giovedì 19 dicembre 2013

APOSTOLATO 18

VISITA PRESSO UN MEDICO SUI GENERIS- Come d’accordo alle ore 20 raggiungo in casa sua questo strano personaggio che conosco da pochi giorni e di cui non so nulla. Mi ha invitato lui stesso a questa informale riunione di preghiera dopo la mia richiesta di spiegazioni, perché avevo sorpreso una sua telefonata durante la quale ricordava all’ascoltatore che l’indomani vi sarebbe stata la “ preghiera”. Quindi, alle ore 20 del suddetto giorno mi sono presentato, un po’ timoroso, non avendo idee precise di come si sarebbe svolta la cerimonia. Precedentemente, durante la visita medica, non avevo scorto Crocifissi o altre immagini sacre, ma solo disegni tecnici del corpo umano e un disco di latta dorata con disegni di rose nel centro. La stanza era immersa in penombra, poiché la rischiarava una lampada opaca a forma di montagnola, posta sul pavimento. Al centro della stanza vi erano due larghi e bassi materassi, con cuscini a salame. Gli altri, in tutto sette persone, erano già arrivate e giocavano con un gioco basato sul magnetismo o “sulle forze” come dicevano loro; una specie di scheda con circuito stampato, faceva oscillare in senso elicoidale una pallina attaccata con un sottile filo dotato di impugnatura che alcuni di loro tenevano in mano. Poco dopo ci siamo presentati e io ho cominciato a parlare con due giovani signore, una bionda e una mora. Quest’ultima, parlando, mi ha fatto sapere di essere sposata. La cosa mi ha meravigliato perché sembrava giovanissima e non aveva affatto l’aria di una signora. Due donne più anziane e due ragazzi sui 25 anni. Il medico ha spiegato che ci saremmo seduti in circolo, tenendoci per mano e al centro del materassino ha posto questo cerchio di latta dorata, dicendo che rappresentava lo scudo dell’Arcangelo S.Michele e sopra questo ha posto un grosso pezzo di roccia a forma di coppa, con dentro tanti cristalli, spiegando che servivano a raccogliere energia. Una volta seduti e stretti per mano, è iniziata la meditazione silenziosa. Io, nel frattempo, avevo posto davanti a me, ben visibile a tutti, la tessera legionaria (Legione di Maria) e avevo spiegato che l’oggetto della mia meditazione sarebbe stata la Madonna. Trascorso circa un quarto d’ora, una delle giovani donne, col viso sorridente e ispirato, ha iniziato una preghiera a bassa voce, chiedendo aiuto e forza per tutti. Finita la meditazione, il conduttore ha chiesto ad ognuno cosa avesse provato. La maggior parte dei presenti ha detto di aver visto una luce o una colonna o una pagoda. Toccato a me ho detto di non aver avuto alcuna sensazione particolare e se ne avessi avuta, mai sarebbe stata paragonabile a quella ricevuta qualche rara volta durante la Santa Comunione o la Confessione. Sensazioni celestiali, il cui ricordo perdurerà tutta la vita. Il conduttore ha approvato con soddisfazione. Poco dopo egli mi informa che il color viola è un colore divino adottato anche dalla Chiesa (papaline vescovili etc) per simboleggiare l’innalzarsi della preghiera. Ma qui c’è stato l’imprevisto: dopo la formazione di una nuova catena, una delle signore più anziane ha invocato questo colore viola perché divenisse aiuto e protezione contro tutte le forze avverse e donasse benessere ed equilibrio ai presenti! Ormai ero agganciato a loro e non avrei potuto staccarmi senza creare traumi, così ho preferito rifuggire da simile assurda preghiera e continuare a dire il Rosario mentalmente, come avevo fatto fino allora. Quando tutto è finito, però ho espresso la mia disapprovazione per questa ultima preghiera. Come previsto, ho raggelato l’uditorio. I ragazzi se ne sono andati alla spicciolata e poi gli altri, e io sono rimasto un’altra ora a parlare da solo con il conduttore-medico. Gli argomenti hanno spaziato su molta parte della Religione e io ho avuto l’occasione di seminare largamente, reprimendo le sue argomentazioni più errate. Sono certo di averlo colpito più volte, specialmente quando ho fatto balenare nella sua mente quanto potere possegga la Fede, quella Fede che lui non immaginava potesse albergare in un cattolico. Quando lo guardavo dritto negli occhi, lui distoglieva lo sguardo. La sua credenza è un sincretismo religioso, infarcito di buddismo e approva un dio unico per tutto il mondo, al quale è lecito rivolgersi con qualsiasi rito. Gesù, per lui, non è che un Profeta come tanti altri. Crede nella reincarnazione e così distrugge la Redenzione. Il male non esiste e il diavolo ha il merito (!) di aver fatto conoscere all’uomo la pienezza della conoscenza, proprio quella conoscenza che, secondo la Sacra Scrittura, ha perduto l’uomo, procurando quello spaventoso peccato originale che ha condizionato l’universo. Lo colpisce il fatto che Gesù è tentato da satana all’inizio della Sua vita pubblica e, secondo lui questo prova l’inesistenza della Divinità di Gesù. Gli replico che Gesù percorre la Sua esistenza terrena come un uomo che incontra tutta una serie di tentazioni e ci dà l’esempio e l’insegnamento per superarle. Gli parlo delle profezie, dei Re Magi che Lo riconoscono Re, Sacerdote e Immortale (oro, incenso e mirra), del Vecchio Testamento che in Lui si realizza e si completa nel Nuovo. Sostiene che le Scritture, mal tradotte, sono state manipolate nelle diverse epoche passate. Chiede come mai i Vangeli apocrifi siano stati tolti dal Canone solo dopo quattrocento anni? Prima di quell’epoca erano accettati! Gli replico che è stato provato come i testi siano gli stessi, nonostante il trascorrere del tempo (papiri di Qumran). Inoltre non ha potuto obiettare, quando ha capito che conoscevo il contenuto degli Apocrifi che ho definito ridicoli, pensando alle storie assurde che spesso vi compaiono. Quando ci siamo lasciati, il suo saluto, come sempre, è stato un lungo abbraccio. Appena tornato a casa ho avuto un solo pensiero: correre al più presto in confessionale per farmi benedire, poiché avevo la preoccupazione di essere stato contagiato dal cerchio magico. L’indomani sono andato a pregare facendo la Scala Santa; quindi sono entrato in Confessionale e ho raccontato tutto l’accaduto. Con mio grande sollievo, il Sacerdote si è compiaciuto della mia testimonianza e della retta intenzione e, dopo la benedizione, mi ha anche stretta la mano. In questi giorni ho molto meditato sull’accaduto e credo di aver capito tutto o quasi. Quattro di quei giovani seguaci, sono certamente personalità fragili, ma proprio per questo mi hanno trasmesso un grande bisogno di verità. Da questa esperienza mi è rimasto un forte senso di amore per questi giovani, amore che posso definire apostolico. Mi viene in mente la frase evangelica di Gesù al buon giovane: “…allora Gesù lo amò..” Indegnamente, credo di essermi avvicinato a questa celestiale sensazione di puro amore divino. Non potrò più partecipare alle loro sedute e quindi non avrò modo di parlare loro perché il conduttore che li dirige e li condiziona, non lo permetterebbe. Quindi non mi rimane che pregare intensamente per la loro conversione. Carlo

