martedì 20 novembre 2018

SPIRITUALITA'

SE QUALCUNO SI VERGOGNERA’ DI ME…ANCH’IO MI VERGOGNERO’ DI LUI (Mt 10,33) “Sii sincero, confessa apertamente che non vai in Chiesa perché ti vergogni, non preghi in pubblico perché ti vergogni, non partecipi al culto perché ti vergogni. Non perché non credi in Dio, non perché sei certo che si tratti di “superstizioni”, non perché non senti il richiamo della Fede, che anzi ti piacerebbe seguire il tuo intimo sentimento religioso, soddisfare il tuo bisogno profondo di pace e di serenità interiore, vorresti vivere una vita meno meccanica e più spirituale; il rispetto umano ti arresta, ti irretisce, ti spegne tutte le velleità. Confessalo; hai paura dell’ironia di qualche amico, il quale si atteggia a miscredente, non perché convinto, ma per darsi delle arie di fronte a te; hai paura del sorrisetto beffardo di qualche donna insulsa; hai paura che i colleghi ti chiamino bigotto; hai paura di apparire un debole. Ti vergogni di professarti servo di Dio e non ti vergogni di strisciare davanti ai prepotenti; ti vergogni di chiamarti cristiano mentre non ti vergogni di vivere da pagano; ti vergogni di chiamarti seguace di Cristo e non ti vergogni di seguire qualche filosofo impazzito; ti vergogni di imitare i Santi e non ti vergogni di scimmiottare gli imbecilli; ti vergogni di ascoltare la parola di un Sacerdote e non ti vergogni di ingoiare tutte le fandonie di quanti ti ubriacano di politica, d’arte, di progresso, di tecnica e di sport. Ti vergogni di tutto e non ti vergogni di aver paura. Dunque, non una convinzione ti tiene lontano dalla religione,ma una viltà, un istinto infantile, un senso di debolezza. Per timore di apparire un debole, tu diventi un debole. Perché, ti domando, che debolezza c’è a praticare la propria Fede? Che debolezza c’è a professare pubblicamente le proprie convinzioni? Che debolezza c’è nell’essere coerente ai propri principi?. Ci vuole più forza a piegare il ginocchio in Chiesa, che non a dare uno schiaffo in piazza. Ci vuole più coraggio a superare la critica degli sciocchi; ci vuole più fermezza a trascurare le beffe dei conformisti; ci vuole più virilità a ridersi della smorfia di un’oca, anziché seguirla nello stagno. Ma tu sei nato, non per essere un coniglio, ma un soldato; non per essere pecora, ma un lottatore; non per vivere di occasioni ma di convinzioni. “Sii dunque un uomo virile” ti griderebbe una donna, Caterina da Siena, Non è ridicolo un uomo che ha la Fede; ma fa compassione chi non ne ha. Non è ridicolo chi vive come crede; ma è spregevole chi non sa vivere come pensa. Meschino e miserabile è chi per non essere criticato dagli altri, deve poi condannare se stesso; chi per essere d’accordo con gli altri, deve poi essere in disaccordo con sé.” (Giovanni Albanese “Così disse Gesù”) (Carlo)

mercoledì 14 novembre 2018

SPIRITUALITA'

CHI FA IL MALE ODIA LA LUCE (Gv 3,20) “Quando tu ti nascondi? Quando sai di far male. Se invece sai di far bene, vai alla luce, non hai difficoltà a farti vedere. Il ladro aspetta la notte, il seduttore attende il crepuscolo, l’assassino cerca le tenebre e l’impuro il nascondiglio. L’ipocrita si nasconde dietro la maschera, il maligno nell’anonimo, il falso cerca il raggiro e il dissoluto le persiane chiuse. Tutta gente che si offende della luce, a cui la luce dà fastidio. Essi perciò, la fuggono come animali usi a vivere nei fondi oscuri. L’oscurità è un sacco in cui tutto si può gettare, la luce è un crivello in cui non resta che il grano. Alla luce il fango si distingue dalla perla e l’oro dalla sabbia. Al buio l’una è come l’altro. E’ alla luce che si vede il sudiciume e lo si può eliminare; è alla luce che si scorge il fosso e lo si può schivare; è alla luce che si avverte il pericolo e lo si può evitare. Chi sa d’esser sudicio e non vuole essere disprezzato, evitato, eliminato, cerca di tenersi nell’ombra. Ama le tenebre chi è in difetto, ama la luce chi è nella verità. Chi ha troppi segreti, vuol dire che non ha le carte in regola. L’oscurità è l’alleata dei colpevoli, la luce è l’alleata degli innocenti. L’oscurità avvolge uomini e cose in un sol fascio e li rende uniformi, indistinti, indeterminati, senza colore, senza fisionomia, senza volto. La luce invece dà a ciascuno la sua forma, il suo colore, la sua fisionomia. Fa vedere ciascuno come è. Definisce ogni figura. Perciò la luce è un giudice che sentenzia e condanna. Ecco perché, se ami il peccato, perdi la fede. Perché la fede che è il tuo giudice, sarebbe la tua condanna. Quando si perde la fede, vuol dire che s’è già perduta la morale. Perdi la fede non per difetto di convinzione, ma per effetto di corruzione. Se infatti vuoi fare i tuoi comodi, la fede non sarà un aiuto ma un ostacolo. Perciò sarai tentato di respingerla man mano che crescerà il tuo egoismo e la tua superbia. Sarai tentato di ritenerla una intrusa nei tuoi affari, nella tua professione, nella politica, nella tecnica, nell’economia, nella vita pubblica e sociale, nella tua vita familiare e coniugale. Appunto perché in ogni cosa sarai spinto a cercare innanzitutto e soprattutto il tuo interesse: nei rapporti, le proprie soddisfazioni, nella logica le proprie conclusioni. Avrai soltanto di mira i tuoi diritti, mentre la fede ti ricorderà anche i tuoi doveri. E poiché le ispirazioni e i controlli son sempre noiosi, non vedrai allora miglior rimedio che tagliare i ponti con la fede, proclamandoti libero pensatore. Titolo evidentemente eufemistico che sta al posto di quello più esatto, ma antiestetico, di libero peccatore, libero mestatore, libero oppressore, libero seduttore, libero mentitore… E perciò opterai per lo scetticismo, per l’agnosticismo, per il materialismo; perché appunto, in queste ombre, ogni contrasto fra azione e convinzione scompare. Così penserai di vivere finalmente in pace. Sotto un certo aspetto e per un certo tempo, tale soluzione ti sembrerà soddisfacente; se non che, essendo nato non talpa ma uomo, quelle tenebre diventeranno ben preso il tuo carcere e la vita senza fede, ti si ridurrà all’esistenza di un forzato: la più angosciosa nostalgia ti prenderà alla gola. Poiché nostra patria è la luce e vita umana altro non è che marcia verso la Verità” (da:”Così disse Gesù” di G.Albanese) (Carlo)