mercoledì 29 aprile 2020

SPIRITUALITA'


INVOCAZIONI  PER  LA  PROPRIA  MORTE
L’argomento della propria morte, anche se prima o poi è necessario affrontarlo, non gode di grande gradimento, eppure i troppi avvenimenti di questo triste periodo di pandemia dovrebbero farci riflettere sul pericolo di non poter essere consolati e aiutati con tutta l’assistenza religiosa tanto importante negli ultimi momenti della nostra esistenza. Nel parossismo del virus i medici hanno obbligato chiunque, colpito dalla malattia del covid 19, a restare isolato da tutti e moltissimi moribondi non hanno avuto il conforto religioso né la somministrazione dei Sacramenti. Tutti sappiamo che quando si avvicina la fine della nostra vita, le tentazioni del comune nemico si fanno sempre più incisive e non è raro, per chi non sia fortificato dalla fede, cedere alla disperazione e perdere la più grande occasione per abbandonarsi nelle braccia del Padre, invocandone la Misericordia. La nostra tradizione ci ha insegnato che nell’approssimarsi della morte, il malato veniva assistito dalle preghiere dei parenti e dal conforto del Sacerdote. In punto di morte, come deve essere consolatorio sentirsi dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” seguito dalla Benedizione sacerdotale, quella Benedizione che nostro Signore ha assicurato nel Suo mandato di sciogliere o legare!
Eppure, quanti ammalati di covid 19 sono stati abbandonati in quei momenti terribili e condannati a morire da soli? Questa mia preoccupazione è stata recepita dalla nostra buona Madre, la quale mi ha fatto conoscere gli scritti di Santa Gertrude relativi proprio a questa deprecabile evenienza e alla possibilità di far fronte a tale pericolo, preparandosi per tempo ad affrontare questo doloroso passaggio. Queste invocazioni, certamente ispirate dallo Spirito Santo, rendono evidente l’amore che il Padre nutre per ogni uomo, perché suggerisce all’orante le disposizioni più adatte  a far prorompere la Misericordia  e donare una grande Speranza . Ecco il testo (ridimensionato) :
Esercizi spirituali di Suor Gertrude la grande (+ 1302)
“Quando vorrai celebrare un giorno di riparazione, raccogliti dentro di te per poter avere un colloquio con Colui che è Amore; affida a Lui l’incarico di intercedere per te presso il Padre delle Misericordie(2 Cor 1,3) come per placarLo, affinché attingendo al tesoro della Passione di Suo Figlio, rimetta ogni tuo debito (Mt 6,12) fino all’ultimo punti di negligenza, perché nel momento della tua fine, tu sii sicuro che tutti i tuoi peccati, siano stati pienamente perdonati.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono e, per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami con il Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O dolce Misericordia di Dio, piena di pietà e di clemenza, ecco che io, misero nel dolore e nell’angoscia del mio cuore, ricorro ai Tuoi consigli, poiché Tu sei tutta la mia speranza e la mia fiducia. Tu non hai mai disprezzato il misero. Tu non hai respinto nessun peccatore, fosse anche il più disgustoso. Tu non hai rigettato nessuno che abbia cercato rifugio presso di Te (Gv 6,37). Tu non sei passato oltre ad alcuno che si trovasse nelle angosce, senza provarne compassione (Lc 10,31). Tu hai sempre soccorso, come una madre chiunque fosse nell’indigenza. Tu hai assistito con tenerezza, secondo il Tuo Nome, tutti coloro che Ti invocano. Non mi disprezzare ma, secondo la Tua natura, con pietà, con pietà, abbi cura di me!
