martedì 24 dicembre 2019

ATTUALITA'


IN ASCOLTO DEL CROCIFISSO
Ogni anno ritorna la polemica relativa al Crocifisso che, secondo i nemici della fede, turba le menti degli appartenenti alle religioni non cristiane. Guardo un Crocifisso e penso al messaggio scioccante che proclama al mondo. E’ silenzioso, di un silenzio carico di alti significati; un silenzio che non può non essere ascoltato e recepito positivamente. La prima persona a lamentarsi pubblicamente è stato a suo tempo un povero sprovveduto di nome Abel Smith, il quale ha dichiarato in televisione che il Crocifisso non è adatto alle scolaresche perché la sua visione scioccante impaurisce i bambini e perché coloro che non appartengono alla Religione Cattolica, non debbano sentirsi a disagio.
Lui si professa mussulmano ma, a dispetto del nome è, purtroppo, italiano ed è cresciuto nel cristianesimo, abbandonandolo poi, senza averlo compreso, per la religione mussulmana.
Contemplo ancora quel Crocifisso, quel Corpo immerso nella sofferenza più totale, circonfuso però di un’immensa serenità. Quando si guarda un’opera d’arte, al di là della scena che rappresenta, si cerca di scorgere la visione intima dell’artista e il messaggio che l’Autore abbia voluto comunicare. Come non scorgere, quindi, il messaggio d’amore che il Crocifisso “grida” al mondo il quale cerca,incomprensibilmente, di ignorare!
Un Dio ci dona, con la creazione, un’esistenza felice;  è un buon Padre che desidera per noi ogni bene, ma noi, sobillati da colui che conosce il nostro lato debole, accettiamo il maligno consiglio e rifiutiamo la Sua bontà, disprezzandola. Il meritato castigo, potrebbe essere eterno, ma ancora una volta, la bontà infinita ha ragione dell’ira e quando viene il momento ottimale, Egli si incarna nell’Uomo per attuare la Sua Redenzione. L’uomo, sempre sobillato dal nemico, cerca di impedire che si svolga quest’Opera grandiosa, gravando sempre più “il bastone dell’aguzzino”  fino a quel parossismo di male che il Crocifisso sembra rappresentare sulle Sue carni martoriate. Il nemico però, non sa che, proprio attraverso la sofferenza, viene realizzata la Redenzione degli uomini, di tutti gli uomini, cristiani e non. Il Crocifisso è universale, è la riconciliazione di Dio con gli uomini, è la loro speranza, perché dall’alto della Sua Croce, dice che qualsiasi peccatore ormai non può più disperare, perché un Dio ha scontato tutti i suoi peccati, passati, presenti  e futuri e lo perdona (ovviamente se si pente), riammettendolo nel Suo Regno di gioia.
Quindi il Crocifisso trasmette un messaggio di speranza e di gioia per tutti gli uomini a qualsiasi razza o religione appartengano e non ha alcuna attinenza col “cadavere” di cui lo sprovveduto Abel Smith ha parlato. Gesù è risorto, quindi è vivo e attende anche lui, povero miscredente, quando capirà il suo grande errore.
(Carlo)

domenica 22 dicembre 2019

SPIRITUALITA'


LETTERA ALL’AMICO GIUSEPPE CHE NON CREDE
Caro Giuseppe,
ho molto pensato al nostro recente colloquio ed ho creduto bene scrivere ciò che avrei voluto dirti a voce, ma non mi è stato possibile. A volte, anche se si ha intenzione di rispondere subito, è meglio meditare ed esporre il proprio pensiero dopo aver riflettuto.
Il tema che mi sono proposto, è uno dei più ardui per l’insipienza umana: -L’amore di Dio per l’uomo-
Questo amore ha una profondità ed un’estensione infinite. E’ troppo grande perché l’uomo possa comprenderlo interamente e non è certo da meravigliarsi, perché è grande quanto un Dio.
Però, questo amore possiede, per sua stessa natura, la “necessità” di comunicarsi all’oggetto verso il quale è diretto. In questo caso, l’uomo. Perciò, non può rimanere nascosto e senza partecipazione, cosicché l’uomo, povero essere vivente, anzi, vegetante nel buio più profondo, relegato e sprofondato in un abisso disperante nel quale lui stesso ha deciso di sprofondare, viene sollecitato ad un patto, ad una Alleanza, tesa a salvarlo dal suo orgoglio distruttivo. Ecco la situazione dell’uomo lontano dal suo Creatore, staccato dalla linfa vitale! Anche oggi avviene questo per  ogni uomo ; non è storia del passato, è terribile attualità; a volte questa tragedia, l’uomo la prova più di una volta nella vita!
Quando l’uomo prova a staccarsi dal suo Creatore, sprofonda sempre più nel fango ed è incapace di risollevarsi con le proprie forze poiché, non ricevendo più la Grazia, è una foglia nella tempesta.
Egli, privo del bene, cade inevitabilmente nel male il quale, lungi dal procurare agi, è capace solo di procurare altro male perché la sua stessa essenza  è l’odio. Dal male è possibile attingere solo male!
Dio, quindi, è Colui che ha pietà delle miserie umane e, per primo, tende le mani all’uomo peccatore.
E’ possibile capire quanto disti la purezza divina dall’impurità umana? E’ possibile capire quanto grande sia l’Amore divino per noi, tale da volerci per Sé, mentre ci trovavamo nel profondo? E’ possibile soppesare un tale amore che, dimentico di tutte le infinite offese, ha perdonato e si è immolato per noi?
Proviamo a meditare su quella che è stata definita la “pazzia di Dio”. Certo, nessun uomo persisterebbe tanto in un tale sentimento se l’altra parte fosse così infedele quanto lo siamo noi! Ma la Misericordia di Dio è grande quanto il Suo Amore. Per questo, l’uomo che disperasse del perdono, commetterebbe un grave peccato, perché sarebbe un’ulteriore offesa, disconoscendo la grandezza del Suo Amore. Come non piangere di commozione di fronte a tanta grandezza? Se ciò avvenisse tra uomini, pochi resisterebbero all’abbraccio e invece, trattandosi di un Dio, siamo capaci di rifiutare il Suo Amore per guadagnarci la perdizione! La vita umana è tutto un mistero, perché misteriose sono le nostre origini. Questa scintilla divina che Dio ha immesso in noi e che noi chiamiamo anima, non ha una dimensione materiale, ascrivibile a reazioni chimiche più o meno chiare. E’ un’entità che possiede la “coscienza” e racchiude tutto l’uomo,in un una dimensione che sta fuori del tempo e dello spazio; è una realtà spirituale che ci avvicina a Dio e che sembra infinitamente lontana da questo corpo carnale, nel quale è come prigioniera e in perenne lotta.
Dio, dunque, ci ha dato una parte che potremmo chiamare “personale” e l’ha accompagnata con la Grazia che permette di vivere in ogni istante in modo ottimale, seguendo la via che, come Padre amorevole ci indica. Conscio della nostra naturale debolezza, Dio scende tra gli uomini, ne condivide la sofferenza, pur essendo innocente e con delicatezza e amore, ci offre la Salvezza.
Cosa è l’inferno delle Reincarnazioni nella tradizione Buddista, se non la narrazione delle continue cadute dell’uomo e del suo risorgere ad opera della Misericordia divina? L’uomo pecca e soffre a causa del suo peccato, poi si pente e ritorna nello stato di grazia, per poi ripeccare e così per tutta la vita.
Non è forse questa la rappresentazione dell’alternarsi della “ruota della vita”, del bene e del male, dell’ yin e dello yian, in una parola, degli opposti? Questa altalena è il retaggio del peccato originale che ha stravolto il piano di benessere a cui ci aveva destinato il nostro buon Creatore. Come rimediare?
Gesù ci ha portato la Buona Novella che avrebbe consentito di vivere, per così dire, nell’unica dimensione positiva. Gli effetti negativi del peccato originale, non possiamo più cancellarli, ma Gesù ci ha insegnato a servirci del male ricevuto e della sofferenza, per trasformarlo in merito ed ottenere ancora più Grazia; praticamente per dare la scalata al Cielo!
Ma tutto questo non è puro insegnamento teorico, dall’alto di una cattedra; Lui Stesso ha assunto la dimensione umana, ha insegnato tutta la vita, amando teneramente ogni uomo e alla fine ha sopportato tutti i mostri mali e, cosa orribile a pensare, ha acconsentito che gli stessi esseri che voleva salvare, riscoprissero il ruolo di carnefici, i quali hanno infierito e continuano ancora ad infierire, su un Dio che ci ama in modo tanto sovrumano! Ti sembra possibile percuotere il proprio benefattore?
Eppure, per un motivo o per un altro, lo facciamo tanto spesso!
 Dopo tanto patire Egli, con la Sua Risurrezione, ci ha lasciato in eredità la certezza che il bene vince sempre ed è eterno. Mentre il male e la morte, sono passeggeri, destinati a scomparire, nel Suo Amore senza limiti.

(Carlo)

SPIRITUALITA'


LA  BONTA’  DI  DIO
Il concetto della bontà di Dio, mi affascina e mi attrae in modo particolare. Come non essere riconoscenti a un Dio che viene in nostro soccorso, dimostrando tutto il Suo amore per noi?
Penso al nostro buio interiore, alla schiavitù delle nostre molteplici miserie, a tutto quel male che condiziona ogni nostro comportamento e che senza un freno, va inesorabilmente verso il baratro dell’autodistruzione. Sì, autodistruzione, perché noi non possiamo sopportare una vita completamente negativa, una vita completamente priva di ogni scopo, una vita solitaria, mortale.
Il nostro impulso, il nostro desiderio, è vivere una vita gioiosa, fatta di condivisione e di realizzazione, ma tutto questo, come potrebbe avvenire nel nostro buio interiore, nel nostro deserto, incapaci di portare buoni frutti? Sì, perché il monopolio del Bene, il Bene personificato, l’unico Sole capace di rischiarare il nostro cammino e di scaldare il nostro cuore, è solo l’amore di Gesù.  Senza di Lui è notte, notte fonda, freddo glaciale, delirio di solitudine e di abbandono, pianto infinito ed eterno, disperazione totale.
Egli ci ha amati per primo, ci ha amati quando ancora eravamo peccatori, quindi offensori della Sua Maestà; ci ha amati nonostante il nostro peccato di origine e ci ha aperto le Sue braccia per accoglierci nel Suo Cuore Misericordioso. Ha avuto pietà della nostra disperazione e ci ha accolti presso la Sua Luce Paradisiaca, saziandoci di amore e di ogni bene. Diceva S.Agostino: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dal Tuo Amore?” Lo squisito amore di un Padre –Pastore che veglia sul ritorno del figlio fuggiasco o va in cerca della pecorella smarrita, ci può lasciare indifferenti? Ma non è Egli la nostra vita, tutta la nostra vita, l’unico scopo possibile e desiderabile?
E’ possibile preferire l’Inferno al Paradiso?
( Carlo)

mercoledì 4 dicembre 2019

SPIRITUALITA'


