lunedì 30 novembre 2020

ATTUALITA'

 

LA  MASCHERA  E  IL  VOLTO

In questo strano, inconsueto, momento storico, il disagio delle persone che vivono l’insicurezza dovuta al coronavirus, è acuito dalla sofferenza che isola ogni individuo, l’uno dall’altro. Le relazioni interpersonali hanno subito uno stop improvviso e ogni prossimo, appare un nemico potenziale. Moltissimi hanno rinunciato alla frequenza, nonché all’ascolto dell’altro.

Inoltre, il pressoché totale uso delle mascherine impedisce la visione della mimica facciale, tanto utile per consentire uno scambio tra la parola e il suo contenuto; infatti i segnali che formavano un tutt’uno con l’oratore, sono nascosti. L’espressività dei volti rimane invisibile ed è poco gratificante parlare con un volto indecifrabile che, in definitiva, rimane in sospetto. Siamo abituati ad interpretare i movimenti facciali, più o meno volontari quando parliamo con l’interlocutore ed ora ci manca questo metro tanto utile per la socializzazione; tutte le persone sembrano tanti manichini anonimi; a volte facciamo fatica a riconoscere i nostri amici!

Questa chiusura ha e avrà ancora tante amare conseguenze, colpendo ognuno di noi, aumentando la durezza del cuore e l’insofferenza verso i problemi del vicino.

Esploderà l’egoismo in nome della sopravvivenza e l’uomo regredirà agli istinti primordiali. Chi insegnerà più la generosità e l’esempio altruistico? Chi vorrà battersi per la felicità dell’altro?

Questo virus porta con sé la distruzione di tutto il tessuto umano che a fatica è stato diffuso dal Cristianesimo!

Unica medicina a tanto sfacelo, sarà il martirio, perché solo questo sacrificio riuscirà a vincere il rischio e la paura della morte.

Il politico, per bassi motivi utilitaristici, ha utilizzato questo flagello, perpetuandone gli effetti nocivi, al fine di schiavizzare e paralizzare la popolazione, incapace e impossibilitata a reagire. L’uomo della strada non può avere accesso ai dati reali di questa pandemia, ma è costretto a scegliere tra l’asserito rischio di contagio oppure un salto nel buio.

Tutto il gruppo di medici, ligio ai dettami dei loro superiori, contribuisce totalmente all’esaltazione del rischio, nascondendo volontariamente l’entità della pandemia, pilotando la curva dei morti e delle guarigioni, per evitare che alcuni si sottraggano al giogo parossistico; il governo ha diffuso l’idea che chi non obbedisce agli ordini, nuoce al prossimo volenteroso, perché con il suo comportamento, agevola la diffusione del virus. Come comportarsi, quindi?

L’unica forza possibile e imprescindibile, è quella religiosa. Noi cattolici, senza alcun merito, abbiamo avuto il dono della vera fede e per questo dobbiamo ringraziare, in ogni momento, la bontà di un Dio che con il Suo Sacrificio ha vinto la morte, aprendoci la porta dell’eternità paradisiaca.

Fino ad oggi, molti hanno indossato una maschera che ha consentito loro di barcamenarsi tra verità e finzione, tra agnosticismo e falsa sequela di Cristo. E così, si sono comportati dicendo sì con le parole, ma no con il cuore.

Quanti autoproclamati credenti e praticanti hanno aderito volentieri a leggi e insegnamenti contrari allo spirito religioso che i nemici di Cristo hanno apparecchiato loro, attirandoli con false promesse di felicità?

Quanti cosiddetti cattolici, si sono opposti alla promulgazione di leggi che distruggono la famiglia e il matrimonio religioso come il divorzio, o quelle che sono volte all’uccisione di bambini nel grembo delle madri, come l’aborto?

Quanti, cosiddetti cattolici, hanno protestato contro la definizione che tali leggi accordino il diritto di distruggere famiglie e neonati?

E così, molti matrimoni vengono sistematicamente  sciolti e, conseguentemente molti bambini soffrono la separazione dai genitori. La reazione di questi ultimi è tragica: figli contro genitori e genitori contro i figli. La madre ha perso la sua funzione protettrice e il padre ha perso la sua supremazia che gli consentiva di governare la famiglia.

Questa situazione tragica, è sotto gli occhi di tutti ed è divenuta una consuetudine, molto ben accettata, che non fa più notizia anche se sono state divelte le basi che Dio ha prescritto per il nostro bene. Presa questa china deleteria, l’avanzamento e le pretese diaboliche non si contano più ed è in atto una totale ribellione alle leggi divine che sole possono avere una validità permanente. Senza rispetto per i comandamenti di Dio, c’è solo lo scatenamento della furia diabolica che ha portato e porterà ancora, all’infelicità totale se non si tornerà indietro.

Siamo un gregge senza Pastori, sbandato e confuso; non ci resta che rifiutare il più possibile, il nuovo corso storico e combattere per conservare il grande dono della fede. A tutti i costi!

Leggevo quanto detto dal fondatore dell’ONU (e dell’OMS) Brock Chisholm nel 1946:

“Per un governo mondiale è necessario rimuovere dalla mente degli uomini l’individualismo, la fedeltà alle tradizioni, il patriottismo e i dogmi religiosi”

Ecco il programma di tanti nemici di Cristo!          (segue)

(Carlo)

venerdì 20 novembre 2020

ATTUALITA'

 LA  COLPA  E  IL  CASTIGO

Sono in Chiesa, in ginocchio davanti al Santissimo. Dopo la consueta invocazione alla Madonna perché presenti la mia anima a Gesù, mi rivolgo a Lui dichiarando il mio amore. Sento che in quel momento Maria si fa in disparte, per consentire al mio cuore di espandersi completamente verso di Lui. Mi viene in mente la promessa della Vergine a Padre Gobbi fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano: “Ti farò amare grandemente Gesù!”

La mia anima è aperta all’adorazione; dico a Gesù: Ti amo, sei il mio unico bene, Ti amo con tutto me stesso. Perdona i miei peccati che Ti hanno fatto soffrire così tanto, in croce. Sto vivendo un periodo di penitenza, tutto mi sembra oscuro e la vita di ieri è stata stravolta da un giorno all’altro. Tutti, intorno a me, stanno subendo questa atmosfera negativa, così inconsueta rispetto al passato recente. Anche i Pastori hanno perso la testa e remano in senso contrario. Più si sale in alto nella Gerarchia e più si constata una terribile defezione verso la nostra Santa Religione. Moltissimi di questi Pastori non sono più capaci di infondere speranza; le loro parole sono, per lo più, di circostanza, non vengono da un cuore contrito e illuminato dallo Spirito Santo, sono parole vuote della Grazia di Dio. Se non hanno perso la fede, sono vicinissimi al disastro! Al di fuori di un contatto diretto con Gesù Sacramentato, non riceviamo più una parola di speranza da questi Pastori sbandati, i quali ostinatamente non vogliono rendersi conto di questa forte crisi che li ha monopolizzati e resi sterili dalla loro stessa miscredenza.

Noi tutti siamo privi dell’amore trasmesso da Dio ai Suoi collaboratori; la trasmissione sembra interrotta: Dio non si serve più dei Suoi Ministri per comunicarci la Grazia e noi rimaniamo privi della loro mediazione.

Gesù, certo, non ci abbandona, ma per noi è più difficile avvicinarci al nostro Creatore. La confusione che regna nella Chiesa di oggi è tale da non poter più godere dell’impetrazione dei fedeli Sacerdoti, custodi della Verità.

Ecco allora farsi più indispensabile l’azione di Maria, nostra Avvocata e buona Madre, ma la venerazione della Vergine è ai suoi minimi storici. Molti, troppi, quasi La ignorano e non ricorrono a Lei perché viene spinto grandemente il concetto che la salvezza da questo periodo virulento possa avvenire solo dalle scienze umane, trascurando proprio l’unica strada che potrebbe condurre alla cessazione dell’epidemia: Gesù Cristo. La Chiesa stessa è decisa a negare che questo male derivi da un castigo divino permesso da Dio perché l’umanità trasgressiva ritrovi la spiritualità cristiana. Ogni peccato compiuto reclama la riparazione e il pentimento, ma, se il popolo non si sente colpevole, di quale pentimento parlare? Fin dalle origini, il Cristianesimo ha affermato che gli uomini siano peccatori e quindi abbiano necessità di una Redenzione, di una Salvezza. La potenza di Dio può tutto, anche far scomparire il male, ma, nella Sua immensa sapienza, ha preferito permettere al demonio, principe del male, di esistere e tentare l’uomo il quale, dotato del libero arbitrio, grande dono celeste, possa esercitarlo in tutte e due le direzioni. “Egli ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua; là dove vuoi, stenderai la tua mano.” (Sir 15,16)

Preferendo la trasgressione ai comandi del Creatore, l’uomo ne sopporterà le conseguenze e finché non si ravvederà, chiedendo perdono e abbandonando le vie di perdizione, dovrà molto soffrire, perché non è possibile ingannare Dio che tutto vede e tutto sa.

Il demonio è inerme senza il consenso dell’uomo; è solo l’uomo che gli permette di agire e sviluppare quel male che poi viene diffuso su tutti. Il male è diffusivo quanto il bene! Per togliere potenza al demonio, è necessario tornare a Dio, sciegliere il bene e non farsi ingannare dall’apparente debolezza umana, quasi fosse il destino a decidere per noi!

Una grande parte dell’umanità ha indebolito la sua volontà a causa della rinuncia alla lotta, perché il benessere che Dio le ha concesso, l’ha resa facile preda delle comodità, scivolando sempre più nella via larga e spaziosa del peccato, preparata con abilità diabolica, dal nostro eterno nemico.

