mercoledì 12 febbraio 2020

SPIRITUALITA'


PELLEGRINAGGIO  A  FATIMA
La bianca Signora tra il Suo popolo e i figli sofferenti  (Giovanni De Marchi-“Era una Signora più splendente del sole”) :
“La campana del Santuario dà tre rintocchi; segno giornaliero per la recita dell’Angelus al quale il giorno 13 di ogni mese segue il Rosario in preparazione alla processione. Chiudo il Tabernacolo. Mi porto in Sacrestia a deporre la cotta ed esco ad ammirare uno spettacolo veramente affascinante. Come d’incanto, mi sento rianimato dalla fatica delle lunghe ore di confessionale.
Dalla gradinata della Basilica, alla vasta spianata, per tutto il recinto, un mare di gente in un calmo ondeggiare. E’ certo tutto il Portogallo. Infatti tutta la terra di S.Maria è qui largamente rappresentata: dall’Algarve solatio al verde Minho: pelle bruna che risente l’influsso dei Mori, grandi occhi neri pensosi, fissi sulla Madonna. Ribategiani, color vigoroso, forte, d’aria libera, modi disinvolti, calzoni stretti, berrettone e grossi rosari nelle mani callose e nervose, use al governo del gregge. Gente della riviera atlantica, abbronzata dallo jodio, emanante dagli abiti ondate di salmastro, che abbandonò remi e reti per venire ad affidarsi alla protezione della Stella del mare; uomini con grosse flanelle rigate, donne con sottane pieghettate e cappellino rotondo…Gran parte della moltitudine si getta in ginocchio. Ha inizio la recita del Rosario che, diretta al microfono dal canonico Marques dos Santos, procede impeccabile in un’atmosfera di fede e di devozione impressionante. Inginocchiato sopra le pietre o in terra, col capo scoperto sotto un sole bruciante- è mezzogiorno solare- tutto questo popolo sembra insensibile ai sacrifici, anzi, li cerca sciegliendo le posizioni più scomode, per essere maggiormente accetto a Colei che tanto raccomandò in questo luogo la penitenza.
Infine si organizza la processione se così può chiamarsi, con la statua della Madonna. Portata dalle servite, la statua sorridente passa in mezzo al Suo popolo, in mezzo ai Suoi figli che Le gridano coi canti d’amore, che Le presentano coi gemiti le necessità, che implorano coi sospiri la materna protezione.
Lentamente, perché tutti la salutino, la vedano, la contemplino, la Vergine compie il Suo pellegrinaggio. Cadono su di Lei a manciate, i petali di rose, né si sa donde vengano. Biancheggiano sopra le vesti rosse dei Prelati, ci sfiorano il viso volteggiando e cadono lentamente come fiocchi di neve, fondendosi col candore delle cotte dei Sacerdoti e dei Seminaristi, nell’interminabile doppia fila che precede il trono dell’Immacolata Signora. La Vergine avanza maestosa. Migliaia di fazzoletti La salutano. Migliaia di cuori La invocano. Migliaia di anime La supplicano, mentre negli occhi di tutti, brillano lacrime di nostalgia e di tenerezza filiale. Arriva infine al limitare della gradinata. E perché il Suo volto non sia sottratto al bramoso sguardo della moltitudine, il trono viene girato e, mentre la Madonna ascende, ci si delizia nella sua contemplazione…La Santa Messa è celebrata da un Prelato ed il popolo accompagna il coro dei Seminaristi, propagato dagli altoparlanti. Terminata la Messa, si espone solennemente il SS.Sacramento al canto de “O salutaris Hostia “ ed alcuni momenti dopo “Gesù nascosto”- come diceva la piccola Giacinta-scende a benedire gli infermi. Gesù passa e si ferma dinanzi ad ognuno. Son circa trecento e quasi tutti gravi. Vi sono tubercolotici all’ultimo stadio, volti pallidi, sguardo languido e