domenica 19 aprile 2020

ATTUALITA'


Riconoscere qualcuno da un suo gesto.
Il “viaggio” del Risorto lungo la via che da Gerusalemme porta ad Emmaus è lastricato da sentimenti di tristezza, di delusione, di incomprensioni, perché i discepoli che lo accompagnano non lo riconoscono e non riescono a capire il perché, quella tragica passione e morte, ha cancellato loro la convinzione che Lui fosse il Messia liberatore.  Le scritture avevano anticipato quanto sarebbe successo a Cristo e avevano predetto che attraverso la sofferenza sarebbe entrato nella gloria. Luca (24.29) racconta però che incontrato lo sconosciuto, lo invitano a cena: “Resta con noi, si fa sera” e Lui accetta. A tavola, l’ospite, pronuncia una benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce ai discepoli. Ecco, i loro occhi si spalancano e la loro sorpresa si tramuta in gioia, Gesù è nuovamente con loro e quel riconoscimento  è la rinnovata celebrazione dell’Eucarestia. 
Il mio viaggio adesso è quello di ripercorrere l’immagine sopra descritta attraverso l’arte pittorica che da sempre ci accompagna perché è capace di farci vedere e conoscere il nostro patrimonio artistico e così farci riflettere, prima di tutto, su come è, per noi, utile modellare la nostra conoscenza su quei dipinti che portano ad una interiorità e perfezione e che testimoniano le innumerevoli interpretazioni che gli artisti hanno voluto rappresentare su quel fatto evangelico coinvolgente, che attrae e vuol aprire un nuovo sapiente sguardo che salda l’invisibile al visibile.
Gli anni scorrono veloci a ritroso,  non ci resta che andare loro incontro e vedere ad uno ad uno quali e quanti artisti hanno voluto porre su tela le loro emozioni su di un fatto religoso che  ha probabilmente lasciato in loro qualcosa di imperituro.
E' il 1506 e Marco Marziale dipinge la scena della cena in una semplicità  bellissima imitando un poco il gusto nordico  di Durer che ne prenderà spunto e nel 1511 replicherà quei personaggi, ed il quadro di Maziale, oggi si trova a Venezia nella Galleria dell'Accademia. Vittore Carpaccio nel 1513 aggiunge ai discepoli 2 personaggi che rappresentano, da un lato Gerolamo Priuli il probabile committente (in toga nera) e dall'altro un uomo vestito all'orientale che  raffigura l'umanità che ignora i vangeli. Passano pochi anni e Jacopo Carucci (Pontormo) crea un convivio con più persone, la tavola è disadorna, una sola brocca e due pezzi di pane, ma il tutto è dominato dal triangolo con occhio di Dio posto sul capo di Gesù. E' il 1525 ed il quadro è  locato agli Uffizi di Firenze.  Tiziano Vecelio il pittore della sovrumana bellezza  aggiunge la presenza dell'oste e di un servitore e non manca la figura di un cane sotto il tavolo e completa l'opera con la visione sullo sfondo di un paesaggio bucolico. Dove poteva trovare posto migliore, se non al Louvre? Jacopo Robusti, " Il Tintoretto" nel 1540 diede visibilità al mondo di una sua interpretazione, esposta oggi a Budapest,  aggiungendo altri personaggi dai colori vivaci ed in movimento, e  se scriviamo: Paolo Caliari, potrebbe darsi che non tutti conoscono questo nome, ma se aggiungiamo "ll Veronese",  si apre una finestra su di un dipinto ad olio del 1588, anch'esso al Louvre, di una scena ricca di una espressività unica. Nella tavola imbandita con frutta, pollo e pane, occupa la scena il discepolo Cleofa che spalanca le braccia mentre Gesù benedice e spezza il pane, ed in quel gesto sta la sua sorpresa congiunta ad una domanda: "Perchè non lo abbiamo riconosciuto subito?" Sul finire del 1500 anche Bernardo Strozzi si cimentò su questo argomento seguendo le orme del Caravaggio che nel 1606 con il suo penello riuscì ad interpretare quel passaggio evangelico con una semplicità assoluta e nel contempo forte, i volti sono in penombra ma la luce centrale svela la loro sorpresa unita ad una meraviglia palpabile. Il vino sul tavolo simboleggia il sangue ed il pollo riverso è simbolo di morte.  Pochi anni dopo Diego Velasquez (1620) precedette l'opera del Guercino, ove i cibi e gli oggetti sul tavolo hanno una rilevanza su tutto , ma dove la mano benedicente è al centro del dipinto ed in parallelo anche le mani di un discepolo si uniscono in preghiera, è un'impronta forte e piena di quella spinta che ti porta a giudicare il dipinto come una meraviglia. Lo  svizzero Serodine dipinse l'incontro tra i discepoli e il Risorto lungo la via di Emmaus nel 1622  e lo stesso fece Delio Orsi Meloni due anni dopo. In entrambi l'influenza del Caravaggio è evidente, i chiari e scuri, le luci e le ombre evidenziano in prospettiva specialmente i volti.   Rembrant, del 1629, pone la figura del Cristo  completamente in penombra, se ne scoprono solo i lineamenti, ma il viso di Cleofa, forse zio di Gesù perchè marito della cognata di Maria, quindi padre di Simone,  è talmente pieno di stupore che riesce ad emergere e prende visibilità in uno sfondo luminoso, Così da quella luce fiorisce il mistero dell'Eucarestia. Non è da meno il dipinto di Rubens del 1638, i cui volti sono tutti rivolti al Cristo ed il bianco della tovaglia da riflesso ai visi come fosse una calamita. ed anche quello di Hendrick ter Bruegel, custodito a Berlino, il cui viso di Gesù, le sue mani e quelle degli apostoli sembrano sollecitazioni per attirare gli sguardi di chi osserva il quadro.  Jacob Jordaens ha dipinto un' allegoria dai colori dorati ed ove i volti hanno espressioni felici. Matthias Stomer  il cui dipinto è presso Capodimonte a Napoli, pone al centro la luce di una candela per portare alla conoscenza  i personaggi raffigurati, un vecchio discepolo, e due visi di ragazzi che fanno pensare all'ieri e al domani. Il tutto lascia spazio all'interpretazione di una sopresa che può comunicare un rapporto comunitario nella partecipazione eucaristica. "Riconoscere l'attimo nel quale avviene il riconoscimento e poi la sparizione ti deve far pensare che Lui camminerà con noi" dice Rembrant e  la bellezza del volto di Gesù, in tutte queste opere riesce a comunicare quello che è in verità la bellezza del volto dell'Uomo. Ciò che viene richiesto per comprendere un'opera d'arte non è semplicemente vederla  od apprezzarla ma ti deve condurre verso uno spazio infinito in cui puoi entrare, forse è facile mettersi in silenzio, sollecitare i tuoi sensi, ed allora un nuovo mondo si aprirà e potrai respirarlo intensamente e dire a te stessa: " Il dono dell'arte non va mai tradito perchè tanta bellezza non costa nulla".

                                              Maria Teresa S.
(Carlo)

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