DINAMICA  DEL  CONCILIO  VATICANO  II
(Una parziale chiave di lettura)
Quando Monsignor Roncalli fu eletto Papa col nome di Giovanni XXIII° non si pensava che lui, ritenuto conservatore, avrebbe preso un’iniziativa come quella di indire, alla sua tarda età, un nuovo Concilio.
Lui asseriva che l’idea gli fosse balenata all’improvviso, ritenendola un segno celeste.
Lo scopo dichiarato per tale Concilio, era quello dell’unione di tutti i cristiani nell’unità della Chiesa; è per questa ragione che lo si è chiamato “ecumenico”. Certo, lui stesso, dopo aver messo in moto un tale gigantesco meccanismo, non conosceva il modo per farlo funzionare né le sue probabili conseguenze.
Molte delle scoperte del mondo scientifico del passato, sono state fatte al di fuori della Chiesa e, talvolta, addirittura contro. Questo Concilio doveva servire a pre-adattare la Chiesa ai nuovi tempi, inaugurando un periodo di conciliazione, riconciliazione, di accordo e di pace attraverso il dialogo con tutti.
Però “la crisi postconciliare coincide con una crisi universale del mondo nel quale tutto è ormai instabile, trascinato da un tempo che procede a ritmo accelerato e che sembra preparare il terreno per un grande avvenimento che ci è ancora sconosciuto.” (J. Guitton)
L’intenzione del Pontefice, era quella di creare uno strumento della comunità, destinato a mantenere, purificare e promuovere la Fede. Negli anni precedenti il Concilio, le verità espresse dalla Chiesa, erano proposte in formule consacrate (catechismo S.Pio X etc) e avevano la caratteristica di essere definitive e soltanto i cattolici ne detenevano la loro purezza.
I nemici della Chiesa definivano questo atteggiamento come intollerante, ignorante, stupido e odio per l’uomo. In quegli anni sembra verificarsi un cambiamento di comportamento, denunciando il rispetto per la persona umana, un nuovo liberalismo, tanto che molti cattolici davano l’impressione di ammirare le dottrine opposte. Per esempio, viene sostenuto che gli ortodossi e gli anglicani, posseggano lo spirito dei Padri, il senso della collegialità, molto più dei cattolici; che i buddisti abbiano più capacità della vita spirituale e che, infine, gli atei coltivino in misura maggiore, l’amore per l’uomo.
In questo modo, il cattolico perde fiducia nella propria credenza e diminuisce quella pace, quella sicurezza di possedere la gioia che nessun’ altro possiede. E allora la Chiesa parla sempre meno di quei misteri oscuri quali il giudizio dopo la morte, il senso del peccato, la necessità del sacrificio (i fioretti), il prezzo della Redenzione; tutti temi che rischiano di scioccare i nostri contemporanei e allontanarli dalla Fede.
Una volta le conversioni, come le missioni, volte al raggiungimento della Salvezza di tutti gli uomini, possedevano, agli occhi del credente, una qualche prova che convalidava la Fede, ma ora questo, per alcuni, costituisce un senso di imbarazzo, specialmente dopo che i nemici l’abbiano stigmatizzato come una inespressa volontà di predominio. Se consideriamo la nostra fede un simbolo, una verità approssimativa, luce mista ad ombra, perché voler condurre l’altro al nostro punto di vista? Ecco da cosa deriva la caduta di interesse per la conversione dell’altro!  Quando si è persa la certezza che una Dottrina sia vera, allora ci si ripiega su un ideale più verificabile come quello di far cessare l’ingiustizia e le disuguaglianze del mondo, prendendo coscienza che la libertà del cristiano si realizzi nella lotta per la sua liberazione.
Esistono due tipi di verità: le verità di tipo verticale e quelle di tipo orizzontale. Quelle verticali sono difficili come portare la propria croce, mentre quelle orizzontali, ci spingono ad amare noi stessi e gli altri.
Amare Dio è un richiamo verticale; amare il nostro prossimo, è un richiamo orizzontale.
Noi non riusciamo a capacitarci di voler amare Dio con certezza perché Lui ci è nascosto, ma l’amore verso il prossimo ce ne fornisce la prova. Soltanto chi crede, prega, adora, può compiere l’atto verticale. L’ateo ama semplicemente l’uomo.
Nei tempi passati, la Chiesa aveva prediletto le verità verticali, trascurando quelle orizzontali. Pensiamo a come, nella Chiesa ante Concilio, veniva considerato il matrimonio il cui scopo principale era la procreazione. Il Concilio, invece, ha riscoperto l’amore che fa parte delle verità orizzontali.  Inoltre, nella Messa, considerata un vero Sacrificio incruento, ci si era dimenticati che la Messa è anche comunione dei cristiani fra loro; quest’ultima può essere considerata verità orizzontale.
Il Concilio, inoltre, insiste sul peccato personale che non è del tutto estraneo a quello collettivo, cosicché ci sentiamo tutti peccatori. Una volta l’attenzione della Chiesa si rivolgeva soprattutto ai peccati della carne, ma dopo il Concilio, il criterio usato per classificare gli eletti e i dannati, è quello della partecipazione ai bisognosi come riporta il Vangelo: “Ho avuto sete e tu non mi hai dato da bere…”
D’altro canto “ nella misura in cui si attenua il senso del peccato, si attenua di pari passo anche il senso della Redenzione” (J.Guitton) Oggi c’è il pericolo di invertire le verità verticali e confonderle con quelle orizzontali. Se questo accadrà, Dio non voglia, rischieremmo di abbandonare l’essenza della Fede, conservando solo l’aspetto esteriore. Infatti , capovolgendo le due entità, non più l’amore dell’uomo per l’uomo deriva dall’amore di Dio, ma l’amore dell’uomo per Dio diventa un simbolo  dell’amore dell’uomo per l’uomo; questa sarebbe la strada che conduce ad uno svuotamento della vera Religione poiché la riunione dell’uomo con l’uomo, diverrebbe la sola Religione. La vera fede sarà il lavoro, la fabbrica sostituirà la Chiesa. “Per la Chiesa cattolica, questo è uno dei pericoli più subdoli che abbia mai corso e cioè la sostituzione di una religione di tipo umano a una di tipo divino, senza che si verifichi alcun cambiamento dall’esterno, ma solo una trasformazione quasi insensibile.” (J.Guitton) Insistendo solo sull’uomo, la gente comune finirebbe per domandarsi se i misteri della Religione abbiano poi un significato reale. In realtà basta lo spazio di una generazione durante la quale imperversi l’indottrinamento e la propaganda, per cambiare gli ideali di un popolo intero.
Non appena la verità viene soffocata, viene subito sostituita da un’altra verità che ha l’apparenza di assomigliarle ma che invece è il suo opposto:  la materia, il corpo, la politica, uno sviluppo della potenza, il trionfo della forza. E in questa atmosfera diviene sempre più difficile affermare una verità immutabile, eterna che costituisce il nucleo della Religione quale l’hanno annunciata i Profeti e soprattutto Gesù che afferma : “Io sono la Via, la Verità e la Vita.”
(elaborazione da: “Che cosa credo” di Jean Guitton)
(Carlo)

lunedì 4 novembre 2019

SPIRITUALITA'

