La festa di Cana
La festa
nuziale che si svolse a Cana, otto Km a nord di Nazareth dove abitava Maria e
durò, come di consuetudine, tutta una settimana. Durante il banchetto, Maria si
accorge della mancanza del vino, poiché si suppone che prestasse aiuto agli
organizzatori. Quindi, rivoltasi al Figlio, Lo informa che non c’è più vino.
Gesù Le risponde:”Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la Mia ora” (Gv
2,4). Questa parola “Donna”, dai greci e dagli orientali del tempo, designava
la persona più cara e degna di rispetto ed era sinonimo di “Signora”.
Nonostante Gesù avesse stabilito di iniziare la Sua missione più tardi,
tuttavia esaudisce il desiderio di Maria la quale interpretando lo sguardo del
Figlio, dice ai servitori di tavola: “Qualsiasi cosa (Gesù) vi dirà, fatela.” E
Gesù dirà:”Riempite d’acqua le anfore.” Vi erano lì sei anfore di circa cento
litri ciascuna che servivano per lavare le stoviglie e per le abluzioni di
rito. Quando il capo della cerimonia assaggiò l’acqua divenuta vino, si
complimentò per il suo gradevole sapore.
Ottenendo il
miracolo, Maria risparmiò un’afflizione agli sposi, ma soprattutto i discepoli
di Gesù “credettero in Lui” (Gv 2,11). Gesù ha compiuto i primi due miracoli
per la mediazione di Maria; il primo fu la santificazione di Giovanni il Battista,
il secondo, alle nozze di Cana.
I Vangeli
parlano ripetutamente di Maria , Madre di Gesù, di Maria sposa di Cleofa e dei
“fratelli” di Gesù.
Si
presuppone, poiché di due non si parla più, che sia Giuseppe sia Cleofa siano morti al tempo della vita
pubblica di Gesù, che le due famiglie si siano unite abitando insieme. I
supposti “fratelli” di Gesù, dei quali
Matteo riporta i nomi, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, erano i figli
della coppia Maria e Cleofa, quindi i cugini di Gesù. L’Evangelista Giovanni
sottolinea che “stavano presso la Croce di Gesù, Sua Madre, la sorella di Sua
Madre, Maria madre di Cleofa e Maria di Magdala.” (Gv 19,25).
Dopo la
Pentecoste
La sera
stessa della morte di Gesù, Giovanni prese Maria nella sua casa. Cinquanta
giorni dopo la Pasqua, mentre i discepoli erano riuniti in preghiera insieme a
Maria nel Cenacolo, lo Spirito Santo scese su di loro in forma di lingue di
fuoco. Da allora i discepoli iniziarono la loro testimonianza pubblica,
ignorando tutti i pericoli che essa comportava. Secondo una tradizione non
confermata, Giovanni si sarebbe trasferito portando con sé Maria, ad Efeso ove
Ella avrebbe concluso i Suoi giorni. Però la cosa non appare credibile perché
questo significherebbe che Maria avesse raggiunto circa novant’anni di età e
che Giovanni la lasciasse sola mentre svolgeva la sua missione apostolica in
altre regioni.
La missione di Maria Santissima
Maria è
stata predestinata e chiamata da Dio ad essere:-Madre di Gesù, vero Dio e vero
Uomo; Corredentrice; Mediatrice; Madre universale; Madre della Chiesa.
Madre di
Dio. L’Angelo Gabriele, nel Suo annuncio, non dice:”Colui che nascerà in
Te” ma “da Te” (Lc 1,35), perché si sapesse
che Colui che Ella dava al mondo, aveva origine proprio da Lei. Una
importante conferma la darà S.Elisabetta con il suo saluto: “A che debbo che la
Madre del mio Signore venga a me?”
L’Espressione
Theotokos (Madre di Dio) appare già nel terzo secolo in questa preghiera:
“Sotto la Tua protezione, cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.”
Nel Concilio
di Calcedonia del 451, si ribadisce che Gesù possiede due nature, quella divina
e quella umana, nature che sono indivise e inseparabili.
Corredentrice. La corredenzione attribuita a Maria, secondo
i Teologi può essere remota o mediata se si esaurisce tutta in un atto
redentivo di Cristo, una volta per tutte; può invece essere prossima o
immediata, se si estende, anche se in modo secondario e subordinato, all’atto
redentivo di Cristo e al Suo sacrificio con il quale meritò la Redenzione
dell’umanità. In questo modo i meriti di Cristo uniti a quelli di Maria,
costituiscono un solo principio totale di Salvezza. La maggioranza dei Teologi
propende per quest’ultima tesi. I
Protestanti negano a Maria qualsiasi cooperazione estraendo questo concetto
dallo scritto di S.Paolo:”Uno solo è Dio e uno solo anche il Mediatore fra Dio
e gli uomini, l’Uomo Gesù Cristo, che ha dato Sé stesso in riscatto per tutti”
(1 Tm 2,5-6). A questa asserzione si risponde che la cooperazione di Maria alla Redenzione, non riguarda Sé stessa
ma gli altri. Cioè, Cristo ha redento Maria (Lei è stata la prima) nel primo
istante della Sua Concezione, in vista dei meriti di Cristo, preservandoLa dal peccato originale.