(Carlo)

 

lunedì 26 ottobre 2020

SPIRITUALITA'

 

IL  VANGELO  CAMBIA  LA  VITA

Vi sono parole di Gesù che, se accolte, hanno il potere di cambiare la vita di ognuno di noi. Queste parole dettate dallo Spirito Santo si trovano sparse qua e là nella Sacra Scrittura e contengono tutta la forza della volontà divina; una forza che riempie la mente e il cuore di colui che ha deciso di abbandonarsi alla Sapienza di Dio, nostro buon Padre:

--“Se uno Mi ama, osserverà la Mia Parola e il Padre Mio lo amerà e Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.”(Gv 14,23)

--“Chi accoglie i Miei comandamenti e li osserva, questi Mi ama. Chi Mi ama sarà amato dal Padre Mio e anch’Io lo amerò e mi manifesterò a lui.” (Gv 14,21)

--“Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me” (Gv 14,6)

--“Non affannatevi dunque dicendo: -che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?- Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” (Mt 6,31-33)

--“Venite a Me voi tutti che siete affaticati e oppressi e Io vi ristorerò.” (Mt 11,28)

--“Allora Gesù disse ai Suoi discepoli:-Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e Mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa Mia, la troverà”.-(Mt 16,24-25)

--“Sorgeranno molti falsi Profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà fino alla fine, sarà salvo.” (Mt 24,11-13)

--“Io sono il Pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il Pane che discende dal Cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il Pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo Pane, vivrà in eterno e il Pane che Io darò, è la Mia carne, per la vita del mondo.” (Gv 6,48-51)…”Gesù disse: In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il Suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue ha la Vita eterna e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” (Gv 6,53-54)

--“Di nuovo Gesù parlò loro:-Io sono la luce del mondo; chi segue Me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.-“ (Gv 8,12)

--“In verità, in verità vi dico:-Se chiederete qualche cosa al Padre nel Mio nome, Egli ve la darà. Fin’ora non avete chiesto nulla nel Mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.-“ (Gv 16,23-24)

(Carlo)

 

venerdì 23 ottobre 2020

SPIRITUALITA'

 

IL  RUOLO  DI  MARIA  SANTISSIMA

 

Conosciamo Maria come Madre di Cristo e Madre dei cristiani, ma fino a che punto conosciamo il ruolo di Lei nella storia della Salvezza?

Quando Maria ricevette la visita dell’Angelo Gabriele che Le prospettò di divenire Madre del Dio Incarnato Ella, memore delle profezie che ben conosceva, pronunciò il fatidico “sì” che cambiò il mondo; lo Spirito Santo scese su di Lei avvolgendoLa e riempiendoLa delle Sue Grazie.

Fin qui la storia è ben conosciuta, ma quanti sono edotti sulle conseguenze di grande portata che questa accettazione ha prodotto nella nostra realtà spirituale? La conseguenza più eclatante è che senza Maria, non vi può essere Cristianesimo e che Lei, per volontà di Dio, ha permesso la realizzazione dell’intera Redenzione. Come ben si sa Dio, per agire nel mondo, ama servirsi degli avvenimenti umani e della collaborazione degli uomini, anche se a volte ha dimostrato di raggiungere i Suoi obiettivi, servendosi perfino dell’opposizione, pur salvando sempre la libertà degli uomini, poiché Egli vuole convertire e non imporre.

Maria nel pensiero di Dio

E’ stato Dio stesso che per primo ha parlato di Lei e voluto per Lei un destino incontestabilmente unico. Tutta la Sua grandezza ha avuto quindi il suo inizio nell’eternità. Prima che il mondo fosse creato, l’idea di Maria era presente all’Eterno Padre, insieme a quella del Redentore del cui destino Ella faceva parte. Così, da tutta l’eternità Maria occupava un posto unico fra tutte le creature. Era dunque conveniente che fosse distinta da ogni altra nel primo annuncio della Redenzione, fatto da Dio a satana: “Io porrò inimicizia fra te e la Donna, tra la tua stirpe e la Sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu Le insidierai il calcagno” (Genesi 3,15).

Con queste parole, Dio stesso sintetizza e annuncia la futura Redenzione. Maria deve occupare certamente un posto che appartiene a Lei sola; anche prima della nascita e poi per sempre, sarà la nemica di satana; al di sotto del Redentore, certo, ma vicinissima a Lui, in qualche modo simile a Lui (Genesi 2,18) e diversa da ogni altra creatura. Sola, fra tutte le creature di tutti i tempi, Ella è stata prescelta da Dio per essere la cooperatrice della Salvezza.

Le profezie continuano, una dopo l’altra, piene di allusioni: “la Vergine”, (Isaia 7,14)”la Vergine e il Bambino”, “la Regina assisa alla destra del Re”…(Salmo 45)

Una profezia che descriva la Redenzione futura, come l’opera comune di una Donna e del Suo Bambino (e di nessun altro all’infuori di quei due) che schiacciano la testa a satana, apparirebbe del tutto inconsistente se, nel giorno in cui la Redenzione si attua, la Donna fosse relegata nell’oscurità.

Perciò, se la profezia è autentica e se, come affermano concordemente la Santa Chiesa e la Sacra Scrittura, la Salvezza consiste nella continua efficacia dell’Incarnazione e della morte di Gesù Cristo dentro le fibre dell’anima umana, allora nel Cristianesimo deve esserci Maria insieme con Gesù, inseparabile da Lui nella Sua opera di Salvezza, la nuova Eva, dipendente da Lui, ma a Lui necessaria: veramente addirittura, la Mediatrice di tutte le Grazie, secondo l’espressione con cui la Chiesa Cattolica riassume la Sua funzione misericordiosa. Se dunque, ciò che la profezia aveva intravvisto è davvero il Regno di Dio, quelli che sminuiscono Maria, non vi appartengono.

Maria ha ricevuto un grande potere sulle anime degli eletti per una speciale grazia dell’Altissimo il quale, avendoLe dato potere sul proprio Figlio unico e naturale, glielo ha dato pure sui Suoi figli adottivi e non solo sul corpo, che sarebbe poca cosa, ma anche sull’anima.

“E’ solo Maria che ha trovato grazia presso Dio, senza l’aiuto di nessun’altra semplice creatura. Dopo di Lei, coloro che hanno trovato grazia presso Dio, l’hanno trovata unicamente per mezzo di Lei. E quanti verranno in futuro, la troveranno ancora soltanto, per mezzo di Lei. Maria era piena di grazia, quando ricevette il saluto dell’Arcangelo Gabriele e ne fu ricolmaTa con sovrabbondanza dallo Spirito Santo, quando La coprì con la Sua ombra ineffabile. Poi crebbe talmente di giorno in giorno e di momento in momento in quella duplice pienezza, da raggiungere un punto di grazia sconfinato ed inimmaginabile. E così l’Altissimo l’ha costituita unica tesoriera delle Sue ricchezze e sola dispensatrice delle Sue grazie, in modo da magnificare, elevare ed arricchire chi Ella vuole, facendoli entrare nella via stretta del Cielo e passare ad ogni costo per la porta stretta della vita, donando a chi vuole, il trono, lo scettro e la corona regale. Gesù è ovunque e sempre il frutto e il Figlio di Maria; e Maria è ovunque il vero albero che porta il frutto di vita e la vera Madre che Lo produce…E’ Maria la sola che apre l’entrata del Paradiso terrestre ai miseri figli di Eva, l’infedele, perché possano passeggiare piacevolmente con Dio, trovare sicuro riparo dai nemici, nutrirsi di delizie e, senza più temere la morte del frutto degli alberi di vita e della scienza del bene e del male, bere a grandi sorsi le acque celesti di questa bella fontana che zampilla con abbondanza. Anzi, è Lei stessa questo Paradiso terrestre, questa terra vergine e benedetta, da cui Adamo ed Eva peccatori, furono scacciati; ed Ella vi lascia entrare solo quelli e quelle che vuol condurre a santità.” (Montfort: Vera devozione…par.44-45)

La nuova Eva

“Ciò che Lucifero ha perduto con l’orgoglio, Maria lo ha guadagnato con l’umiltà; ciò che Eva ha corrotto e perduto per disobbedienza, Maria l’ha salvato con l’obbedienza. Eva ha obbedito al serpente e ha mandato perduti tutti i suoi figli e se stessa, consegnandoli a lui; Maria si è resa totalmente fedele a Dio e ha salvato tutti i Suoi figli e servitori e Sé stessa, consacrandoli alla Sua Maestà. Non soltanto Dio ha posto un’inimicizia, ma delle inimicizie, non soltanto tra Maria e il demonio, ma tra la stirpe della Santa Vergine e la stirpe del demonio. Dio ha posto delle inimicizie, delle antipatie, delle opposizioni profonde tra gli autentici figli e servi della Vergine Santa e coloro che sono figli e schiavi del demonio; non si possono amare tra loro, non ci può essere intesa degli uni con gli altri. I figli di belial, gli schiavi di satana, gli amici del mondo (che sono la stessa cosa), hanno sempre fin’ora perseguitato quelli e quelle che appartengono alla Santa Vergine, come in passato Caino ha perseguitato il fratello Abele ed Esaù suo fratello Giacobbe, che sono le figure dei falsi credenti e dei veri credenti.

Ma l’umile Maria riporterà sempre vittoria su questo orgoglioso; una vittoria così grande che arriverà a schiacciargli la testa, dove risiede il suo orgoglio; Ella saprà sempre smascherare la sua malizia di serpente, sventarne le insidie infernali, dissiparne i diabolici progetti e saprà difendere fino alla fine dei tempi, i Suoi fedeli devoti dalla sua zampata crudele.