UNO SGUARDO SULLA MADONNA- 2°PARTE

La festa di Cana
La festa nuziale che si svolse a Cana, otto Km a nord di Nazareth dove abitava Maria e durò, come di consuetudine, tutta una settimana. Durante il banchetto, Maria si accorge della mancanza del vino, poiché si suppone che prestasse aiuto agli organizzatori. Quindi, rivoltasi al Figlio, Lo informa che non c’è più vino. Gesù Le risponde:”Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la Mia ora” (Gv 2,4). Questa parola “Donna”, dai greci e dagli orientali del tempo, designava la persona più cara e degna di rispetto ed era sinonimo di “Signora”. Nonostante Gesù avesse stabilito di iniziare la Sua missione più tardi, tuttavia esaudisce il desiderio di Maria la quale interpretando lo sguardo del Figlio, dice ai servitori di tavola: “Qualsiasi cosa (Gesù) vi dirà, fatela.” E Gesù dirà:”Riempite d’acqua le anfore.” Vi erano lì sei anfore di circa cento litri ciascuna che servivano per lavare le stoviglie e per le abluzioni di rito. Quando il capo della cerimonia assaggiò l’acqua divenuta vino, si complimentò per il suo gradevole sapore.
Ottenendo il miracolo, Maria risparmiò un’afflizione agli sposi, ma soprattutto i discepoli di Gesù “credettero in Lui” (Gv 2,11). Gesù ha compiuto i primi due miracoli per la mediazione di Maria; il primo fu la santificazione di Giovanni il Battista, il secondo, alle nozze di Cana.
I Vangeli parlano ripetutamente di Maria , Madre di Gesù, di Maria sposa di Cleofa e dei “fratelli” di Gesù.
Si presuppone, poiché di due non si parla più, che sia Giuseppe  sia Cleofa siano morti al tempo della vita pubblica di Gesù, che le due famiglie si siano unite abitando insieme. I supposti “fratelli” di Gesù, dei quali  Matteo riporta i nomi, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, erano i figli della coppia Maria e Cleofa, quindi i cugini di Gesù. L’Evangelista Giovanni sottolinea che “stavano presso la Croce di Gesù, Sua Madre, la sorella di Sua Madre, Maria madre di Cleofa e Maria di Magdala.” (Gv 19,25).
 Dopo la Pentecoste
La sera stessa della morte di Gesù, Giovanni prese Maria nella sua casa. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, mentre i discepoli erano riuniti in preghiera insieme a Maria nel Cenacolo, lo Spirito Santo scese su di loro in forma di lingue di fuoco. Da allora i discepoli iniziarono la loro testimonianza pubblica, ignorando tutti i pericoli che essa comportava. Secondo una tradizione non confermata, Giovanni si sarebbe trasferito portando con sé Maria, ad Efeso ove Ella avrebbe concluso i Suoi giorni. Però la cosa non appare credibile perché questo significherebbe che Maria avesse raggiunto circa novant’anni di età e che Giovanni la lasciasse sola mentre svolgeva la sua missione apostolica in altre regioni. 
La missione di Maria Santissima
Maria è stata predestinata e chiamata da Dio ad essere:-Madre di Gesù, vero Dio e vero Uomo; Corredentrice; Mediatrice; Madre universale; Madre della Chiesa.
Madre di Dio. L’Angelo Gabriele, nel Suo annuncio, non dice:”Colui che nascerà in Te” ma “da Te” (Lc 1,35), perché si sapesse  che Colui che Ella dava al mondo, aveva origine proprio da Lei. Una importante conferma la darà S.Elisabetta con il suo saluto: “A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”
L’Espressione Theotokos (Madre di Dio) appare già nel terzo secolo in questa preghiera: “Sotto la Tua protezione, cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.”
Nel Concilio di Calcedonia del 451, si ribadisce che Gesù possiede due nature, quella divina e quella umana, nature che sono indivise e inseparabili.
Corredentrice.  La corredenzione attribuita a Maria, secondo i Teologi può essere remota o mediata se si esaurisce tutta in un atto redentivo di Cristo, una volta per tutte; può invece essere prossima o immediata, se si estende, anche se in modo secondario e subordinato, all’atto redentivo di Cristo e al Suo sacrificio con il quale meritò la Redenzione dell’umanità. In questo modo i meriti di Cristo uniti a quelli di Maria, costituiscono un solo principio totale di Salvezza. La maggioranza dei Teologi propende per  quest’ultima tesi. I Protestanti negano a Maria qualsiasi cooperazione estraendo questo concetto dallo scritto di S.Paolo:”Uno solo è Dio e uno solo anche il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Gesù Cristo, che ha dato Sé stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2,5-6). A questa asserzione si risponde che la cooperazione di  Maria alla Redenzione, non riguarda Sé stessa ma gli altri. Cioè, Cristo ha redento Maria (Lei è stata la prima) nel primo istante della Sua Concezione, in vista dei meriti di Cristo, preservandoLa  dal peccato originale.
Quindi ha reso Maria idonea ad essere Cooperatrice secondaria e subordinata all’opera  redentiva del Figlio.
Nel Protovangelo, l’interpretazione data dalla Bolla “Ineffabilis Deus” di Pio IX si richiama alla versione della Vulgata, dichiarata autentica dal Concilio di Trento del 1506 e il suo valore è dogmatico, nella quale si legge: ”Porrò inimicizia tra te e la Donna e tra il tuo seme e il seme di Lei. Essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.” Il testo ebraico e la versione in greco attribuiscono al Messia la vittoria sul serpente: “Io porrò  inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la Sua stirpe: questa (cioè il Messia) ti schiaccerà la testa.” (Gn 3,15) Quindi, mentre la versione ebraica mette in evidenza l’azione di Gesù Cristo, la Vulgata mette in evidenza la cooperazione di Maria (la Donna) alla Redenzione operata da Gesù. Del resto Maria è sempre presentata come la nuova Eva, riparatrice della prima Eva, come Gesù è presentato come il nuovo Adamo.
“Una vergine, un legno e la morte, furono i simboli della nostra sconfitta. La vergine era Eva; non aveva infatti ancora coabitato col marito. Il legno era l’albero. La morte, la pena di Adamo. Ma ecco ancora una vergine, un legno e la morte, già simboli della sconfitta, diventare ora simboli della sua vittoria. Infatti al posto di Eva c’è Maria, al posto dell’albero della scienza del bene e del male, c’è l’albero della Croce, al posto della morte di Adamo, la morte di Cristo.” (S.Giovanni Crisostomo. 350)
Molti Papi hanno creduto alla cooperazione prossima e immediata di Maria Santissima alla Redenzione. Papa Pio X scrive nell’Enciclica  “Ad diem illum” del 1904 : “La conseguenza di questa comunione di sentimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina…Maria supera tutti nella santità e nell’unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell’opera della Redenzione.” Anche Papa Benedetto XV nella lettera apostolica “Inter sodalicia” del 1918 scrive:”La Beata Vergine, non senza un divino disegno fu presente alla crocifissione del Figlio e che talmente patì e quasi morì col Figlio Suo che pativa e moriva, talmente abdicò ai Suoi diritti materni sul Figlio per la salvezza degli uomini e immolò il Figlio, per quanto a Lei spettava per placare la Giustizia di Dio, da potersi dire con diritto, che Essa ha redento con Cristo il genere umano.”
Anche nel discorso radiodiffuso del 1933, Papa Pio XI invocava Maria col titolo di Corredentrice: “O Madre di pietà e di Misericordia, che fosti presente come compaziente e Corredentrice presso il Tuo dolcissimo Figlio nell’atto in cui compiva la redenzione del genere umano…conserva e aumenta continuamente in noi, te ne preghiamo, i preziosi frutti della Redenzione e della Tua compassione.”
Nell’Enciclica “Mystici Corporis” del 1943, Papa Pio XII scrive: “Fu Maria che, immune da ogni macchia, sia personale sia ereditaria e sempre strettamente unita col Figlio Suo, Lo offerse all’Eterno Padre sul Golgota facendo olocausto di ogni diritto materno e del Suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo contaminati dalla miseranda prevaricazione di lui…sopportando con animo forte e fiducioso i Suoi immensi dolori, più di tutti i fedeli cristiani, da vera Regina dei Martiri, compì ciò che manca dei patimenti di Cristo a pro del Corpo di Lui, che è la Chiesa.”
Nell’Esortazione apostolica “Marialis cultus” del 1974 Papa Paolo VI scrive: “L’unione della Madre con il Figlio nell’opera della Redenzione, raggiunge il culmine sul Calvario dove Cristo “offrì  Sé stesso quale Vittima Immacolata a Dio” (Eb 9,14), soffrendo profondamente con il Suo Unigenito e associandosi, consenziente, all’immolazione della Vittima da Lei generata e offrendoLa anch’Ella al’Eterno Padre.”
Papa Giovanni Paolo II nell’Udienza generale del 1997 dice chiaramente:”…Solamente Lei (Maria) è stata associata in questo modo al’offerta redentrice che ha meritato la Salvezza di tutti gli uomini…Alla Vergine Santa possiamo dunque rivolgerci con fiducia, implorandone l’aiuto, nella consapevolezza del ruolo singolare a Lei affidato da Dio, il ruolo di Cooperatrice della Redenzione da Lei esercitato in tutta la vita e, in particolare, ai piedi della Croce.”
(Elaborazione da:”Maria Santissima “ di Marcello Morgante)
(Carlo)                                                                                                                (2° Parte)

SPIRITUALITA'


