IL MISTERO
DI MARIA (1 parte)
Dio, nel creare Adamo, gli conferì
un grande potere, quello di essere in qualche modo collaboratore di Dio poiché
permettendogli di dare un nome a tutte le creature attribuì a determinare il
loro destino-funzione. Questa grande dignità, dono munifico del suo Creatore,
egli la esercitò su tutti gli animali ma soprattutto sulla sua compagna tratta
dalle sue stesse carni che lui chiamò “donna” ossia Eva, avvalendosi della
propria responsabilità di capo, mediatore e sacerdote dell’umanità.
Ma perché lui non si insuperbisse,
Dio volle che Adamo accettasse un limite al suo potere, imponendogli un divieto
rappresentato dall’albero del bene e del male, il cui frutto non avrebbe mai
dovuto cogliere e la cui pena era la morte. (Gn 2,16-17)
Con questo divieto Dio, oltre a
dimostrare questa grande liberalità e dignità, esigeva in cambio questa giusta
sottomissione alla Sua volontà. Fino allora Adamo ed Eva possedevano integra la
loro volontà di decidere, perché non erano ancora condizionati dal peccato e
dal potere di satana. Tutti sappiamo come avvenne la tentazione del demonio e
come tutta l’umanità sia stata trascinata nella rovina.
Ipotesi fondata
Ma se Adamo non avesse seguito Eva
nel peccare, quale sarebbe stata la responsabilità dell’uno e dell’altra?
Scrive S.Paolo in 1 Tm 12-14 :”Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di
dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo.
Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere
ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione.”
E in 1Cor 11,7-12 :”L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e
gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti, non l’uomo deriva
dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la
donna per l’uomo…Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è
senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita
dalla donna; tutto poi, proviene da Dio.”
Poiché però, tutti noi avremmo
ricevuto la Grazia santificante per mezzo di Adamo se non vi fosse stata la
trasgressione, nello stesso modo il peccato di Adamo si trasmette in ognuno di
noi. Se Adamo non avesse condiviso la tentazione di Eva, l’umanità avrebbe
ricevuto una ferita gravissima ma non vi sarebbe stato l’annullamento della
Grazia santificante che Adamo avrebbe conservato, impiegandola poi come
intercessione per il peccato di Eva, esercitando la funzione di capo e
mediatore che Dio gli aveva attribuito. Tuttavia Eva, resa schiava dal demonio,
ha negato la sua fede a Dio e con questa colpa tiene in schiavitù Adamo,
addirittura offrendolo al demonio come primizia della sua servitù, come afferma
Tertulliano (De carne Christi).
“Adamo, quale capo e mediatore della
famiglia umana, aveva su tutti gli uomini, una preminenza non soltanto fisica,
ma soprattutto morale, pertanto è necessario valutare adeguatamente il debito
morale del suo peccato che grava fatalmente su ogni uomo, prima ancora che
venga alla luce.”(S.Tommaso)
Il Protovangelo
La colpa gravissima del peccato
originale provocò un nuovo piano di Dio che comprendeva una adeguata
riparazione per mezzo del Dio-Uomo il quale ricapitolando in sé le funzioni di
Sacerdote, Capo e Mediatore, fondò la Nuova ed Eterna Alleanza fra Lui e gli
uomini. Dio, che sa trarre il bene dal male, affidò proprio alla donna il
compito di vincere il suo tentatore promettendo l’avvento di una Donna, immune
da ogni macchia di peccato, assicurandoLe una piena vittoria sul crudele nemico
dell’umanità. Anzi, da quella Donna sarebbe nato il Redentore del mondo che
distrusse il decreto di condanna contro di noi per mezzo della Sua Santa Croce.
Così la Santissima Vergine, unita a Lui con un legame indissolubile, schiacciò
la testa del serpente infernale. Già dal secondo secolo Maria è presentata dai
Padri come la nuova Eva e Gesù come il nuovo Adamo. Il Profeta Isaia ben sette
secoli prima di Cristo, profetizza che in Israele sarebbe nato da una Vergine
un Uomo il cui nome sarebbe stato Emanuel ossia il Dio con noi. L’Evangelista
Matteo scrive, sotto la dettatura dello Spirito Santo:”Tutto questo avvenne
perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta
(Isaia):_Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà chiamato
Emanuele che significa Dio con noi.” (Mt 1,22-23)
La Donna è la Vergine Maria, Madre
di Dio e della Chiesa.
Satana,padrone del mondo, è
impegnato in una lotta estrema contro tutti i seguaci di Maria e di Suo Figlio
divino. Dice Gesù: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato
Me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece, non
siete del mondo, ma Io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.”