Ma il potere di Maria su tutti i demoni, si rivelerà specialmente negli ultimi tempi, quando satana tenderà insidie al Suo calcagno, cioè agli umili schiavi e ai devoti figli che Ella susciterà per fargli guerra. Essi saranno piccoli e poveri secondo il mondo, in basso, davanti a tutti come il calcagno, calpestati e maltrattati come lo è il calcagno rispetto alle altre membra del corpo; ma in cambio, essi saranno ricchi nella grazia di Dio che Maria comunicherà loro con abbondanza, grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori ad ogni altra creatura per il loro zelo coraggioso e saranno così fortemente sostenuti dall’aiuto divino che con l’umiltà del loro calcagno e in unione a Maria, schiacceranno il capo al demonio e faranno trionfare Gesù Cristo.” (Montfort: V.D. cap. 53-54)

“Il consenso dato da Maria alla proposta dell’Angelo, è un consenso dato a tutto il piano di Dio e Maria usa la stessa espressione, “la serva del Signore” con cui Isaia presentava il Messia Redentore definendoLo “Servo di Jahwè (Is. 52,13-53). Anche Maria si definisce “serva” esprimendo così la Sua partecipazione alla stessa Missione e partecipazione del Figlio. Quindi il Servo di Jahwè e la Serva del Signore, si trovano già uniti insieme fin dall’inizio per operare la Redenzione universale.” (De Martino)

“L’Annunciazione e l’Incarnazione sono strettamente legate alla Redenzione, perché il consenso di Maria è già di per sé un consenso alla Redenzione e Maria, costituita Madre del Figlio, è costituita nello stesso tempo Madre del Redentore e Corredentrice degli uomini.” (Rabanos)

(Carlo)

 

 

mercoledì 26 agosto 2020

SPIRITUALITA'

 

VISITE  LEGIONARIE  AI  MALATI  MENTALI

“Penso si potrebbe dire che non c’è nessun altro lavoro più difficile nella Legione. La principale difficoltà nasce dal vostro stesso intimo, dallo scoraggiamento sotto qualsiasi forma. Sareste inclini a pensare che vi è scarsa utilità in quel lavoro, sia per voi che per i malati. La mancanza di varietà e di segni di progresso vi priva degli stimoli naturali che vi aiutano in altre occupazioni. Ma tutto questo significa solo che siete impegnati in un esercizio del più alto spirito legionario. Osserviamo che la Madonna è simboleggiata nella Chiesa, dalla luna. Ebbene, questo satellite è stato sempre, stranamente,  associato con i disturbi mentali. In passato, la convinzione su tale punto, era così completa, che il termine “lunatico” deriva appunto dalla luna. Si supponeva che il sereno astro d’argento, esercitasse un sinistro influsso su talune povere menti. Ogni giorno, i milioni di nostri Legionari proclamano l’Antifona: “Chi è Costei che s’avanza come l’aurora che sorge, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?” La Madonna è opportunamente paragonata alla luna, perché con ciò si mostra assai bene la relazione tra Lei e Suo Figlio. La luna brilla della luce del sole; non ha luce propria. Similmente la Madonna è luminosa della luce del Suo Bambino; vive di Lui; quanto Ella dona, viene da Lui.

Quindi, cominciamo a considerare tutto il quadro, alla luce di questo particolare simbolismo della Madonna. Ora, tenendo conto della suddetta superstizione tradizionale relativa alla parte della luna nelle turbe mentali, vi invito a considerare Maria come vostra speciale sorgente di confidenza. Nella vostra, come in ogni altra causa, Ella riuscirà trionfante a causa dell’onnipotenza divina che trasmette.

Ora, variando un tantino, le immagini suddette, consideriamo la Madonna che pone la luna (le temibili afflizioni mentali) sotto i Suoi piedi. Non è infantile implicarLa in atteggiamenti che sembrano inverosimili, perché dovunque entra Lei, vi è soluzione. Ella vi accompagna come la Salute dei vostri gravi malati.

Affrontate, dunque, il vostro problema nel Suo Nome. Il vostro intento è quello di metterLa in azione. Voi siete i Suoi agenti, i Suoi strumenti, per sfruttare tutte le Sue capacità.

Andando  dai vostri emarginati, voi esercitate quello che è l’aspetto tipico della Sua Maternità. Potete perciò, giustamente aspettarvi che vi sia concesso un grado di assistenza insolito- in verità che Ella possa essere con voi in tale lavoro più che in ogni altro- ammesso che ci fosse permesso far differenza tra i lavori che ci sono assegnati.

Essendo presente con voi, Ella sarà attiva in vario modo. Vi santificherà a causa di quanto state facendo e vi renderà forti per questo; tramite il vostro accostamento, agirà sui pazienti in forme salutari. Vi saranno molti casi in cui lo stato mentale, poiché così Dio vuole, rimarrà immutato. I Suoi scopi d’amore vengono serviti da quell’infermità. Ma parimenti, come mostra la storia dell’umanità e le pagine del Vangelo evidenziano particolarmente, vi sono persone che Dio affligge, ma da cui, in determinate circostanze, vuole togliere l’afflizione. In quest’ultimo caso, voi potete avere una parte importante da svolgere: fornirGli elementi di cui voglia servirsi per accordare tale sollievo. Se non li visitaste, questo non si effettuerebbe.

Può accadere, ad esempio, che la loro sofferenza abbia avuto origine da un comportamento sbagliato da parte loro: potrebbe succedere che la vostra fede, la carità e il sacrificio delle vostre attenzioni, li aiutino a riparare il loro debito e quindi a migliorare. Oppure potrebbe trattarsi di una situazione diversa: forse la loro privazione è per compenso e non per penalità. Spesso infatti, una persona soffre a motivo di peccato, ma non per colpa propria. Questo si può applicare molto validamente in seno alle famiglie. Ho visto innumerevoli casi in cui membri senza colpa, hanno avuto il privilegio di sopportare le offese di altri gravemente colpevoli, entro la medesima famiglia, per salvarli con ciò e nello stesso tempo percorrere essi stessi una strada più elevata. Voi entrate così, in un ordinamento di grande importanza spirituale e, mediante le vostre fatiche espiatorie, alleggerite il loro peso.  In tal modo potete aspettarvi con fiducia dei miglioramenti di vario genere in coloro che visitate. M, se ciò non avvenisse, non ha importanza per voi. La vostra motivazione va ben più in profondità di qualsiasi desiderio di apportare un beneficio fisico.

Considerate ciò che dice il 25° capitolo del Vangelo di S.Matteo.  Descrive il Giudizio alla fine del mondo, quando nostro Signore è rappresentato nell’atto di rivolgersi ai buoni, per accoglierli nel Regno dei Cieli. Egli ne offre la ragione:”Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, malato e in carcere e mi avete visitato” Ed essi di rimando a Lui:”Signore quando mai abbiamo fatto questo per Te? E Lui: “ Ogni volta che lo avete fatto a uno dei minimi tra i Miei fratelli, lo avete fatto a Me.”

Queste parole costituiscono una delle affermazioni sulla Dottrina del Corpo Mistico. Noi serviamo nostro Signore non solo quando trattiamo con quelle determinate categorie classificate come sfortunate, ma anche con tutte le altre categorie di miseria e con tutti i tipi di gente. Tuttavia va notato che nostro Signore nel passo citato, assegna un’attenzione particolare ai più miserabili: uno speciale accento di pietà lo pervade. Non solo viene servito Lui in quelle persone, ma viene soccorso nella Sua più crudele necessità: in loro sta soffrendo Lui. Naturalmente il suo elenco non è definitivo; lo si può completare. Per esempio, potete aggiungere altre gravi categorie di dolore fisico, così come le persone ridotte in miseria, quelli che hanno malattie tremende e, in particolare quella che avete fedelmente fatta vostra: gli afflitti da turbe mentali.

Anzi, mi chiedo se fra tutte le varie categorie, la vostra non sia la più alta, poiché è davvero la minima. Tutti gli altri hanno perduto qualcosa di esterno, sono stati privati di qualche capacità: libertà, salute, stima, pace, conforto,cibo; e a volte, solo temporaneamente. Ma hanno conservato il dono inestimabile dell’uomo: la propria personalità, la volontà, l’intelligenza…Ma le persone mentalmente turbate, hanno perso qualcosa di se stessi. Hanno perso molto della loro personalità. Per tale motivo noi possiamo audacemente attaccarci alla parola-chiave nell’affermazione di nostro Signore e convincerci che essi sono i minimi tra i minimi; perciò in quelle persone voi vi rivolgete a nostro Signore per renderGli  un servizio unico.”