UNO SGUARDO SULLA MADONNA
Conosciamo i nomi dei genitori di Maria Santissima da un Vangelo apocrifo, il Protovangelo di Giacomo del secondo o terzo secolo. Secondo questo Vangelo i genitori di Maria si chiamavano Gioacchino ed Anna; inoltre, il luogo di nascita sarebbe Gerusalemme. Questa volta abbiamo una conferma indiretta lasciataci in alcuni scritti del quinto e settimo secolo con i quali veniamo informati che l’Imperatrice Eudossia ha eretto, in onore di Maria, una Basilica localizzata nei paraggi della piscina di Bethsaida a nord di Gerusalemme nel 400 circa. In oriente, la festa della Natività di Maria divenne sempre più importante; Andrea, Vescovo di Creta, nel  660 Le dedicò queste belle parole: “Questo giorno (della nascita di Maria) è il giorno in cui il Creatore dell’universo, ha costruito il Suo Tempio; oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la Creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.”
In occidente, tale festa fu introdotta nel settimo secolo. Sempre secondo il predetto Vangelo, Maria, all’età di tre anni, fu consegnata al Tempio ove visse fino ai 12 anni. Evidentemente quì fu formata alla conoscenza della Legge secondo l’ortodossia ebraica.
La festa della Presentazione al Tempio, fu introdotta nel nono secolo nei Monasteri orientali, ma fu solo nel 1585 con la Bolla “Intemeratae” di Papa Sisto V, che tale festa fu assimilata nel Calendario Liturgico e celebrata ogni anno il 21 novembre.
Nell’Annunciazione, l’Angelo Gabriele chiede a Maria di conformarsi al piano divino, concependo un Uomo con la collaborazione dello Spirito Santo.  Maria, istruita dagli studiosi del Tempio, conosceva certamente la Profezia di Isaia relativa a “Una Vergine concepirà e partorirà un Figlio che chiamerà Emmanuele.” (Is 7,14), ma non conoscendo il “come avverrà questo poiché non conosco uomo” (Lc 1,34), lo chiede all’Angelo il quale dà ulteriori spiegazioni, dopo le quali Maria risponde: “Ecco la schiava (Doùle) del Signore, avvenga di Me come Tu hai detto” (Lc 1,38) La traduzione esatta dal greco del termine doùle è infatti schiava e indica una condizione molto inferiore a quella di una serva, termine che non esisteva a quei tempi nei quali vigeva la condizione di schiavo o liberto. Lo schiavo doveva sottomettersi  incondizionatamente alla volontà del padrone.
Poiché lo Spirito Santo aveva ispirato a Maria la scelta della verginità, in vista del Mistero dell’Incarnazione, è ben fondato ritenere che abbia suscitato anche in Giuseppe, il proposito della verginità.
La comunione d’amore di Maria e Giuseppe, pur costituendo un caso specialissimo perché legato all’Incarnazione, è stato un vero matrimonio e quella di Giuseppe, anche escludendo la generazione fisica, fu a tutti gli effetti una  paternità reale, non apparente.
Come sappiamo, la proposta dell’Angelo è stata accolta eroicamente da Maria la quale conosceva bene i testi profetici relativi al Messia che sarebbe stato perseguitato, calunniato, schernito e trattato come un verme, infamia degli uomini e rifiuto del Suo popolo. In questi attimi di sospensione si inserisce il discorso di San Bernardo : “L’Angelo aspetta la risposta…Aspettiamo o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione…Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle  Tue ginocchia: dalla Tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la Salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. Perché tardi? Perché temi ? Nella Tua umiltà prendi audacia, nella Tua verecondia prendi coraggio. Apri, Vergine beata, il cuore alla Fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore”.
Dopo la partenza dell’Angelo che informava Maria della miracolosa gravidanza della cugina S.Elisabetta, si appresa a raggiungerla  ad Aim Karim distante 150 Km da Gerusalemme.
Dalla meravigliosa  preghiera del “Magnificat” si può dedurre che Maria era solita pregare con i Salmi e i cantici dei Profeti.
Poiché Giuseppe non chiede a Maria spiegazioni della Sua gravidanza, possiamo immaginare che ritenesse  questo un Mistero divino da accettarsi senza discutere. Maria, dal canto Suo, pur soffrendo per l’angoscia del Coniuge che meditava un suo allontanamento, non Gli svela il segreto della gravidanza perché l’Angelo non Le aveva detto di manifestare ad altri questo prodigio. Maria dunque, rispetta il silenzio di Dio e Giuseppe il silenzio di Maria, dando così, entrambi, un eroico esempio di totale abbandono alla volontà del Signore.
La nascita di Gesù
Gesù è nato a Betlemme di Giudea dove Giuseppe si era recato per il censimento voluto da Cesare Augusto. Giuseppe, infatti, discendeva da Davide (Mt 1,20)  il quale era nato a Betlemme (2 Samuele ,12) come aveva predetto il  Profeta Michea ove sarebbe nato il futuro Messia. (Mi 5,1 e Mt 2,6): “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola  per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà Colui che deve essere il dominatore in Israele”.
I pastori furono i primi a ricevere l’annunzio della Buona Novella, pur essendo considerati dagli Scribi e dai Farisei una popolazione povera, sporca, che non osservava le norme igieniche allora in uso e la cui testimonianza non era valida nei tribunali. E’ stato invece riservato ai pastori, appunto perché poveri, emarginati e disprezzati, il privilegio di conoscere per primi la Buona Novella: “Oggi è nato per voi il Salvatore. “ (Lc 2,11) I poveri, quindi, sono più consapevoli, per la loro disagiata condizione di vita, di aver bisogno della Salvezza, cioè da ogni sorta di male e perché il disprezzo o l’indifferenza dei ricchi, li può portare a sperare e a credere soltanto nell’aiuto divino. Gesù stesso, nella Sinagoga di Nazareth, commentando il passo di Isaia da Lui stesso letto dice:”Lo Spirito del Signore è su di Me…e mi ha mandato ad annunciare il Vangelo ai poveri”. (Lc 4,18 e Mt 11,25).
Quando Giuseppe e Maria portarono Gesù al Tempio per offrirlo al Signore, secondo la Legge ebraica che prescriveva che ogni primogenito dovesse essere presentato al Tempio entro 40 giorni dalla nascita, il vecchio Sacerdote Simeone fa alcune profezie sul futuro, dicendo che questo Bambino è venuto “per la rovina e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione.”(Lc 2,34)
Gesù, infatti, “venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio. “(Gv 1,11-12) Gesù dunque, per gli uni è segno e sorgente di risurrezione e di salvezza, per gli altri che Lo rifiutano è “laccio e pietra di inciampo” (Is 8,14—Gv 3,18—Mt 13,57—Rm 9,32). Inoltre Simeone preannunzia  a Maria che una grande spada Le trafiggerà l’anima perché soffrirà moltissimo; Maria però non si turba perché, conoscendo le Sacre Scritture, sa bene quale destino attende il Messia. Maria dunque, sapendo che Suo Figlio Gesù sarebbe stato “l’uomo dei dolori” (Is 53,3) sapeva anche che era chiamata ad essere la “Madre Addolorata”.
Il re Erode che regnò in Palestina dal 714 al 750 dalla fondazione di Roma, quando scoprì dai Magi che era nato il Salvatore di Israele, tentò in tutti i modi di liberarsi del Rivale e concepì l’orrendo crimine di uccidere tutti  i maschi nati in quel periodo. Sono noti i comportamenti gelosi, malvagi e sanguinari di Erode. Basti ricordare che fece uccidere sua moglie, tre suoi figli, suo fratello e che anche, per soli sospetti, condannava a morte i suoi migliori amici come ben sappiamo dallo storico Giuseppe Flavio.
Per sfuggire alle mire assassine di Erode, un Angelo spinge Giuseppe a partire in tutta fretta alla volta dell’Egitto; questo viaggio, assai disagevole, durava almeno sette giorni e Maria compiva la volontà di Dio aderendo alla decisione di Giuseppe, senza conoscere le future conseguenze. Morto Erode, un Angelo apparve in sogno a Giuseppe e gli disse di tornare in Israele. Però Giuseppe, saputo che sul trono del padre regnava  Archelao, figlio di Erode, per sicurezza si trasferì a Nazareth, realizzando l’antica profezia che asseriva che il Messia si sarebbe chiamato Nazareno. (Mt 2,23)
Tra gli ebrei, quando un bambino raggiungeva il dodicesimo o il tredicesimo anno, diveniva “figlio della Legge”, pertanto doveva osservare i tre Precetti annuali: Pellegrinaggio a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua (Passaggio) a ricordo del passaggio dalla schiavitù egizia verso la Terra promessa; la festa di Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua) per ringraziare Dio delle primizie dei raccolti; la festa delle “Capanne” (sei mesi dopo Pasqua), per ringraziare Dio al termine del raccolto delle messi. (Es 23,17—Dt 16-17).
Gesù quindi, ligio alla Legge, quando ha 12 anni entra nel Tempio e legge un brano relativo alla profezia del Messia, dichiarandone la realizzazione in Lui.
A trenta anni, Gesù inizia la Sua Missione pubblica, lasciando la casa materna. Infatti scende da Nazareth verso la valle del Giordano ove si fa battezzare da Giovanni il Battista. Quindi si ritirerà nel deserto per 40 giorni per poi scegliere i Suoi Apostoli.
Poiché Maria si reca alle nozze di Cana senza Giuseppe, si suppone che egli fosse già morto. Questa morte prematura, ha privato Maria dell’unico sostegno umano sul quale avrebbe potuto contare nei giorni per Lei dolorosissimi della Passione e Morte di Gesù.
(Elaborazione da: “Maria Santissima”  di Marcello Morgante)
(Carlo)                                                                                                (1° Parte)

lunedì 28 ottobre 2019

SPIRITUALITA'


L’ APOSTOLATO  CON  MARIA  SANTISSIMA
L’Associazione della Legio Mariae è un’Associazione che, senza trascurare la preghiera, mette in atto varie forme di Apostolato attivo con la priorità dell’aiuto spirituale alle persone con le quali si viene in contatto.
Perché la fede cresca e si sviluppi, è necessaria una formazione spirituale che la Parrocchia di appartenenza, in genere, è in grado di offrire. Vivere la vita della Parrocchia, è servire il prossimo, è rendersi collaboratori dello Spirito Santo il quale non cessa mai di operare nei cuori di coloro che vorrebbero aprirsi alla Sua Grazia, ma, a volte, sono impediti a causa delle circostanze mondane o dalle frequenti  lontananze da Dio, ad aprire la loro anima, perché hanno il cuore inaridito.
Compito del Legionario di Maria è individuare l’ostacolo che impedisce la conversione, conversione di cui tutti, più o meno, necessitiamo e preparare i cuori, risolvendo gli eventuali dubbi o reticenze, affinché le armi del nemico antico, vengano rese vane.
Il Legionario non opera da solo, perché non otterrebbe alcun risultato, ma agisce dietro la spinta di Maria Santissima, partecipando con Lei al recupero di quest’anima che senza la nostra azione, potrebbe perdersi.
Il Legionario, quale credente e osservante della Legge di Dio, conosce bene la Sacra Scrittura la quale rende responsabile ogni credente della salute spirituale o meno, del fratello.(Ez 33,8-9)
L’essenza stessa di Maria, è essere Madre di ogni uomo, pertanto il Suo compito principale è portare a Gesù ogni anima affinché si salvi. In questa meravigliosa opera di Apostolato, Ella si serve dei Suoi devoti i quali hanno promesso solennemente di collaborare con Lei, ricevendo in cambio, uno speciale dono, un carisma che consente loro di percepire nel prossimo, un desiderio inespresso di redenzione.
Oggi voglio portare un esempio concreto dell’opera di Apostolato che un nostro Presidio, nelle vicinanze di Roma, ha svolto nello scorso anno.
Questi meritevoli Membri Attivi, visitano costantemente 13 degenti di una Casa di riposo, coinvolgendo nei loro colloqui, anche i familiari degli assistiti. Inoltre, i loro Ministri della Comunione, dopo una breve introduzione e preparazione, somministrano la Santa Comunione a chi lo desideri.
Visitando le famiglie nelle case, hanno conosciuto un ragazzo tetraplegico  col quale svolgono un’importante opera di sollievo spirituale, intrattenendosi  con lui ogni venerdì, mentre la madre ricorre a una ginnastica posturale, per resistere ai notevoli sforzi, dovuti al continuo sollevamento del figlio paralizzato. Il ragazzo è molto edificato dagli argomenti e dalle preghiere che ascolta con vivo interesse, sopportando meglio la sua infelice situazione. Aggiungo io, per mia personale esperienza, che questo ragazzo conta con ansia i giorni che lo separano dal nuovo incontro del venerdì, beneficiando di questo conforto, per tutta la settimana.
Le situazioni particolari sono molte, ma viene ricordata una signora vedova, quasi cieca e sorda, la quale vive insieme alla figlia portatrice della sindrome di Down. Questi Legionari si assicurano che l’assistenza pubblica non venga mai meno e spesso accompagnano la vecchia madre per delle visite specialistiche.
Un altro importante Apostolato è quello di partecipare a tutti i funerali che si svolgono nella Parrocchia incontrando, quando possibile, i congiunti, per offrire loro una condivisione e un conforto.
Questi Legionari partecipano anche a liete occasioni nelle quali si festeggiano gli ammalati parrocchiali, allestendo per loro un pasto o un rinfresco in occasione della festa in onore della Madonna di Lourdes.
A questo gruppo non sfugge la preghiera di intercessione per tutti i defunti delle Fosse Ardeatine, recitando insieme, il Santo Rosario.
“O  Regina e Madre mia, io sono tutto Tuo e tutto ciò che ho è Tuo”
(Carlo)

giovedì 25 luglio 2019

ATTUALITA'