(Gv 15,18-19)
Qualcuno obietta che in Apocalisse
la Donna che sta per partorire subisce le doglie del parto, mentre la Vergine,
concepita senza macchia di peccato, per volere di Dio è immune dalla condanna
del peccato di origine e quindi non può provare dolore nel partorire. Qual’ è
la spiegazione di questo apparente bisticcio? La visione apocalittica contiene
un valore spirituale molto profondo perché la divina Maternità di Maria che
diviene Madre nostra nel dramma della Redenzione, comporta un travaglio
spirituale di straordinaria intensità. Il vecchio Simeone predisse a Maria che
“anche a Te una spada trafiggerà l’anima.” (Lc 2,35). Il nostro “parto” Le
straziò lo spirito e la carne.
Il concetto ebraico di paternità
Secondo la concezione ebraica la
donna era considerata lo strumento attraverso il quale nasce il figlio, ma
questo figlio è attribuito esclusivamente al padre. Per la loro cultura, il
maschio è l’elemento decisivo per considerare il nuovo nato partecipe del
popolo di Dio, poiché il padre, in virtù della circoncisione e attraverso il
suo seme, trasmette il privilegio di far parte del popolo eletto nell’Alleanza
con il Dio d’Israele.
E’ interessante però che l’ebreo
Paolo attribuisca la nascita di Gesù esclusivamente alla Madre Maria Santissima
escludendo il padre putativo Giuseppe, andando contro la generale cultura del
tempo. (Gal 4,4-5)
Le due nature
L’unione ipostatica indica l’unione
tra la natura divina e quella umana del Cristo; unione misteriosa e
incomprensibile ad ogni creatura umana, perché le due nature sono unite ma non
confuse, distinte ma non separate.” Con questa unione, l’infinita santità di
Dio divinizza la natura umana di Cristo” il quale “inaugura e attua la
riconciliazione dell’uomo con Dio e riduce, oltre ogni immaginazione, la
distanza tra l’Infinito e il finito.
La Maternità divina è l’anello che
congiunge l’unione ipostatica e la filiazione adottiva, pur rimanendo ad una
distanza abissale sia dall’una che dall’altra”(Amantini)
“Il mistero di Maria si scioglie
soltanto alla luce dell’indissolubile rapporto con la seconda Persona della
Santissima Trinità. Unendosi a Lei, il Verbo l’attrae inesorabilmente nel
vortice infinito e purissimo della Sua Santità, dove non è ammessa la sinistra
mediazione di Adamo. Così interpretato, il debito remoto del peccato originale
è coerente con il merito universale di Maria e con la Sua missione di
Corredentrice. Infatti, Dio volle che la Vergine fosse, insieme con il
Figlio, protagonista del disegno eterno, cooperando in maniera decisiva, all’opera
della nostra Salvezza. La Maternità divina, accolta e vissuta in perfetta
obbedienza alla SS.Trinità, fu l’arma più potente di Maria. Con questa, Ella
riportò una schiacciante vittoria su satana, distruggendo la trama con cui egli
teneva in schiavitù senza speranza, il genere umano e rese gloria a Dio che l’aveva
preservata per collaborare attivamente con Cristo all’opera della nostra
Redenzione e avviare la lotta decisiva contro il peccato e il regno di satana.”
(Amantini)
Attraverso la Grazia, Dio attrae la
creatura in una deificante comunione spirituale e per mezzo di Cristo si è
anche unito, in modo irripetibile, con la Vergine Maria, amandoLa e
santificandoLa oltre ogni dire.
Certamente, la grazia della Sua Maternità è stata la più grande grazia che
Maria abbia ricevuto, causa e radice di ogni Suo privilegio. Dio ha voluto l’Incarnazione
del Verbo, in vista della Redenzione, compiuta da Cristo sulla Croce. Per
questo Dio volle che la Madre del Suo Figlio fosse perfettamente santa prima di
generarLo.
Scrive S.Ireneo: “Questo è il motivo
per cui il Verbo si è fatto Uomo e il Figlio di Dio figlio dell’uomo, perché l’uomo,
entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina,
diventasse figlio di Dio.”
E il Concilio di Trento (n.261)
dichiara:”Gesù Cristo non cessa di diffondere la Sua Grazia in coloro che gli
sono uniti nella carità. Questa Grazia previene sempre le nostre buone azioni,
le accompagna e le segue, rendendoci possibili il merito e la soddisfazione da darsi a Dio…La
soddisfazione però deve possedere due requisiti; anzitutto, chi soddisfa, deve
essere giusto e amico di Dio. Le opere compiute senza fede e senza carità,
non possono essere in nessun modo gradite a Dio.” (Attenzione filantropi
che ignorate i meriti del Cristo!)(n.d.R)
(P. Giacobbe Elia)
(Carlo)