lunedì 4 novembre 2019

SPIRITUALITA'


UNO SGUARDO SULLA MADONNA
Conosciamo i nomi dei genitori di Maria Santissima da un Vangelo apocrifo, il Protovangelo di Giacomo del secondo o terzo secolo. Secondo questo Vangelo i genitori di Maria si chiamavano Gioacchino ed Anna; inoltre, il luogo di nascita sarebbe Gerusalemme. Questa volta abbiamo una conferma indiretta lasciataci in alcuni scritti del quinto e settimo secolo con i quali veniamo informati che l’Imperatrice Eudossia ha eretto, in onore di Maria, una Basilica localizzata nei paraggi della piscina di Bethsaida a nord di Gerusalemme nel 400 circa. In oriente, la festa della Natività di Maria divenne sempre più importante; Andrea, Vescovo di Creta, nel  660 Le dedicò queste belle parole: “Questo giorno (della nascita di Maria) è il giorno in cui il Creatore dell’universo, ha costruito il Suo Tempio; oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la Creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.”
In occidente, tale festa fu introdotta nel settimo secolo. Sempre secondo il predetto Vangelo, Maria, all’età di tre anni, fu consegnata al Tempio ove visse fino ai 12 anni. Evidentemente quì fu formata alla conoscenza della Legge secondo l’ortodossia ebraica.
La festa della Presentazione al Tempio, fu introdotta nel nono secolo nei Monasteri orientali, ma fu solo nel 1585 con la Bolla “Intemeratae” di Papa Sisto V, che tale festa fu assimilata nel Calendario Liturgico e celebrata ogni anno il 21 novembre.
Nell’Annunciazione, l’Angelo Gabriele chiede a Maria di conformarsi al piano divino, concependo un Uomo con la collaborazione dello Spirito Santo.  Maria, istruita dagli studiosi del Tempio, conosceva certamente la Profezia di Isaia relativa a “Una Vergine concepirà e partorirà un Figlio che chiamerà Emmanuele.” (Is 7,14), ma non conoscendo il “come avverrà questo poiché non conosco uomo” (Lc 1,34), lo chiede all’Angelo il quale dà ulteriori spiegazioni, dopo le quali Maria risponde: “Ecco la schiava (Doùle) del Signore, avvenga di Me come Tu hai detto” (Lc 1,38) La traduzione esatta dal greco del termine doùle è infatti schiava e indica una condizione molto inferiore a quella di una serva, termine che non esisteva a quei tempi nei quali vigeva la condizione di schiavo o liberto. Lo schiavo doveva sottomettersi  incondizionatamente alla volontà del padrone.
Poiché lo Spirito Santo aveva ispirato a Maria la scelta della verginità, in vista del Mistero dell’Incarnazione, è ben fondato ritenere che abbia suscitato anche in Giuseppe, il proposito della verginità.
La comunione d’amore di Maria e Giuseppe, pur costituendo un caso specialissimo perché legato all’Incarnazione, è stato un vero matrimonio e quella di Giuseppe, anche escludendo la generazione fisica, fu a tutti gli effetti una  paternità reale, non apparente.
Come sappiamo, la proposta dell’Angelo è stata accolta eroicamente da Maria la quale conosceva bene i testi profetici relativi al Messia che sarebbe stato perseguitato, calunniato, schernito e trattato come un verme, infamia degli uomini e rifiuto del Suo popolo. In questi attimi di sospensione si inserisce il discorso di San Bernardo : “L’Angelo aspetta la risposta…Aspettiamo o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione…Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle  Tue ginocchia: dalla Tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la Salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. Perché tardi? Perché temi ? Nella Tua umiltà prendi audacia, nella Tua verecondia prendi coraggio. Apri, Vergine beata, il cuore alla Fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore”.
Dopo la partenza dell’Angelo che informava Maria della miracolosa gravidanza della cugina S.Elisabetta, si appresa a raggiungerla  ad Aim Karim distante 150 Km da Gerusalemme.
Dalla meravigliosa  preghiera del “Magnificat” si può dedurre che Maria era solita pregare con i Salmi e i cantici dei Profeti.
Poiché Giuseppe non chiede a Maria spiegazioni della Sua gravidanza, possiamo immaginare che ritenesse  questo un Mistero divino da accettarsi senza discutere. Maria, dal canto Suo, pur soffrendo per l’angoscia del Coniuge che meditava un suo allontanamento, non Gli svela il segreto della gravidanza perché l’Angelo non Le aveva detto di manifestare ad altri questo prodigio. Maria dunque, rispetta il silenzio di Dio e Giuseppe il silenzio di Maria, dando così, entrambi, un eroico esempio di totale abbandono alla volontà del Signore.
La nascita di Gesù