LA  MATERNITA’-
Dio ha dotato la donna di un dono speciale: la maternità. Questa maternità è un concetto poco comprensibile per un uomo ed è poco compreso da molte donne che lo vivono più per istinto che per assimilazione. La maternità, per quanto un uomo possa comprendere, è uno stato mentale e fisico che trascende dalla donna spogliandola, volontariamente o meno, della sua stessa esistenza.
Una madre è tutta protesa verso il figlio, gli ha donato tutta sè stessa, lo ha costruito interamente con le cellule del proprio corpo e del proprio sangue. Per lui è disposta ad ogni sacrificio e lo ama più di sé stessa.
Senza saperlo, o rendendosi conto a stento, ha partecipato alla creazione di una creatura, collaborando con Dio: ha prodotto i “mattoni” permettendo a Dio di creare un altro essere umano. Per questo, la donna che partorisce, sente con chiarezza di essere stata uno strumento di vita nelle mani del Creatore e capisce di essere nata per adempiere questo incomparabile compito.
Origine della maternità spirituale di Maria Santissima
La maternità di Maria, valorizza ogni maternità umana perché Dio dimostra a quale altezza Egli abbia voluto elevare la maternità umana; ogni donna che diviene madre, riceve una dignità superiore poiché Dio stesso si è servito di una donna per elevarla a Madre di Dio. Ogni maternità, quindi, implica una collaborazione con Dio come ricorda la prima donna ,Eva, quando dice : “Ho acquistato un uomo dal Signore.” (Gn 4,1)
Ogni nascita umana richiede l’azione creatrice di Dio e una cooperazione dei genitori umani. La donna, collaborando con l’onnipotenza divina, riceve da essa la sua maternità la quale porta in sé la somiglianza della paternità divina. Infatti in Maria, la somiglianza con la paternità divina, raggiunge la sua forma più perfetta, poiché, divenendo Madre del Figlio di Dio, realizza la paternità del Padre. Il Volto della Madre è il riflesso del Volto del Padre. L’espressione “le viscere materne” che spesso si incontra nelle Sacre Scritture, esalta la tenerezza e l’indulgenza dell’Amore divino e rivela il comportamento di Dio che è sia paterno, sia materno. Dice S.Paolo in Ef 3,14-15 dichiarando che “piega le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra, prende nome.” Quindi ogni paternità, ma anche ogni maternità, derivano dalla paternità del Padre celeste.
Da ciò è possibile dedurre l’immensa portata di Maria, divenuta Madre di Dio in vista di divenire Madre di tutti gli uomini e questa maternità universale aveva come obiettivo di manifestare l’Amore universale del Padre. L’amore materno di Maria attira molti cristiani e non cristiani poiché viene evidenziata in esso la verità suprema di tutta l’opera del Salvatore che ha voluto espandere su tutta l’umanità il Suo Amore sovrano e gratuito, colmandola con i Suoi benefici. In ogni maternità consapevole, l’affetto che una donna dona ai suoi figli, è l’immagine più toccante dell’amore del Padre, per tutti coloro che sono Suoi figli in Cristo. Ogni maternità umana, quindi, è incaricata in questo senso, di una missione di rivelazione dell’Amore divino.
Maria è la sola donna che ha ricevuto una maternità universale che si estende a tutta l’opera di diffusione della grazia, e la stessa, in modo logicamente minore, è l’esempio perfetto della maternità particolare d’ordine spirituale, che viene offerta a tutte le donne che vogliano cooperare con Dio all’edificazione del Regno, alla formazione di un’umanità migliore, in ossequio alle parole di Gesù :” Chi compie la volontà di Dio, costui è Mio fratello, sorella e madre.” (Mc 3,35) A tutti coloro che fanno la volontà di Dio, la strada è aperta per una fecondità spirituale affine a quella di Maria.
Quando Gesù si rivolge alla Madre chiamandola “Donna” e questo avviene a Cana e sul Calvario, intende considerarla come la Madre del Figlio dell’Uomo, come Colei che coopera al mistero dell’Incarnazione redentrice e alla salvezza dell’umanità. Tutte le donne sono chiamate ad entrare in una maternità di grazia e a ottenere con la loro intercessione, le meraviglie divine, unendosi al sacrificio redentore, per una fecondità spirituale.

Creazione di una nuova maternità
Le parole: “Donna, ecco il Tuo figlio” conferiscono a Maria una maternità che caratterizzerà lo sviluppo della Chiesa; con l’Incarnazione, divenendo Madre di Dio, Ella si apriva sull’infinito, poiché questa Sua maternità assumeva una ampiezza senza limiti. Nel sacrificio del Calvario, Maria sapeva di cooperare con Cristo all’opera universale di salvezza, sapeva di dover soffrire per tutti gli uomini; Ella rinunciando a rinchiudersi nel proprio dolore, condivideva l’intenzione di Suo Figlio che si offriva quale Vittima.
Gesù stesso, invitando a  essere Madre di Giovanni, rappresentante di tutta l’umanità,dichiara Maria Cooperatrice nell’opera della salvezza. Ormai Maria ha un altro figlio e deve trasferire su di lui ( e sull’umanità) tutto il Suo affetto materno. Il Salvatore crea una situazione nuova, creando per Maria una maternità universale, impegnata nello sviluppo della Chiesa. Quelle parole pronunciate da Gesù sul Calvario, sono dotate di efficacia creatrice e in virtù di questo fatto, gli uomini sono innalzati alla dignità dei figli del Padre, in Cristo, procurando nel contempo a Maria, la maternità universale per  adottarli e procurare loro un pieno sviluppo della loro vita. Precedentemente, il saluto angelico, l’aveva chiamata “piena di Grazia” e questa pienezza di santità era l’anticipazione della nuova creazione che sarebbe stata attuata da Cristo e che lo Spirito Santo convalida con la Sua fecondazione rendendoLa  Madre di Cristo.
A motivo della partecipazione di Maria al sacrificio redentore, Maria è stata chiamata Madre dell’umanità. Lo Spirito Santo  La trasforma e La eleva, comunicandoLe una capacità materna che si estende a tutti gli uomini. In seguito, durante la Pentecoste, lo Spirito Santo, nel momento in cui formerà la Chiesa, darà a Maria la qualità di Madre universale, conferendoLe tutti i doni necessari a tale compito.
In qualità di Madre della Chiesa, Maria veglia sullo sviluppo della comunità cristiana. Ella incoraggia quanti donano le loro forze alla Chiesa. “Finché visse sulla terra, era animata dal desiderio più ardente di contribuire all’instaurazione del Regno del Suo Figlio, il Messia. Questo desiderio lo conserva attualmente, aiutando quelli che sono incaricati di un compito apostolico. Ella li spinge alla generosità, li stimola e mantiene vivo in tutti uno spirito missionario.”(J Galot)
Poiché Gesù ama ogni uomo, desiderando renderlo figlio del Padre, ne consegue che Maria, divenendo Madre di tutti gli uomini, è Madre anche di chi ancora non  è partecipe della filiazione divina adottiva; del resto Cristo è morto sacrificando la vita anche per loro. Nessun uomo, dunque, è estraneo alla maternità di Maria e Lei non lo abbandona mai. “Il cuore di una madre è estremamente sensibile al bisogno dei suoi figli e da questo punto di vista, il Cuore materno di Maria è l’immagine del Cuore di Dio, del Cuore del Padre il quale si commuove della miseria spirituale di quelli che restano lontani da Lui. Più sorprendente ancora del “cielo” promesso per lo stesso giorno al ladrone pentito, il perdono che Gesù implora per i Suoi nemici, scusandoli a motivo della loro ignoranza, ha determinato un orientamento fondamentale nella maternità accordata a Maria. Questa maternità non si arresterà mai davanti alla barriera dell’ostilità, non si lascerà paralizzare dalla persecuzione. Maria diventa Madre di tutti coloro che il Suo Figlio amava; è anche la Madre dei nemici di Cristo e offre il Suo Amore materno, anche a quelli che si oppongono al Suo Figlio e combattono il Suo Regno. Ella rivolge a questi nemici, un affetto particolare a motivo della loro situazione sciagurata e cerca di liberarli dalla loro soggezione al male. Ella agisce come Madre di tutti quelli che vivono sulla terra, qualunque siano le loro disposizioni intime.” (J.Galot)
Oggi è tanto necessario meditare su questi temi così combattuti  dalla cultura ostile che si è affermata non poco tra le persone più giovani e inesperte, le quali troppo spesso optano per l’interruzione della gravidanza e per una conduzione di vita completamente estranea alla loro originaria cultura cristiana.
(Carlo)


mercoledì 17 luglio 2019

SPIRITUALITA'


