimpiangerai; ma se la disprezzi, sarà la tua condanna. E’ la Parola che salva. Quando l’ascolti, ti senti più buono. E’ la Parola che ti rimette in equilibrio, che ti fa ritrovare te stesso, che ti ricostituisce e riunifica, che ti mette d’accordo con te. E’ la Parola eterna che va bene in tutti i tempi e in ogni caso; è la Parola universale che intendono tutti e in ogni luogo; è la Parola immensa che tutto contiene e tutto può dare. E’ la parola necessaria nel diluvio delle parole inutili che ti tocca sentire. E’ l’unica Parola vera che emerge dal pelago delle falsità che ti opprimono. Questa è la Parola che ha fatto i grandi, i Santi e gli eroi.” (Giovanni Albanese “Così disse Gesù”) (Carlo)

martedì 20 novembre 2018

SPIRITUALITA'

SE QUALCUNO SI VERGOGNERA’ DI ME…ANCH’IO MI VERGOGNERO’ DI LUI (Mt 10,33) “Sii sincero, confessa apertamente che non vai in Chiesa perché ti vergogni, non preghi in pubblico perché ti vergogni, non partecipi al culto perché ti vergogni. Non perché non credi in Dio, non perché sei certo che si tratti di “superstizioni”, non perché non senti il richiamo della Fede, che anzi ti piacerebbe seguire il tuo intimo sentimento religioso, soddisfare il tuo bisogno profondo di pace e di serenità interiore, vorresti vivere una vita meno meccanica e più spirituale; il rispetto umano ti arresta, ti irretisce, ti spegne tutte le velleità. Confessalo; hai paura dell’ironia di qualche amico, il quale si atteggia a miscredente, non perché convinto, ma per darsi delle arie di fronte a te; hai paura del sorrisetto beffardo di qualche donna insulsa; hai paura che i colleghi ti chiamino bigotto; hai paura di apparire un debole. Ti vergogni di professarti servo di Dio e non ti vergogni di strisciare davanti ai prepotenti; ti vergogni di chiamarti cristiano mentre non ti vergogni di vivere da pagano; ti vergogni di chiamarti seguace di Cristo e non ti vergogni di seguire qualche filosofo impazzito; ti vergogni di imitare i Santi e non ti vergogni di scimmiottare gli imbecilli; ti vergogni di ascoltare la parola di un Sacerdote e non ti vergogni di ingoiare tutte le fandonie di quanti ti ubriacano di politica, d’arte, di progresso, di tecnica e di sport. Ti vergogni di tutto e non ti vergogni di aver paura. Dunque, non una convinzione ti tiene lontano dalla religione,ma una viltà, un istinto infantile, un senso di debolezza. Per timore di apparire un debole, tu diventi un debole. Perché, ti domando, che debolezza c’è a praticare la propria Fede? Che debolezza c’è a professare pubblicamente le proprie convinzioni? Che debolezza c’è nell’essere coerente ai propri principi?. Ci vuole più forza a piegare il ginocchio in Chiesa, che non a dare uno schiaffo in piazza. Ci vuole più coraggio a superare la critica degli sciocchi; ci vuole più fermezza a trascurare le beffe dei conformisti; ci vuole più virilità a ridersi della smorfia di un’oca, anziché seguirla nello stagno. Ma tu sei nato, non per essere un coniglio, ma un soldato; non per essere pecora, ma un lottatore; non per vivere di occasioni ma di convinzioni. “Sii dunque un uomo virile” ti griderebbe una donna, Caterina da Siena, Non è ridicolo un uomo che ha la Fede; ma fa compassione chi non ne ha. Non è ridicolo chi vive come crede; ma è spregevole chi non sa vivere come pensa. Meschino e miserabile è chi per non essere criticato dagli altri, deve poi condannare se stesso; chi per essere d’accordo con gli altri, deve poi essere in disaccordo con sé.” (Giovanni Albanese “Così disse Gesù”) (Carlo)

mercoledì 14 novembre 2018

SPIRITUALITA'

CHI FA IL MALE ODIA LA LUCE (Gv 3,20) “Quando tu ti nascondi? Quando sai di far male. Se invece sai di far bene, vai alla luce, non hai difficoltà a farti vedere. Il ladro aspetta la notte, il seduttore attende il crepuscolo, l’assassino cerca le tenebre e l’impuro il nascondiglio. L’ipocrita si nasconde dietro la maschera, il maligno nell’anonimo, il falso cerca il raggiro e il dissoluto le persiane chiuse. Tutta gente che si offende della luce, a cui la luce dà fastidio. Essi perciò, la fuggono come animali usi a vivere nei fondi oscuri. L’oscurità è un sacco in cui tutto si può gettare, la luce è un crivello in cui non resta che il grano. Alla luce il fango si distingue dalla perla e l’oro dalla sabbia. Al buio l’una è come l’altro. E’ alla luce che si vede il sudiciume e lo si può eliminare; è alla luce che si scorge il fosso e lo si può schivare; è alla luce che si avverte il pericolo e lo si può evitare. Chi sa d’esser sudicio e non vuole essere disprezzato, evitato, eliminato, cerca di tenersi nell’ombra. Ama le tenebre chi è in difetto, ama la luce chi è nella verità. Chi ha troppi segreti, vuol dire che non ha le carte in regola. L’oscurità è l’alleata dei colpevoli, la luce è l’alleata degli innocenti. L’oscurità avvolge uomini e cose in un sol fascio e li rende uniformi, indistinti, indeterminati, senza colore, senza fisionomia, senza volto. La luce invece dà a ciascuno la sua forma, il suo colore, la sua fisionomia. Fa vedere ciascuno come è. Definisce ogni figura. Perciò la luce è un giudice che sentenzia e condanna. Ecco perché, se ami il peccato, perdi la fede. Perché la fede che è il tuo giudice, sarebbe la tua condanna. Quando si perde la fede, vuol dire che s’è già perduta la morale. Perdi la fede non per difetto di convinzione, ma per effetto di corruzione. Se infatti vuoi fare i tuoi comodi, la fede non sarà un aiuto ma un ostacolo. Perciò sarai tentato di respingerla man mano che crescerà il tuo egoismo e la tua superbia. Sarai tentato di ritenerla una intrusa nei tuoi affari, nella tua professione, nella politica, nella tecnica, nell’economia, nella vita pubblica e sociale, nella tua vita familiare e coniugale. Appunto perché in ogni cosa sarai spinto a cercare innanzitutto e soprattutto il tuo interesse: nei rapporti, le proprie soddisfazioni, nella logica le proprie conclusioni. Avrai soltanto di mira i tuoi diritti, mentre la fede ti ricorderà anche i tuoi doveri. E poiché le ispirazioni e i controlli son sempre noiosi, non vedrai allora miglior rimedio che tagliare i ponti con la fede, proclamandoti libero pensatore. Titolo evidentemente eufemistico che sta al posto di quello più esatto, ma antiestetico, di libero peccatore, libero mestatore, libero oppressore, libero seduttore, libero mentitore… E perciò opterai per lo scetticismo, per l’agnosticismo, per il materialismo; perché appunto, in queste ombre, ogni contrasto fra azione e convinzione scompare. Così penserai di vivere finalmente in pace. Sotto un certo aspetto e per un certo tempo, tale soluzione ti sembrerà soddisfacente; se non che, essendo nato non talpa ma uomo, quelle tenebre diventeranno ben preso il tuo carcere e la vita senza fede, ti si ridurrà all’esistenza di un forzato: la più angosciosa nostalgia ti prenderà alla gola. Poiché nostra patria è la luce e vita umana altro non è che marcia verso la Verità” (da:”Così disse Gesù” di G.Albanese) (Carlo)

domenica 23 settembre 2018

SPIRITUALITA'

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” “ Quante volte tu hai detto di credere soltanto a quello che vedi coi tuoi occhi e tocchi con le tue mani e non hai forse pensato mai che le più grandi realtà sono spesso quelle che non si vedono e non si toccano. Hai mai veduto con i tuoi occhi il pensiero? Lo hai mai toccato con le tue mani? Mai. Eppure esiste. Tutto ciò che c’è di grande nella storia dell’uomo, fu fatto dal pensiero. Non c’è opera che prima di essere eseguita non sia stata pensata. Non c’è edificio, non c’è macchina, non c’è sinfonia, né poema, né dipinto, che non sia nato dal pensiero. Come dunque si può dichiarare di credere solo a ciò che si vede? Tu credi alla giustizia, soffri e lotti per essa e per essa saresti forse pronto a sacrificarti…Ma l’hai forse veduta qualche volta, la giustizia? Che essere è? Che forma, che colore, che aspetto, che misura ha? Domande assurde. Gli occhi tuoi non videro, né mai vedranno la giustizia. Tuttavia essa è qualcosa. Se no, perché l’invochi? Perché lotti e soffri per essa? E la libertà, l’hai mai vista? Quanta gente vive e muore per essa! Mai veduta, sempre amata. Le cose più grandi e care, dunque, sono spesso tenebre e silenzio per i sensi. Se tu pretendi il segno esteriore per credere(Dio!Dio!Dio! Se Lo vedessi!...Dov’è questo Dio?) vuol dire che in te è opaco l’intelletto e il cuore è sordo. Se tu condizioni la tua fede alle tue prove, vuol dire che tu credi soltanto in te e ai tuoi sensi. Il tuo io proietta la sua lunga ombra sullo specchio della tua anima, impedendo il riflesso del Cielo e la sensualità copre col suo strepito, la voce del tuo cuore. Se non farai tacere un po’ i tuoi sensi e non metterai un po’ da parte te stesso, non arriverai mai a credere. Allora neppure il miracolo ti condurrà alla fede. Perché i tuoi occhi vedranno, sì, qualcosa, le tue mani toccheranno, sì, qualcosa; ma la tua anima sorda e bendata non scorgerà Alcuno. Il tuo spirito occupato da te, non potrà comprendere un Altro. Capire è ricevere, per ricevere bisogna far posto. Gli egoisti e gli orgogliosi non potranno né credere, né amare: nella loro casa non c’è posto per nessun altro. L’amore conduce alla fede e la fede all’amore, perché l’uno e l’altra ci portano fuori di noi stessi. Se rimani sempre chiuso fra le pareti dei tuoi sensi e presso il focolare della tua ragione, ti formerai il pregiudizio che al di là della tua casa non ci sia nient’altro e uscirne ti sembrerà come cadere nel nulla. Ma se per un momento dimenticherai te stesso e coraggiosamente ti lancerai fuori, scoprirai un mondo nuovo, t’accorgerai che non è tutto al di qua del tuo muro, ma tutto è al di là. Avvertirai che le tue pareti non sono i confini della realtà, ne sono bensì la limitazione. La tua ragione non sa dirti più nulla oltre quel limite. Essa ti accompagna alla porta d’uscita della tua casa, ma non ha la chiave per aprirla. Né saprebbe, del resto, guidarti oltre; attaccata com’è alla vita domestica, essa ignora tutto quello che c’è di fuori. Se ne chiedi qualche notizia, esita, fa qualche supposizione, immagina, ma non sa. Non conosce infatti la Verità, ma soltanto poche cose vere; non conosce la Bontà, ma soltanto qualche cosa buona; non la Giustizia, ma solo poche cose giuste; non l’Infinito, ma solo alcune grandezze; non L’Eterno, ma solo il tempo. Se vuoi andare oltre, devi affidarti alla Fede, la sola che abbia la chiave della tua casa. In sua compagnia tu potrai varcare la soglia verso un’esistenza più libera, più vasta, più profonda, dove né l’occhio può vedere, né la ragione può mai bastare, ma dove tu avrai finalmente una certezza e avvertirai l’Eterna Presenza. (Giovanni Albanese) (Carlo)

martedì 4 settembre 2018

SPIRITUALITA'