(da “Virgo praedicanda” di Frank Duff)

(Carlo)

 

 

 

martedì 21 luglio 2020

SPIRITUALITA'


LA  PAROLA   E’  VIVA  E  VIVIFICANTE
“La Parola di Dio, dove tocca, feconda: ce lo assicura il Signore per bocca del Profeta Isaia. Il cristiano lo sa e crede. Essa è sempre efficace, ma misteriosa nel suo agire; segue vie che non sono le nostre.
La sua forza fecondatrice, invisibile e divina, attraversa la Storia, guida le coscienze, suscita salutari inquietudini. Lo Spirito Santo la mantiene viva e attraente, perché nutra di speranza le sofferenze del momento presente e le incompiute aspirazioni dell’umanità e il travaglio della stessa creazione, riposino finalmente in Dio.
Purtroppo, ammonisce il Vangelo, spesso la sapienza mondana rende ottusa la mente e indurisce il cuore, ostacolando la crescita e la fecondità della Parola del Regno. Questa, dice la Parabola (del seminatore), non deve mancare a nessuno: il seminatore-Dio e la Sua Chiesa- semina dovunque e a piene mani, con fiducia.
Carente è invece la disponibilità ad accoglierla: per disinteresse o superficialità, per incostanza o poca considerazione, falsando la scala delle priorità che deve stare a cuore a ogni credente.
Lasciamo dunque che la Parola ci interroghi e ci inquieti; frammenti di silenzio e di ascolto intessano le nostre giornate.” (Don Giuliano Saredi ssp) (Commento alla Liturgia di domenica 12 luglio 2020)
(Carlo)


venerdì 22 maggio 2020

SPIRITUALITA'


INVOCAZIONI PER LA PROPRIA MORTE  (PARTE II°)
Da ricco Ti sei fatto povero,
per noi sei stato crocifisso;
lavandoci con l’acqua sgorgata dal Tuo costato,
purificaci dalla nostra vecchia vita.
“la Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono e, per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami col Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.”
O Dilezione degna di onore, eccomi qui, misera e povera creatura umana, sconquassata da ogni parte dal vento impetuoso della mia negligenza e atterrita dal tuono della consapevolezza dei miei peccati: mi rifugio sotto il tetto della Tua pietà poiché avverto che non mi resta più nessuna speranza se non in Te, né trovo riposo in nessun altro luogo all’infuori di Te. Tu, come una madre, tieni in grembo, riscaldandolo, chi è perduto.  O Carità o Dilezione, Tu a vantaggio dei peccatori hai compiuto verso i Figlio della Vergine una cosa tale che in Te hai donato speranza a tutti i disperati. Tu con la Tua propria benevolenza spingi tutti ad agire con fiducia verso di Te e, affinché nessun misero possa avere pretesti da addurre contro di Te, Tu poni sul Salvatore il giudizio che grava su tutti. O Carità, per me abbandonata, per me derelitta, prepara un luogo in cui possa trovar consiglio in Te, un nido di rifugio in cui possa riposare il mio spirito tribolato. Infondi vigore al mio spirito tanto meschino. Consola l’angoscia del mio cuore dicendomi:”Io non mi dimenticherò mai di te.” O Carità che fai? Chi assali? Tu non ti dai pace né tregua, fino a che non sia venuta in soccorso dei miseri. Tu non poni nessuna misura all’amore. Tu tormenti con la sete la fonte della vita (Sal 35,10) in modo tale che non gli basta morie una sola volta, ma che, già morendo, si abbandoni ancora all’amore, al punto da desiderare e aver sete di morire per parecchie morti per ciascuno degli uomini, riscattando coloro che erano perduti con un prezzo più caro. O amore, il Tuo zelo ha toccato con tale violenza il vigore del cuore del mio Gesù che, sfibrato dall’amore, si è completamente consunto. O amore, Ti basti ormai, poni ormai fine, ora che il mio Gesù pende morto ai Tuoi occhi. Morto, del tutto morto perché io abbia la vita in abbondanza. Morto perché il Padre mi adottasse come figlio con maggiore tenerezza: morto, perch’io vivessi con maggiore felicità.
O morte efficacissima, sotto la tua protezione, la mia morte sia ben difesa e sicura. O morte che dai la vita, possa io dissolvermi all’ombra delle tue ali! O morte goccia di vita, arda per sempre in me la dolcissima scintilla della tua azione vivificante! O morte gloriosa, o morte fruttuosa! O morte, culmine di tutta la mia salvezza, amabile alleanza del mio riscatto, saldissimo patto della mia riconciliazione. O morte che sei un trionfo, dolce dono di vita, in te splende per me una carità tale che in cielo e in terra non se ne è mai trovata una uguale. O morte d’immensa tenerezza, tu sei la fiducia spirituale del mio cuore. O morte d’immenso amore, in te sono per me riposti tutti i beni. Prenditi amorevolmente cura di me,affinché morendo, io trovi dolcemente riposo sotto la tua ombra. O morte misericordiosissima, tu sei la mia vita felicissima. O morte che stilli dolcezza, provvedi tu alla mia morte. Per merito tuo io possa avere un trapasso sicuro, senza briganti che si appostino, per ostacolare la mia dipartita. Nel grembo della Tua pienissima carità accogli l’anima mia, assorbi in Te la mia vita, immergimi interamente in Te. O cara morte, preparami allora in te il riposo. Fammi felicemente spirare e dolcemente addormentare in te. 
O amore, sei stato Tu a farmi dono di quella morte quanto mai salutare, di quella preziosissima sorte. Tu hai fatto per me cose tanto meravigliose e di tale rilevanza, da obbligarmi in perpetuo al Tuo servizio. Che cosa Ti renderò in cambio di beni tanto smisurati e infiniti? (Sal 115,12) Che lode e ringraziamento potrei offrirTi, quand’anche offrissi me stesso mille volte? Che cosa sono io, misera creatura umana, rispetto a Te, o mia ricchissima redenzione? O amore, l’ardore della Tua divinità mi ha dischiuso il dolcissimo Cuore del mio Gesù. O Cuore che diffondi dolcezza! O Cuore che trabocchi di tenerezza! O Cuore straripante di carità! O Cuore che stilla soavità! O Cuore pieno di compassione! Fammi morire per l’amore e la dilezione di Te.
O amore, quanto vorrei che questo Cuore, questo profumo dolcissimo, questo incenso immensamente soave, questo sacrificio sublime, Tu ora lo offrissi per me sull’altare d’oro della riconciliazione degli uomini, per supplire a tutti i giorni che io ho vissuto senza portare frutto per Te. O amore, immergi il mio spirito nel fiume di quel Cuore stillante dolcezza, seppellendo nelle profondità della divina Misericordia, tutto il peso della mia iniquità e negligenza. O Cuore prediletto, a Te grida il mio cuore. Ricordati di me: Ti prego, la dolcezza della Tua compassione si intenerisca per me, perché ho molte colpe per il male commesso, nessun merito per il bene compiuto. O mio Gesù, il merito della Tua preziosa morte che sola ebbe il potere di saldare il debito universale, in Te condoni la colpa, di qualunque male da me commesso e mi ridoni in Te tutti i beni nei quali mi sono perduto. Mi converta in Te in modo così efficace che, completamente rinnovato rispetto a quello che ero prima, per la forza dell’amore divino, io trovi ai Tuoi occhi quella Grazia e ottenga quella misericordia che Tu hai meritato per me quando, morendo in Croce per  amore dell’amore mio, sei venuto meno. O amore, al momento della mia morte, dimmi Tu un dolce addio, affinchè in Te io riposi soavemente nella pace. Amen
(dagli scritti do Suor Gertrude la Grande)
(Carlo)

mercoledì 29 aprile 2020

SPIRITUALITA'