PERCHE’ SONO DEVOTO DELLA MADONNA
Dopo una infanzia triste e un’altrettanto triste giovinezza, durante gli studi liceali, la mia fede, non ancora consolidata, è stata ripetutamente colpita dagli strali di un professore scolastico, demolendola a poco a poco. Ero un ragazzo poco esperto di religione e alla fine ho ceduto, ritenendo le mie credenze religiose, semplici favole.
Da quel momento la mia  qualità di vita ha peggiorato notevolmente ed è cresciuta l’insofferenza ed una smodata sete di esperienze, basate più sulla mia valutazione che su quella di Dio.
Vivevo male e niente mi soddisfaceva poiché mi mancava la pace dell’anima, quella pace che solo dopo la mia conversione sono riuscito a trovare. Da sempre la mia curiosità mi spingeva a leggere di tutto perché avevo sete di sapere il più possibile nei più svariati campi umani. Poiché le mie capacità finanziarie erano molto limitate, ricorrevo ai mercatini e alle bancherelle che vendevano i libri usati a buon prezzo. Un giorno, rovistando tra i libri di una di queste bancherelle, sono stato attirato da un titolo per me inconsueto.
Si trattava della “Vera devozione a Maria Santissima” di uno sconosciuto Autore, S.Luigi Maria di Montfort.
Poiché mi interessava il tema mariano, del quale conoscevo molto poco, ma che era spesso discusso in giro, l’ho acquistato e letto. Dietro una pagina ho visto stampato un indirizzo relativo ad un centro mariano.
Curioso di saperne di più, sono andato a questo indirizzo: Mi ha aperto la porta un frate con una barba imponente il quale, saputo del mio interesse, mi ha subito invitato ad una riunione che si sarebbe tenuta lì il giorno dopo e nella quale si sarebbe parlato del tema che mi interessava. Puntualmente ho partecipato a quella riunione che ritenevo informativa, ma che in realtà aveva una connotazione di preghiera.
Senza saperlo, ho partecipato ad una riunione della Legione di Maria che traeva ispirazione proprio dal Montfort per trasformare la propria vita e renderla appagante e felice.
Fino ad allora la Madonna, la Madre di Dio e degli uomini, non era per me se non la Madre di Gesù  e io non conoscevo affatto la Sua funzione materna. Lei ha avuto pietà della mia miseria ed è entrata nella mia vita dandomi quell’ossigeno che mi mancava e che era costituito dal Figlio Suo.
Frequentando questo gruppo e partecipando insieme a loro ai vari tipi di apostolato, ho avuto tante e varie esperienze che mi hanno fatto condividere con le persone incontrate, le tante loro sofferenze e gli sforzi per confortarle. Nel tempo ho potuto sperimentare il continuo aiuto di questa Santa Madre celeste, la cui provvidenza e amore non ha uguali. Mia moglie, scorgendo in me un uomo mai conosciuto fino allora e temendo in una mia “sbandata” spirituale, che avrebbe potuto allontanarmi dalla famiglia, ha combattuto come poteva, affinché tornassi ad essere il marito premuroso di prima. Temeva , infatti, che questo nuovo fortissimo interesse, potesse degenerare in fanatismo e costituire per lei un tradimento degli impegni matrimoniali. In quei giorni si parlava molto di un certo Fratel Gino, il quale era stigmatizzato e passava per un Santo a motivo di una forte carica spirituale e capace di emanare dalle mani ferite, un intenso profumo di rose. Saputo del gran seguito avuto, tanto da aver potuto costruire una grande Chiesa a S.Vittorino in onore della Madonna, decisi di andare insieme a mia moglie, a consultarlo per conoscere il volere di Dio. Dopo una notevole fila tutti e due, separatamente, abbiamo avuto con lui un colloquio. Nel mio caso, il responso è stato piuttosto ambiguo e mi è sembrato che mia moglie avesse ragione nel ritenerla “una sbandata”.
Tornato allora nel mio gruppo, ho annunciato loro che mi sarei dimesso perché evidentemente avevo sbagliato strada. Tutti si sono meravigliati, ma non hanno potuto nulla circa la mia decisione.
Subito dopo, per un lungo mese di separazione, ho provato un’amarezza e un disorientamento terribili con una sofferenza spirituale acutissima. Sono diventato cupo e arrabbiato e, potrei dire, fuori di me. Sentivo in me un peso che mi schiacciava e nulla poteva alleviare questa condizione, finché, dopo tante riflessioni, parlandone con mia moglie, ho deciso di tornare nel mio gruppo.  Ricordo perfettamente che nel medesimo istante della mia decisione, ho provato una sensazione di liberazione da quel peso insostenibile ed ho potuto respirare un’aria serena. Dio, per mezzo di Maria, aveva vinto la mia ostinazione e mi aveva rivelato la Sua volontà. La mia conversione cominciò da quel momento perché il miracolo ricevuto mi ha reso forte e determinato. La Misericordia di Dio mi ha dato la consapevolezza e la certezza che la mia vita aveva preso la direzione giusta. Negli anni che seguirono, mia moglie si convinse che i suoi timori erano infondati e che io, con la mia risposta positiva all’invito della Madonna, avevo conservato e valorizzato il nostro matrimonio. Le grazie ricevute in questo lungo periodo di 46 anni, sono state tante ed eccezionali. Ne ricordo tante e molte delle quali ottenute in brevissimo tempo e inequivocabili. Ho sempre avuto, anche tutt’ora, la precisa sensazione della protezione della Madonna che mi salva da tantissimi pericoli, sia fisici, sia spirituali. Sento di avere una Fede inattaccabile il cui merito non è da ascriversi alla mia personalità, ma alla convinzione profonda che solo Lei può inculcare. Quando mia madre è stata operata di tumore al pancreas proprio nel giorno di Pasqua, ho pregato e sofferto a lungo nella Chiesa dell’Ospedale e la mia preghiera non ha avuto subito un esito apparente, ma poi ho ottenuto per lei, certamente, una morte dolce e senza altre sofferenze, concludendosi con la Comunione dei malati.
A quel punto, mi ritenevo totalmente orfano. A soli quattro anni e mezzo avevo perso il padre, medaglia d’oro al valor militare, ed ora anche la madre. Un’ispirazione mi spinse a chiedere a Maria di divenire mia Madre; è stato come un fulmine a ciel sereno. Nei giorni che seguirono, la Sua Presenza era costante e tutto ciò che chiedevo, in poco tempo mi veniva concesso. La mia serenità era al settimo cielo e il mio animo era tranquillo, affidandomi completamente a Lei e al Suo Amore. Quando la situazione sembrava priva di uscite, Le dicevo: Madre mia, pensaci Tu. E Lei veramente pensava a tutto! Quante situazioni complesse e umanamente inestricabili, Lei portava a compimento! Mi  dicevo: la prova dell’Amore di Maria per i propri figli conferma continuamente la veridicità di ciò che si crede. Non può essere un’ illusione, come tanti vorrebbero credere, ma se si è onesti con sé stessi e con Dio, non è possibile negare l’origine soprannaturale della Fede. Questo dono incommensurabile ci è dato come premio per aver creduto senza aver visto. Tutte le grazie ricevute, sono come tante pietruzze di un mosaico che mostra nel suo insieme il disegno divino. Nei periodi di aridità esse costituiscono per me una forte conferma del mio credere e anche se, come è avvenuto di recente, si trascorre un periodo “di deserto”ove ci sembra mancare il conforto divino, tuttavia so che fuori della mia sfera umana, la presenza di Maria non manca mai. La Misericordia di Dio ci lascia vivere questi difficili e penosi periodi per il nostro bene e per i Suoi imperscrutabili disegni.
(Carlo)

lunedì 17 giugno 2019

ATTUALITA'

“Non giudicate affinché non siate giudicati “          (Mt 7,1)
Questo comandamento di nostro Signore, è rivolto esclusivamente al giudizio di condanna verso il nostro prossimo, ma non si può estendere in ogni direzione come molti ipotizzano.
Il buon cristiano deve astenersi dal giudicare il comportamento del nostro prossimo, condannandolo, perché noi non siamo mai in grado di farlo, sia per i nostri limiti, sia per la nostra imperfetta conoscenza dell’individuo che stiamo frequentando. Nessuno, tranne il Creatore, è in grado di scandagliare l’animo umano e giudicare in perfetta buona fede. Il nostro io è sempre presente nel nostro giudizio e condiziona pesantemente le nostre conclusioni. Per questo, Gesù, meravigliosamente saggio, ci proibisce  di voler togliere la pagliuzza dall’occhio del vicino ( in definitiva,condannandolo), prima di aver tolto la trave presente nel nostro. Non è difficile interpretare la trave come il grande ostacolo della nostra personalità.
Ma, estendere questa proibizione alle continue scelte che il cristiano giornalmente deve fare, e quindi al continuo giudizio esercitato, è certamente paralizzante ed erroneo.
Ad ogni tentazione che mi si presenta, devo opporre il filtro del mio giudizio, per stabilire, secondo i dettami di Cristo, se sia o meno in linea con questi principi evangelici. Quindi, mille volte al giorno sono sollecitato a giudicare, perché la tentazione è instancabile e tale deve essere il mio comportamento.
Dice Gesù: “Se il fratello tuo ha peccato contro di te, và e ammoniscilo tra te e lui solo…”(Mt 18,15-20).
E’ implicito, quindi, che il giudizio è stato esercitato, dal momento che la vittima chiede spiegazioni, “ammonendo” il peccatore. L’ammonizione, quindi, presuppone il giudizio di colpevolezza, colpevolezza che, in caso di resistenza dell’oppositore, viene portata davanti agli anziani al fine di ricevere giustizia.
Male fanno tutti coloro che, strumentalizzando il consiglio evangelico, insistentemente impediscono al cattolico ignorante, di mettere in atto le ispirazioni dello Spirito Santo e impediscono l’adesione entusiasta del credente, lasciandolo in una oscura nube di colpevole indecisione.
(Carlo)

SPIRITUALITA'


PREGHIERA  ALLA  MADONNA-
Madonna mia dolcissima
Madonna addolorata
In questi mesi quanto Ti ho invocata!

Mentre io Ti prego con amore,
capisco che Tu senti il mio dolore.
Questo dolore, come una spada,
mi trafigge il cuore.

Tu l’hai provato
o Madre Addolorata,
ascolta questa madre disperata.

La Tua preghiera, insieme con la mia,
offriamole al Signore come dono,
così verso di me sarà più buono.

Solo attraverso Te o Vergine Maria,
Gesù potrà ascoltare
questa supplica mia.

Tersilia D.T.


domenica 2 giugno 2019

SPIRITUALITA'


IL  SANTO  ROSARIO-
Il Rosario consta di due orazioni: quella mentale e quella vocale. La prima consiste nella meditazione dei principali Misteri della Vita, della Passione e della Gloria di Gesù Cristo e della Sua Santissima Madre.
La preghiera vocale consiste nella recita di quindici decine (Rosario completo) di Ave Maria, precedute da un Padre nostro. Vengono considerati cinque misteri, rispettivamente  Gaudiosi, Dolorosi, Gloriosi. S.Giovanni Paolo II ne ha aggiunto un altro chiamato Mistero della Luce.
Questa speciale preghiera ha per scopo di onorare e di imitare i Misteri e le Virtù di Gesù e di Maria.
-Itinerario storico-
Alla fine dell’XI secolo, si passò dalla recita dei 150 Salmi a quella di 150 Padre nostro. Con l’avvento del XII secolo, il Rosario viene modificato recitando solo 150 Ave Maria, ma limitatamente alla prima parte.
S.Domenico (1170-1221) si adoperò con grande zelo alla diffusione del Rosario, specialmente dopo l’apparizione della Vergine che ebbe luogo nella Cappella ove egli era solito preparare la sua omelia ; egli, infatti, preparava i suoi famosi discorsi dopo la recita del Rosario, poiché desiderava incidere negli animi degli ascoltatori. La Vergine, dunque, pur apprezzando l’omelia che S.Domenico aveva preparato, gli offrì un testo migliore che lui accettò ben volentieri.
Dopo tale esperienza, il Beato Alano della Rupe, anche lui domenicano e innamorato del Rosario, scrisse che tutti i Predicatori fanno recitare, all’inizio dell’omelia, un’Ave Maria per assicurarsi il divino favore.
La stessa Vergine aveva spiegato a S.Domenico, che non ci si doveva meravigliare se gli oratori non riuscivano nel loro scopo, perché essi lavoravano un terreno non ancora irrigato dalla pioggia. Diceva Maria: “Sappiate che quando Dio volle rinnovare il mondo, mandò prima la pioggia del Saluto Angelico; in tal modo e non altrimenti, il mondo fu riformato. Nelle vostre prediche, esortate dunque a recitare il Mio Rosario; sarà allora che otterrete molte conversioni.”
Solo nel 1483 apparve nei documenti, l’Ave Maria completa anche della seconda parte e il Gloria entrò nella recita del Rosario, solo all’inizio del XVII secolo.
Domenico di Prussia, certosino di Treviri (+ 1461) mise in atto una variazione, secondo la quale, subito dopo il nome di Gesù che segnava la fine della salutazione angelica, aggiunse 50 clausole che richiamavano il Vangelo; le parole di lode a Maria convergevano nel Cristo, contemplato nei Suoi Misteri ed  egli lo chiamò Rosario Mariano.” Con l’approvazione ufficiale di S.Pio V (1659), Maria non è più solo un capolavoro di grazia e di virtù, da imitare e contemplare per trovare il Signore, ma è la grande Avvocata delle grazie salvifiche”. (De Fiores)
Significato del Rosario
Il Rosario dunque, ha per scopo:
-onorare le tre Persone della Santissima Trinità
-onorare la Vita, la Morte e la Gloria di Gesù Cristo
-imitare la Chiesa Trionfante
-modellarsi sulle tre parti, quella che riguarda la vita purgativa, quella illuminante e quella unitiva
-colmarci di Grazie in questa vita, di pace in morte e di Gloria nell’eternità
Si dice che il nome “Rosario” sia tratto dalle rose che vengono poste in capo a Gesù e a Maria, quando vengono recitate le Ave Maria. Questa simbolica corona di rose veniva offerta alla Madonna ad imitazione del vassallo che offriva un mazzo di fiori alla sua sovrana.  Alfonso Rodriguez recitava il Rosario con tale ardore, e spesso uscivano dalla sua bocca, ad ogni Padre nostro, una rosa vermiglia e ad ogni Ave, una rosa bianca.
Il Beato Alano della Rupe, fu visitato spesso dalla Santa Vergine, allo scopo di istruirlo circa i mezzi per assicurare la salvezza delle anime. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni, mossegli dai demoni che lo riducevano in grande tristezza prossima alla disperazione, la Santa Vergine lo consolava, dissipando con la Sua soave Presenza, tutte quelle nubi e quelle tenebre che lo opprimevano. Fu Lei, che gli insegnò il metodo per recitare il Rosario e lo istruì intorno all’eccellenza e ai frutti del medesimo.
Circa il Rosario,si raccontano molti fatti miracolosi avvenuti nelle epoche passate, ma spesso l’orgoglio dei dubbiosi induce a negare molti di questi fatti, anche se accertati, col pretesto che non li si leggono nella Sacra Scrittura. Ma è questo il tranello teso da satana in cui sono caduti gli eretici, negatori della Tradizione e in cui, senza accorgersene, cadono pure i critici dei nostri giorni, negando fede a ciò che non comprendono, o che loro non torna conto, senz’altro motivo per comportarsi in questo modo, all’infuori dell’orgoglio e della sufficienza del loro proprio spirito.
(fonte: S.De Fiores e S.Luigi M. di Montfort)
(Carlo)


martedì 23 aprile 2019

SPIRITUALITA'