NON PIANGERE (Lc 7,13)- “Non piangere….soltanto credi. Lascia il pianto per chi non ha la Fede, perché ha rifiutato la Verità e vive nel dubbio; perché cerca il piacere e trova l’amarezza; perché cerca la pace e trova la lotta; perché insegue il suo sogno e non lo raggiunge mai; perché è avido di ricchezze e non è mai pago, o più ne possiede e più teme di perderle. Lascia il pianto a chi non sa perché è nato, né perché soffre, né perché vive, a chi cammina verso la morte senza ritorno, senza speranza nell’aldilà. Se non vuoi piangere più, credi. La Fede ti asciugherà le lacrime, solo la Fede. E perciò è vero che solo la Fede può consolare chi soffre. Solo la Fede è rimedio al dolore. Quando tutti tacciono, quando ogni conforto è vano per te che piangi, solo la Fede può levarsi in piedi e venirti accanto per dirti la sua parola, l’unica che ti salva dalla disperazione. Il dolore ti fa conoscere l’impotenza umana, la Fede ti rivela l’onnipotenza divina; il dolore ti fa toccare la limitatezza umana, la Fede ti fa vedere l’immensità divina; il dolore ti fa sentire la miseria umana, la Fede ti fa scoprire la ricchezza divina. Senza una fede non si può agire. Il contadino non seminerebbe se non avesse fede che il seme germinerà; tu non partiresti mai se non avessi fede di arrivare; nessuno cercherebbe mai se non avesse fede di trovare. Senza fede non si può agire, senza fede non si può vivere. E tutti ce l’hanno una fede, anche chi si dice ateo. Non crederà in Dio, ma in qualche idolo crederà. Sarà un idolo di carne, sarà un idolo d’oro, sarà se stesso, sarà una donna…Ma in qualcuno o in qualcosa crederà. L’uomo vive di assoluto e se rifiuta l’Assoluto, assolutizza il relativo; se respinge il Creatore, divinizza la creatura. Non esistono dunque credenti e atei, ma fedeli e idolatri. O adoratori di Dio, o adoratori di uomini e di cose; o amanti della grandezza divina o amanti delle meschinità umane; o servi del Creatore, o cortigiani di un fantoccio; o seguaci della Verità, o schiavi delle ombre. Ma, assolutamente senza fede non si può vivere. Perché ogni giorno di vita, è una spinta verso l’ignoto. Per cui, o ti fidi di qualcuno che assumi come guida e ti lasci condurre da lui per mano, o non ti fidi di nessuno e allora avanzare è assurdo. Non potrai fare un solo passo. Senza un minimo di speranza non si parte. Senza guida non si va avanti. O crederai in Cristo o crederai in un uomo. Ma ogni uomo, anche se t’ama, anche se è un genio, t’abbandona perché muore; Cristo invece è risorto e vive per non più morire. Chiunque altro che non sia Dio, è sempre relativo e limitato, perciò la delusione, l’amarezza, il pianto. Se non vuoi piangere, dunque credi. Se hai la Fede di che piangerai? Della povertà? C’è la Provvidenza. Delle avversità? Dio combatte con te. Delle ingratitudini? Dio ti ripagherà. Della solitudine? Dio è accanto a te. Delle umiliazioni? Dio ti esalterà. Delle persecuzioni? Dio ti salverà. Dei tuoi scomparsi? Dio te li ridonerà. Del tuo passato? Dio lo cancellerà. Del tuo avvenire? Dio lo preparerà. Della tua morte? Dio ti risusciterà.” (Giovanni Albanese) (Carlo)

SPIRITUALITA'

“MOLTI SONO I CHIAMATI, POCHI GLI ELETTI” (Mt 20,16) “Tu pensi a volte di essere uno sconosciuto, un dimenticato, quasi un essere inutile, non degno di considerazione né di attenzione. Ti sbagli. C’è sempre Qualcuno che ti conosce, che sa il tuo nome, che ti chiama, che ti ha sempre chiamato. Quando tu non eri, Egli pensava a te. Non brillavano ancora le stelle in cielo, né il sole irradiava la terra e tu eri già nella Sua mente; ti vide nel Suo pensiero come un artista contempla nel suo spirito l’opera sua. Ti vide e ti chiamò. Così arrivasti all’esistenza. Se non ti avesse chiamato, tu non saresti. La tua esistenza è dunque una chiamata, una vocazione. Da allora quella voce continua a chiamarti, ti ha chiamato dalla potestà delle tenebre al regno della Fede, ti ha chiamato dal dominio della morte al possesso della vita. Ti chiama ogni giorno a una vita più pura, più onesta, più degna di te, più degna di essere vissuta: ti chiama dal regno della bestia a quello della giustizia. Tutti i giorni quella voce ti chiama a salire un gradino più in alto, verso il bene, verso la verità e verso l’amore. Non la senti? No, non vuoi sentirla perché non vuoi salire. Perché costa salire. Ma ciò che non costa non vale. Tu ti scusi dicendo di non avere le forza sufficiente; ma sai che è un pretesto, perché comprendi che se qualcuno ti invita a salire, vorrà certo aiutarti a salire. Ti schermisci dicendo di non essere degno, ma tu sai che è una scusa perché comprendi che della indegnità deve preoccuparsi chi invita e non chi è invitato. Ti esimi dicendo che occorre pensarci bene, ma sai di mentire perché invece non vuoi pensarci più. Tu esiti promettendo: domani, ma sai di non essere sincero, perché quella non è una promessa ma una evasione. Ti ritrai temendo della tua incostanza, ma sai che è una finta perché capisci che l’avvenire avanza di un giorno alla volta e che la fedeltà si costruisce di ora in ora. Non c’è dunque che una sola ragione della tua renitenza a salire: non vuoi. Ma la voce continua a chiamare. In un avvenimento grave o leggero, in un esempio buono o cattivo, in uno sguardo puro o bieco, nella decisione di un atto o nel richiamo di una parola, in un istante di gioia o nell’ora del dolore, nel consiglio di un amico o nell’invocazione di un fratello…in ogni occasione, in ogni circostanza, sempre echeggia dolce e profonda entro di te, la grande chiamata a un bene maggiore. Non l’odi? Eppure essa grida e ripete il tuo nome e supplica e geme e insiste e promette e scuote e rimprovera e tuona…Non avverti più nulla? Ahimè! Tante volte hai fatto il sordo, che lo sei diventato davvero. Hai preferito i rumori del mondo, hai preferito il suono delle monete, hai preferito il sussurro della tentazione, il canto delle feste, il frastuono dei traffici, la retorica delle adulazioni, il crepitare degli applausi, tutto hai voluto ascoltare, tutto hai voluto accogliere, tranne l’unica voce, tranne l’unico invito che contava accettare. E ora, nonostante tant’anni di vita, ti ritrovi ai piedi della scala, vile, pezzente e sudicio come nascesti. Perciò disse Gesù: “Molti sono i chiamati, pochi gli eletti” Ma chiunque tu sia, dovunque tu sia, finché sei vivo, quella Voce ti chiama. Volgiti, ascoltala. Sarai eletto, sarai salvo, sarai Santo…Se vuoi.” (Giovanni Albanese) (Carlo)

lunedì 3 settembre 2018

SPIRITUALITA'

“SON VENUTO A PORTARE IL FUOCO” (Lc 12,49)- “Il Cristianesimo è la religione dell’entusiasmo. Forse non ci avevi mai pensato, non lo avresti creduto, ma è così. Per l’entusiasmo occorrono due cose: un grande ideale e un grande cuore. Il Cristianesimo possiede il più grande ideale: la conquista della felicità, della giustizia, della sapienza, della perfezione, della immortalità. Tutto ciò di cui tu hai sete profonda e irresistibile. Occorre un grande cuore. Se lo trova, lo travolge e se non lo trova, lo forgia. La fede non è un lusso, né un’occupazione per pensionati; non è un sistema di allevamento di colli torti o di bigotti decrepiti; non è un giardino d’infanzia o un ricovero di vecchi, né il rifugio di falliti, di invertebrati, di rinunciatari. Disilluditi. Il Cristianesimo è l’unico sistema per rinnovare la giovinezza, il quale fin’ora abbia avuto successo. E’ una scuola militare, è una carriera dura ma splendida. Ti si insegna la fede nell’invisibile, la speranza dell’impossibile, l’amore dell’inafferrabile. Ti si insegna l’autodisciplina senza costrizione, l’arte del comando a se stessi senza ossessione, l’arte della conquista senza rapina, e non di terre né di mari né di bottino, ma del cuore umano. Ti si insegna un’atletica dello spirito per vincere la sclerosi intellettuale e per curare il reumatismo o la tisi morale. E’ una scuola di entusiasmo. Non troverai mai un Santo malinconico, pessimista, rinunciatario, sfiduciato; mai un Santo che si dichiari fallito, triste, disfatto. Se ha fatto delle rinunce, non le ha fatte per meschinità, ma per magnanimità; si è spogliato dei cenci, ma per vestirsi di porpora; sembra un vinto ma è un vincitore; si è distaccato, ma per essere libero; sembra un miserabile e invece è un signore. Si fa povero, non per amore della miseria, ma per acquistare una più grande ricchezza; obbedisce non per animo servile ma per dominare finanche se stesso. E’ casto non per insensibilità, ma per insaziabilità: l’amore di una creatura umana non colma il suo cuore. C’è più amore in una cella di carmelitana scalza che in una sala da ballo o in un tabarin; come ci fu più gioia nel cuore di Teresa di Lisieux che nel cuore angosciato di Gabriele D’Annunzio. E’ più libero un povero frate che non un capo di Stato; come vi è più sete di conquista nell’animo di un missionario che non nell’ambizione di un avventuriero. Quando quella fiamma si accende nel cuore di un uomo, non c’è più requie: è una fede impaziente. L’avversità non lo scoraggia ma lo provoca. Se incontra un ostacolo, lo salta e se non può, l’aggira. Ma non si ferma. La sua marcia è in equilibrio sopra gli abissi: vivere nel mondo senza essere del mondo; evitare la presunzione senza cadere nella disperazione; non preoccuparsi del pane quotidiano e cercarlo ogni giorno instancabilmente; essere prudenti come serpenti e semplici come colombe; piangere le proprie colpe e vivere in perfetta letizia. Sempre in cammino, sospinto dall’ideale, fra pericoli naturali e violenze umane, pericoli di folle e pericoli di solitudine, pericoli di nemici e di falsi amici, fra le insidie della vanità e gli agguati delle passioni, tra i flutti della maldicenza e i rovesci dell’ingratitudine. Ma le sue fiaccole sono fiaccole di fuoco e le acque del mare non valgono a spegnere il suo amore. Nulla può fermarlo più, neppure la morte che anzi gli presta le ali per l’ultimo balzo. Quando il mondo vide comparire tali conquistatori, li derise, ma la Storia s’accorse subito che erano ormai giunti i suoi padroni.” (Giovanni Albanese) (Carlo)

sabato 25 agosto 2018

SPIRITUALITA'

VI FARO’ PESCATORI DI UOMINI (Mc 1,17)- “Tutti siamo pescatori. Importante è sapere cosa si pesca. Moltissimi vanno a pesca di danaro. Tutti i giorni, tutti i momenti, non pensano che a questo, non vivono che per questo. Non si preoccupano d’altro che di cogliere ogni nuova occasione per pescare. E tutta la vita la consumano così, impegnati di giorno e di notte in questo lavoro da schiavi, sempre agitati dalle vicende del mercato, sbattuti dai flutti della concorrenza, minacciati dalle improvvise procelle economiche, finché un’ultima tempesta non fracassi loro la nave, ingoiando tutto in un istante. E c’è chi pesca nel torbido per arrivare a un posto, a una poltrona, a un nome, con ogni mezzo, con ogni industria; e quando finalmente è arrivato a sistemarsi, magari in prima fila, si sente dietro la voce del custode che gli grida all’improvviso: “Si esce, lo spettacolo è finito.” C’è chi pesca nella palude, nel fango, per diletto e muore invece di noia e di tristezza. C’è anche chi pesca uomini, per farsene dei servi o per portarli al mercato o al macello. Ma c’è ancora chi pesca gli uomini dal mare della storia, per trasferirli nella vita eterna. Tu cosa peschi? Fango? Sabbia? Gusci vuoti? Molluschi, spine, rancori, invidie, delusioni? Dà retta a me: lascia le tue reti, scendi dalla tua barca che fa acqua da tutte le parti e vieni a pescare anime. Non vi è professione più nobile, non vi è carriera più alta, non vi è lavoro più necessario. E’ giusto e doveroso procurare del pane a chi ha fame, dare un letto a chi non ne ha, dare lavoro a chi lo cerca, alleviare il dolore di chi soffre, curare gli ammalati, erudire gli incolti, proteggere i deboli e gli umili, governare uno Stato, provvedere alle leggi, amministrare la giustizia, perché tutto questo è indispensabile alla vita. Ma è ancor più grande e più necessario, dare un significato e un valore alla stessa vita degli uomini. Molti non sanno perché sono nati, né perché vivano. E così perdono ogni valore anche la casa, la famiglia, il pane, il lavoro, la salute, la società, la cultura, le leggi e la giustizia. Se la vita umana non ha un perché, tutto è svalutato e gli uomini vanno alla deriva. Questa palude umana, è diventata un’immensa selva di braccia che invocano una salvezza. Questo ti chiedono gli uomini, tutti gli uomini; forse inconsapevolmente, forse tacitamente, ma insistentemente, con tutto lo spasimo di una sete insopprimibile e inesauribile. E tu non puoi stare a guardare dalla finestra, mentre la gente si ammazza per le strade, mentre qualcuno scompare nella botola dell’errore, mentre il tuo prossimo viene adescato con tutte le seduzioni, mentre il tuo fratello viene spinto alla strage, mentre la gioventù viene drogata con l’oppio della corruzione, mentre l’infanzia viene contaminata con la lebbra dello scandalo e del vizio. Non puoi stare a guardare dalla finestra mentre la casa brucia; non puoi startene a giocare a canasta mentre delle povere creature sono in preda alle fiamme; non puoi startene a godere il tuo focolare quando qualcuno batte i denti dal freddo alla tua porta; non puoi continuare ad architettare nel tuo studio, quando fuori chiedono soccorso. Getta via dunque, queste tue reti vecchie e logore, cessa di baloccarti con questi gusci vuoti e conchiglie ritorte, basta con gli indugi fra le tiepide sabbie, basta con le cure di sole. Lànciati nel mare, in questo grande mare dell’umanità. Tra i flutti degli errori e gli scogli degli odi, fra le ondate della violenza e i vortici del vizio, c’è gente che annega e ti chiama. Con la rete della fede, con l’esca della speranza, con l’amo della carità, pescherai gli uomini per la vita eterna.” (Giovanni Albanese) (Carlo)

martedì 7 agosto 2018

SPIRITUALITA'