febbricitante per i quali la scienza si dichiara impotente e che solo dall’onnipotenza divina attendono il rimedio o almeno un sollievo ai loro dolori. Stesi sulle barelle, vi sono ammalati del morbo di Pott, immobilizzati, membra scheletrite, volti sfiniti, l cui vita è un duro calvario. Dalla Regina dei Martiri sono venuti ad implorare la guarigione o almeno la forza per portare una croce tanto pesante…Con che insistenza, con che confidenza attendono l’ora del più stupendo miracolo! La voce del Sacerdote che dirige le cerimonie, risuona vibrante di fede e di pietà! “Signore, Vi adoriamo! Signore, confidiamo in Voi! Signore, crediamo in Voi, ma Voi accrescete la nostra fede!”
E ad ogni invocazione, risponde il grido della folla che si diffonde fino a perdersi lontano, nell’azzurro delle colline. “Signore, Vi adoriamo! Signore, confidiamo in Voi! Signore, crediamo in Voi ma Voi accrescete la nostra fede!” “Voi siete il mio Signore e il mio Dio! Voi la Resurrezione e la Vita!” ricomincia con maggior forza il Sacerdote. “Voi siete il mio Signore e il mio Dio! Voi la Resurrezione e la Vita!” ripete la turba con rinnovata confidenza. “Signore, se vuoi, puoi guarirmi! Signore, dì una sola parola e sarò guarito!”
Così ancora il Sacerdote. E così ripete il popolo con la medesima fede con cui un giorno si invocava il Redentore lungo le strade della Palestina. “Signore, fate che io veda! Signore, fate che io cammini! Signore fate che io senta!” Nessuno può trattenere le lacrime. La carità cristiana affratella tutta la moltitudine. Tutti hanno le medesime necessità. Tutti soffrono i medesimi dolori. La preghiera di uno è l’invocazione di tutti.
Poi, con maggior veemenza, con maggior fervore, con maggior tenerezza, nella consapevolezza della propria miseria, della propria indegnità, la preghiera è diretta a Colei ce nelle nozze di Cana ebbe il potere di affrettare l’ora del miracolo. “Madre del Salvatore, prega per noi! Regina del SS. Rosario, prega per noi! Consolatrice degli afflitti, prega per noi!” Passati ad uno ad uno i lettini dei sofferenti, accompagniamo con nostalgico desiderio, Gesù Eucaristico che sta per lasciarci. D’ogni parte, negli sguardi fissi su di Lui, si legge l’invocazione dei discepoli di Emmaus: “Rimani con noi, Signore”. In coro maestoso si canta il “Tantum ergo” e ancora una volta la benedizione di Gesù, scende sui sani e sui malati, sull’immensa folla che è inginocchiata od almeno, dove la calca non lo consente, inchinata. Gesù ora si ritira umilmente nella Cappella delle Confessioni. Si ritira per lasciare il popolo solo con la Sua Madre Santissima in un’espansione entusiasta, solenne, derilante. E’ la processione dell’addio.
Lacrimano gli occhi ma i cuori sono esultanti. Tutti sentono nell’animo, la dolcezza dello sguardo materno. La bianca Madonna passa, ma tutti vorrebbero trattenerLa  per dirLe ancora una parola, per confidarLe ancora un segreto o una pena, per ringraziarLa ancora di una grazia. Nell’impossibilità di gettarLe i cuori, Le si gettano i fiori. L’agitarsi frenetico dei bianchi fazzoletti, traduce il tumultuar dei sentimenti che l’anima non sa definire e che solo a Fatima le è concesso di provare. Rombano nell’aria decine di apparecchi, lancianti essi pure, fiori e preghiere.
Ricollocata sotto il semplice atrio, la Vergine riceve gli ultimi ossequi. E’ necessario partire. Ma migliaia di cuori non partono. Rimangono affascinati per sempre dalla soavissima Madonna della Cova di Iria! Felici loro!”
(Carlo)

Nessun commento:

Posta un commento