sabato 14 dicembre 2013

APOSTOLATO 17

Sono una Legionaria di Maria della zona di Fiumicino (Roma) e ho vissuto le “GIORNATE MARIANE” con tanta gioia nel cuore. Ho atteso l’incontro con Papa Francesco e con la Madonnina di Fatima, come si può attendere qualcosa di sperato ma non facilmente raggiungibile. Quando poi, domenica 13 ottobre, di buon mattino, insieme a una sorella Legionaria, dotate dello stendardo legionario, ci siamo recate a S.Pietro sotto uno splendido sole autunnale, munite di biglietto di accesso alle sedie situate al centro della piazza, non sapevamo che avremmo trovato qualche difficoltà. Purtroppo, nonostante l’anticipo sull’ora prestabilita, ci fu vietato l’ingresso alla zona riservata e, con non poco disappunto, fummo costrette a stare in piedi per tutto il tempo e impossibilitate a vedere passare vicino sia la statua della Madonnina, sia il Santo Padre. Abbiamo offerto il nostro dispiacere alla Santa Vergine consapevoli che da lassù Lei avrebbe apprezzato la nostra buona volontà. All’improvviso giunse alle nostre orecchie un breve frastuono; era l’arrivo di un folto gruppo di pellegrini provenienti da Trieste. Avevano viaggiato tutta la notte, certamente stanchi ma felici di essere lì. Nei loro volti c’era il sorriso, nei loro occhi splendeva una luce serena e lieta. “Per Maria si fa questo ed altro”, sembrava ripetessero quelle labbra e cantavano il Salve Regina. Noi invece accusavamo i primi sintomi della stanchezza, ma ecco che una giovane mamma, seduta sul selciato, cominciò ad allattare un bambino che portava in braccio. La scena era talmente bella e dolce che ne fummo commosse e in quell’atto di amore vedemmo raffigurato il vero significato di quella giornata; infatti noi andavamo a Maria per devozione e Lei ci faceva vedere che il dono di ogni madre sta proprio nel donare sé stessa al proprio figlio. Così, siamo tornate a casa più felici di quanto lo fossimo alla partenza, ricolme nell’animo per quel gesto di affetto che conserviamo ancora oggi nel cuore, come una delle cose più belle di quella domenica indimenticabile. (Maria Pia ed Elettra)