LA NOSTRA CRESCITA NEL CRISTO- La “Promessa legionaria” continua: “Così che Cristo mio Signore possa ugualmente crescere in me per opera Tua…così che io con Lei, Sua Madre, possa darLo al mondo e alle anime che di Lui hanno bisogno.” Il costante lavoro di purificazione, tende a favorire la nostra crescita progressiva in Gesù Cristo. Sotto l’impulso dello Spirito, siamo trasformati, ad imitazione dell’unico modello nostro Signore. In Lui infatti va a finire l’opera dello Spirito Santo per mezzo di Maria. Quale felice sorpresa sarà per il Legionario scoprire un giorno in sé stesso questo lento lavorio della grazia compiutosi nel segreto! Così che, come dice il Vangelo, avendo dato l’anima sua per il bene dei fratelli, egli l’avrà ritrovata. La crescita di Gesù in lui, fino alla sua statura perfetta, sarà l’inestimabile premio della sua abnegazione apostolica. L’esperienza dimostra che il mezzo più sicuro di preservare e nutrire la fede, è di annunziarla agli altri. Ci si stupisce che tanti cristiani contemporanei non sappiano resistere alla bufera e che basti un semplice cambiamento di ambiente, per sradicare ogni pratica religiosa. Questi rinnegati di oggi, li chiamavamo ieri “buoni cristiani”. Parliamoci chiaro: si potevano veramente considerare come membri del Cristo? Può un cattolico limitarsi a”custodire la fede” come un tesoro nascosto sotterra? Che significa un Vangelo che non viene più propagato come una buona novella, un messaggio che non è più trasmesso, un fuoco che non brucia e una lingua muta? Eppure questo è il comportamento del “buon cattolico” che nasconde la lucerna sotto il moggio. Ci siamo rassegnati a vedere le masse apostatare ed abbiamo perfino elaborato una comoda filosofia di non intervento. Esistono autori pronti ad attenuare o a contornare i testi del Vangelo che parlano di gridare la verità sui tetti e ci vedono una mancanza di tatto, anzi qualcosa di più, una intollerabile intrusione nel dominio della libera coscienza. Si arriva perfino a dire che l’unica predicazione adatta ai nostri tempi (così gelosi di indipendenza e di autonomia) è quella dell’esempio e dell’esempio più discreto. Ogni proselitismo è tacciato come di una ingerenza e un abuso. Ci si assicura che la missione della Chiesa non è di convertire il mondo, ma di rendere la vita cristiana possibile e desiderabile per ogni uomo e ciò sotto lo specioso pretesto che l’ordine di “convertire” gli uomini, non si troverebbe tra le consegne missionarie del Cristo. Oh, gridiamolo ben alto: simili teorie sono una sfida alla verità! Nostro Signore ha fondato la Sua predicazione sulla necessità di quel cambiamento radicale, di quella rinnovazione totale dell’anima che aveva già richiesto il Precursore con l’unica parola di penitenza: “Pentitevi, convertitevi”. Così avevano fatto i Profeti ispirati da Dio. Così han fatto gli Apostoli per ordine espresso del Maestro:”Andate, istruite tutte le Nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Chi oserebbe dire che il Battesimo non implica il rinnovamento interiore, tanto con la penitenza e la rinunzia a satana, quanto con la totale adesione dell’anima a Dio? La nostra epoca è caratterizzata dalla paura delle responsabilità. Vale a dire che è profondamente scristianizzata. Per questo la Legione chiede allo Spirito di poterLo portare al mondo angosciato, alle anime in pericolo, poiché non v’è maggior male sulla terra di quello di non ricevere il Salvatore. Il Cielo non è l’al di là della morte, ma l’al di là del Battesimo. Nelle acque battesimali siamo passati dalla morte alla vita, dalla morte del peccato alla vita eterna. Siamo in cammino verso la Casa del Padre, non facciamo che attraversare questa contrada terrestre e accamparvici per la notte. Il Padre ci attende per riempirci della Sua gioia e del Suo Amore. Quando, nell’ultima tappa, cadremo tra le Sue braccia, comprenderemo che nessun sacrificio poteva pagare troppo caro l’incontro che si compie in un eterno “Magnificat”. da:"Teologia dell'apostolato" del Card. Suenens (Carlo)

martedì 22 maggio 2018

ATTUALITA'

IL PENSIERO FILOSOFICO DI RATZINGER E DEL CONCILIO VATICANO II- I Dogmi posseggono la caratteristica di essere immutabili e immodificabili e appunto per essere così “rigidi” il Concilio Vaticano II ha ritenuto non essere più proponibili ad un popolo moderno per il loro contenuto obbligante. I nemici della Chiesa sostengono che tali Dogmi siano forzature dovute al Magistero della Chiesa e non derivino dagli insegnamenti della Sacra Scrittura. Ma ad un occhio attento non può sfuggire che tutto ciò proviene dal Vecchio Testamento e dagli insegnamenti di nostro Signore. Infatti tale insegnamento è denso di comandamenti : “Chi mi ama, osserva i Miei comandamenti:”(Gv 14). Il Concilio ritiene che se questi comandamenti perdessero la loro caratteristica di immutabilità, perderebbero il loro carattere obbligante. Però la Chiesa si è espressa sempre per comandamenti e Dogmi, fino al Concilio Vaticano II e questo perché ha considerato che tra la libertà del divenire e i comandamenti vi sia un rapporto di contraddizione; non è possibile affermare e negare allo stesso tempo. Del resto è proprio questa l’ambiguità del modernismo che pretende di conciliare due opposti, onde tenere insieme due principi tra loro contraddittori. Se la libertà del divenire deve essere totale, non può sottostare ad alcun comandamento, ecco quindi il modernismo che ha la necessità di sbarazzarsi dai vincoli dei comandamenti e si sforza, non riuscendoci, di far convivere questi ultimi con l’assoluta libertà del divenire. Il nome più illustre di tale tentativo è proprio Joseph Ratzinger che da teologo del Concilio Vaticano II, ha procurato questo escamotage sostituendo al Magistero dogmatico un Magistero esclusivamente pastorale che manca della caratteristica di essere definitorio. Inoltre egli sostiene che la fede sia inseparabile dal dubbio perché ad essa legata e ne consegue che la fede sia un sistema composto di sole proposizioni ipotetiche, ossia di ipotesi. L’ipotesi, per sua natura, è sempre aperta a nuovi incrementi ovvero a smentite; quindi è sempre incerta! La proposta di Ratzinger è quindi quella di conservare la fede come ipotesi, ma questa considerazione la si trova già nel pensiero del filosofo Karl Popper il quale, proseguendo il filone kantiano, insegna che nella società aperta, il solo criterio di verità è la sua falsificazione. Secondo lui una proposizione che non possa essere falsificata, ossia esposta ad incrementi o a smentite, è un assurdo. In questo modo si apre la via al concetto che il falso dia la prova del vero! Se questo concetto si rapporta all’esistenza di Dio,per esempio, e quindi l’affermazione e la negazione risultano impossibili, non c’è altra via che, per credenti e non credenti, accettare l’dea di nuove acquisizioni o smentite, coltivando inevitabilmente il dubbio. Pertanto l’ipotesi, non includendo mai l’intero, si espone a ogni cambiamento. Una delle conseguenze di questa filosofia è che il dubbio non è concepito come una tentazione a cui è necessario resistere, ma è considerato come una prova di autenticità della fede. Se per Popper è il falso che fornisce la prova del vero, per Ratzinger questa funzione è riferita al dubbio. Solo chi dubita possiede una fede vera; da qui nasce l’insopportabile retorica della Chiesa in uscita, della ricerca, del dinamismo della fede! Pertanto l’unica certezza nella proposta analizzata, è l’impossibilità di asserire e di negare e questa è la sola verità assoluta, secondo simili filosofi. E se si accetta che le sole proposizioni ammissibili siano quelle ipotetiche, ne risulta che la nostra fede Cattolica NON SARA’ MAI DEFINITIVA e sarà soggetta ad un processo che mancherà della certezza della fede richiesta da nostro Signore; le ipotesi non contengono la certezza ma solo la possibilità. E’ per questo che certa teologia, accettando simili teorie, è necessariamente ambigua. Ma perché Ratzinger propone il dubbio invece di confermare i fratelli nella fede? E’ possibile comprenderlo solo se si ammette (come credeva il filosofo Kant) che la verità non è conoscibile da parte dell’uomo e si accetta la libertà del divenire. Questa pessimistica visione della vita non intravvede nemmeno nella storia le tracce di quella verità trasmessaci da Gesù Cristo, perché la storia stessa viene vista come la somma stratificata delle proposizioni ipotetiche e quindi delle opinioni umane. Questo è quel relativismo denunciato a parole ma sostenuto nei fatti! E così vengono accettati i Sacerdoti sposati anglicani, come anche i nostri in castità; la nuova Messa è valida come quella di S.Pio V; il Concilio Vaticano II è in continuità col Concilio Vaticano I etc. Ma se c’è questa inviolabile libertà del divenire, allora Lutero, i Catari, gli Indù, l’animismo africano, i riti voodoo, essendo libere situazioni storiche, non sarebbero negazioni di una inconoscibile verità, ma apparterebbero al patrimonio della sola verità conoscibile, quella storica. Ed è qui, come insegna il Vaticano II, che Dio avrebbe lasciato i segni della Sua Presenza attraverso i “Semina verbi” comuni al mondo profano. In ogni religione vi sono segni della Verità. Come già detto, in questa filosofia oltre la storia non si conosce nulla e se ne deduce che nessuno possa oltrepassare la storia (quanto materialismo!) e per questo chi pensa di poter parlare all’uomo moderno con proposizioni immutabili e immodificabili, compie semplicemente un atto di violenza. Inoltre, secondo tale filosofia, bandire tutte le proposizioni immutabili (i Dogmi), significa bandire la stessa forma della Verità, dal momento che la Verità PRECEDE l’essere e lo determina , ma NON LO SEGUE. Purtroppo Ratzinger segue questa filosofia kantiana e per lui, come per il filosofo Kant, la verità non è conoscibile nemmeno per Divina Rivelazione! Anche nel modernismo in cui lui viene annoverato, esiste una frangia ultraprogressista che pretende di essere nella sua forma immutabile, portatrice della verità, smaniosa quindi di determinare l’essere e non di seguirlo. Ma tutto ciò è sottoposto al principio di non contraddizione e non consente di essere ignorato. Inoltre: “le porte degli inferi non prevarranno.” (Mt 16-18) (Elaborazione da Si si- no no) (Carlo)

sabato 19 maggio 2018

SPIRITUALITA'

