Riconoscere
qualcuno da un suo gesto.
Il “viaggio” del
Risorto lungo la via che da Gerusalemme porta ad Emmaus è lastricato da
sentimenti di tristezza, di delusione, di incomprensioni, perché i discepoli
che lo accompagnano non lo riconoscono e non riescono a capire il perché,
quella tragica passione e morte, ha cancellato loro la convinzione che Lui
fosse il Messia liberatore. Le scritture
avevano anticipato quanto sarebbe successo a Cristo e avevano predetto che
attraverso la sofferenza sarebbe entrato nella gloria. Luca (24.29) racconta
però che incontrato lo sconosciuto, lo invitano a cena: “Resta con noi, si fa
sera” e Lui accetta. A tavola, l’ospite, pronuncia una benedizione, prende il
pane, lo spezza e lo distribuisce ai discepoli. Ecco, i loro occhi si
spalancano e la loro sorpresa si tramuta in gioia, Gesù è nuovamente con loro e
quel riconoscimento è la rinnovata
celebrazione dell’Eucarestia.
Il mio viaggio
adesso è quello di ripercorrere l’immagine sopra descritta attraverso l’arte
pittorica che da sempre ci accompagna perché è capace di farci vedere e
conoscere il nostro patrimonio artistico e così farci riflettere, prima di
tutto, su come è, per noi, utile modellare la nostra conoscenza su quei dipinti
che portano ad una interiorità e perfezione e che testimoniano le innumerevoli
interpretazioni che gli artisti hanno voluto rappresentare su quel fatto
evangelico coinvolgente, che attrae e vuol aprire un nuovo sapiente sguardo che
salda l’invisibile al visibile.
Gli anni scorrono
veloci a ritroso, non ci resta che
andare loro incontro e vedere ad uno ad uno quali e quanti artisti hanno voluto
porre su tela le loro emozioni su di un fatto religoso che ha probabilmente lasciato in loro qualcosa di
imperituro.
E' il 1506 e Marco
Marziale dipinge la scena della cena in una semplicità bellissima imitando un poco il gusto
nordico di Durer che ne prenderà spunto
e nel 1511 replicherà quei personaggi, ed il quadro di Maziale, oggi si trova a
Venezia nella Galleria dell'Accademia. Vittore Carpaccio nel 1513 aggiunge ai
discepoli 2 personaggi che rappresentano, da un lato Gerolamo Priuli il
probabile committente (in toga nera) e dall'altro un uomo vestito all'orientale
che raffigura l'umanità che ignora i
vangeli. Passano pochi anni e Jacopo Carucci (Pontormo) crea un convivio con
più persone, la tavola è disadorna, una sola brocca e due pezzi di pane, ma il
tutto è dominato dal triangolo con occhio di Dio posto sul capo di Gesù. E' il
1525 ed il quadro è locato agli Uffizi
di Firenze. Tiziano Vecelio il pittore
della sovrumana bellezza aggiunge la
presenza dell'oste e di un servitore e non manca la figura di un cane sotto il
tavolo e completa l'opera con la visione sullo sfondo di un paesaggio bucolico.
Dove poteva trovare posto migliore, se non al Louvre? Jacopo Robusti, " Il
Tintoretto" nel 1540 diede visibilità al mondo di una sua interpretazione,
esposta oggi a Budapest, aggiungendo
altri personaggi dai colori vivaci ed in movimento, e se scriviamo: Paolo Caliari, potrebbe darsi
che non tutti conoscono questo nome, ma se aggiungiamo "ll
Veronese", si apre una finestra su
di un dipinto ad olio del 1588, anch'esso al Louvre, di una scena ricca di una
espressività unica. Nella tavola imbandita con frutta, pollo e pane, occupa la
scena il discepolo Cleofa che spalanca le braccia mentre Gesù benedice e spezza
il pane, ed in quel gesto sta la sua sorpresa congiunta ad una domanda:
"Perchè non lo abbiamo riconosciuto subito?" Sul finire del 1500
anche Bernardo Strozzi si cimentò su questo argomento seguendo le orme del
Caravaggio che nel 1606 con il suo penello riuscì ad interpretare quel
passaggio evangelico con una semplicità assoluta e nel contempo forte, i volti
sono in penombra ma la luce centrale svela la loro sorpresa unita ad una meraviglia
palpabile. Il vino sul tavolo simboleggia il sangue ed il pollo riverso è
simbolo di morte. Pochi anni dopo Diego
Velasquez (1620) precedette l'opera del Guercino, ove i cibi e gli oggetti sul
tavolo hanno una rilevanza su tutto , ma dove la mano benedicente è al centro
del dipinto ed in parallelo anche le mani di un discepolo si uniscono in
preghiera, è un'impronta forte e piena di quella spinta che ti porta a
giudicare il dipinto come una meraviglia. Lo
svizzero Serodine dipinse l'incontro tra i discepoli e il Risorto lungo
la via di Emmaus nel 1622 e lo stesso
fece Delio Orsi Meloni due anni dopo. In entrambi l'influenza del Caravaggio è
evidente, i chiari e scuri, le luci e le ombre evidenziano in prospettiva
specialmente i volti. Rembrant, del 1629,
pone la figura del Cristo completamente
in penombra, se ne scoprono solo i lineamenti, ma il viso di Cleofa, forse zio
di Gesù perchè marito della cognata di Maria, quindi padre di Simone, è talmente pieno di stupore che riesce ad
emergere e prende visibilità in uno sfondo luminoso, Così da quella luce
fiorisce il mistero dell'Eucarestia. Non è da meno il dipinto di Rubens del
1638, i cui volti sono tutti rivolti al Cristo ed il bianco della tovaglia da
riflesso ai visi come fosse una calamita. ed anche quello di Hendrick ter
Bruegel, custodito a Berlino, il cui viso di Gesù, le sue mani e quelle degli
apostoli sembrano sollecitazioni per attirare gli sguardi di chi osserva il
quadro. Jacob Jordaens ha dipinto un'
allegoria dai colori dorati ed ove i volti hanno espressioni felici. Matthias
Stomer il cui dipinto è presso
Capodimonte a Napoli, pone al centro la luce di una candela per portare alla
conoscenza i personaggi raffigurati, un
vecchio discepolo, e due visi di ragazzi che fanno pensare all'ieri e al
domani. Il tutto lascia spazio all'interpretazione di una sopresa che può
comunicare un rapporto comunitario nella partecipazione eucaristica.
"Riconoscere l'attimo nel quale avviene il riconoscimento e poi la
sparizione ti deve far pensare che Lui camminerà con noi" dice Rembrant
e la bellezza del volto di Gesù, in
tutte queste opere riesce a comunicare quello che è in verità la bellezza del
volto dell'Uomo. Ciò che viene richiesto per comprendere un'opera d'arte non è
semplicemente vederla od apprezzarla ma
ti deve condurre verso uno spazio infinito in cui puoi entrare, forse è facile
mettersi in silenzio, sollecitare i tuoi sensi, ed allora un nuovo mondo si
aprirà e potrai respirarlo intensamente e dire a te stessa: " Il dono
dell'arte non va mai tradito perchè tanta bellezza non costa nulla".
Maria Teresa S.
(Carlo)
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