INVOCAZIONI  PER  LA  PROPRIA  MORTE
L’argomento della propria morte, anche se prima o poi è necessario affrontarlo, non gode di grande gradimento, eppure i troppi avvenimenti di questo triste periodo di pandemia dovrebbero farci riflettere sul pericolo di non poter essere consolati e aiutati con tutta l’assistenza religiosa tanto importante negli ultimi momenti della nostra esistenza. Nel parossismo del virus i medici hanno obbligato chiunque, colpito dalla malattia del covid 19, a restare isolato da tutti e moltissimi moribondi non hanno avuto il conforto religioso né la somministrazione dei Sacramenti. Tutti sappiamo che quando si avvicina la fine della nostra vita, le tentazioni del comune nemico si fanno sempre più incisive e non è raro, per chi non sia fortificato dalla fede, cedere alla disperazione e perdere la più grande occasione per abbandonarsi nelle braccia del Padre, invocandone la Misericordia. La nostra tradizione ci ha insegnato che nell’approssimarsi della morte, il malato veniva assistito dalle preghiere dei parenti e dal conforto del Sacerdote. In punto di morte, come deve essere consolatorio sentirsi dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” seguito dalla Benedizione sacerdotale, quella Benedizione che nostro Signore ha assicurato nel Suo mandato di sciogliere o legare!
Eppure, quanti ammalati di covid 19 sono stati abbandonati in quei momenti terribili e condannati a morire da soli? Questa mia preoccupazione è stata recepita dalla nostra buona Madre, la quale mi ha fatto conoscere gli scritti di Santa Gertrude relativi proprio a questa deprecabile evenienza e alla possibilità di far fronte a tale pericolo, preparandosi per tempo ad affrontare questo doloroso passaggio. Queste invocazioni, certamente ispirate dallo Spirito Santo, rendono evidente l’amore che il Padre nutre per ogni uomo, perché suggerisce all’orante le disposizioni più adatte  a far prorompere la Misericordia  e donare una grande Speranza . Ecco il testo (ridimensionato) :
Esercizi spirituali di Suor Gertrude la grande (+ 1302)
“Quando vorrai celebrare un giorno di riparazione, raccogliti dentro di te per poter avere un colloquio con Colui che è Amore; affida a Lui l’incarico di intercedere per te presso il Padre delle Misericordie(2 Cor 1,3) come per placarLo, affinché attingendo al tesoro della Passione di Suo Figlio, rimetta ogni tuo debito (Mt 6,12) fino all’ultimo punti di negligenza, perché nel momento della tua fine, tu sii sicuro che tutti i tuoi peccati, siano stati pienamente perdonati.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono e, per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami con il Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O dolce Misericordia di Dio, piena di pietà e di clemenza, ecco che io, misero nel dolore e nell’angoscia del mio cuore, ricorro ai Tuoi consigli, poiché Tu sei tutta la mia speranza e la mia fiducia. Tu non hai mai disprezzato il misero. Tu non hai respinto nessun peccatore, fosse anche il più disgustoso. Tu non hai rigettato nessuno che abbia cercato rifugio presso di Te (Gv 6,37). Tu non sei passato oltre ad alcuno che si trovasse nelle angosce, senza provarne compassione (Lc 10,31). Tu hai sempre soccorso, come una madre chiunque fosse nell’indigenza. Tu hai assistito con tenerezza, secondo il Tuo Nome, tutti coloro che Ti invocano. Non mi disprezzare ma, secondo la Tua natura, con pietà, con pietà, abbi cura di me!
Ecco che io, pur essendo ultimo per mancanza di meriti, vengo, vengo a quegli alberghi dei poveri pieni di carità, che si trovano presso di Te, per non morire all’addiaccio della mia vita infeconda, sferzata dal freddo e dalla pioggia. Spero che dalla Tua mano generosa mi sia donata l’elemosina, grazie alla quale, la mia vita perduta, possa essere riparata. Lì, con velli della Tua abbondante compassione, riscalda i fianchi della mia nudità, affinché dalla Tua Carità, siano coperti tutti i miei peccati e compensate tutte le mia negligenze.
Aprimi le Tue dimore sicure, affinché lì sia salvato dalla Tua Grazia! Per Te mi venga in aiuto l’amorevole Carità di Dio in cui sola è sicura la salute della mia anima e del mio spirito.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono e, per quanto sia indegno di vedere esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami col Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O cara Verità, venire a Te senza il mio Gesù sarebbe intollerabile, ma presentarmi al Tuo cospetto col mio Gesù è infinitamente piacevole e amabile. O Verità, siedi ora in tribunale (Gv 19,13), entra ora nel Pretorio ed esprimi su di me qualsiasi giudizio ti piacerà. Non temerò alcun male dato che è con me la mia grande speranza e tutta la mia fiducia. Vorrei sapere quale sentenza pronuncerai su di me, ora che ho con me il mio Gesù, Lui carissimo, Lui fedelissimo che ha preso su di sé la mia miseria, per ottenermi presso di Te una grande Misericordia. Gesù mio dolcissimo, amabile pegno della mia Redenzione, vieni con me al giudizio. Ti prego, stiamo insieme! Sii Tu il mio giudice e il mio avvocato. Narra che cosa sei diventato per me, quali disegni di bene hai pensato a mio riguardo, a quale caro prezzo mi hai acquistato, affinché io non perissi. Tu hai portato i miei peccati. Tu sei morto per me, affinché io non morissi in eterno. Tu mi hai conferito tutto ciò che è Tuo, affinché io divenissi, grazie a Te, ricco di merito. Ti prego, nell’ora della morte, giudicami secondo quella innocenza, secondo quella purezza immacolata che mi hai conferito in Te, quando hai saldato tutto il mio debito, lasciandoTi giudicare e condannare per me, affinché io, che da me stesso sono povero e indegno, possa abbondare di tutti i beni grazie a Te.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono; e per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami col Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno.-
O pace di Dio che sorpassi ogni conoscenza (Fil. 4,8) soave e amabile, dolce e preferibile a tutto, dovunque Tu giunga, lì si trova una sicurezza imperturbabile. O mia pace, Gesù dolcissimo, fino a quando starai in silenzio? Fino a quando tacerai? Parla almeno ora in mio favore, dicendo nella carità la parola  -Lo riscatterò Io- Tu sei davvero il rifugio di tutti i miseri. Tu non passi oltre a nessuno, senza avergli portato salvezza. Tu non hai rimandato nessuno che abbia cercato rifugio presso di Te, senza il dono della riconciliazione. Ti prego, non passare oltre a me, misero e disperato, senza dimostrarmi carità! Fa sì che il Padre torni ad essere sereno nei miei confronti. Accoglimi nel grembo della Tua carità. Porgimi il sorso d’acqua fresca della santa speranza, affinché possa vivere. O carità, rinfresca Tu la mia lingua (Lc 16,24). Infondi Tu nuova vita nella mia anima che ormai si va spegnendo per la povertà dello spirito.
-La Tua pietà Ti induca a vincere i nostri mali col perdono; e per quanto sia indegno di veder esaudito il mio desiderio, nell’ora della morte, senza più alcun ostacolo, saziami con il Tuo dolcissimo volto, perché io possa trovare in Te il riposo eterno-.
O ammirabile Sapienza di  Dio, quanto è forte, quanto è chiara la Tua voce! Tu, senza alcuna eccezione, chiami a Te tutti coloro che Ti desiderano. Tu stabilisci negli umili la Tua dimora. Tu ami quanti Ti amano. (Pr 8,17) Tu giudichi la causa del povero. Tu hai pietà e compassione di tutti. Tu non odi nulla di quanto hai creato (Sap 11,24-25). Tu non tieni conto dei peccati degli uomini e con misericordia li aspetti sinché giungano al pentimento (Sap 11,23). Ti prego, dischiudi anche a me la sorgente della vita, porgendomi la coppa dell’indulgenza, perché io sappia che cosa è gradito ai Tuoi occhi in ogni tempo. (Sap 9,10)
 Ti prego, Ti prego, o splendida Sapienza di Dio: le Tue magnifiche opere non poterono essere ostacolate da alcuna malizia diabolica, i Tuoi pietosi disegni, non potè cambiarli l’ignoranza di tutta la malvagità umana; la Tua abbondanza di Misericordia, la Tua immensità d’amore, la Tua pienezza di bontà, non riuscì a spegnerla nessuna gravità di colpe. Anzi, prevalse la Tua operosità sovrana, perché Tu disponessi tutto con dolcezza, estendendoTi  da un confine all’altro con forza. (Sap 8,1)
O Sapienza, potenza assolutamente irresistibile della Maestà divina, la Tua efficacia abbia il sopravvento su di me, per quanto indegno! Se Tu facessi spirare su di me il soffio della Tua bocca e annientassi tutto quanto è d’intralcio alla Tua volontà e al Tuo beneplacito, affinché io, per merito Tuo, possa vincere tutte le tentazioni, per merito Tuo superare tutti gli ostacoli! Così, nell’immensità dell’amore, morendo a me stesso, io potrei vivere in Te e sotto la Tua guida, potrei felicemente sfuggire al naufragio di questa vita, ricevendo da Te il rivestimento della carità, la copertura della benevolenza, stabilendo con Te il patto di un amore vivo. O Sapienza, Tu innalzi da terra, sulla Croce, Colui che è a vita di tutti, affinché, attirando ogni cosa a sé, nella Sua morte  gli doni la vita.(Gv12,32)
O Amore sapiente, quale farmaco prepari perché abbia termine la rovina universale! Quale unguento medicinale Tu applichi, per curare la ferita di tutti! O Amore, il Tuo disegno è di soccorrere chi è perduto.
Tu condanni Colui che è senza colpa, per donare la Salvezza al colpevole infelice. Tu versi sangue innocente per poter placare l’ira della giustizia e ottenere a chi è povero e indigente la clemenza del Padre. O sapiente Amore, il Tuo decreto è sollievo dei miseri. Tu difendi la causa della pace, Tu esaudisci l’intercessione della Misericordia. Tu con il Tuo prudente consiglio, vieni in aiuto delle difficoltà di tutti, per la volontà infinitamente benevola della Tua clemenza. Tu metti fine alla miseria universale, grazie alla gloriosa opera della Tua Misericordia. O Amore, ciò che Tu hai escogitato è occasione di salvezza per chi è perduto.
Ecco o Sapienza, è ormai aperta la Tua dispensa, piena di tenerezza. Volgi il Tuo sguardo su di me, colpevole, che sto fuori, alla porta della Tua carità. Ecco, sta davanti a Te la piccola coppa vuota del mio desiderio. Si apra, Te ne prego, il chiavistello della Tua pazienza! Insegna al mio cuore i Tuoi casti consigli, i Tuoi precetti luminosi, le Tue veraci testimonianze. Fa che mi ricordi i Tuoi comandamenti, perché li metta in pratica (Sal 102,18) O mio Gesù, non trattarmi secondo i miei peccati, non ripagarmi secondo le mie colpe! Come nel Tuo sangue mi hai dimostrato di essermi veramente propizio, così, per la potenza della Tua Croce preziosa, ristabilisci per me nell’integrità originaria tutto ciò che la mia vita ha mandato in rovina.
O Amore sapiente, copri ed occulta ogni mia colpa. Supplisci per me ad ogni mia negligenza per il mio Gesù che si è spontaneamente abbandonato alla Tua volontà.”
(fine 1° parte)
(dagli scritti di Suor  Gertrude la grande)
(Carlo)


domenica 19 aprile 2020

ATTUALITA'