DAL CONFLITTO ALLA COMUNIONE Parte 2°- L’Eucaristia- Molti Protestanti (differiscono i vari credi) affermano che l’innovazione del pane e del vino, sia partita da S.Cipriano (III secolo), poiché prima di allora la Messa era considerata come un sacrificio di lode e di ringraziamento e non un’ oblazione reale ed effettiva. Invece, S.Giustino (II secolo) nella sua opera “Apologia” (cap. 65-67) scrive: “…così ci hanno insegnato, la carne e il sangue di quel Gesù che si è fatto Carne, perché gli Apostoli, in quei ricordi che ci hanno lasciati e che si chiamano Vangeli, hanno dichiarato che Gesù comandò loro di fare in questo modo: “Egli prese del pane e rese grazie e disse: fate questo in memoria di Me. Questo è il Mio Corpo”; e similmente prese il calice, lo benedì e disse: “Questo è il Mio Sangue” e lo diede ad essi soli.” ” Il rapporto con Dio degli antichi ebrei, aveva un carattere sacrificale (Es. 24,4-8): “Poi Mosé…al mattino levatosi, costruì un altare alle radici del monte e 12 pilastri di pietra…mandò dei giovani…ad offrire olocausti ed immolare dei vitelli come vittime pacifiche, al Signore. Prese poi Mosé e mise in catinelle metà del sangue, metà ne sparse sull’altare. E preso il libro del patto, lo lesse al popolo, il quale disse: “Tutto ciò che il Signore ha detto, obbedienti, lo faremo.” Allora Mosé prese il sangue e lo sparse sopra il popolo dicendo: “Ecco il sangue del patto che il Signore ha stretto con voi in base a tutte queste parole.” Nell’ultima Cena, si trova quell’elemento che fu sempre parte integrante di tutti i sacrifici antichi, degli Ebrei come dei Gentili, il banchetto sacrificale a cui, a sacrificio compiuto, tutti coloro che avevano preso parte al Rito partecipavano, mangiando e bevendo di ciò che era stato offerto. “Prendete e mangiate…prendete e bevete.” S.Paolo (1 Cor. 10,16-21)parla proprio di questo pasto. Gli Ebrei hanno comunione con l’altare, i pagani con gli idoli (demoni); i cristiani, mangiando e bevendo (il Corpo e il Sangue di Cristo), partecipano al sacrificio in cui Corpo e Sangue sono stati offerti sulla tavola del Signore. Gesù nell’ultima Cena offrì Sé stesso sotto i simboli visibili del pane e del vino, Corpo e Sangue di Gesù, per redimerci dai nostri peccati. Offrì dunque Sé stesso in cibo sotto gli stessi simboli, agli Apostoli che costituì Sacerdoti dicendo: “Fate questo in memoria di Me” Questa è l’Offerta pura, profetizzata da Malachia (Ml 1,11) che non può essere macchiata da nessuna indegnità o malizia. Stigmatizza il Concilio di Trento (Canone 1): “Se qualcuno dirà che nella Messa non è offerto a Dio un vero e proprio Sacrificio e, l’essere offerto altro non sia se non il fatto che Gesù Cristo ci viene dato in cibo, SIA ANATEMA.” (Canone 2): “Se qualcuno dirà che con quelle parole “fate questo in memoria di Me” Gesù Cristo non costituì Sacerdoti gli Apostoli, oppure non ordinò che essi e gli altri Sacerdoti, offrissero il Suo Corpo e il Suo Sangue, SIA ANATEMA.” (Canone 3): Se qualcuno dirà che il Sacrificio della Messa è soltanto un sacrificio di lode o di ringraziamento o nuda commemorazione del Sacrificio compiuto sulla Croce e non veramente (un sacrificio) propiziatorio, oppure che giova soltanto a chi se ne ciba e che non lo si deve offrire per i vivi e per i defunti, per i peccati, le pene, le soddisfazioni e le altre necessità, SIA ANATEMA.” (Canone 4): “Se qualcuno dirà che col Sacrificio della Messa si bestemmia contro il Sacrificio di Cristo consumato sulla Croce o che con esso si deroga all’onore di esso, SIA ANATEMA.” Ma Gesù Cristo non è solo ad offrire questo sacrificio. Il Concilio di Trento dice che la Chiesa lo offre mediante il Ministero del Sacerdote. Con il Battesimo i fedeli sono incorporati in Cristo ed essi sono animati e vivificati dallo stesso principio della vita soprannaturale che è lo Spirito di Cristo, lo Spirito di carità, l’anima vivificante della Chiesa. Gesù, con il Suo Sacrificio non agisce e non può agire solo; noi tutti compiamo quell’azione con Lui, ognuno conforme al suo grado di partecipazione alla vita e all’ufficio sacerdotale di Cristo. Il Sacerdote, quando arriva alla consacrazione, non usa più parole sue o una preghiera composta da uomini, ma le stesse parole di Cristo dette in prima persona: “Questo è il Mio Corpo…” Egli dice queste parole nella Persona e nel potere di Cristo e, mediante lui, Cristo parla ed offre il Sacrificio. Propiziazione- Il peccatore che ha peccato, riconosce di aver mancato contro i sovrani diritti di Dio perché si è rifiutato di sottomettersi a Lui, come se volesse mettersi al Suo posto. Il peccato, quindi, è un sovvertimento del giusto rapporto morale della creatura con il suo Creatore. Come l’uomo che col suo peccato sovverte l’ordine stabilito da Dio, così è lui che deve, per quanto possibile, ristabilirlo, offrendo doni o vittime di sacrificio. Questa è la Propiziazione. Solo Cristo poteva rendere a Dio la soddisfazione e Propiziazione necessarie, per ristabilire un ordine che era stato completamente sovvertito. Gli immensi meriti di Cristo, vengono applicati sia per pura benevolenza e misericordia, sia venendo incontro all’uomo attraverso la pratica dei Sacramenti e mediante la S.Messa. La Messa infatti, è una preghiera di adorazione e di ringraziamento; essa reca grazia all’uomo per via di Propiziazione; ha il potere di muovere Dio a farci dono delle Sue Grazie. La consideriamo come un qualche cosa che diamo a Dio a titolo di compenso e soddisfazione per i nostri peccati e per la quale Egli ci dà qualcosa di ritorno. I Protestanti pretendono di trovare non scritturale, addirittura irriverente, in quanto questo atteggiamento diminuirebbe il valore infinito del Sacrificio del Calvario. Del resto i riformatori respingono la Messa, ma conservano una celebrazione cerimoniale della Cena, ritenendola solo come un Sacrificio di lode e di ringraziamento. Gesù Cristo istituì la Messa per la Chiesa alla quale sola ha dato il diritto e il potere di regolare e controllare l’applicazione dei suoi frutti. “Una volta che i Protestanti ebbero adottato la Dottrina della Giustificazione mediante la sola fede e fatto man bassa della realtà della Grazia Santificante come vita soprannaturale dell’anima, non si poteva fare a meno di disfarsi della fede nei Sacramenti come mezzi operanti della Grazia. Così se ne dovevano andare la Presenza Reale e la Transustanziazione e l’Eucaristia doveva perdere del tutto il suo carattere sacrificale per essere ancora conservata caso mai come un semplice memoriale dell’ultima Cena, dove l’anima si sente mossa alla preghiera e messa in grado di entrare, in qualche modo, in comunione con Gesù Cristo.”(G.Smith) “Formato il Suo Corpo Mistico, Gesù non lo abbandona mai; è sempre il Capo della Chiesa. Così, nella Messa, non è più Lui solo che si offre al Padre celeste, ma si offre la Chiesa tutta, il Capo, Gesù Cristo e il Corpo, la sacra Gerarchia e il popolo fedele. Dunque, la Messa è il Sacrificio di Gesù come Capo della Chiesa. E’ perciò il Sacrificio di tutta la Chiesa….D’altra parte, in tutta la Messa, l’elemento essenziale della partecipazione del fedele, consiste nell’unire i propri sentimenti di adorazione, ringraziamento, espiazione e impetrazione, a quelli che ebbe Gesù Cristo nel morire per noi.” (Si si no no) S.Paolo (fil.2,5) dice: “abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” Dice S.Tommaso d’Aquino: “Essendo l’Eucaristia il Sacramento della Passione di nostro Signore, contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto ciò che è effetto della Passione di nostro Signore, è anche effetto di questo Sacramento, non essendo esso altro che l’applicazione in noi della Passione del Signore.” Nell’ultima Cena Gesù ha istituito il Sacerdozio e lo ha istituito per il Sacrificio, il Sacrificio della Croce. Veramente non si comprende il Sacerdozio senza il Sacrificio! Nella Messa Gesù ha voluto che la Vittima sia sempre la stessa, Lui stesso. Ma per essere la Vittima, Egli deve essere presente, realmente presente sui nostri Altari; in caso contrario non c’è la Vittima, non c’è il Sacerdozio, come vorrebbero i Protestanti. Invece tutto è unito: Sacerdozio, Sacrificio, Vittima, Presenza Reale, dunque: Transustanziazione. I Protestanti invece, sembrano disposti a trattare sulla Presenza Reale (ma solo nel momento della Consacrazione e solo in presenza dell’ assemblea) ma non sulla Transustanziazione. Nella dichiarazione congiunta “Dal conflitto alla comunione” al n.159 si dice: “Il risultato decisivo (nella diversa concezione della “memoria”) è stato il superamento della separazione del Sacrificium dal Sacramentum…Questo unico evento è presente in una modalità sacramentale…Se la comprensione della Cena del Signore, come vero memoriale, viene costantemente presa sul serio, le differenze nella comprensione del Sacrificio eucaristico sono accettabili per cattolici e luterani.” Come si vede, i luterani non sono disposti a cedere sul concetto che la Messa sia solo memoriale dell’ultima Cena ! Dice il Vescovo De Castro Majer :”La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo nel quale scorre la linfa divina che procede dal Capo di questo Corpo che è Gesù Cristo stesso…La Sua Chiesa, affinché compia fedelmente la sua Missione, Gesù Cristo la dotò di prerogative singolari. La rese infallibile perché non cada in errore nell’insegnamento delle verità della fede e dei precetti della morale rivelati. La costituì con una Gerarchia consacrata che la governi e alla quale conferì poteri divini perché sia capace di giustificare le anime di fronte a Dio, santificandole interiormente…Il Sacrificio della Messa consiste nell’oblazione del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, presenti sull’Altare sotto le specie o apparenze del pane e del vino..pane e vino separatamente; infatti in questo modo la Consacrazione rappresenta e MISTICAMENTE RIPETE la morte di Gesù Cristo, attuatasi nel Sacrificio della Croce. Da ciò si vede che il Sacrificio della Messa ha una relazione essenziale con il Sacrificio della Croce…Pertanto nella sua relazione con il Sacrificio del Calvario, deriva la sua eccellenza e la sua efficacia.. La Vittima è la stessa: Gesù Cristo nella Sua adorabile umanità. Anche il Sacerdote che compie l’offerta è il medesimo: Gesù Cristo; sulla Croce in Persona; ancora Lui nella Messa nella quale si serve però del ministero del Sacerdote gerarchico, che Gli presta le labbra e le mani per RINNOVARE L’OBLAZIONE della Croce. La differenza consiste nel modo dell’oblazione, con spargimento di Sangue sulla Croce e in modo incruento nella Messa..E identici sono pure gli scopi perseguiti dall’uno e dall’altro Sacrificio. In primo luogo la glorificazione del Padre Celeste, corrispondente alla Sua Maestà infinita. In secondo luogo il rendimento di grazie come soltanto il Figlio di Dio può effettuarlo nei riguardi dell’Altissimo. In terzo luogo, l’espiazione, la propiziazione, e la riconciliazione: nella Messa, come sulla Croce, Gesù si offre per la Redenzione nostra e di tutto il mondo..Infine l’impetrazione: come sulla Croce, così pure nella Messa, Gesù viene esaudito nelle Sue preghiere, “affinché siamo riempiti di ogni Grazia e Benedizione” (Pio XII)..Perciò sbagliano quanti considerano la Messa una semplice assemblea di fedeli èer il culto divino in cui si fa una semplice commemorazione della Passione e Morte di Gesù Cristo, ossia del Sacrificio una volta compiuto sul Calvario. Ugualmente cadono in eresia, quanti considerano la Messa come Sacrificio di lode e di rendimento di grazie, ma ad Essa negano qualsiasi carattere PROPIZIATORIO in favore degli uomini; o quanti fingono di ignorare la relazione essenziale che lega la Messa alla Croce. “A Fatima, prima dell’apparizione della Vergine Maria, nella primavera del 1916, l’Angelo della Pace apparve a Lucia, Giacinta e Francesco, e disse loro: «Non abbiate paura, io sono l’Angelo della Pace. Pregate con me». L’Angelo s’inginocchiò a terra e toccò con la fronte il suolo. Allora, posseduti da una forza soprannaturale, i bambini lo imitarono e ripeterono dopo l’Angelo questa preghiera: «Mio Dio io credo, adoro, spero e Ti amo, ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano». Poi l’Angelo sparì. Nella primavera del 1916, alla terza apparizione dell’Angelo, i bambini si resero conto che l’Angelo, sempre lo stesso, teneva nella sua mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’ostia. Qualche goccia di sangue cadeva da quell’ostia nel calice. Lasciando il calice e l’ostia sospesi per aria, l’Angelo venne presso i bambini, si prostrò a terra, ripetendo tre volte questa preghiera: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo: Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso viene offeso. E per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, Ti chiedo la conversione dei poveri peccatori». Poi, levatosi, l’Angelo prese di nuovo nelle sue mani il calice e l’ostia, diede la santa Ostia a Lucia, e il Sangue del calice a Giacinta e Francesco, che rimasero in ginocchio, mentre diceva: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio». L’Angelo si prostrò nuovamente a terra ripetendo con Lucia, Giacinta e Francesco ancora tre volte la stessa preghiera.” (Card.Sarah) Dovremmo meditare le parole di S.Paolo nella 2 lettera ai Tessalonicesi (VV.3-8) :”Nessuno vi inganni in alcun modo, perché prima bisogna che venga l’apostasia, si manifesti l’uomo dell’iniquità, il destinato alla perdizione, l’avversario, il quale non riconoscerà alcun Dio sopra di sé, né il Vero, né i falsi, fino ad assidersi nel Tempio di Dio, proclamandosi dio lui stesso. Non vi ricordate che io vi dicevo questo, fin da quando ero in mezzo a voi? E voi ben sapete CHE COSA ORA LO TRATTIENE (il Kathecon) perché non si manifesti che a suo tempo. Già infatti , il mistero dell’iniquità è in azione: è necessario solo che Chi lo trattiene, ORA SIA TOLTO DI MEZZO. Allora verrà l’empio, che il Signore Gesù ucciderà col soffio della Sua bocca e lo annienterà con lo splendore della Sua venuta.” Non è difficile identificare “Colui che trattiene” con il Santissimo, presente in ogni Tabernacolo! Conclusione- Cari Luterani, la vostra proposta (nella vostra pubblicazione concordata) di accantonare le “nostre riserve mentali” (leggi pregiudizi), mi sembra una proposta risibile e infantile, poiché vorreste toglierci la possibilità di giudicare, senza una base preorganizzata! E’ come chiedere a un giudice che abbandoni le sue convinzioni e il suo bagaglio legale nell’affrontare il giudizio nel quale assolvere o condannare il colpevole! Voi che non accettate l’nterpretazione delle Sacre Scritture da parte della Chiesa Cattolica, ritenendolo un abuso , proprio voi pretendete libertà assoluta nel libero esame e vorreste togliere a noi la libertà di credere che la nostra interpretazione, frutto di due millenni di studi e approfondimenti, guidati dallo Spirito Santo, sia la sola autentica e invece vorreste spingerci a seguire le direttive di uno squilibrato come fu Lutero! Quanti di noi, vorranno seguirvi, sia Anatema! (Carlo)