Ecco che io, pur essendo ultimo per mancanza di meriti, vengo, vengo a quegli alberghi dei poveri pieni di carità, che si trovano presso di Te, per non morire all’addiaccio della mia vita infeconda, sferzata dal freddo e dalla pioggia. Spero che dalla Tua mano generosa mi sia donata l’elemosina, grazie alla quale, la mia vita perduta, possa essere riparata. Lì, con velli della Tua abbondante compassione, riscalda i fianchi della mia nudità, affinché dalla Tua Carità, siano coperti tutti i miei peccati e compensate tutte le mia negligenze.
Aprimi le Tue dimore sicure, affinché lì sia salvato dalla Tua Grazia! Per Te mi venga in aiuto l’amorevole Carità di Dio in cui sola è sicura la salute della mia anima e del mio spirito.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono e, per quanto sia indegno di vedere esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami col Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O cara Verità, venire a Te senza il mio Gesù sarebbe intollerabile, ma presentarmi al Tuo cospetto col mio Gesù è infinitamente piacevole e amabile. O Verità, siedi ora in tribunale (Gv 19,13), entra ora nel Pretorio ed esprimi su di me qualsiasi giudizio ti piacerà. Non temerò alcun male dato che è con me la mia grande speranza e tutta la mia fiducia. Vorrei sapere quale sentenza pronuncerai su di me, ora che ho con me il mio Gesù, Lui carissimo, Lui fedelissimo che ha preso su di sé la mia miseria, per ottenermi presso di Te una grande Misericordia. Gesù mio dolcissimo, amabile pegno della mia Redenzione, vieni con me al giudizio. Ti prego, stiamo insieme! Sii Tu il mio giudice e il mio avvocato. Narra che cosa sei diventato per me, quali disegni di bene hai pensato a mio riguardo, a quale caro prezzo mi hai acquistato, affinché io non perissi. Tu hai portato i miei peccati. Tu sei morto per me, affinché io non morissi in eterno. Tu mi hai conferito tutto ciò che è Tuo, affinché io divenissi, grazie a Te, ricco di merito. Ti prego, nell’ora della morte, giudicami secondo quella innocenza, secondo quella purezza immacolata che mi hai conferito in Te, quando hai saldato tutto il mio debito, lasciandoTi giudicare e condannare per me, affinché io, che da me stesso sono povero e indegno, possa abbondare di tutti i beni grazie a Te.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono; e per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami col Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O pace di Dio che sorpassi ogni conoscenza (Fil. 4,8) soave e amabile, dolce e preferibile a tutto, dovunque Tu giunga, lì si trova una sicurezza imperturbabile. O mia pace, Gesù dolcissimo, fino a quando starai in silenzio? Fino a quando tacerai? Parla almeno ora in mio favore, dicendo nella carità la parola  -Lo riscatterò Io- Tu sei davvero il rifugio di tutti i miseri. Tu non passi oltre a nessuno, senza avergli portato salvezza. Tu non hai rimandato nessuno che abbia cercato rifugio presso di Te, senza il dono della riconciliazione. Ti prego, non passare oltre a me, misero e disperato, senza dimostrarmi carità! Fa sì che il Padre torni ad essere sereno nei miei confronti. Accoglimi nel grembo della Tua carità. Porgimi il sorso d’acqua fresca della santa speranza, affinché possa vivere. O carità, rinfresca Tu la mia lingua (Lc 16,24). Infondi Tu nuova vita nella mia anima che ormai si va spegnendo per la povertà dello spirito.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono; e per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami con il Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno-.
