UNO SGUARDO SULLA MADONNA
Conosciamo i
nomi dei genitori di Maria Santissima da un Vangelo apocrifo, il Protovangelo
di Giacomo del secondo o terzo secolo. Secondo questo Vangelo i genitori di Maria
si chiamavano Gioacchino ed Anna; inoltre, il luogo di nascita sarebbe
Gerusalemme. Questa volta abbiamo una conferma indiretta lasciataci in alcuni
scritti del quinto e settimo secolo con i quali veniamo informati che
l’Imperatrice Eudossia ha eretto, in onore di Maria, una Basilica localizzata
nei paraggi della piscina di Bethsaida a nord di Gerusalemme nel 400 circa. In
oriente, la festa della Natività di Maria divenne sempre più importante;
Andrea, Vescovo di Creta, nel 660 Le
dedicò queste belle parole: “Questo giorno (della nascita di Maria) è il giorno
in cui il Creatore dell’universo, ha costruito il Suo Tempio; oggi il giorno in
cui, per un progetto stupendo, la Creatura diventa la dimora prescelta del
Creatore.”
In
occidente, tale festa fu introdotta nel settimo secolo. Sempre secondo il
predetto Vangelo, Maria, all’età di tre anni, fu consegnata al Tempio ove visse
fino ai 12 anni. Evidentemente quì fu formata alla conoscenza della Legge
secondo l’ortodossia ebraica.
La festa
della Presentazione al Tempio, fu introdotta nel nono secolo nei Monasteri orientali,
ma fu solo nel 1585 con la Bolla “Intemeratae” di Papa Sisto V, che tale festa
fu assimilata nel Calendario Liturgico e celebrata ogni anno il 21 novembre.
Nell’Annunciazione,
l’Angelo Gabriele chiede a Maria di conformarsi al piano divino, concependo un
Uomo con la collaborazione dello Spirito Santo.
Maria, istruita dagli studiosi del Tempio, conosceva certamente la
Profezia di Isaia relativa a “Una Vergine concepirà e partorirà un Figlio che
chiamerà Emmanuele.” (Is 7,14), ma non conoscendo il “come avverrà questo
poiché non conosco uomo” (Lc 1,34), lo chiede all’Angelo il quale dà ulteriori
spiegazioni, dopo le quali Maria risponde: “Ecco la schiava (Doùle) del
Signore, avvenga di Me come Tu hai detto” (Lc 1,38) La traduzione esatta dal
greco del termine doùle è infatti schiava e indica una condizione molto
inferiore a quella di una serva, termine che non esisteva a quei tempi nei
quali vigeva la condizione di schiavo o liberto. Lo schiavo doveva
sottomettersi incondizionatamente alla
volontà del padrone.
Poiché lo
Spirito Santo aveva ispirato a Maria la scelta della verginità, in vista del
Mistero dell’Incarnazione, è ben fondato ritenere che abbia suscitato anche in
Giuseppe, il proposito della verginità.
La comunione
d’amore di Maria e Giuseppe, pur costituendo un caso specialissimo perché
legato all’Incarnazione, è stato un vero matrimonio e quella di Giuseppe, anche
escludendo la generazione fisica, fu a tutti gli effetti una paternità reale, non apparente.
Come
sappiamo, la proposta dell’Angelo è stata accolta eroicamente da Maria la quale
conosceva bene i testi profetici relativi al Messia che sarebbe stato
perseguitato, calunniato, schernito e trattato come un verme, infamia degli
uomini e rifiuto del Suo popolo. In questi attimi di sospensione si inserisce
il discorso di San Bernardo : “L’Angelo aspetta la risposta…Aspettiamo o
Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una
sentenza di dannazione…Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle Tue ginocchia: dalla Tua bocca dipende la
consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei
condannati, la Salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
Perché tardi? Perché temi ? Nella Tua umiltà prendi audacia, nella Tua verecondia
prendi coraggio. Apri, Vergine beata, il cuore alla Fede, le labbra
all’assenso, il grembo al Creatore”.
Dopo la
partenza dell’Angelo che informava Maria della miracolosa gravidanza della
cugina S.Elisabetta, si appresa a raggiungerla
ad Aim Karim distante 150 Km da Gerusalemme.
Dalla
meravigliosa preghiera del “Magnificat”
si può dedurre che Maria era solita pregare con i Salmi e i cantici dei
Profeti.
Poiché
Giuseppe non chiede a Maria spiegazioni della Sua gravidanza, possiamo
immaginare che ritenesse questo un
Mistero divino da accettarsi senza discutere. Maria, dal canto Suo, pur
soffrendo per l’angoscia del Coniuge che meditava un suo allontanamento, non
Gli svela il segreto della gravidanza perché l’Angelo non Le aveva detto di
manifestare ad altri questo prodigio. Maria dunque, rispetta il silenzio di Dio
e Giuseppe il silenzio di Maria, dando così, entrambi, un eroico esempio di
totale abbandono alla volontà del Signore.
La nascita di Gesù
Gesù è nato
a Betlemme di Giudea dove Giuseppe si era recato per il censimento voluto da
Cesare Augusto. Giuseppe, infatti, discendeva da Davide (Mt 1,20) il quale era nato a Betlemme (2 Samuele ,12)
come aveva predetto il Profeta Michea
ove sarebbe nato il futuro Messia. (Mi 5,1 e Mt 2,6): “E tu, Betlemme di Efrata,
così piccola per essere tra i capoluoghi
di Giuda, da te mi uscirà Colui che deve essere il dominatore in Israele”.