mercoledì 25 aprile 2018

SPIRITUALITA'

LITURGIA EUCARISTICA Oggi, tra i fedeli sembra caduta in disuso la conoscenza profonda dei misteri della S.Messa e del significato della Liturgia che è simbolo dei Misteri di Cristo. Il primo Sacerdote storico, consacrato, unto, è stato Aronne, ma chi ha creato il sacerdozio cattolico, è stato Gesù Cristo stesso nell’ultima cena. Lì Gesù ha fondato la Sua Chiesa ed ha collegato questa all’Ordine sacerdotale. Le Sue parole sono state un comando: “Fate questo in memoria di Me”. Senza sacerdozio non esiste l’Eucaristia perché solo il Sacerdote (in persona Christi) ha la facoltà di far scendere la Divinità fra gli uomini. Nella S.Messa il Sacerdote compie la funzione di Cristo-Capo, mentre tutti gli altri fedeli esercitano la funzione delle Membra di Cristo. “ L’Eucaristia poi, estende la sua efficacia a tutto l’agire del Ministro, poiché la funzione sacerdotale non include solo la santificazione, ma anche il governo e l’insegnamento.” (Missalis Romani). Nella celebrazione eucaristica, vengono usate vesti particolari, perché per compiere un’azione sacra è opportuno uscire dalle consuete attività umane della vita quotidiana, per entrare alla presenza di Dio, nella celebrazione dei divini Misteri. La Chiesa vuole aiutare i fedeli a ritrovare il Mistero nascosto nei secoli e manifestato in Gesù Cristo. Dice infatti S.Paolo (Ef 3,5-12): “Tale Mistero (della Chiesa) nelle età passate, non fu conosciuto dai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai Suoi Santi Apostoli ed ai Profeti per mezzo dello Spirito, cioè che i Gentili sono ammessi alla stessa eredità; sono membri dello stesso Corpo e compartecipi delle promesse di Cristo Gesù per mezzo del Vangelo di cui io sono stato fatto Ministro, per un dono della grazia di Dio che mi è stata concessa mediante l’efficacia della Sua potenza. A me, che sono il minimo tra i membri della Chiesa, è stata concessa questa grazia di annunziare tra i Gentili le incomprensibili ricchezze di Cristo e di mettere in luce, di fronte a tutti, quale sia il piano di questo Mistero, tenuto celato fin dalle origini dei secoli, in Dio che ha creato ogni cosa, affinché sia ora svelata per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà, nell’alto dei Cieli, la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che Egli ha mandato ad effetto per mezzo di Cristo Gesù, Signore nostro. E’ Cristo che ci dona l’ardire, se abbiamo fede in Lui, di presentarci con piena confidenza a Dio.” La Chiesa, quindi, intende condurre il fedele per una strada che porti al Mistero; questa strada è chiamata “mistagogia”. Al principio della mistagogia, c’è un incontro di fede col Signore attraverso la Sua grazia. “Dall’incontro di Cristo con l’uomo, è partito un itinerario di conoscenza che si sviluppa in esperienza di fede: “Dove abiti?...e si fermarono presso di Lui.” (Gv 1,38). Così accadde che alcuni lo seguirono. Questa è la mistagogia di Dio verso l’uomo. L’Altare L’immagine biblica e patristica del Cielo che scende sulla Terra, si manifesta nell’Eucaristia celebrata sull’Altare; questo è simbolo di Cristo, del Calvario e del sepolcro da cui il Signore risorge Glorioso. E’ anche mensa, su cui viene apprestato l’Agnello di Dio, mentre la comunione dei fedeli è distribuita fuori del Santuario. Per questo, l’Altare viene venerato e incensato, insieme al libro dei Vangeli deposto su di esso. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “L’Altare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione eucaristica, rappresenta i due aspetti di uno stesso Mistero: l’Altare del Sacrificio e la mensa del Signore e questo tanto più in quanto l’Altare cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente in mezzo all’assemblea dei Suoi fedeli, sia come vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste che si dona a noi. Dice S.Ambrogio: “Che cosa è l’Altare di Cristo se non l’immagine del Corpo di Cristo?” La divina presenza non è limitata nel tempo, ma dura per sempre. Adorazione Dalla Comunione sacramentale scaturisce l’adorazione, termine che sta ad indicare un gesto di inclinazione profonda del corpo e dell’anima. I principali gesti di adorazione, sono l’inchino e la genuflessione. Come lo stare in piedi è significativo della Risurrezione, la prostrazione a terra è segno di adorazione di Colui che, Risorto, è il Vivente. Nella Liturgia dell’Apocalisse, ricorre ripetutamente il termine “Proschìnesis” e quella Liturgia celeste è presentata alla Chiesa come modello e criterio per la Liturgia terrestre. I gesti di adorazione, corrispondono al riconoscimento della Maestà del Signore e dell’appartenenza dell’uomo a Dio. L’adorazione devota ricorda il Mistero presente e ricorda che la Messa non è solo un convito fraterno (come tra i Protestanti). E’ necessario rafforzare lo spirito della Liturgia cristiana come comunione con Cristo, adorazione di Dio e offerta a Lui di tutto, della storia, del cosmo, di sé stessi. Comunione Comunicarsi significa entrare in comunione con il Signore e con i Santi della Chiesa terrestre e celeste. “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la Mia voce e Mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con Me.”(Ap 3,20). Azione di Dio Il sacro è segno dello Spirito Santo. Dice S.Basilio Magno: “Tutto ciò che ha un carattere sacro, è da Lui che lo deriva” La vera azione della Liturgia, è azione di Dio stesso; è questa la particolarità della Liturgia cristiana, ossia è Dio stesso ad agire e compiere l’essenziale e noi ne siamo partecipi. Infatti la contemplazione e l’adorazione acuiscono il desiderio dell’unione totale della creatura col suo Signore e Creatore e nello stesso tempo spalancano la coscienza della nostra indegnità. Eucaristia S.Cirillo di Gerusalemme osserva che con il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, l’uomo diventa un solo corpo e un solo sangue con Lui. Quindi la Comunione ha efficacia ontologica in quanto è unione alla vita di Cristo che trasforma la vita dell’uomo. Per mezzo di essa si stabilisce un’appartenenza vitale che perfeziona e compie l’adorazione filiale del Battesimo. L’Eucaristia fortifica la vita soprannaturale del cristiano e la premunisce dalla perdita delle virtù teologali (fede, speranza e carità). Il peccato mortale provoca la separazione da Dio e dalla Chiesa, impedendo così di accedere all’Eucaristia. Quindi l’Eucaristia è antidoto e medicina efficace per guarire le ferite del peccato mediante la Misericordia divina da Essa significata ed attuata. Maria ha esercitato la Sua fede eucaristica, prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di avere offerto il Suo grembo verginale per l’Incarnazione del Verbo di Dio. C’è pertanto un’analogia profonda tra il “Fiat” pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo e “l’Amen” che ogni fedele pronuncia quando riceve il Corpo del Signore. Dice S.Ireneo: “L’Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede. Il nostro modo di pensare è conforme all’Eucaristia e questa, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare” (Da: Lineamenta del Sinodo dei Vescovi) (Carlo)

domenica 11 marzo 2018

ATTUALITA'