IL  SABATO  GIORNO  DI  MARIA-
Durante l’Apparizione di Fatima, l’Angelo chiese ai piccoli veggenti di comunicarsi  nei primi sabati del mese, per riparare i peccati degli uomini. La Madonna, prevedendo la forte crisi di fede che avrebbe colpito il mondo moderno, chiese la devozione del sabato per contrastare questa nostra aridità di cuore.
E questo sabato è il giorno della perfetta fede di Maria.
La scelta del sabato non è casuale. Questo giorno che segue il venerdì di Passione, è un giorno fatto di silenzio e meditazione. Il giorno prima, il venerdì, è un giorno febbricitante, ove le azioni si susseguono senza sosta e le urla degli aguzzini e del popolo sovrastano la sofferenza e il pianto dei discepoli.
Poi, una volta posto il corpo di Gesù nel sepolcro e chiusolo con una grande pietra, tutto ammutolisce e ogni speranza viene meno. Sappiamo dai discepoli di Emmaus che tutti i seguaci di Gesù sono abbattuti e senza più speranze. Solo Maria è lì, immobile, ma piena di fede perché crede fermamente nella Resurrezione del Figlio; Lei sola in quel momento è la Chiesa. “Maria fu la fiamma ardente, la lampada inestinguibile che illuminò con la Sua Fede, la terribile notte della Passione. Mentre tutto intorno a Lei vacillava paurosamente, Ella come colonna immobile, stava. Inoltre Lei offrì alla Giustizia Divina il sacrificio del Figlio per la salvezza del genere umano. Fu durante la Passione che Maria conquistò la corona e meritò di essere associata alla Redenzione del Figlio” (R.De Mattei) Sì, questo sabato silenzioso fu il giorno più amaro che Maria dovette sopportare e nel quale Lei provò lo stesso abbandono di Gesù sulla Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Nessuna fede è intensa più di quella di Maria, Lei è veramente “Colei che ha creduto”.
Durante la Crocifissione, vi era stato qualche lampo di luce: gli atti di fede del buon ladrone, quello del centurione, i quali riconoscevano la natura divina del Cristo nell’ora più buia, ma il sabato, Maria rimase sola, sola con il Suo dolore e con la Sua eroica Fede. Tutti, senza eccezione, abbandonarono Gesù, ritenendo conclusa la Sua avventura umana “Solo Maria compendiò nel Suo Cuore la fede della Chiesa e per questo Ella è stata il cuore della Chiesa. Nelle tenebre della Passione, Maria splendette in maniera eccelsa. Ella fu la città posta sul monte (Mt 5,14), l’arcobaleno tra le nubi (Gn 9,13), il vessillo sollevato tra le Nazioni (Is 62,10), la fiaccola che splende in luogo oscuro(2Tol 1,19). Maria ha il misterioso compito di farci giungere alla Fede e su di Lei riposa la Fede di tutti i secoli; Ella infatti, secondo S.Luigi di Montfort, con il consenso dell’Altissimo, ha conservato la Fede, nella gloria, per mantenerla nella Chiesa militante nei Suoi più fedeli servitori. Tra i principali frutti della Vera devozione alla Madonna, è appunto la partecipazione alla Fede di Maria . Divampi nel mondo la Fede di  Maria e presto, quanto prima, si compia la meravigliosa promessa:”Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà.” “(R.De Mattei)
(Carlo)

domenica 7 aprile 2019

ATTUALITA'

LETTERA AD UN AMICO AGNOSTICO- Caro Enrico poiché probabilmente non avremo occasione per scambiarci ancora le nostre opinioni, essendo cessate (me lo auguro) le manipolazioni del piede infortunato, vorrei portare a termine, anche se non esiste una conclusione definitiva, le nostre chiacchierate con queste considerazioni che non hanno avuto , per motivi di tempo, una speculazione degna della loro importanza. Confido nella tua capacità di ascoltare, come tu stesso mi hai detto e ne approfitto volentieri per continuare un po’ il nostro discorso in materia di religione. So che sto rischiando una tua reazione sfavorevole, ma il mio intento è assolutamente altruistico e dotato di semplice amore per il prossimo. Alla mia età, dopo aver conosciuto tante traversie della vita, della mia e di tante altre (l’apostolato svolto per 46 anni mi ha fatto conoscere da vicino un’infinità di drammi) credo di avere una visione molto “panoramica”della normale esistenza umana. La proverbiale saggezza dei vecchi non è così fantasiosa, non ti pare? Mi risulta che spesso siamo messi di fronte a delle scelte il cui sviluppo ci è oscuro. Ogni scelta possiede altre possibili opzioni e così, a cascata, ne sorgono altre. Per quanto ci spremiamo le meningi, non abbiamo alcuna garanzia di aver successo. Un detto biblico dice: “Invano si affannano i costruttori, se Dio non costruisce la casa.” L’unione matrimoniale In verità, sbagliare una scelta quale per esempio, quella matrimoniale, equivale ad andare incontro ad una vita d’inferno; questo vale sia per il matrimonio religioso sia per quello civile compresa la convivenza! Infatti anche la soluzione apparentemente più sicura relativa alla convivenza, non esclude affatto un esito negativo, anzi, porta in sé i germi di una dissoluzione, perché fondare una società senza la fiducia reciproca, ma creare legami indissolubili, come quello relativo ai figli, può portare a conseguenze devastanti inimmaginabili, creando un mare di infelicità. Penso a quelle situazioni complicate che stanno accadendo in questi tempi a molte famiglie “allargate” dove una madre con figli lascia il marito e fa figli con un altro, mentre nel frattempo il marito si unisce ad un’ altra donna con la quale fa altri figli! Gli odi che si scatenano in simili famiglie (a causa di affetti mancati ed eredità) sono descritti nelle cronache odierne. E tutto ciò a che prò? Queste persone irresponsabili, dopo una vita priva di affetti, bersagliati dalle lotte legali, impoverite dalle sentenze pecuniarie, vengono abbandonate nel periodo della vecchiaia, proprio quando sarebbe più necessario essere assistiti ed amati e finiscono la loro vita in un cronicario pubblico, anteprima dell’inferno! Chi non conosce un cronicario pubblico non può capirmi. Può sembrare esagerato ma non lo è per tante famiglie distrutte che seguono la moda delle convivenze! Il matrimonio cattolico Vediamo invece la situazione di coloro che hanno seguito la saggia tradizione del matrimonio cattolico (l’unico vero matrimonio riflettente l’unione di Gesù con la Sua Chiesa) ove la promessa solenne degli sposi di prodigarsi l’uno verso l’altro nel bene e nel male FINO ALLA MORTE, quindi una promessa di totale donazione senza alcun limite, procura una CERTEZZA superiore di molto all’insicurezza tipica delle altre unioni. Il matrimonio in Chiesa, ove Dio convalida con la Sua Presenza le intenzioni degli sposi donando loro la Grazia per mantenere gli impegni assunti, cosa non facile per coloro che credono di poter fare a meno di questa garanzia divina, possiede la capacità di creare una famiglia positiva unita, ove regni l’amore e faccia superare le immancabili prove di una vita in comune. Anzi, di più, hanno la garanzia di unirsi in modo tale da costituire spiritualmente una sola persona. Dice Gesù: “ Pertanto non saranno più due, ma una carne sola. Non separi dunque l’uomo, ciò che Dio HA CONGIUNTO” : (Matteo 19,6) La certezza che possiede lo sposo cristiano è impagabile. E’ vero, nonostante questi solenni impegni sottoscritti, l’uomo con la sua naturale debolezza, spesso li disattende, ma la percentuale dei fallimenti è molto ridotta rispetto a quelle unioni che per contratto non si assumono responsabilità. Inoltre, esiste nel matrimonio religioso, una interiore soddisfazione che accompagna gli sposi per tutta la loro vita e che è quella di aver adempiuto ad un compito creativo sollecitato da Dio Padre della vita. Io, sposo, obbedisco al comando divino accettando il piano creativo che Dio ha disposto per me, consentendo la prosecuzione della specie umana. Dio infatti, ama l’uomo e desidera lo sviluppo della popolazione umana. La fedeltà dei due coniugi assume un’importanza capitale e garantisce la conservazione del matrimonio nonostante le tentazioni a cui spesso andiamo incontro. La Grazia che Dio ha donato nella cerimonia matrimoniale liturgica, sarà di grande aiuto per tutta la vita. Ne beneficeranno anche i figli che vivranno la loro infanzia in un clima amorevole e non di lotta. Inoltre, e quì lo posso testimoniare in prima persona, conservare l’unione matrimoniale nella vecchiaia è uno dei più grandi doni che Dio faccia agli sposi. L’amore infatti non cessa con l’età ma si rafforza e diviene sublime. I figli Tutti sappiamo che i figli sono un dono ma sappiamo anche che costituiscono una forte responsabilità, perché dopo averli messi al mondo possediamo la facoltà di renderli forti o deboli, felici o infelici, virtuosi o reprobi. Poiché “l’uomo non vive di solo pane” ma ha bisogno, un bisogno estremo, di avere un’anima appagata. I figli, infatti, non si accontentano di essere nutriti fisicamente o di essere soddisfatti nelle loro esigenze di ogni giorno, ma necessitano di avere chiare interpretazioni di ogni esperienza che capita loro di incontrare. Non so se suo figlio stia attraversando l’epoca dei “perché”, ma certamente arriverà presto e durerà tanto fino a che non si sentirà sicuro. In questo periodo (ma anche oltre) è importante fornirlo di risposte oneste e veritiere, perché in difetto, si rivolgerà in altri siti ove il rischio è immenso. Lei capisce a cosa mi riferisco. Insegnare che non esista un Creatore, che lo scopo della vita sia solo un fenomeno animale che cessa con la morte e non vi sia un prolungamento ultraterreno tale da giustificare le molte sofferenze di questa esistenza, significa spingere un bambino a considerare la vita come un’occasione imperdibile di enorme egoismo con tutte le conseguenze nefaste che un tale ragionamento porta con sé. Se infatti ho solo questa vita per essere felice, perché devo privarmi di ogni gioia, se pur a scapito degli altri? Perseguirò il mio tornaconto e il mio prossimo sarà costituito da scalini che io calpesterò, perché non ho alcuna remora né fisica né morale. Anche nei riguardi delle donne, che riterrò come semplici strumenti di piacere, cercherò solo la soddisfazione del mio ego e fuggirò da ogni responsabilità, compresi i figli che eventualmente nascessero. In economia poi, non avrebbe senso essere onesti e rispettosi della proprietà altrui, ma seguirò sempre il mio tornaconto. E così di questo passo! Non so quanti di noi gradirebbero avere un figlio così. Sono certo che l’amicizia gli sarebbe sconosciuta e vivrebbe una vita arida e disperata, maledicendo il giorno della sua nascita. Volutamente ho calcato la mano, ma il mio pensiero onesto e sincero vorrebbe influenzarti positivamente affinchè tu Enrico, non commetta il grande errore di non acconsentire alla formazione religiosa cattolica di tuo figlio. Io posseggo una grande esperienza in questo campo e conosco tutti i pericoli che un giovane potrebbe incontrare se non munito di una sana disciplina interiore. Noi adulti possiamo permetterci qualche defezione temporale che consente alla fine un rientro nei ranghi, ma per un giovane la cosa può divenire drammatica perché non possiede i “filtri” costituiti dalla vita vissuta e potrebbe perdersi definitivamente con la droga, la superstizione, le sette, la malavita, la magia, il satanismo, etc.etc. Dio non voglia che questo accada, perché tutto ciò cadrebbe su di noi, annientandoci. “Lo libererò perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il Mio Nome. Mi invocherà e Io gli darò risposta; nell’angoscia Io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso.” (Salmo 91) Cordialmente. (Carlo)