O ammirabile Sapienza di  Dio, quanto è forte, quanto è chiara la Tua voce! Tu, senza alcuna eccezione, chiami a Te tutti coloro che Ti desiderano. Tu stabilisci negli umili la Tua dimora. Tu ami quanti Ti amano. (Pr 8,17) Tu giudichi la causa del povero. Tu hai pietà e compassione di tutti. Tu non odi nulla di quanto hai creato (Sap 11,24-25). Tu non tieni conto dei peccati degli uomini e con misericordia li aspetti sinché giungano al pentimento (Sap 11,23). Ti prego, dischiudi anche a me la sorgente della vita, porgendomi la coppa dell’indulgenza, perché io sappia che cosa è gradito ai Tuoi occhi in ogni tempo. (Sap 9,10)
 Ti prego, Ti prego, o splendida Sapienza di Dio: le Tue magnifiche opere non poterono essere ostacolate da alcuna malizia diabolica, i Tuoi pietosi disegni, non potè cambiarli l’ignoranza di tutta la malvagità umana; la Tua abbondanza di Misericordia, la Tua immensità d’amore, la Tua pienezza di bontà, non riuscì a spegnerla nessuna gravità di colpe. Anzi, prevalse la Tua operosità sovrana, perché Tu disponessi tutto con dolcezza, estendendoTi  da un confine all’altro con forza. (Sap 8,1)
O Sapienza, potenza assolutamente irresistibile della Maestà divina, la Tua efficacia abbia il sopravvento su di me, per quanto indegno! Se Tu facessi spirare su di me il soffio della Tua bocca e annientassi tutto quanto è d’intralcio alla Tua volontà e al Tuo beneplacito, affinché io, per merito Tuo, possa vincere tutte le tentazioni, per merito Tuo superare tutti gli ostacoli! Così, nell’immensità dell’amore, morendo a me stesso, io potrei vivere in Te e sotto la Tua guida, potrei felicemente sfuggire al naufragio di questa vita, ricevendo da Te il rivestimento della carità, la copertura della benevolenza, stabilendo con Te il patto di un amore vivo. O Sapienza, Tu innalzi da terra, sulla Croce, Colui che è a vita di tutti, affinché, attirando ogni cosa a sé, nella Sua morte  gli doni la vita.(Gv12,32)
O Amore sapiente, quale farmaco prepari perché abbia termine la rovina universale! Quale unguento medicinale Tu applichi, per curare la ferita di tutti! O Amore, il Tuo disegno è di soccorrere chi è perduto.
Tu condanni Colui che è senza colpa, per donare la Salvezza al colpevole infelice. Tu versi sangue innocente per poter placare l’ira della giustizia e ottenere a chi è povero e indigente la clemenza del Padre. O sapiente Amore, il Tuo decreto è sollievo dei miseri. Tu difendi la causa della pace, Tu esaudisci l’intercessione della Misericordia. Tu con il Tuo prudente consiglio, vieni in aiuto delle difficoltà di tutti, per la volontà infinitamente benevola della Tua clemenza. Tu metti fine alla miseria universale, grazie alla gloriosa opera della Tua Misericordia. O Amore, ciò che Tu hai escogitato è occasione di salvezza per chi è perduto.
Ecco o Sapienza, è ormai aperta la Tua dispensa, piena di tenerezza. Volgi il Tuo sguardo su di me, colpevole, che sto fuori, alla porta della Tua carità. Ecco, sta davanti a Te la piccola coppa vuota del mio desiderio. Si apra, Te ne prego, il chiavistello della Tua pazienza! Insegna al mio cuore i Tuoi casti consigli, i Tuoi precetti luminosi, le Tue veraci testimonianze. Fa che mi ricordi i Tuoi comandamenti, perché li metta in pratica (Sal 102,18) O mio Gesù, non trattarmi secondo i miei peccati, non ripagarmi secondo le mie colpe! Come nel Tuo sangue mi hai dimostrato di essermi veramente propizio, così, per la potenza della Tua Croce preziosa, ristabilisci per me nell’integrità originaria tutto ciò che la mia vita ha mandato in rovina.
O Amore sapiente, copri ed occulta ogni mia colpa. Supplisci per me ad ogni mia negligenza per il mio Gesù che si è spontaneamente abbandonato alla Tua volontà.”
(fine 1° parte)
(dagli scritti di Suor  Gertrude la grande)
(Carlo)