MEDITAZIONE SU “EVANGELII GAUDIUM” Testo : (14-15) “Tutti hanno il diritto di ricevere il vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno…L a Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione (Benedetto XVI). Bisogna quindi annunziare “a quelli che stanno lontani da Cristo “perché questo è il compito primo della Chiesa. L’attività missionaria “rappresenta ancora oggi la massima sfida per la Chiesa e la causa missionaria deve essere la prima.”(Giovanni Paolo II)… I Vescovi latino americani hanno affermato “che non possiamo più rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre Chiese” e che è necessario passare “da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria” (24) “La Chiesa “in uscita” è la comunità dei discepoli missionari che prendono l’iniziativa…andare incontro, cercare i lontani.” (27) “Sogno una Chiesa missionaria, capace di trasformare ogni cosa…più che per l’autopreservazione.” Obiezione: Ma come viene svolta questa decisissima missione? A me sembra che prima del Vaticano II i missionari fossero numerosi e ritenuti degli eroi spirituali. Oggi non sento questa enfasi nei discorsi del clero e il non voler convertire quel Vescovo anglicano, amico del Papa, mi sembra una contraddizione manifesta. Una Chiesa missionaria, per evangelizzare ha bisogno di attingere alla fede e quindi deve fare necessariamente auto preservazione. Testo: (40) “Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale…possono far crescere la Chiesa… a quanti sognano una Dottrina monolitica, difesa da tutti, senza sfumature, ciò può sembrare una imperfetta dispersione.” (41) “Allo stesso tempo, gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono…un linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novità…”Una cosa è la sostanza e un’altra la maniera di formulare la sua espressione” (Giovanni XXIII) “A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso…è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo… e il rinnovamento delle forme di espressione si rende necessario per trasmettere all’uomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato.” (43) “S.Tommaso d’Aquino sottolineava…che i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente, si devono esigere con moderazione…questo avvertimento dovrebbe essere uno dei criteri da considerare, al momento di pensare una riforma della Chiesa. Obiezione: La Dottrina evangelica è ed è sempre stata monolitica e contro tutti i sofismi e le eresie striscianti, la Chiesa ha sempre opposto i Dogmi che non possono essere modificati. Gesù ha consigliato, anzi, ordinato che il nostro linguaggio sia “si si-no no” e non altro, conservando nello stesso tempo la “permanente novità” del Suo messaggio. Tra la “sostanza” e la sua “espressione” deve esservi perfetta identità a meno che si vogliano fare modifiche. Se un linguaggio risulta essere completamente ortodosso, come può apparire lontano dalla sua origine evangelica? Il popolo desidera chiarezza e non vane elucubrazioni mentali! Credo che la preoccupazione di S.Tommaso, relativa ai precetti aggiunti dalla Chiesa, oggi non possano valere dal momento che il lassismo è la caratteristica del mondo odierno. Più che alleggerire questi precetti, mi sembra molto più opportuno, tornare alla disciplina di una volta. Testo: (129) “Non si deve pensare che l’annuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimono un contenuto assolutamente invariabile.” Obiezione: Credo che il messaggio evangelico possa esprimersi meglio con un linguaggio adatto alle epoche ma in relazione al contenuto, le formule servono a non uscire dal seminato perché questo è il suo grande pericolo. Non a caso, l’unico e insostituibile catechismo è quello di S.Pio X ! Testo : (88) “L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone.” (89) “L’isolamento che è una versione dell’immanentismo…il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca, sono fenomeni ambigui.” Obiezione: Gesù dice di essere “prudenti come serpenti” e allora perché non considerare e adoperarci per difenderci da una invasione che ci stringe sempre di più? Conosciamo i molteplici tentativi (alcuni riusciti) che il popolo islamico ha messo in atto per conquistare ed asservire i popoli dell’Europa. Quindi mi sembra una preoccupazione legittima e doverosa. In queste asserzioni non scorgo concetti di comprensione e di amicizia! Inoltre, come può essere ambiguo un rinnovato interesse per il sacro? A meno che giochino interessi economici, chi desidera convertirsi deve essere agevolato e seguito. O no? Testo: (94) “..l’altro è il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che, in definitiva, fanno affidamento unicamente sulle proprie forza e si sentono superiori agli altri, perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. E’ una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario…” Obiezione: Qui viene rivelato il nascosto pensiero che non sopporta chi rimane fedele alla Dottrina autentica del Vangelo e rifiuta di seguire questo nuovo atteggiamento modernista. Quanto livore in queste affermazioni, prive di ogni carità! Destano profonda antipatia! Testo: (103)”Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa.” (104) “Uomini e donne hanno la medesima dignità…qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica, rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti nei diversi ambiti della Chiesa.” Obiezione: Gli uomini e le donne hanno la medesima dignità umana, ma quella sacerdotale è stata affidata da Gesù, agli uomini. Come poter cambiare la volontà del Redentore? E chi, nella Chiesa, prende decisioni importanti, se non i Vescovi? E le donne non hanno questo ruolo, o si tenta di imporre l’usanza protestante? Testo: (115) “Questo popolo di Dio, si incarna nei popoli della Terra, ciascuno dei quali ha la propria cultura… è uno stile di vita…intesa così, la cultura comprende la totalità della vita di un popolo… (117) “Il messaggio che annunciamo, presenta sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte, nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura…” Obiezione: La cultura di un popolo è il ritratto delle proprie radici, è la somma dei vari elementi che l’hanno formata. Le espressioni religiose di un popolo, rappresentano la sua anima più profonda e la sua tradizione. Perché volerle demonizzare? Nemmeno volendolo sarebbe possibile. Certamente non giusto e sommamente stolto! Non credo assolutamente che la gioia e la consapevolezza di possedere Gesù possa avere attinenza alcuna con la vanità ! Dispiace che queste parole tradiscano l’insofferenza per la Tradizione! Testo: (247) “Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata…Come cristiani non possiamo considerare l’ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio.” Obiezione: Gesù ha fatto ogni sforzo umano possibile per convincere il Suo popolo a riconoscere la Sua origine divina, ma gli ebrei lo hanno rifiutato e condannato. Ricordiamoci l’episodio di Mt 23,38-39 nel quale Gesù piange su Gerusalemme. Inoltre tutte le Alleanze precedenti sono cessate a causa dell’infedeltà del popolo ebreo. L’ultima ed eterna Alleanza, Gesù l’ha ratificata nella preghiera dell’ultima Cena. E, dice S.Paolo, questa Nuova ed Eterna Alleanza sostituisce completamente quella vecchia. Rifiutare Cristo è rifiutare ogni Patto con Lui. E’ possibile non dare importanza a questo rifiuto? Qui non si tratta di convertire dei pagani idolatri, pur tuttavia gli ebrei sono candidati alla conversione perché Dio la desidera da sempre e noi cattolici dovremmo sentire questo imperativo perché Gesù è venuto per salvare anche queste “pecore perdute della casa di Israele”. Testo: (252) “In quest’epoca, acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam…non bisogna mai dimenticare che essi “professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”(L.G.) Gli scritti sacri dell’Islam, conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria, sono oggetto di profonda venerazione …” Obiezione: Ogni volta che sento affermazioni simili provo un misto di delusione e rabbia allo stesso momento; ma è mai possibile che la Santissima Trinità venga da noi cristiani, così maltrattata da non tenere in alcun conto l’unione delle tre Persone? Una SS.Trinità privata della seconda Persona non può essere accettata da alcun cristiano. L’Islam non crede in Gesù, come non crede nello Spirito Santo. Non sapete voi che secondo la dottrina islamica Dio è assolutamente solo e non Gli è possibile convivere con Altri. E’ tanto solo che non Gli è possibile (sì, Lui, l’Onnipotente, NON può!) né avere Figli,né avere rapporti diretti con gli uomini perché troppo impuri! Mi chiedo poi in cosa consista questa vantata misericordia se Lui non può avere rapporti con gli uomini! Quanto è lontana la nostra Dottrina di Dio Padre Provvidente (e questa volta sì, Misericordioso!) Inoltre non so quali insegnamenti cristiani essi conservino, non certo il precetto di amare i nemici o di pregare per loro, né lasciare la vendetta a Dio, né esercitare la carità anche in modo eroico. Non è vero che Gesù e Maria Santissima siano venerati e considerati nella Loro altissima posizione; Gesù, è posto da loro addirittura dopo Maometto ed è considerato solo un Profeta (quindi solo uomo) e Maria Santissima è solo una donna la cui dignità è limitata alla Sua Maternità UMANA senza alcuna funzione redentrice. Secondo il punto di vista cattolico, che senso ha una simile venerazione? Possiamo noi accettare queste mutilazioni? Testo: (253) “Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam, che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica…perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano, si oppongono ad ogni violenza.” Obiezione: L’esperienza ci insegna (ma non a tutti evidentemente!) che l’ideologia islamica se è fedele al Corano spinge ogni credente ad affermare violentemente la sua religione, infischiandosene della libertà altrui e addirittura uccidendo se non vi sia conversione. In ogni momento ci risulta che nei paesi islamici i cristiani sono malvisti, isolati, torturati e uccisi. Dove sono malamente tollerati, non hanno alcun sostegno legale e basta la parola di un islamico che denunci blasfemia, per far incarcerare il malcapitato cristiano per anni e anni e per venire poi ucciso. E’ vero che i cristiani dovrebbero amare i nemici, ma non è detto che ci si debba offrire come vittime in un suicidio morale e religioso lasciandoci distruggere da chi vuole invaderci! Poi, vorrei conoscere l’adeguata interpretazione del Corano che, a mio modesto avviso, non permette alcuna correzione nella condotta violenta che è la caratteristica prima di detto documento. Nota : In questo documento vi sono molti brani che mi sono piaciuti molto e conto di farne un florilegio, ma lamento che il tema di Maria sia stato così poco approfondito e riveli in chi l’ha scritto uno scarso senso mariano. Si è taciuta la vera funzione di Maria che è quella di Immacolata Madre e Regina, Avvocata nostra e Corredentrice la cui maternità ha reso possibile l’umanità di Cristo e lo sviluppo della Chiesa. In questo documento si dice sì che Cristo, col donarci Sua Madre, ci ha condotto a Lei, ma non si dice che conseguenza diretta della maternità di Maria è il portare tutti a Gesù e che la volontà di Dio ha reso NECESSARIA la mediazione della Madre per accedere al Figlio. Senza la Madre non c’è neanche il Figlio! E questo concetto deve prevalere su tutto, quando si considera un avvicinamento con le altre religioni! (Carlo)

martedì 13 febbraio 2018

SPIRITUALITA'

DEDICATO AI PROTESTANTI- In Maria c’è una mediazione ascendente, perché Lei ci conduce allo Spirito Santo affinché Lo possiamo conoscere ed amarLo. E una mediazione discendente, perché Lei distribuisce le Grazie che sono dello Spirito Santo. “Ella è, dopo l’amore del Verbo Incarnato, l’amore più puro, l’unico immacolato, che si eleva dalla terra incontro all’Amore divino.” Vocazione di Maria è essere completamente disponibile e corrispondere pienamente alla volontà dello Spirito Santo nel suo slancio liberamente consenziente. Dio dona sia quando dona, sia quando chiede; Egli quindi dona due volte. La Sua Grazia ci restituisce la nostra libertà. Quando Maria acconsente all’Incarnazione, si uniscono l’abbandono di Sé e la Sua libertà. “Maria è e resta sempre rivolta verso lo Spirito: è l’atteggiamento fondamentale della Sua anima. Soltanto in Lui Ella ci vede, in Lui ci ama. Maria va verso gli uomini in Dio, senza menomamente distogliere gli occhi da Lui; Ella ci ama di un amore che riceve da Dio. Quando pronunciamo le parole dell’Ave Maria, Ella si volta con gioia verso Colui che è in Lei e che la inonda delle Sue benedizioni. Man mano che salgono le nostre Ave Maria, Ella le trasforma in inni a Dio. Non si dice forse, parlando degli Angeli Custodi che “essi vedono continuamente la faccia del Padre che è nei Cieli?” Così è per Maria. Ella vede Dio, si nutre di Dio, è tutta traboccante di Dio. Non si comprenderà mai la Sua mediazione discendente, se non si afferra, nella mediazione ascendente, questo teocentrismo sempre in azione.” La Madonna non ha risposto solamente a titolo individuale, ma a nome di tutto il genere umano. La Sua non era” una” risposta, ma “la” risposta dell’umanità all’Amore di Dio. Sarà compito Suo aiutarci a credere al mistero dell’Amore di Dio. La Sua fede sarà un rifugio per la nostra. Noi dunque siamo di Maria, ma Maria è del Cristo. Ecco tutta la Sua missione. Lei costituisce per noi l’accesso allo Spirito Santo. Scrive il Montfort: “So che senza di Lei, noi non possiamo né conoscerTi, né amarTi.” E ancora: “Maria è l’eccellente capolavoro dell’Altissimo, di cui Egli si riservò la conoscenza e il possesso…Maria è la fonte sigillata e la Sposa fedele dello Spirito Santo, dove Egli solo può entrare. Maria è il santuario e il riposo della Santissima Trinità…Egli ha creato un mondo per l’uomo viatore, ed è questo che abitiamo; ha creato un mondo per l’uomo beato, ed è il Paradiso; ma ne ha creato un altro per Sé e gli ha dato nome Maria.” Se lo Spirito Santo solo può farci conoscere Maria, è vero anche l’opposto: “senza di Lei non possiamo né conoscerLo , né amarLo.” Lo Spirito Santo! Ma come si fa a concepirLo, ad afferrarLo con la nostra mente così limitata e pesante? Chi ci aiuterà ad intravvedere questo misterioso Spirito Santo che noi non possiamo immaginarci se non attraverso un simbolo di colomba o di fuoco? Poiché l’unione di Maria con lo Spirito Santo è più perfetta di quanto si possa immaginare, il Montfort non teme di affermare che questa ignoranza pratica dello Spirito Santo, dipende dalla dimenticanza che gli uomini destinano a Maria. Anche Lui, il Verbo di Dio, è inafferrabile dalla nostra intelligenza e anche scartando l’assurda ipotesi di una unione ipostatica tra lo Spirito Santo e Maria, tuttavia, per una libera volontà del Creatore, vi è un unione di intenti nei nostri riguardi, che fa di Maria uno strumento strettamente unito allo Spirito il quale opera per mezzo di Lei. Per questo la via più breve e sicura che conduce allo Spirito Santo è certamente Maria. Se noi amiamo Lei, amiamo Lui. Chi serve Lei, serve Lui. Chi appartiene a Lei, appartiene a Lui. Dopo l’incarnazione di Gesù, Maria è il tentativo supremo di Dio per convincerci del Suo Amore per noi. E’ Lui la sorgente dell’amore di Maria e della Sua sollecitudine per noi. Scostarsi da Lei, col pretesto di onorare meglio Dio, è rifiutare Dio. Non è possibile conoscere Dio se non si riconosce Colei la cui missione è di avvicinarci al Suo Amore. Maria infatti è l’Amore di Dio alla portata dei peccatori. Gesù nella Sua Passione ci amò fino alla fine. L’ultimo Suo atto è stato donare a S.Giovanni, ossia a tutta l’umanità, il bene più prezioso: Sua Madre. Veramente, chi disconosce Maria, disconosce il Cuore di Dio! Del resto, chi vuole andare a Cristo, senza di Lei, chi vuole trovare il Figlio senza la Madre, non rispetta il piano divino. Questa è la via; non si trova Gesù che nelle braccia di Maria. Per aver misconosciuto Maria, certi Protestanti hanno finito per non credere più nella divinità di nostro Signore. Questa mediazione mariana non è altro che la maternità di Maria nella Sua pienezza mistica. Cristo è il Mediatore plenario e totale tra Dio e gli uomini, e la mediazione subordinata di Maria, ha lo scopo di immergerci più profondamente nella mediazione del Figlio.” Ella è il mezzo da Lui scelto affinchè non vi siano distanze e l’umanità, in Lui, tocchi direttamente Dio.” (P Mersch). L’elemento necessario della totale mediazione di Cristo, è costituito da Sua Madre in quanto, avendo una Madre, Egli è pienamente Uomo. Infatti la Maternità di Maria attesta la Verità della natura umana di Gesù e in Lei avvenne l’unione delle due nature di Dio e dell’Uomo. Ciò che noi diamo a Maria, va certissimamente a Dio e in più arriva accresciuto e arricchito dai meriti della Mediatrice. Passando per le mani di Lei, le nostre buone opere acquistano un valore nuovo e le Grazie discendono a noi in abbondanza. Sintesi: -E’ per mezzo di Lei che sarà santificato Giovanni il Battista. -Sulle Sue ginocchia i pastori e i Re Magi trovarono il Messia. -Da Lei il vecchio Sacerdote Simeone riceverà sulle braccia il Desiderato delle Nazioni. -Per la Sua preghiera Gesù fu costretto dolcemente al miracolo di Cana. - Per mezzo di Lei, l’umanità ratificherà, ai piedi della Croce, il Sacrificio redentore. -In unione con Lei sarà trasmesso lo Spirito agli Apostoli e si inaugurerà l’Apostolato. (Da: Teologia dell’Apostolato del Card. Suenens) (Carlo)