domenica 17 marzo 2019

SPIRITUALITA'

CONSIDERAZIONI MARIANE 1° PARTE L’Immacolata L’Immacolata ci ricorda l’esistenza del peccato originale, peccato da cui Lei è stata preservata in considerazione dei meriti di nostro Signore Gesù Cristo. “E’ una figura di luce che si staglia in un mondo tenebroso, un raggio di speranza nella notte del peccato” (S. De Fiores). Acconsentendo alla tentazione demoniaca, Adamo ed Eva vollero essere padroni di se stessi e decidere su ciò che è bene e ciò che è male. Ricordiamo le parole del tentatore: “No che non morreste. Anzi Dio sa che quando ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.” (Gn 3,4-5). Questo primo peccato “fondamentalmente è stato un respingere Dio come centro e polo orientatore della propria vita, per fare sé stesso arbitro dei propri comportamenti, discriminatore del bene e del male: l’uomo ha sentito davvero le vertigini della sua “somiglianza” con Dio ed ha fatto il tentativo di sostituirGlisi. E’ quanto insinua in maniera scoperta satana, quando dice alla donna che gli aveva riferito della minaccia di Dio, qualora avessero mangiato dell’albero proibito: “No, voi non morrete…” satana dipinge Dio come un rivale dell’uomo, quasi geloso della Sua creatura e interessato a tenerla in soggezione: la morte di Dio nel cuore dell’uomo incomincia da quel momento! Da sempre, l’uomo è sedotto e affascinato dalla tentazione dell’ateismo. L’essenza più velenosa ed amara del peccato, è precisamente questa: fare a meno di Dio, visto e sentito come un limite alla propria capacità di affermarsi come valore autonomo.” (R.Kock) Quindi il peccato dei progenitori non è stata una semplice disobbedienza, come molti erroneamente credono, ma una desiderata sostituzione del Creatore, cosicché l’uomo diventi padrone di Dio. Le conseguenze terribili di tale comportamento sono state di natura sociale e cosmica: turbamento tra uomo e donna ritenendosi per la prima volta nudi (Gn 3,7), spaccatura tra la creazione e l’umanità e lotta continua fra le due discendenze, quella dell’uomo e quella del demonio. Ma le conseguenze precipitano presto con l’episodio della Torre di Babele (Gn 11,4-9),quella di Caino e Abele (Gn 4,8-11), degradazione morale sfociata con il Diluvio Universale (Gn 6,5-12) e infedeltà all’Unico Dio affermata dai profeti quali Geremia, Osea ed Ezechiele. Del resto il diluvio è un segno di maledizione dato alla terra (Gn 3,17/ 8,21-22). Anche oggi spesso l’uomo cerca di fare a meno di Dio e, pur ottenendo ritrovati scientifici di altissimo livello, gli è impedito di padroneggiarli (atomica, inquinamento etc). Ma tutto questo non deve portare al fatalismo o alla rassegnazione perché il progetto di Dio è quello di aprire uno spiraglio alla speranza e alla vittoria sulle forze del male, spiraglio che si allargherà sempre di più, fino ad avere un carattere definitivo con la Redenzione operata da Cristo. Dopo il peccato originale, Dio non abbandona l’uomo, ma si prende cura di lui e farà balenare un futuro di salvezza, promettendo la Sua benedizione a Set, Noè, Set, Abramo, Isacco, Israele, Davide, fino alla venuta di Gesù. Nell’annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria, viene usato il termine “piena di Grazia” indicando che in Lei permane il favore divino; infatti poco dopo si dice:”Hai trovato grazia presso Dio”. La Vergine non è chiamata solo per sé stessa ma in funzione di tutto il genere umano. Quando Elisabetta la vede arrivare da lontano esclama:”Benedetta Tu fra tutte le donne” (Lc 1,42); nel linguaggio biblico chi è benedetto vuol dire che si viene resi partecipi delle promesse divine, contribuendo attivamente alla loro realizzazione. Maria infatti si proclama “serva del Signore” e per questo collaborerà nella storia della Salvezza. (Es 14,31-Sal 78-70- Gaudium e spes 24-29-Ger 7,25) Anche i cristiani sono oggetto dell’amore di Dio insieme a Maria; infatti fin dall’antichità Egli ci ha scelti ed amati per essere Suoi figli santi, cioè consacrati al Suo servizio . E tutto questo in vista della Redenzione con la quale ci ha liberati dalla schiavitù del demonio il quale ci aveva sottoposti all’influsso malvagio della potenza del peccato. (Rm 3,23-Rm 5,12-19). Maria però è stata redenta dal peccato in maniera preventiva e non liberativa, poiché Lei non è stata proprietà del demonio neppure per un istante . Maria, la nuova Eva, è una credente perfetta ed è associata all’opera redentiva: Cristo, non solo è all’origine della Sua missione, ma ne è il fine. “Maria è completamente unita a Dio ed è refrattaria al compromesso con il peccato. Ella non è divisa tra l’ascolto di Dio e del maligno (come è avvenuto per Eva) e non conosce connivenze con il male. L’incontro con Lei, porta progressivamente ad eliminare l’io incoerente che mina la testimonianza cristiana, rendendola opaca.”(S. De Fiores). L’unione di Maria con lo Spirito Santo fa dire al beato Padre Kolbe che l’Immacolata è l’incarnazione dello Spirito Santo perché, essendo una concezione increata infinitamente santa e immacolata, suggerisce questa unione ineffabile perché Sua Sposa.: “se fra le creature, una sposa riceve il nome dello sposo per il fatto che appartiene a lui, si rende simile a lui e in unione con lui, diviene fattore creativo di vita, quanto più il nome dello Spirito Santo,” Immacolata Concezione” è il nome di Colei nella quale Egli vive di un amore fecondo in tutta l’economia soprannaturale.” Maria Corredentrice Due sono i titoli regali di Maria: la Sua divina Maternità e la Sua associazione all’opera della Salvezza. Scrive Pio XI : “Quale pensiero potremmo avere più dolce e soave di questo, che Cristo è nostro Re, non solo per diritto nativo, ma anche per diritto acquisito e cioè per la Redenzione? Ripensino tutti gli uomini dimentichi, quanto costammo al nostro Salvatore -Non siete stati redenti con oro o argento, beni corruttibili…ma col Sangue prezioso di Cristo, Agnello immacolato e incontaminato (1Pt 1,18-19). Non apparteniamo dunque a noi stessi, perché Cristo a caro prezzo ci ha comprati.” Dice S.Anselmo: “Dio è Signore di tutte le cose, perché le ha costituite nella loro propria natura con il Suo comando e Maria è Signora di tutte le cose, riportandole alla loro originale dignità con la Grazia che Ella meritò. Infatti, come Cristo, per il titolo particolare della Redenzione, è nostro Signore e nostro Re, così anche la Vergine Maria (è nostra Signora) per il singolare concorso prestato alla nostra redenzione, somministrando la Sua sostanza o offrendoLo volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra Salvezza…In maniera simile a quella con cui Eva fu associata ad Adamo, principio di morte, sicché si può affermare che la nostra redenzione si compì secondo una certa “ricapitolazione”, per cui il genere umano, assoggettato alla morte per causa di una vergine, si salva anche per mezzo di una Vergine; se inoltre si può dire che questa gloriosissima Signora venne scelta a Madre di Cristo proprio “per essere a Lui associata nella redenzione del genere umano” e se realmente fu Lei che esente da ogni colpa personale o ereditaria, strettissimamente sempre unita al Suo Figliolo, Lo ha offerto sul Golgota all’Eterno Padre, sacrificando insieme l’amore e i diritti materni, quale nuova Eva, per tutta la posterità di Adamo, macchiata dalla sua caduta miseranda; se ne potrà legittimamente concludere che, come Cristo, il nuovo Adamo è nostro Re, non solo perché Figlio di Dio, ma anche perché nostro Redentore, così, secondo una certa analogia, si può affermare parimenti che la Beatissima Vergine è Regina, non solo perchè Madre di Dio, ma anche perché, quale nuova Eva, è stata associata al nuovo Adamo. E’ certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e Uomo, è Re; tuttavia anche Maria, sia come Madre di Cristo Dio, sia come socia nell’opera del Divin Redentore e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignità regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo Re, deriva a Lei tale splendida sublimità, da superare l’eccellenza di tutte le cose create; da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza per cui Ella può dispensare i tesori del Regno del Divin Redentore; infine, dalla stessa unione con Cristo, ha origine la inesauribile efficacia della Sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre” (S. De Fiores) (Elaborazione da “Maria presenza viva nel popolo di Dio” di S. De Fiores) (Carlo)