Riconoscere qualcuno da un suo gesto.
Il “viaggio” del Risorto lungo la via che da Gerusalemme porta ad Emmaus è lastricato da sentimenti di tristezza, di delusione, di incomprensioni, perché i discepoli che lo accompagnano non lo riconoscono e non riescono a capire il perché, quella tragica passione e morte, ha cancellato loro la convinzione che Lui fosse il Messia liberatore.  Le scritture avevano anticipato quanto sarebbe successo a Cristo e avevano predetto che attraverso la sofferenza sarebbe entrato nella gloria. Luca (24.29) racconta però che incontrato lo sconosciuto, lo invitano a cena: “Resta con noi, si fa sera” e Lui accetta. A tavola, l’ospite, pronuncia una benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce ai discepoli. Ecco, i loro occhi si spalancano e la loro sorpresa si tramuta in gioia, Gesù è nuovamente con loro e quel riconoscimento  è la rinnovata celebrazione dell’Eucarestia. 
Il mio viaggio adesso è quello di ripercorrere l’immagine sopra descritta attraverso l’arte pittorica che da sempre ci accompagna perché è capace di farci vedere e conoscere il nostro patrimonio artistico e così farci riflettere, prima di tutto, su come è, per noi, utile modellare la nostra conoscenza su quei dipinti che portano ad una interiorità e perfezione e che testimoniano le innumerevoli interpretazioni che gli artisti hanno voluto rappresentare su quel fatto evangelico coinvolgente, che attrae e vuol aprire un nuovo sapiente sguardo che salda l’invisibile al visibile.
Gli anni scorrono veloci a ritroso,  non ci resta che andare loro incontro e vedere ad uno ad uno quali e quanti artisti hanno voluto porre su tela le loro emozioni su di un fatto religoso che  ha probabilmente lasciato in loro qualcosa di imperituro.
E' il 1506 e Marco Marziale dipinge la scena della cena in una semplicità  bellissima imitando un poco il gusto nordico  di Durer che ne prenderà spunto e nel 1511 replicherà quei personaggi, ed il quadro di Maziale, oggi si trova a Venezia nella Galleria dell'Accademia. Vittore Carpaccio nel 1513 aggiunge ai discepoli 2 personaggi che rappresentano, da un lato Gerolamo Priuli il probabile committente (in toga nera) e dall'altro un uomo vestito all'orientale che  raffigura l'umanità che ignora i vangeli. Passano pochi anni e Jacopo Carucci (Pontormo) crea un convivio con più persone, la tavola è disadorna, una sola brocca e due pezzi di pane, ma il tutto è dominato dal triangolo con occhio di Dio posto sul capo di Gesù. E' il 1525 ed il quadro è  locato agli Uffizi di Firenze.  Tiziano Vecelio il pittore della sovrumana bellezza  aggiunge la presenza dell'oste e di un servitore e non manca la figura di un cane sotto il tavolo e completa l'opera con la visione sullo sfondo di un paesaggio bucolico. Dove poteva trovare posto migliore, se non al Louvre? Jacopo Robusti, " Il Tintoretto" nel 1540 diede visibilità al mondo di una sua interpretazione, esposta oggi a Budapest,  aggiungendo altri personaggi dai colori vivaci ed in movimento, e  se scriviamo: Paolo Caliari, potrebbe darsi che non tutti conoscono questo nome, ma se aggiungiamo "ll Veronese",  si apre una finestra su di un dipinto ad olio del 1588, anch'esso al Louvre, di una scena ricca di una espressività unica. Nella tavola imbandita con frutta, pollo e pane, occupa la scena il discepolo Cleofa che spalanca le braccia mentre Gesù benedice e spezza il pane, ed in quel gesto sta la sua sorpresa congiunta ad una domanda: "Perchè non lo abbiamo riconosciuto subito?" Sul finire del 1500 anche Bernardo Strozzi si cimentò su questo argomento seguendo le orme del Caravaggio che nel 1606 con il suo penello riuscì ad interpretare quel passaggio evangelico con una semplicità assoluta e nel contempo forte, i volti sono in penombra ma la luce centrale svela la loro sorpresa unita ad una meraviglia palpabile. Il vino sul tavolo simboleggia il sangue ed il pollo riverso è simbolo di morte.  Pochi anni dopo Diego Velasquez (1620) precedette l'opera del Guercino, ove i cibi e gli oggetti sul tavolo hanno una rilevanza su tutto , ma dove la mano benedicente è al centro del dipinto ed in parallelo anche le mani di un discepolo si uniscono in preghiera, è un'impronta forte e piena di quella spinta che ti porta a giudicare il dipinto come una meraviglia. Lo  svizzero Serodine dipinse l'incontro tra i discepoli e il Risorto lungo la via di Emmaus nel 1622  e lo stesso fece Delio Orsi Meloni due anni dopo. In entrambi l'influenza del Caravaggio è evidente, i chiari e scuri, le luci e le ombre evidenziano in prospettiva specialmente i volti.   Rembrant, del 1629, pone la figura del Cristo  completamente in penombra, se ne scoprono solo i lineamenti, ma il viso di Cleofa, forse zio di Gesù perchè marito della cognata di Maria, quindi padre di Simone,  è talmente pieno di stupore che riesce ad emergere e prende visibilità in uno sfondo luminoso, Così da quella luce fiorisce il mistero dell'Eucarestia. Non è da meno il dipinto di Rubens del 1638, i cui volti sono tutti rivolti al Cristo ed il bianco della tovaglia da riflesso ai visi come fosse una calamita. ed anche quello di Hendrick ter Bruegel, custodito a Berlino, il cui viso di Gesù, le sue mani e quelle degli apostoli sembrano sollecitazioni per attirare gli sguardi di chi osserva il quadro.  Jacob Jordaens ha dipinto un' allegoria dai colori dorati ed ove i volti hanno espressioni felici. Matthias Stomer  il cui dipinto è presso Capodimonte a Napoli, pone al centro la luce di una candela per portare alla conoscenza  i personaggi raffigurati, un vecchio discepolo, e due visi di ragazzi che fanno pensare all'ieri e al domani. Il tutto lascia spazio all'interpretazione di una sopresa che può comunicare un rapporto comunitario nella partecipazione eucaristica. "Riconoscere l'attimo nel quale avviene il riconoscimento e poi la sparizione ti deve far pensare che Lui camminerà con noi" dice Rembrant e  la bellezza del volto di Gesù, in tutte queste opere riesce a comunicare quello che è in verità la bellezza del volto dell'Uomo. Ciò che viene richiesto per comprendere un'opera d'arte non è semplicemente vederla  od apprezzarla ma ti deve condurre verso uno spazio infinito in cui puoi entrare, forse è facile mettersi in silenzio, sollecitare i tuoi sensi, ed allora un nuovo mondo si aprirà e potrai respirarlo intensamente e dire a te stessa: " Il dono dell'arte non va mai tradito perchè tanta bellezza non costa nulla".

                                              Maria Teresa S.
(Carlo)

martedì 14 aprile 2020

SPIRITUALITA'


APPROFONDIMENTI
La Fede
Una volta superato lo scoglio dell’esistenza di Dio, l’uomo che desideri ricevere l’illuminazione che gli consenta di credere nel messaggio d’amore che Dio incessantemente gli invia, è necessario esprimere in sé stesso un giudizio, momentaneamente solo razionale, di valutazione astratta.
Dopo aver deciso che la bellezza e la perfezione del creato, il suo perfetto equilibrio, le sue leggi che mirabilmente dirigono ogni forma di vita, la sapienza infinita che continuamente traspare da ogni atto della creazione, ci hanno persuaso che tutto ciò non può essere casuale e quindi riteniamo che tutto sia opera di un Creatore infinitamente sapiente e onnipotente.
Ancora non abbiamo la certezza di ciò che andiamo analizzando, ma siamo fortemente sollecitati a considerare che Dio sia il responsabile di tutta la creazione, compresa la nostra persona.
Siamo sulla buona strada, ma ancora la scintilla della Fede non si è accesa in noi, perché ci manca quell’illuminazione che consenta un’adesione profonda e una donazione assoluta. Questa adesione non può avvenire con le sole mie forze, ma deve arrivare come un dono dall’alto. L’Autore di questo dono incommensurabile è lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità e, per ottenere tale dono è indispensabile la mia supplica e il mio desiderio ardente di riceverlo.
Otterrò la Fede che è certezza di quanto si crede razionalmente, ma soprattutto possederò questo privilegio solo quando deciderò col cuore, di credere nella Parola di Dio.
Dio, infatti, con la Sua delicatezza non impone, ma invita a seguirLo; sta a noi accettare il Suo invito amorevole e dare il nostro consenso. Egli vuole farsi conoscere perché, conoscendoLo,  possiamo amarLo.
Per l’uomo, non è facile comprendere l’Amore di Dio in tutta la sua estensione, perché egli  è troppo legato alla sua sfera fisica che lo condiziona notevolmente. I Santi hanno fatto tanti sforzi per distaccarsi dal corpo e divenire spirituali; uno dei più importanti è S.Francesco, il quale è riuscito a dimenticare le esigenze del suo corpo, vivendo asceticamente nello spirito.
Dio ama l’uomo e lo ha creato per amore, desiderando per lui una gioia continua, ma Adamo ed Eva hanno rifiutato questo amore, distruggendo i piani amorevoli del loro Creatore.
Dio però, non ha abbandonato l’uomo a sé stesso, ma ha, continuamente cura di lui con premure degne di un animo adorabile e gentile. Così, ha assegnato ad ogni nuovo bambino, un Angelo custode, il cui compito principale è quello di vegliare sul suo protetto e spingerlo al Bene.
Ogni battezzato che abbia fatto esperienza di questo grande amico, potrà testimoniare quante volte nella vita e in ogni singolo giorno, questo Angelo, quando lo si invoca, corra in aiuto del suo protetto.
Io, quando devo affrontare difficoltà o incontri pericolosi, prego il mio Angelo che mi suggerisca come comportarmi e Lui, pronto, agevola il mio cammino e risolve per me tanti piccoli problemi che altrimenti potrebbero rivelarsi fallimentari o dannosi.
Nel colloquio con la Samaritana, Gesù cerca di far comprendere quanto sia importante la Grazia e quanta gioia Essa procuri al fedele che la riceve. L’Amore di Dio si riversa sull’uomo e l’uomo stesso diviene come una fontana zampillante amore. Con questa figura, Gesù vuol far capire che l’Amore di Dio è espansivo, perché l’amore ha necessità di condividere la Sua gioia con il prossimo.  (Segue)
(Carlo)

lunedì 6 aprile 2020

ATTUALITA'