giovedì 25 gennaio 2018

SPIRITUALITA'

DAL CONFLITTO ALLA COMUNIONE-- Questo titolo è relativo ad uno studio congiunto fra luterani e cattolici, allo scopo di raggiungere una problematica unità perseguita dalle due Religioni, nonostante le immense differenze dottrinali. La commemorazione, ricorrendo quest’anno il cinquecentesimo dalla Riforma luterana, è stata l’occasione per rispolverare ciò che è avvenuto nel 1517 per opera del monaco Martin Lutero. In passato queste ricorrenze erano motivo di accuse verso il riformatore perché gli si attribuiva la colpa principale di una intollerabile divisione dalla vera Chiesa e di aver distorto il Vangelo di Cristo. Dicono i luterani: “Ancor oggi molti cattolici associano la Riforma luterana principalmente con la divisione della Chiesa, mentre molti cristiani luterani associano la parola “Riforma” specialmente con la riscoperta del Vangelo, la certezza della fede e la libertà.” Oggi però, luterani e cattolici cercano insieme di reinterpretare le loro tradizioni e pratiche teologiche, “perché una gran parte di ciò che nel passato ha diviso la Chiesa, è oggi praticamente sconosciuto…Per più di un secolo il movimento pentecostale e altri movimenti carismatici, si sono andati diffondendo largamente in tutto il mondo. Questi vigorosi movimenti hanno presentato nuove accentuazioni che hanno fatto sì che molte delle vecchie controversie confessionali, sembrino ormai obsolete. Il movimento pentecostale è presente in molte Chiese diverse, nella forma del movimento carismatico creando nuove comunanze e comunità che attraversano le frontiere confessionali. In tal modo, esso dischiude nuove opportunità ecumeniche…Perché, dice lo Studio, “il punto non è raccontare una storia diversa, ma raccontare questa storia in maniera diversa.” …Infatti “i teologi ecumenici hanno deciso di non porre più l’accento sui punti di vista delle rispettive Confessioni, per cercare invece, ciò che è comune.. e in tal modo lavorare verso un superamento delle differenze che separano le Chiese.” La Chiesa Cattolica ha dovuto a lungo combattere contro la descrizione di un Medioevo oscuro, fortemente ribadito dal mondo protestante, ma ricchissimo per la Chiesa Cattolica; oggi però, una parte di Essa vuole attenuare i toni e Lutero “ viene rappresentato come una persona di intenso fervore religioso e un rigoroso uomo di preghiera” anche se un suo contemporaneo “ Cocleo aveva dipinto Lutero come un monaco apostata, un distruttore della cristianità, un corruttore della morale e un eretico” (Questo giudizio risponde a verità poiché Lutero si fece monaco per sfuggire alla giustizia di allora che lo avrebbe imprigionato per l’uccisione di un uomo. Inoltre corruppe molta gioventù con le sue tesi eretiche e convisse con una suora strappandola al Convento, con grave scandalo. N.d.R.) Nel Decreto sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” al n. 3 si afferma che tra gli elementi caratteristici della Religione Cattolica, per i quali Essa è edificata e vivificata, parecchi di essi possono trovarsi fuori della Chiesa Cattolica, quali la parola di Dio scritta, la vita della Grazia, la Fede, la Speranza e la Carità…perciò le stesse Chiese e Comunità separate…non sono affatto spoglie di significato…poiché lo Spirito di Cristo, non ricusa di servirsi di esse come strumenti di salvezza il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa Cattolica.” Queste asserzioni hanno fatto da battistrada al Relativismo, responsabile dell’odierna crisi spirituale. Pio XI nell’Enciclica “Mortalium animos” dice: “La Chiesa Sua, invece, Nostro Signore la fondò come società perfetta, per natura interna e sensibile, con il fine di perpetuare nel futuro, l’opera salvatrice della Redenzione sotto la guida di un solo capo, mercè l’insegnamento della parola e con la dispensa dei Sacramenti, fonti della Grazia celeste.” Il documento congiunto di cui si sta parlando asserisce che il Concilio Vaticano II ha operato tra i cattolici un cambiamento di giudizio secondo il quale Lutero viene ricompreso come “testimone del Vangelo” e al punto 30 ribadisce che il riformatore era ossessionato dal tema della Misericordia di Dio e rimprovera che i fedeli cristiani non si preoccupino di un tale tema perché credono che Dio sia indifferente di fronte ai nostri peccati e alle nostre virtù. Come si vede, questa forte eresia, prelude alle conclusioni che saranno più chiare quando si tratterà della dottrina luterana. Inoltre, secondo questo studio, “ per determinare l’esatto rapporto esistente tra i rispettivi articoli dottrinali, i testi devono essere interpretati alla luce del contesto storico nel quale sono stati redatti.”(n. 33) E il tranello che segue vuole addormentare la coscienza critica del fedele: “Il dialogo ecumenico implica la rinuncia a schemi mentali che scaturiscono dalle differenze tra le confessioni e che le enfatizzano…Queste differenze, tuttavia, non vengono trascurate o minimizzate, perché il dialogo ecumenico è la comune ricerca della verità della fede cristiana.”(n.34) Come si vede, la difficoltà dei luterani viene addossata sulle spalle dei cattolici i quali, secondo loro, cercano ancora la Verità, come se il possedere Cristo non fosse esaustivo! La Giustificazione “La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della Giustificazione, sottoscritta nel 1999 dalla Federazione luterana mondiale e dalla Chiesa Cattolica romana, ha espresso un consenso tra luterani e cattolici sulle verità fondamentali della dottrina della Giustificazione.” E’ difficile credere che la Chiesa Cattolica abbia potuto sottoscrivere la visione di Lutero e compagni sulla teoria della Giustificazione, poiché per i luterani essa si ottiene esclusivamente in virtù dei meriti di Gesù Cristo, e quindi in virtù della sola fede. (Teologia crucis) . Dice invece il Concilio di Trento (1545): “Essa (la Giustificazione) non è solo remissione dei peccati, ma anche santificazione e rinnovamento dell’uomo interiore attraverso l’accettazione volontaria della Grazia e dei doni, per cui l’uomo da ingiusto diviene giusto e, da nemico amico, così da essere erede secondo la speranza della vita eterna.” Inoltre specifica: “Per cui, nella stessa Giustificazione l’uomo, con la remissione dei peccati, riceve insieme tutti questi doni per mezzo di Gesù Cristo nel quale è innestato (con il Battesimo): la Fede, la Speranza e la Carità. Infatti la Fede, qualora non si aggiungano ad essa la Speranza e la Carità, non unisce perfettamente a Cristo né rende membra vive del Suo Corpo.” Del resto Lutero riteneva che se noi crediamo fermamente che i meriti di Cristo ci vengano applicati, possiamo esser certi che i nostri peccati, pur conservando la nostra anima sporcata dal peccato originale, verranno coperti dai meriti di Cristo e quindi non ci saranno imputati. Per il luterano, Giustificazione non significa, come per il cattolico, un intimo mutamento, ma una semplice non imputazione; e fede, non significa un assenso a verità divinamente rivelate, ma una personale persuasione che i meriti di Cristo ci vengono applicati. Le opere buone non sono di alcuna utilità, anzi sono ritenute impossibili. Per il cattolico invece, la Grazia santificante è una realtà positiva sovrapposta ai già grandi valori dell’anima. S.Pietro afferma che noi siamo “compartecipi della natura divina.” (2Pt 1,4). I molteplici e meravigliosi aspetti dello stato di Grazia li comprenderemo appieno nella vita futura, ma fin d’ora intravvediamo qualcosa della grandezza della nostra Dottrina cattolica che assicura all’uomo, anche durante il pellegrinaggio terreno, una gloria che lo innalza fino alla divinità e lo rende bellissimo alla vista degli Angeli. Dice Davide nel Salmo 8: “Chi è l’uomo da ricordarti di lui o il figlio dell’uomo da visitarlo? Tu lo hai fatto di poco inferiore agli Angeli: lo hai incoronato di maestà e di gloria…O Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il Tuo Nome su tutta la Terra!” Il Catechismo ci insegna che la gloria e la felicità del Cielo, consistono nel “vedere, amare e godere Dio per sempre”; mirare Colui che è tutta la Bellezza e tutta la Verità, amare Colui che è ogni Bontà, godere Colui che è il Bene supremo; in una parola, possedere la Visione Beatifica. Il nostro Salvatore stesso ci ha detto che i puri di cuore “vedranno Dio” e che “gli Angeli nel Cielo “vedono sempre il Volto del Padre Mio che è nei Cieli” (Mt 18,10). Ricolma della gloria della visione diretta di Dio, l’anima ne è necessariamente attratta in un trasporto di amore. L’intelletto Lo vede in tutta la Sua onnipotente Bontà; riconosce che solo in Lui si può trovare felicità e che in Lui vi è ogni felicità: e la volontà è trascinata ad amarLo irresistibilmente ed immutabilmente. Un tratto particolarmente dolce della fede cattolica, è che Dio dimora, in maniera tutta speciale, nelle anime che sono in stato di Grazia. Dice Gesù: “Chi Mi ama osserverà la Mia parola. E il Padre Mio lo amerà: verremo a lui e faremo in lui la Nostra dimora.” (Gv 14,23) Nella conferenza stampa, durante il volo di ritorno dall’Armenia, Papa Francesco ha affermato: “Io credo che le intenzioni di Lutero non fossero sbagliate. ..Ed oggi, luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla Dottrina della Giustificazione: su questo punto tanto importante, lui non aveva sbagliato…” La Dottrina della Salvezza, ossia della Giustificazione del peccatore è stata affrontata dal Concilio di Trento il 13 gennaio del 1547 con il Canone 9 :”Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, così da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della Grazia della Giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà: SIA ANATEMA.” Quindi, se Lutero “su questo punto tanto importante non aveva sbagliato”, allora si è sbagliato il Concilio di Trento nel condannarlo? Lutero contesta la Dottrina Cattolica sulla Giustificazione appellandosi a S. Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 3,28)inserendo proditoriamente nella traduzione in tedesco l’avverbio “sola”, come se S.Paolo avesse scritto: “Infatti noi pensiamo che l’uomo è giustificato per la SOLA fede senza le opere della Legge. Invece la Dottrina Cattolica attribuisce alla fede in Cristo la Giustificazione,insieme ad un comportamento coerente a quella fede, ossia deve concorrere anche il nostro libero arbitrio che viene attuato in una carità attiva, con l’aiuto della Grazia perché questo dono, per divenire operante ,esige corrispondenza ed esclude il rifiuto. La conseguenza che deriva dalla convinzione di Lutero è l’inesistenza del Purgatorio perché non avrebbe senso “purgarsi “ dai peccati per divenire giusti e meritare il Paradiso; basterebbe la sola fede. E se non esiste il Purgatorio, allora non esistono le preghiere di intercessione per i morti e tanto meno le Indulgenze! Inoltre, gran parte della” Lettera ai Romani” (e anche quella “ Ai Galati”) è dedita agli errori dei giudaizzanti che pretendevano imporre ai cristiani “le opere della Legge” a cominciare dalla circoncisione. Dice S.Paolo (Rm 2,13): “Perché non coloro che ascoltano la Legge, sono giusti di fronte a Dio, sia quelli che mettono in pratica la Legge, saranno giustificati.” Scrive S.Giacomo (2,14): “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?” E al versetto 17: “Così anche la fede; se non ha le opere, è morta in sé stessa.” E ai versetti 20-24): “Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere, è senza calore?´Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco suo figlio sull’altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui e che per le opere, quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: -E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia.- e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.” In conclusione, da S.Paolo a S.Giacomo, risulta che sono necessarie per salvarsi, la fede e le opere e che vien prima la fede, poi le opere, quindi il merito e, finalmente, la salute eterna. Lutero però insiste sul concetto, per lui inalienabile, della Giustificazione per sola Grazia e nella “Dichiarazione Congiunta” del 1999, compare ancora questo concetto nell’Articolo 19: “Insieme (luterani e cattolici) confessiamo che…la Giustificazione avviene soltanto per opera della Grazia…” E’ evidente che, il tanto decantato ecumenismo, si realizza in una sola direzione che non è quella cattolica! Dovrebbe far riflettere che nel primo Articolo di Smalcalda nella “Confessione Luterana” del 1536, Lutero scrive: “Ecco il primo Articolo, quello fondamentale (della Giustificazione)… è chiaro e certo che ci giustifica solo quella fede di cui parla S.Paolo “Ai Romani”…Su questo Articolo, non si può cedere o fare concessioni, neppure dovessero cadere il cielo e la terra o tutto ciò che è perituro…Su questo Articolo, si fonda tutto ciò che insegniamo e viviamo contro il Papa, il diavolo, il mondo.” E in quanto all’uomo il cui peccato invincibile impedisce all’uomo di fare il bene, come sosteneva Lutero, risponde S.Paolo (Rm 6,15-16) : “Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la Legge ma sotto la Grazia? E’ assurdo! Non sapete voi che se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza (le opere) che conduce alla giustizia?” Vi sono perciò delle opere che ci meritano la dannazione e quelle che ci meritano la Vita Eterna, l’eredità costituita dal Regno di Dio.” In Gal 6,7-10 S.Paolo scrive: “Non vi fate illusioni: Dio non si lascia irridere; ognuno infatti, mieterà quello che avrà seminato e quindi chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà la corruzione, chi invece semina nello spirito, dallo spirito mieterà la Vita Eterna. Non ci stanchiamo di fare del bene, perché se non ci stancheremo, a suo tempo mieteremo. Dunque, finché abbiamo tempo facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai nostri fratelli nella fede.” Che valore può avere l’esortazione di Lutero “pecca fortiter sed crede fortius” (credi e pecca fortemente) ? Nel 1520 Lutero volle inaugurare un suo Concilio per discutere le proposte di una Riforma; a mio parere questa iniziativa ha promosso nella mente di Giovanni XXIII l’idea di un nuovo Concilio per considerare la possibilità di addivenire ad un accordo con i Protestanti. Nel paragrafo 88 della Dichiarazione Congiunta, si legge: “Le decisioni del Concilio di Trento, posero le basi della formazione dell’identità cattolica fino al Concilio Vaticano II.” (!!) “Il Papa Leone X si sentì obbligato a proteggere la fede ortodossa da coloro che distorcono e alterano le Scritture, in maniera tale che esse non sono più il Vangelo di Cristo. Così il Papa pubblicò la Bolla “Exsurge Domine” (15 giugno 1520) che condannava 41 proposizioni tratte da varie pubblicazioni di Lutero, definendole come “eretiche, scandalose, false, offensive per le orecchie pie o…capaci di sedurre le menti degli uomini semplici o in contraddizione con la fede cattolica.” La Dottrina cattolica afferma che i Sacramenti danno la Grazia “ex opere operato”, cioè per il fatto stesso che vengono correttamente amministrati, in quanto in essi agisce Gesù Cristo attraverso il Suo Ministro. Lutero invece chiede come disposizione per ricevere la Grazia, soltanto la fede. (elaborazione da Pasqualucci) (Carlo) (continua)