Gesù è nato a Betlemme di Giudea dove Giuseppe si era recato per il censimento voluto da Cesare Augusto. Giuseppe, infatti, discendeva da Davide (Mt 1,20)  il quale era nato a Betlemme (2 Samuele ,12) come aveva predetto il  Profeta Michea ove sarebbe nato il futuro Messia. (Mi 5,1 e Mt 2,6): “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola  per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà Colui che deve essere il dominatore in Israele”.
I pastori furono i primi a ricevere l’annunzio della Buona Novella, pur essendo considerati dagli Scribi e dai Farisei una popolazione povera, sporca, che non osservava le norme igieniche allora in uso e la cui testimonianza non era valida nei tribunali. E’ stato invece riservato ai pastori, appunto perché poveri, emarginati e disprezzati, il privilegio di conoscere per primi la Buona Novella: “Oggi è nato per voi il Salvatore. “ (Lc 2,11) I poveri, quindi, sono più consapevoli, per la loro disagiata condizione di vita, di aver bisogno della Salvezza, cioè da ogni sorta di male e perché il disprezzo o l’indifferenza dei ricchi, li può portare a sperare e a credere soltanto nell’aiuto divino. Gesù stesso, nella Sinagoga di Nazareth, commentando il passo di Isaia da Lui stesso letto dice:”Lo Spirito del Signore è su di Me…e mi ha mandato ad annunciare il Vangelo ai poveri”. (Lc 4,18 e Mt 11,25).
Quando Giuseppe e Maria portarono Gesù al Tempio per offrirlo al Signore, secondo la Legge ebraica che prescriveva che ogni primogenito dovesse essere presentato al Tempio entro 40 giorni dalla nascita, il vecchio Sacerdote Simeone fa alcune profezie sul futuro, dicendo che questo Bambino è venuto “per la rovina e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione.”(Lc 2,34)
Gesù, infatti, “venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio. “(Gv 1,11-12) Gesù dunque, per gli uni è segno e sorgente di risurrezione e di salvezza, per gli altri che Lo rifiutano è “laccio e pietra di inciampo” (Is 8,14—Gv 3,18—Mt 13,57—Rm 9,32). Inoltre Simeone preannunzia  a Maria che una grande spada Le trafiggerà l’anima perché soffrirà moltissimo; Maria però non si turba perché, conoscendo le Sacre Scritture, sa bene quale destino attende il Messia. Maria dunque, sapendo che Suo Figlio Gesù sarebbe stato “l’uomo dei dolori” (Is 53,3) sapeva anche che era chiamata ad essere la “Madre Addolorata”.
Il re Erode che regnò in Palestina dal 714 al 750 dalla fondazione di Roma, quando scoprì dai Magi che era nato il Salvatore di Israele, tentò in tutti i modi di liberarsi del Rivale e concepì l’orrendo crimine di uccidere tutti  i maschi nati in quel periodo. Sono noti i comportamenti gelosi, malvagi e sanguinari di Erode. Basti ricordare che fece uccidere sua moglie, tre suoi figli, suo fratello e che anche, per soli sospetti, condannava a morte i suoi migliori amici come ben sappiamo dallo storico Giuseppe Flavio.
Per sfuggire alle mire assassine di Erode, un Angelo spinge Giuseppe a partire in tutta fretta alla volta dell’Egitto; questo viaggio, assai disagevole, durava almeno sette giorni e Maria compiva la volontà di Dio aderendo alla decisione di Giuseppe, senza conoscere le future conseguenze. Morto Erode, un Angelo apparve in sogno a Giuseppe e gli disse di tornare in Israele. Però Giuseppe, saputo che sul trono del padre regnava  Archelao, figlio di Erode, per sicurezza si trasferì a Nazareth, realizzando l’antica profezia che asseriva che il Messia si sarebbe chiamato Nazareno. (Mt 2,23)
Tra gli ebrei, quando un bambino raggiungeva il dodicesimo o il tredicesimo anno, diveniva “figlio della Legge”, pertanto doveva osservare i tre Precetti annuali: Pellegrinaggio a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua (Passaggio) a ricordo del passaggio dalla schiavitù egizia verso la Terra promessa; la festa di Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua) per ringraziare Dio delle primizie dei raccolti; la festa delle “Capanne” (sei mesi dopo Pasqua), per ringraziare Dio al termine del raccolto delle messi. (Es 23,17—Dt 16-17).
Gesù quindi, ligio alla Legge, quando ha 12 anni entra nel Tempio e legge un brano relativo alla profezia del Messia, dichiarandone la realizzazione in Lui.
A trenta anni, Gesù inizia la Sua Missione pubblica, lasciando la casa materna. Infatti scende da Nazareth verso la valle del Giordano ove si fa battezzare da Giovanni il Battista. Quindi si ritirerà nel deserto per 40 giorni per poi scegliere i Suoi Apostoli.
Poiché Maria si reca alle nozze di Cana senza Giuseppe, si suppone che egli fosse già morto. Questa morte prematura, ha privato Maria dell’unico sostegno umano sul quale avrebbe potuto contare nei giorni per Lei dolorosissimi della Passione e Morte di Gesù.
(Elaborazione da: “Maria Santissima”  di Marcello Morgante)
(Carlo)                                                                                                (1° Parte)

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