SINTESI  MARIANA
Recentemente (3 aprile u.s.), Papa Bergoglio ha detto che bisogna considerare Maria Santissima come una discepola e come Madre. Altri titoli, secondo lui, non si addicono !
Alla vigilia di una petizione in favore d Maria Corredentrice, voglio esporre brevemente, le ragioni per le quali Maria è veramente Corredentrice.
Dice S.Paolo (1 Cor 3,9) che “noi siamo gli operai di Dio”, ossia collaboriamo “piantando e innaffiando” l’Opera che Dio fa crescere. E’ Lui che dona la via la verità e la vita; noi collaboriamo alla Sua Opera quali operai e la Sua Opera è la Redenzione dell’umanità dal peccato. E così Maria è impegnata a collaborare a questa meravigliosa Opera di Salvezza partecipando, anche se in modo subordinato a Cristo, al compimento dello strumento relativo: il Corpo di Gesù.
Maria, in virtù della Sua maternità, è ancora partecipe delle opere del Figlio; ciò che riguarda il Figlio, riguarda anche la Madre. Lei non ha dato alla luce il Suo Figlio, per poi disinteressarsene, ma lo ha sempre seguito durante tutta la Sua vita, fin’anche sul Calvario, ove ha sofferto spiritualmente in modo indicibile, offrendo al Padre, in sacrificio di espiazione, il Suo proprio e unico Figlio.
Ogni avvenimento biblico importante, nella Bibbia, viene annunciato dai Profeti, fornendo così la prova, in tempo non sospetto, che quell’avvenimento descritto da essi, esprima la volontà di Dio, la quale viene rivelata nel susseguirsi dei secoli, in modo sempre più chiaro. Così, nel libro della Genesi, il Protovangelo che costituisce la base di partenza della conoscenza del nostro passato, a seguito del peccato originale, Dio lancia una maledizione al serpente, ma contemporaneamente afferma che una “Donna” e la Sua discendenza, schiacceranno il capo del serpente infernale, vincendolo definitivamente. Quella “Donna” è Maria Santissima e la Sua stirpe è quella di Gesù. La puntualizzazione di Dio “Io porrò inimicizia…” stigmatizza molto bene la lotta fra il bene e il male che avverrà sempre fino alla vittoria finale la quale sarà perseguita insieme da Gesù e Maria. Maria è associata da Dio al Figlio nella Sua Opera di Salvezza per redimere l’umanità peccatrice; proprio  in questa “inimicizia” viene ribadita la corredenzione di Maria!
Già nell’Annunciazione Maria fu cosciente, anche se non nei particolari, del piano di Dio e rispose col Suo famoso “fiat” definendosi “serva”. L’Annunciazione e l’Incarnazione sono strettamente legate alla Redenzione, perché il consenso di Maria è già di per sé un consenso alla Redenzione in quanto, divenuta Madre del Redentore, è divenuta anche Madre e Corredentrice degli uomini.
Accogliendo l’invito dell’Angelo, Maria ci dona tutta la Grazia che risiede nel Verbo Incarnato e tutta la Salvezza del Redentore, poiché Ella è Dispensatrice di Grazia, per volere divino, al fine di rigenerare le anime. Questa missione di salvezza in unione strettissima della Madre con il Figlio la si può desumere dalle parole ispirate del Sacerdote Simeone :”anche a Te una spada trafiggerà l’anima” con le quali egli esprimeva a Maria la partecipazione ai dolori del Figlio.
Sul Calvario, Maria diviene la Madre di tutti i redenti e il “fiat” ripetuto, echeggia quello dell’Annunciazione.
Il risultato è la Chiesa, famiglia dei redenti, realtà insieme divina e umana. Dice P.Manelli :”Il Redentore e la Corredentrice operano insieme e direttamente la Redenzione universale. Ciò significa che Essi operano insieme e direttamente al riscatto dell’umanità dalla schiavitù e morte del peccato, pagando con la loro sofferenza e morte sul Calvario, il prezzo del riscatto, meritando in tal modo, l’acquisto della Grazia redentiva per tutto il genere umano passato, presente e futuro.”
(Carlo)  

mercoledì 12 febbraio 2020

SPIRITUALITA'


PELLEGRINAGGIO  A  FATIMA
La bianca Signora tra il Suo popolo e i figli sofferenti  (Giovanni De Marchi-“Era una Signora più splendente del sole”) :
“La campana del Santuario dà tre rintocchi; segno giornaliero per la recita dell’Angelus al quale il giorno 13 di ogni mese segue il Rosario in preparazione alla processione. Chiudo il Tabernacolo. Mi porto in Sacrestia a deporre la cotta ed esco ad ammirare uno spettacolo veramente affascinante. Come d’incanto, mi sento rianimato dalla fatica delle lunghe ore di confessionale.
Dalla gradinata della Basilica, alla vasta spianata, per tutto il recinto, un mare di gente in un calmo ondeggiare. E’ certo tutto il Portogallo. Infatti tutta la terra di S.Maria è qui largamente rappresentata: dall’Algarve solatio al verde Minho: pelle bruna che risente l’influsso dei Mori, grandi occhi neri pensosi, fissi sulla Madonna. Ribategiani, color vigoroso, forte, d’aria libera, modi disinvolti, calzoni stretti, berrettone e grossi rosari nelle mani callose e nervose, use al governo del gregge. Gente della riviera atlantica, abbronzata dallo jodio, emanante dagli abiti ondate di salmastro, che abbandonò remi e reti per venire ad affidarsi alla protezione della Stella del mare; uomini con grosse flanelle rigate, donne con sottane pieghettate e cappellino rotondo…Gran parte della moltitudine si getta in ginocchio. Ha inizio la recita del Rosario che, diretta al microfono dal canonico Marques dos Santos, procede impeccabile in un’atmosfera di fede e di devozione impressionante. Inginocchiato sopra le pietre o in terra, col capo scoperto sotto un sole bruciante- è mezzogiorno solare- tutto questo popolo sembra insensibile ai sacrifici, anzi, li cerca sciegliendo le posizioni più scomode, per essere maggiormente accetto a Colei che tanto raccomandò in questo luogo la penitenza.
Infine si organizza la processione se così può chiamarsi, con la statua della Madonna. Portata dalle servite, la statua sorridente passa in mezzo al Suo popolo, in mezzo ai Suoi figli che Le gridano coi canti d’amore, che Le presentano coi gemiti le necessità, che implorano coi sospiri la materna protezione.
Lentamente, perché tutti la salutino, la vedano, la contemplino, la Vergine compie il Suo pellegrinaggio. Cadono su di Lei a manciate, i petali di rose, né si sa donde vengano. Biancheggiano sopra le vesti rosse dei Prelati, ci sfiorano il viso volteggiando e cadono lentamente come fiocchi di neve, fondendosi col candore delle cotte dei Sacerdoti e dei Seminaristi, nell’interminabile doppia fila che precede il trono dell’Immacolata Signora. La Vergine avanza maestosa. Migliaia di fazzoletti La salutano. Migliaia di cuori La invocano. Migliaia di anime La supplicano, mentre negli occhi di tutti, brillano lacrime di nostalgia e di tenerezza filiale. Arriva infine al limitare della gradinata. E perché il Suo volto non sia sottratto al bramoso sguardo della moltitudine, il trono viene girato e, mentre la Madonna ascende, ci si delizia nella sua contemplazione…La Santa Messa è celebrata da un Prelato ed il popolo accompagna il coro dei Seminaristi, propagato dagli altoparlanti. Terminata la Messa, si espone solennemente il SS.Sacramento al canto de “O salutaris Hostia “ ed alcuni momenti dopo “Gesù nascosto”- come diceva la piccola Giacinta-scende a benedire gli infermi. Gesù passa e si ferma dinanzi ad ognuno. Son circa trecento e quasi tutti gravi. Vi sono tubercolotici all’ultimo stadio, volti pallidi, sguardo languido e febbricitante per i quali la scienza si dichiara impotente e che solo dall’onnipotenza divina attendono il rimedio o almeno un sollievo ai loro dolori. Stesi sulle barelle, vi sono ammalati del morbo di Pott, immobilizzati, membra scheletrite, volti sfiniti, l cui vita è un duro calvario. Dalla Regina dei Martiri sono venuti ad implorare la guarigione o almeno la forza per portare una croce tanto pesante…Con che insistenza, con che confidenza attendono l’ora del più stupendo miracolo! La voce del Sacerdote che dirige le cerimonie, risuona vibrante di fede e di pietà! “Signore, Vi adoriamo! Signore, confidiamo in Voi! Signore, crediamo in Voi, ma Voi accrescete la nostra fede!”
E ad ogni invocazione, risponde il grido della folla che si diffonde fino a perdersi lontano, nell’azzurro delle colline. “Signore, Vi adoriamo! Signore, confidiamo in Voi! Signore, crediamo in Voi ma Voi accrescete la nostra fede!” “Voi siete il mio Signore e il mio Dio! Voi la Resurrezione e la Vita!” ricomincia con maggior forza il Sacerdote. “Voi siete il mio Signore e il mio Dio! Voi la Resurrezione e la Vita!” ripete la turba con rinnovata confidenza. “Signore, se vuoi, puoi guarirmi! Signore, dì una sola parola e sarò guarito!”
Così ancora il Sacerdote. E così ripete il popolo con la medesima fede con cui un giorno si invocava il Redentore lungo le strade della Palestina. “Signore, fate che io veda! Signore, fate che io cammini! Signore fate che io senta!” Nessuno può trattenere le lacrime. La carità cristiana affratella tutta la moltitudine. Tutti hanno le medesime necessità. Tutti soffrono i medesimi dolori. La preghiera di uno è l’invocazione di tutti.
Poi, con maggior veemenza, con maggior fervore, con maggior tenerezza, nella consapevolezza della propria miseria, della propria indegnità, la preghiera è diretta a Colei ce nelle nozze di Cana ebbe il potere di affrettare l’ora del miracolo. “Madre del Salvatore, prega per noi! Regina del SS. Rosario, prega per noi! Consolatrice degli afflitti, prega per noi!” Passati ad uno ad uno i lettini dei sofferenti, accompagniamo con nostalgico desiderio, Gesù Eucaristico che sta per lasciarci. D’ogni parte, negli sguardi fissi su di Lui, si legge l’invocazione dei discepoli di Emmaus: “Rimani con noi, Signore”. In coro maestoso si canta il “Tantum ergo” e ancora una volta la benedizione di Gesù, scende sui sani e sui malati, sull’immensa folla che è inginocchiata od almeno, dove la calca non lo consente, inchinata. Gesù ora si ritira umilmente nella Cappella delle Confessioni. Si ritira per lasciare il popolo solo con la Sua Madre Santissima in un’espansione entusiasta, solenne, derilante. E’ la processione dell’addio.
Lacrimano gli occhi ma i cuori sono esultanti. Tutti sentono nell’animo, la dolcezza dello sguardo materno. La bianca Madonna passa, ma tutti vorrebbero trattenerLa  per dirLe ancora una parola, per confidarLe ancora un segreto o una pena, per ringraziarLa ancora di una grazia. Nell’impossibilità di gettarLe i cuori, Le si gettano i fiori. L’agitarsi frenetico dei bianchi fazzoletti, traduce il tumultuar dei sentimenti che l’anima non sa definire e che solo a Fatima le è concesso di provare. Rombano nell’aria decine di apparecchi, lancianti essi pure, fiori e preghiere.
Ricollocata sotto il semplice atrio, la Vergine riceve gli ultimi ossequi. E’ necessario partire. Ma migliaia di cuori non partono. Rimangono affascinati per sempre dalla soavissima Madonna della Cova di Iria! Felici loro!”
(Carlo)

giovedì 6 febbraio 2020

SPIRITUALITA'