domenica 19 aprile 2020

ATTUALITA'


Riconoscere qualcuno da un suo gesto.
Il “viaggio” del Risorto lungo la via che da Gerusalemme porta ad Emmaus è lastricato da sentimenti di tristezza, di delusione, di incomprensioni, perché i discepoli che lo accompagnano non lo riconoscono e non riescono a capire il perché, quella tragica passione e morte, ha cancellato loro la convinzione che Lui fosse il Messia liberatore.  Le scritture avevano anticipato quanto sarebbe successo a Cristo e avevano predetto che attraverso la sofferenza sarebbe entrato nella gloria. Luca (24.29) racconta però che incontrato lo sconosciuto, lo invitano a cena: “Resta con noi, si fa sera” e Lui accetta. A tavola, l’ospite, pronuncia una benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce ai discepoli. Ecco, i loro occhi si spalancano e la loro sorpresa si tramuta in gioia, Gesù è nuovamente con loro e quel riconoscimento  è la rinnovata celebrazione dell’Eucarestia. 
Il mio viaggio adesso è quello di ripercorrere l’immagine sopra descritta attraverso l’arte pittorica che da sempre ci accompagna perché è capace di farci vedere e conoscere il nostro patrimonio artistico e così farci riflettere, prima di tutto, su come è, per noi, utile modellare la nostra conoscenza su quei dipinti che portano ad una interiorità e perfezione e che testimoniano le innumerevoli interpretazioni che gli artisti hanno voluto rappresentare su quel fatto evangelico coinvolgente, che attrae e vuol aprire un nuovo sapiente sguardo che salda l’invisibile al visibile.
Gli anni scorrono veloci a ritroso,  non ci resta che andare loro incontro e vedere ad uno ad uno quali e quanti artisti hanno voluto porre su tela le loro emozioni su di un fatto religoso che  ha probabilmente lasciato in loro qualcosa di imperituro.
E' il 1506 e Marco Marziale dipinge la scena della cena in una semplicità  bellissima imitando un poco il gusto nordico  di Durer che ne prenderà spunto e nel 1511 replicherà quei personaggi, ed il quadro di Maziale, oggi si trova a Venezia nella Galleria dell'Accademia. Vittore Carpaccio nel 1513 aggiunge ai discepoli 2 personaggi che rappresentano, da un lato Gerolamo Priuli il probabile committente (in toga nera) e dall'altro un uomo vestito all'orientale che  raffigura l'umanità che ignora i vangeli. Passano pochi anni e Jacopo Carucci (Pontormo) crea un convivio con più persone, la tavola è disadorna, una sola brocca e due pezzi di pane, ma il tutto è dominato dal triangolo con occhio di Dio posto sul capo di Gesù. E' il 1525 ed il quadro è  locato agli Uffizi di Firenze.  Tiziano Vecelio il pittore della sovrumana bellezza  aggiunge la presenza dell'oste e di un servitore e non manca la figura di un cane sotto il tavolo e completa l'opera con la visione sullo sfondo di un paesaggio bucolico. Dove poteva trovare posto migliore, se non al Louvre? Jacopo Robusti, " Il Tintoretto" nel 1540 diede visibilità al mondo di una sua interpretazione, esposta oggi a Budapest,  aggiungendo altri personaggi dai colori vivaci ed in movimento, e  se scriviamo: Paolo Caliari, potrebbe darsi che non tutti conoscono questo nome, ma se aggiungiamo "ll Veronese",  si apre una finestra su di un dipinto ad olio del 1588, anch'esso al Louvre, di una scena ricca di una espressività unica. Nella tavola imbandita con frutta, pollo e pane, occupa la scena il discepolo Cleofa che spalanca le braccia mentre Gesù benedice e spezza il pane, ed in quel gesto sta la sua sorpresa congiunta ad una domanda: "Perchè non lo abbiamo riconosciuto subito?" Sul finire del 1500 anche Bernardo Strozzi si cimentò su questo argomento seguendo le orme del Caravaggio che nel 1606 con il suo penello riuscì ad interpretare quel passaggio evangelico con una semplicità assoluta e nel contempo forte, i volti sono in penombra ma la luce centrale svela la loro sorpresa unita ad una meraviglia palpabile. Il vino sul tavolo simboleggia il sangue ed il pollo riverso è simbolo di morte.  Pochi anni dopo Diego Velasquez (1620) precedette l'opera del Guercino, ove i cibi e gli oggetti sul tavolo hanno una rilevanza su tutto , ma dove la mano benedicente è al centro del dipinto ed in parallelo anche le mani di un discepolo si uniscono in preghiera, è un'impronta forte e piena di quella spinta che ti porta a giudicare il dipinto come una meraviglia. Lo  svizzero Serodine dipinse l'incontro tra i discepoli e il Risorto lungo la via di Emmaus nel 1622  e lo stesso fece Delio Orsi Meloni due anni dopo. In entrambi l'influenza del Caravaggio è evidente, i chiari e scuri, le luci e le ombre evidenziano in prospettiva specialmente i volti.   Rembrant, del 1629, pone la figura del Cristo  completamente in penombra, se ne scoprono solo i lineamenti, ma il viso di Cleofa, forse zio di Gesù perchè marito della cognata di Maria, quindi padre di Simone,  è talmente pieno di stupore che riesce ad emergere e prende visibilità in uno sfondo luminoso, Così da quella luce fiorisce il mistero dell'Eucarestia. Non è da meno il dipinto di Rubens del 1638, i cui volti sono tutti rivolti al Cristo ed il bianco della tovaglia da riflesso ai visi come fosse una calamita. ed anche quello di Hendrick ter Bruegel, custodito a Berlino, il cui viso di Gesù, le sue mani e quelle degli apostoli sembrano sollecitazioni per attirare gli sguardi di chi osserva il quadro.  Jacob Jordaens ha dipinto un' allegoria dai colori dorati ed ove i volti hanno espressioni felici. Matthias Stomer  il cui dipinto è presso Capodimonte a Napoli, pone al centro la luce di una candela per portare alla conoscenza  i personaggi raffigurati, un vecchio discepolo, e due visi di ragazzi che fanno pensare all'ieri e al domani. Il tutto lascia spazio all'interpretazione di una sopresa che può comunicare un rapporto comunitario nella partecipazione eucaristica. "Riconoscere l'attimo nel quale avviene il riconoscimento e poi la sparizione ti deve far pensare che Lui camminerà con noi" dice Rembrant e  la bellezza del volto di Gesù, in tutte queste opere riesce a comunicare quello che è in verità la bellezza del volto dell'Uomo. Ciò che viene richiesto per comprendere un'opera d'arte non è semplicemente vederla  od apprezzarla ma ti deve condurre verso uno spazio infinito in cui puoi entrare, forse è facile mettersi in silenzio, sollecitare i tuoi sensi, ed allora un nuovo mondo si aprirà e potrai respirarlo intensamente e dire a te stessa: " Il dono dell'arte non va mai tradito perchè tanta bellezza non costa nulla".