I pastori
furono i primi a ricevere l’annunzio della Buona Novella, pur essendo
considerati dagli Scribi e dai Farisei una popolazione povera, sporca, che non
osservava le norme igieniche allora in uso e la cui testimonianza non era
valida nei tribunali. E’ stato invece riservato ai pastori, appunto perché
poveri, emarginati e disprezzati, il privilegio di conoscere per primi la Buona
Novella: “Oggi è nato per voi il Salvatore. “ (Lc 2,11) I poveri, quindi, sono
più consapevoli, per la loro disagiata condizione di vita, di aver bisogno
della Salvezza, cioè da ogni sorta di male e perché il disprezzo o
l’indifferenza dei ricchi, li può portare a sperare e a credere soltanto
nell’aiuto divino. Gesù stesso, nella Sinagoga di Nazareth, commentando il
passo di Isaia da Lui stesso letto dice:”Lo Spirito del Signore è su di Me…e mi
ha mandato ad annunciare il Vangelo ai poveri”. (Lc 4,18 e Mt 11,25).
Quando
Giuseppe e Maria portarono Gesù al Tempio per offrirlo al Signore, secondo la
Legge ebraica che prescriveva che ogni primogenito dovesse essere presentato al
Tempio entro 40 giorni dalla nascita, il vecchio Sacerdote Simeone fa alcune
profezie sul futuro, dicendo che questo Bambino è venuto “per la rovina e la
risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione.”(Lc 2,34)
Gesù,
infatti, “venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però
l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio. “(Gv 1,11-12) Gesù
dunque, per gli uni è segno e sorgente di risurrezione e di salvezza, per gli
altri che Lo rifiutano è “laccio e pietra di inciampo” (Is 8,14—Gv 3,18—Mt
13,57—Rm 9,32). Inoltre Simeone preannunzia a Maria che una grande spada Le trafiggerà
l’anima perché soffrirà moltissimo; Maria però non si turba perché, conoscendo
le Sacre Scritture, sa bene quale destino attende il Messia. Maria dunque,
sapendo che Suo Figlio Gesù sarebbe stato “l’uomo dei dolori” (Is 53,3) sapeva
anche che era chiamata ad essere la “Madre Addolorata”.
Il re Erode
che regnò in Palestina dal 714 al 750 dalla fondazione di Roma, quando scoprì
dai Magi che era nato il Salvatore di Israele, tentò in tutti i modi di
liberarsi del Rivale e concepì l’orrendo crimine di uccidere tutti i maschi nati in quel periodo. Sono noti i
comportamenti gelosi, malvagi e sanguinari di Erode. Basti ricordare che fece
uccidere sua moglie, tre suoi figli, suo fratello e che anche, per soli
sospetti, condannava a morte i suoi migliori amici come ben sappiamo dallo
storico Giuseppe Flavio.
Per sfuggire
alle mire assassine di Erode, un Angelo spinge Giuseppe a partire in tutta
fretta alla volta dell’Egitto; questo viaggio, assai disagevole, durava almeno
sette giorni e Maria compiva la volontà di Dio aderendo alla decisione di
Giuseppe, senza conoscere le future conseguenze. Morto Erode, un Angelo apparve
in sogno a Giuseppe e gli disse di tornare in Israele. Però Giuseppe, saputo
che sul trono del padre regnava Archelao, figlio di Erode, per sicurezza si
trasferì a Nazareth, realizzando l’antica profezia che asseriva che il Messia
si sarebbe chiamato Nazareno. (Mt 2,23)
Tra gli
ebrei, quando un bambino raggiungeva il dodicesimo o il tredicesimo anno,
diveniva “figlio della Legge”, pertanto doveva osservare i tre Precetti
annuali: Pellegrinaggio a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua (Passaggio) a
ricordo del passaggio dalla schiavitù egizia verso la Terra promessa; la festa
di Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua) per ringraziare Dio delle primizie dei
raccolti; la festa delle “Capanne” (sei mesi dopo Pasqua), per ringraziare Dio
al termine del raccolto delle messi. (Es 23,17—Dt 16-17).
Gesù quindi,
ligio alla Legge, quando ha 12 anni entra nel Tempio e legge un brano relativo
alla profezia del Messia, dichiarandone la realizzazione in Lui.
A trenta
anni, Gesù inizia la Sua Missione pubblica, lasciando la casa materna. Infatti
scende da Nazareth verso la valle del Giordano ove si fa battezzare da Giovanni
il Battista. Quindi si ritirerà nel deserto per 40 giorni per poi scegliere i
Suoi Apostoli.
Poiché Maria
si reca alle nozze di Cana senza Giuseppe, si suppone che egli fosse già morto.
Questa morte prematura, ha privato Maria dell’unico sostegno umano sul quale
avrebbe potuto contare nei giorni per Lei dolorosissimi della Passione e Morte
di Gesù.
(Elaborazione da: “Maria Santissima” di Marcello Morgante)
(Carlo) (1°
Parte)