SENZA MARIA NON VI E’ REDENZIONE
Questa affermazione che può sembrare ardita, in verità non fa altro che allinearsi al piano redentivo voluto da Dio. Infatti, Dio ha sempre voluto agire con il concorso degli uomini, servendosi di loro per realizzare la Sua Santa Volontà. Anche questa volta coinvolge una Donna che Egli provvede a rendere pura e immacolata fin dalla Sua Concezione, affinché possa concepire e allevare un Uomo che avrà contemporaneamente due nature, quella umana e quella divina. La parte umana del Figlio sarà fornita dalla Donna preservata pura dal peccato originale, affinché Ella possa ospitare nel Suo ventre puro, la purezza di un Dio.
Ma nel piano misericordioso del Creatore, è previsto che la Donna acconsenta liberamente al grandioso progetto e abbia  coscienza del grande impegno che avrebbe assolto; per questo la Grazia Santificante dello Spirito Santo La avvolge e istruisce, perché la Sua accettazione non sia incosciente o superficiale. Essere immuni dalle gravi conseguenze del peccato originale, significa essere immuni dal condizionamento di una natura degradata, come quella che limita la natura umana, sottoposta, dopo la perdita dei doni preternaturali, alla nefasta azione del demonio.
Il primo peccato dell’uomo è stato quello di rifiutare l’Amore del Creatore, preferendo a Lui l’avversario, acconsentendo così a divenire schiavo del male.
A questo punto l’uomo, ha perduto tutto, tutti i doni preternaturali che il Creatore aveva elargito, in special modo quello della Grazia Santificante che lo rendeva figlio di Dio.
Il peccato è stato così grande, infinito come lo è Dio, pertanto riguadagnare la posizione felice era impossibile all’uomo, perché mai avrebbe potuto meritare come un Dio, soddisfacendo la Maestà divina. Solo Dio Stesso poteva offrire una valida soddisfazione all’altezza della propria Maestà infinita. Quindi era necessario un uomo che fosse tale, ma racchiudesse anche la divinità. Dio quindi, per realizzare il Suo piano, aveva necessità di ottenere il consenso umano perché ci fosse la collaborazione umana. Senza di quella Egli avrebbe dovuto cambiare piano, ma questo non era nella Sua Volontà, perché Egli ha sempre inteso rispettare la libertà umana, desiderando da sempre che l’adesione dell’uomo sia fatta per amore e non per costrizione.
Maria dunque, interpellata dall’Angelo Gabriele, risponde positivamente al suo invito e pronuncia il Suo fatidico “sì”.
I meriti di Maria sono molteplici; accettando la Maternità, accetta di condividere tutto con Suo Figlio  e sappiamo quanta sofferenza abbia accompagnato la vita di questa Famiglia. Fin dalla nascita del Figlio, Ella ha vissuto le prime difficoltà, superate dalla grande gioia che la nascita di Gesù Le ha portato e nel vedere che varie persone presenti, subito il popolo dei pastori e poi i sapienti, venuti da terre lontane, hanno adorato il Re dei Re.
Maria ignorava il futuro, ma era certa che sarebbe stata sempre legata al Figlio e alle Sue vicissitudini. Ogni passo del Figlio era un nuovo Mistero che Lei si sforzava di interpretare alla luce della Sacra Scrittura che conosceva perfettamente e nella quale verificava in ogni momento l’attuarsi delle Profezie che riguardavano il Figlio: “Maria serbava queste cose, meditandole nel Suo Cuore.” (Lc 2,19)
Certamente era sconvolgente chiedersi chi fosse veramente Suo Figlio; il poeta Dante dirà magistralmente, sintetizzando questo Mistero: “Figlia del Tuo Figlio”.
Maria dunque, è inserita in qualche modo nella Santissima Trinità poiché è la Madre della II Persona trinitaria ed è ripiena della III Persona trinitaria che è lo Spirito Santo. Può esservi un mistero più grande? Dice F.Duff nel suo Manuale della Legio Mariae: “Ma come è possibile, anche solo tentare di penetrare un Mistero così incomprensibile? Ci si potrebbe riuscire soltanto per illuminazione divina, ma questa grazia può essere chiesta con fiducia soltanto a Colei che per la prima volta nel mondo, ricevette l’esplicito annunzio della Dottrina Trinitaria.
Ciò avvenne nel solenne momento dell’Annunciazione. Per mezzo del Suo sublime Angelo, la Santissima Trinità si è rivelata a Maria così: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te, su Te stenderà la Sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà, sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio.” (Lc 1,35)
Questa unione strettissima tra Gesù e Maria, colloca la Madre sempre presso il Figlio e il Figlio presso la Madre. Ogni avvenimento viene vissuto insieme e condiviso nel profondo; Maria è il
Paradiso di Dio, il luogo ove Egli vuole appagare il Suo immenso Amore. In Lei, infatti, ha trovato realizzato tutto ciò che Egli ambisce realizzare: perfetta umiltà, dedizione complete, perfetta obbedienza, un’angelica dolcezza, continua preghiera e grande Fede.
“Il rapporto di Maria con la II Persona divina, è il più vicino alla nostra comprensione. L’evidente unione tra Madre e Figlio, viene esteso anche alle anime, cosicché quando alla nascita la loro unione fisica si interruppe, non cessò quella spirituale, ma anzi, si rafforzò, tanto che Ella collaborò al piano redentivo di Dio; così la Chiesa può dichiarare che Maria non è soltanto la Collaboratrice della II Persona divina, ma anche Corredentrice nella Salvezza, Mediatrice nella Grazia e, di fatto, “simile a Lui”. Inoltre Maria è chiamata “Tempio dello Spirito Santo”: Lei è la creatura più vicino a Lui in dignità. Maria è stata talmente assorbita dallo Spirito Santo, divenuta “una Sua sola cosa” con Lui, vivificata da Lui,che Lui è la Sua vera Anima. Ella è Sua cosciente e intelligente Collaboratrice a tal punto che, quando Ella opera, opera anche Lui e se non si accetta l’intervento di Lei, non si accetta neanche quello di Lui. Il Padre Onnipotente Le ha comunicato la Sua fecondità, nel grado che è possibile a una semplice creatura, in modo che Ella fosse capace di ricevere da Lui il potere di generare il Suo Figlio e tutti i Membri del Suo Corpo Mistico. Il Padre, quindi, ha dato e dà il Suo Figlio, soltanto per mezzo di Lei, Egli non si procura figli che per mezzo di Lei e non comunica le Sue Grazie che per mezzo di Lei.” (S.Luigi di Montfort)
“Maria divenne la Madre si Cristo e nostra Madre nell’Annunciazione…Quella Sua maternità, fu poi proclamata nel momento in cui raggiunse la sua completezza, ossia quando la Redenzione fu compiuta. Tra le sofferenze del Calvario, Gesù Le disse dalla Croce: “Donna, ecco il Tuo Figlio” e a Giovanni: “Ecco la tua Madre” (Gv 19,26-27) Attraverso S.Giovanni, queste parole furono rivolte a tutti gli eletti. Cooperando pienamente con il Suo consenso e le Sue sofferenze, alla nascita spirituale dell’umanità, Maria divenne nostra Madre nel modo più completo e perfetto.” (Manuale della Legio Mariae)
Padre Faber asserisce che Maria non è abbastanza conosciuta e amata: “La devozione per Lei è debole, superficiale e scarsa. Non è sostenuta dalla Fede. Ne consegue che Gesù non è amato, che gli eretici non vengono convertiti, che la Chiesa non è onorata; le anime, che potrebbero essere sante, languiscono e inaridiscono, i Sacramenti non sono adeguatamente frequentati, le anime non sono evangelizzate con entusiasmo. Gesù non risplende, perché Maria è tenuta nell’ombra. Migliaia di anime si dannano perché non si dà loro Maria. La meschina, sbiadita parvenza di quel che noi chiamiamo la nostra devozione a Maria, è la causa di tutte queste mancanze ed errori, di questi peccati, omissioni e cedimenti. Eppure, se dobbiamo credere alla rivelazione dei Santi, Iddio ci chiama ad una ben diversa devozione per la Sua Madre benedetta: più grande, più estesa, più forte…Basta sperimentarla su noi stessi e, con gran sorpresa, la nostra anima si sentirà trasformata e inondata di grazie e saremo subito convinti della sua quasi incredibile efficacia come mezzo si salvezza per gli uomini e per l’avvento del Regno di Cristo.” (Manuale della Legio Mariae)
(Carlo)1