                                              Maria Teresa S.
(Carlo)

martedì 14 aprile 2020

SPIRITUALITA'


APPROFONDIMENTI
La Fede
Una volta superato lo scoglio dell’esistenza di Dio, l’uomo che desideri ricevere l’illuminazione che gli consenta di credere nel messaggio d’amore che Dio incessantemente gli invia, è necessario esprimere in sé stesso un giudizio, momentaneamente solo razionale, di valutazione astratta.
Dopo aver deciso che la bellezza e la perfezione del creato, il suo perfetto equilibrio, le sue leggi che mirabilmente dirigono ogni forma di vita, la sapienza infinita che continuamente traspare da ogni atto della creazione, ci hanno persuaso che tutto ciò non può essere casuale e quindi riteniamo che tutto sia opera di un Creatore infinitamente sapiente e onnipotente.
Ancora non abbiamo la certezza di ciò che andiamo analizzando, ma siamo fortemente sollecitati a considerare che Dio sia il responsabile di tutta la creazione, compresa la nostra persona.
Siamo sulla buona strada, ma ancora la scintilla della Fede non si è accesa in noi, perché ci manca quell’illuminazione che consenta un’adesione profonda e una donazione assoluta. Questa adesione non può avvenire con le sole mie forze, ma deve arrivare come un dono dall’alto. L’Autore di questo dono incommensurabile è lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità e, per ottenere tale dono è indispensabile la mia supplica e il mio desiderio ardente di riceverlo.
Otterrò la Fede che è certezza di quanto si crede razionalmente, ma soprattutto possederò questo privilegio solo quando deciderò col cuore, di credere nella Parola di Dio.
Dio, infatti, con la Sua delicatezza non impone, ma invita a seguirLo; sta a noi accettare il Suo invito amorevole e dare il nostro consenso. Egli vuole farsi conoscere perché, conoscendoLo,  possiamo amarLo.
Per l’uomo, non è facile comprendere l’Amore di Dio in tutta la sua estensione, perché egli  è troppo legato alla sua sfera fisica che lo condiziona notevolmente. I Santi hanno fatto tanti sforzi per distaccarsi dal corpo e divenire spirituali; uno dei più importanti è S.Francesco, il quale è riuscito a dimenticare le esigenze del suo corpo, vivendo asceticamente nello spirito.
Dio ama l’uomo e lo ha creato per amore, desiderando per lui una gioia continua, ma Adamo ed Eva hanno rifiutato questo amore, distruggendo i piani amorevoli del loro Creatore.
Dio però, non ha abbandonato l’uomo a sé stesso, ma ha, continuamente cura di lui con premure degne di un animo adorabile e gentile. Così, ha assegnato ad ogni nuovo bambino, un Angelo custode, il cui compito principale è quello di vegliare sul suo protetto e spingerlo al Bene.
Ogni battezzato che abbia fatto esperienza di questo grande amico, potrà testimoniare quante volte nella vita e in ogni singolo giorno, questo Angelo, quando lo si invoca, corra in aiuto del suo protetto.
Io, quando devo affrontare difficoltà o incontri pericolosi, prego il mio Angelo che mi suggerisca come comportarmi e Lui, pronto, agevola il mio cammino e risolve per me tanti piccoli problemi che altrimenti potrebbero rivelarsi fallimentari o dannosi.
Nel colloquio con la Samaritana, Gesù cerca di far comprendere quanto sia importante la Grazia e quanta gioia Essa procuri al fedele che la riceve. L’Amore di Dio si riversa sull’uomo e l’uomo stesso diviene come una fontana zampillante amore. Con questa figura, Gesù vuol far capire che l’Amore di Dio è espansivo, perché l’amore ha necessità di condividere la Sua gioia con il prossimo.  (Segue)
(Carlo)

lunedì 6 aprile 2020

ATTUALITA'