Quindi ha
reso Maria idonea ad essere Cooperatrice secondaria e subordinata
all’opera redentiva del Figlio.
Nel
Protovangelo, l’interpretazione data dalla Bolla “Ineffabilis Deus” di Pio IX
si richiama alla versione della Vulgata, dichiarata autentica dal Concilio di
Trento del 1506 e il suo valore è dogmatico, nella quale si legge: ”Porrò
inimicizia tra te e la Donna e tra il tuo seme e il seme di Lei. Essa ti
schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.” Il testo ebraico e la
versione in greco attribuiscono al Messia la vittoria sul serpente: “Io
porrò inimicizia tra te e la Donna, tra
la tua stirpe e la Sua stirpe: questa (cioè il Messia) ti schiaccerà la testa.”
(Gn 3,15) Quindi, mentre la versione ebraica mette in evidenza l’azione di Gesù
Cristo, la Vulgata mette in evidenza la cooperazione di Maria (la Donna) alla
Redenzione operata da Gesù. Del resto Maria è sempre presentata come la nuova
Eva, riparatrice della prima Eva, come Gesù è presentato come il nuovo Adamo.
“Una
vergine, un legno e la morte, furono i simboli della nostra sconfitta. La
vergine era Eva; non aveva infatti ancora coabitato col marito. Il legno era
l’albero. La morte, la pena di Adamo. Ma ecco ancora una vergine, un legno e la
morte, già simboli della sconfitta, diventare ora simboli della sua vittoria.
Infatti al posto di Eva c’è Maria, al posto dell’albero della scienza del bene
e del male, c’è l’albero della Croce, al posto della morte di Adamo, la morte
di Cristo.” (S.Giovanni Crisostomo. 350)
Molti Papi
hanno creduto alla cooperazione prossima e immediata di Maria Santissima alla
Redenzione. Papa Pio X scrive nell’Enciclica
“Ad diem illum” del 1904 : “La conseguenza di questa comunione di
sentimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria divenne legittimamente
degna di riparare l’umana rovina…Maria supera tutti nella santità e nell’unione
con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell’opera della
Redenzione.” Anche Papa Benedetto XV nella lettera apostolica “Inter sodalicia”
del 1918 scrive:”La Beata Vergine, non senza un divino disegno fu presente alla
crocifissione del Figlio e che talmente patì e quasi morì col Figlio Suo che
pativa e moriva, talmente abdicò ai Suoi diritti materni sul Figlio per la
salvezza degli uomini e immolò il Figlio, per quanto a Lei spettava per placare
la Giustizia di Dio, da potersi dire con diritto, che Essa ha redento con
Cristo il genere umano.”
Anche nel discorso
radiodiffuso del 1933, Papa Pio XI invocava Maria col titolo di Corredentrice:
“O Madre di pietà e di Misericordia, che fosti presente come compaziente e
Corredentrice presso il Tuo dolcissimo Figlio nell’atto in cui compiva la
redenzione del genere umano…conserva e aumenta continuamente in noi, te ne
preghiamo, i preziosi frutti della Redenzione e della Tua compassione.”
Nell’Enciclica
“Mystici Corporis” del 1943, Papa Pio XII scrive: “Fu Maria che, immune da ogni
macchia, sia personale sia ereditaria e sempre strettamente unita col Figlio
Suo, Lo offerse all’Eterno Padre sul Golgota facendo olocausto di ogni diritto
materno e del Suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo
contaminati dalla miseranda prevaricazione di lui…sopportando con animo forte e
fiducioso i Suoi immensi dolori, più di tutti i fedeli cristiani, da vera
Regina dei Martiri, compì ciò che manca dei patimenti di Cristo a pro del Corpo
di Lui, che è la Chiesa.”
Nell’Esortazione
apostolica “Marialis cultus” del 1974 Papa Paolo VI scrive: “L’unione della
Madre con il Figlio nell’opera della Redenzione, raggiunge il culmine sul
Calvario dove Cristo “offrì Sé stesso
quale Vittima Immacolata a Dio” (Eb 9,14), soffrendo profondamente con il Suo
Unigenito e associandosi, consenziente, all’immolazione della Vittima da Lei
generata e offrendoLa anch’Ella al’Eterno Padre.”
Papa
Giovanni Paolo II nell’Udienza generale del 1997 dice chiaramente:”…Solamente
Lei (Maria) è stata associata in questo modo al’offerta redentrice che ha
meritato la Salvezza di tutti gli uomini…Alla Vergine Santa possiamo dunque
rivolgerci con fiducia, implorandone l’aiuto, nella consapevolezza del ruolo
singolare a Lei affidato da Dio, il ruolo di Cooperatrice della Redenzione da
Lei esercitato in tutta la vita e, in particolare, ai piedi della Croce.”
(Elaborazione
da:”Maria Santissima “ di Marcello Morgante)
(Carlo) (2°
Parte)