mercoledì 3 gennaio 2018

SPIRITUALITA'

LA MADONNA-- “Il Cristianesimo, abbiamo detto, è un alleanza tra due amori in Cristo Gesù. Anche la Promessa (legionaria) ce lo ripete associando lo Spirito Santo alla Madonna. Lo Spirito Santo: l’amore di Dio che scende verso di noi. La Madonna: l’amore umano- di tutta la creazione il più puro- che sale verso Dio. Gesù Cristo: il nodo dell’Alleanza, il punto di incontro di una duplice tenerezza. Più di ogni altro, il mistero dell’Incarnazione è una rivelazione sempre identica e sempre nuova. Vorremmo fermarci con rispetto a ciò che è come il centro del mistero: l’incontro dello Spirito Santo con Maria. Non per ridire quanto il Vangelo ci racconta su un avvenimento passato, ma per tentare di cogliere le ripercussioni vitali e attuali di questa meravigliosa unione che sigilla la nuova ed eterna Alleanza. “Lo Spirito Santo verrà su di Te e la virtù dell’Altissimo Ti adombrerà…”(Lc 1,35) C’è qui soltanto un puro fatto storico, lontano, chiuso definitivamente? Oppure queste parole ci rivelano una legge, immutabile per ogni tempo ormai, dell’azione di Dio nel mondo? La questione è importante. Restringere l’Alleanza tra lo Spirito Santo e Maria, alla sola nascita di Gesù, significa ridurla al livello di un episodio storico, il quale anche se grande, non è durato che una rapido momento ed è quindi accaduto nel passato. Significa collocare Maria nella storia, ma non nel presente e neppure nell’avvenire. E’ proprio questo che Dio ha voluto? O invece lo Spirito viene a coprirLa per sempre della Sua ombra fecondatrice? Con tutta la Chiesa cattolica, noi dichiariamo che l’unione dello Spirito Santo con Maria, s’è conclusa per tutti i tempi, che tale alleanza resta ormai indissolubile e che oggi ancora Gesù continua a nascere invisibilmente nelle anime… Il mistero dell’Incarnazione si rivelerà di un’ampiezza più vasta ancora e la sua magnificenza si estenderà per tutti i secoli. Maria lo ha così ben compreso che nel Suo “Magnificat” non teme di lasciare la Sua trionfale profezia: “Ecco, d’ora innanzi, tutte le generazioni mi chiameranno beata.” Ella sapeva che la storia del mondo si sarebbe snodata intorno alla Sua Persona. Ella sarà il trono stabilito per sempre; sarà Madre degli uomini, nello stesso tempo che Madre di Dio. Ella sarà Colei per mezzo della quale lo Spirito sarà fecondo ad extra; sarà lo strumento sempre associato alla Sua azione santificante. Lo Spirito Santo viene in Lei proprio per questo, per tutto questo. Forse non ci capacitiamo abbastanza che Maria sia la nuova creazione di Dio, un mondo a parte, più meraviglioso di ogni altro mondo e che lo Spirito, librantesi sulle acque, all’origine dei tempi, non sia che una lontana immagine di questa virtù dell’Altissimo discesa sopra di Lei. Una volta capito il mistero del Corpo Mistico, cioè l’unione perfetta e totale del Capo con i membri, non si può più separare ciò che Dio ha congiunto. “La generazione di Cristo è l’origine del popolo cristiano e la nascita del Capo è pure la nascita del corpo”(S.Leone). Maria non è Madre nostra per modo di dire, per metafora, per pura finzione giuridica; è nostra Madre nel senso pieno e preciso della parola, perché ha cooperato con Gesù a trasmetterci la vita soprannaturale. E non solamente Ella è nostra vera Madre, ma la Sua maternità spirituale è incomparabilmente più preziosa della maternità comune. Ci comunica una vita divina, una vita eterna che ci fa membri del Cristo e figli di Dio. Con la stessa certezza possiamo ora aggiungere: chi vuol vivere del Cristo, deve aprirsi alla Madre Sua. Per la Vergine, infatti, salvo l’ordine e la proporzione, le cose seguono l’identica logica. Anch’Essa è inseparabile dal Figlio; con tutte le Sue fibre è tesa verso di Lui. Ogni devozione a Maria, termina a Gesù, come ogni fiume si getta nel mare. L’unico e costante pensiero di Maria è racchiuso in quelle parole che disse ai servi di Cana: “Fate tutto ciò che Egli vi dirà”. Scrive il Padre Neubert : “Maria dava a Gesù la Sua umanità, Gesù donava a Maria una partecipazione sempre crescente alla Sua divinità; la sostanza di Maria formava e nutriva la sostanza di Gesù, l’amore di Gesù formava ed elevava alla propria rassomiglianza l’amore di Maria; il sangue di Maria circolava nel corpo di Gesù, la Grazia di Gesù circolava nell’anima di Maria; la Madre faceva vivere il Figlio della propria vita, il Figlio faceva vivere la Madre della Sua stessa vita.” Perché (alcuni) dei nostri cristiani si ostinano ancora ad immaginare Maria come uno schermo? Le nostre esitazioni e riserve nell’amare pienamente Maria per paura di non rispettare abbastanza Nostro Signore, provengono da una misconoscenza fondamentale di ciò che Ella è “E’ proprio di Maria Vergine, condurci sicuramente all’Eterno Padre.” scriveva S.Luigi di Montfort. E anche S.Pio X ha potuto scrivere (Ad diem illum 1904): “Non c’è via più sicura né più rapida di Maria, per unire gli uomini a Gesù Cristo e per ottenere, per mezzo di Lui, quella perfetta adozione di figli che ci rende santi e senza macchia davanti a Dio…Nessuno al mondo ha conosciuto Gesù quanto Lei, nessuno è maestro e guida migliore di Lei per far conoscere Gesù. Ne segue…che nessuno più di Lei è in grado di unire gli uomini a Gesù.” A misura che aumenterà la nostra unione con Maria, Ella trasfonderà nei nostri cuori, non solo questa o quella disposizione ch’Ella prese in Gesù, ma ci darà il Suo proprio Cuore per amarLo. Non sogna che questo, non tende che a questo! Dare Gesù a ciascun’anima e al mondo intero, è l’unica ambizione di questa Madre incomparabile. Stringiamoci a Lei: il Suo amore illuminato per Gesù, diventerà il nostro amore. Arriveremo così ad una trasformazione di anima, ad una identificazione col Cristo che ci farà pensare, agire, sentire e volere con Lui. Allora soltanto il compito di Maria sarà terminato, quando Ella potrà dire, meglio di S.Paolo: “Figlioli miei che porto nuovamente nel Mio Seno finché il Cristo non sia formato in voi.” (Gal 4,19) (da: Teologia dell’apostolato del Card:Suenens) (Carlo)