SINTESI  MARIANA
Recentemente (3 aprile u.s.), Papa Bergoglio ha detto che bisogna considerare Maria Santissima come una discepola e come Madre. Altri titoli, secondo lui, non si addicono !
Alla vigilia di una petizione in favore d Maria Corredentrice, voglio esporre brevemente, le ragioni per le quali Maria è veramente Corredentrice.
Dice S.Paolo (1 Cor 3,9) che “noi siamo gli operai di Dio”, ossia collaboriamo “piantando e innaffiando” l’Opera che Dio fa crescere. E’ Lui che dona la via la verità e la vita; noi collaboriamo alla Sua Opera quali operai e la Sua Opera è la Redenzione dell’umanità dal peccato. E così Maria è impegnata a collaborare a questa meravigliosa Opera di Salvezza partecipando, anche se in modo subordinato a Cristo, al compimento dello strumento relativo: il Corpo di Gesù.
Maria, in virtù della Sua maternità, è ancora partecipe delle opere del Figlio; ciò che riguarda il Figlio, riguarda anche la Madre. Lei non ha dato alla luce il Suo Figlio, per poi disinteressarsene, ma lo ha sempre seguito durante tutta la Sua vita, fin’anche sul Calvario, ove ha sofferto spiritualmente in modo indicibile, offrendo al Padre, in sacrificio di espiazione, il Suo proprio e unico Figlio.
Ogni avvenimento biblico importante, nella Bibbia, viene annunciato dai Profeti, fornendo così la prova, in tempo non sospetto, che quell’avvenimento descritto da essi, esprima la volontà di Dio, la quale viene rivelata nel susseguirsi dei secoli, in modo sempre più chiaro. Così, nel libro della Genesi, il Protovangelo che costituisce la base di partenza della conoscenza del nostro passato, a seguito del peccato originale, Dio lancia una maledizione al serpente, ma contemporaneamente afferma che una “Donna” e la Sua discendenza, schiacceranno il capo del serpente infernale, vincendolo definitivamente. Quella “Donna” è Maria Santissima e la Sua stirpe è quella di Gesù. La puntualizzazione di Dio “Io porrò inimicizia…” stigmatizza molto bene la lotta fra il bene e il male che avverrà sempre fino alla vittoria finale la quale sarà perseguita insieme da Gesù e Maria. Maria è associata da Dio al Figlio nella Sua Opera di Salvezza per redimere l’umanità peccatrice; proprio  in questa “inimicizia” viene ribadita la corredenzione di Maria!
Già nell’Annunciazione Maria fu cosciente, anche se non nei particolari, del piano di Dio e rispose col Suo famoso “fiat” definendosi “serva”. L’Annunciazione e l’Incarnazione sono strettamente legate alla Redenzione, perché il consenso di Maria è già di per sé un consenso alla Redenzione in quanto, divenuta Madre del Redentore, è divenuta anche Madre e Corredentrice degli uomini.
Accogliendo l’invito dell’Angelo, Maria ci dona tutta la Grazia che risiede nel Verbo Incarnato e tutta la Salvezza del Redentore, poiché Ella è Dispensatrice di Grazia, per volere divino, al fine di rigenerare le anime. Questa missione di salvezza in unione strettissima della Madre con il Figlio la si può desumere dalle parole ispirate del Sacerdote Simeone :”anche a Te una spada trafiggerà l’anima” con le quali egli esprimeva a Maria la partecipazione ai dolori del Figlio.
Sul Calvario, Maria diviene la Madre di tutti i redenti e il “fiat” ripetuto, echeggia quello dell’Annunciazione.
Il risultato è la Chiesa, famiglia dei redenti, realtà insieme divina e umana. Dice P.Manelli :”Il Redentore e la Corredentrice operano insieme e direttamente la Redenzione universale. Ciò significa che Essi operano insieme e direttamente al riscatto dell’umanità dalla schiavitù e morte del peccato, pagando con la loro sofferenza e morte sul Calvario, il prezzo del riscatto, meritando in tal modo, l’acquisto della Grazia redentiva per tutto il genere umano passato, presente e futuro.”
(Carlo)