mercoledì 23 gennaio 2019

SPIRITUALITA'

MEDITAZINI SALUTARI (PARTE 4°)- -472—“Servi il tuo Dio con rettitudine, siiGli fedele…e non ti preoccupare di nulla; perché è una grande verità che “se cerchi il Regno di Dio e la sua giustizia, Egli ti darà il resto- il materiale, i mezzi- in sovrapiù”. -474—Non sei …nessuno. Altri invece hanno operato meraviglie di organizzazione, di stampa, di propaganda.- Hanno tutti i mezzi, mentre tu non ne possiedi alcuno?...Bene: ricordati di Ignazio: Ignorante fra i dottori di Alcalà, povero, poverissimo fra gli studenti di Parigi, perseguitato, calunniato… E’ il cammino: ama, credi e soffri! Il tuo Amore, la tua Fede e la tua Croce, sono i mezzi infallibili per realizzare ed eternare l’ansia di apostolato che porti nel cuore. -475—Ti riconosci miserabile. E lo sei.- Malgrado tutto, anzi proprio per questo, Dio ti ha cercato.- Egli impiega sempre strumenti sproporzionati; perché si veda che l’Opera è Sua. A te chiede solo docilità. -476—Quando ti “darai” a Dio, non ci sarà difficoltà che possa smuovere il tuo ottimismo. -477—Perché lasci quegli angolini nel tuo cuore? Finché tu non ti darai del tutto, è inutile pretendere di condurre altri a Dio. Sei un ben povero strumento. -482—Che importa se il mondo intero, con tutto il suo potere, è contro di te? Tu…avanti! Ripeti le parole del Salmo:”Il Signore è mia luce e mia salvezza: chi dovrò temere?...Anche se fossi circondato dai nemici, il mio cuore non vacillerà.” -490—Rettitudine di cuore e buona volontà; con questi due elementi e con lo sguardo fisso al compimento di quello che Dio vuole, vedrai realizzati i tuoi sogni d’Amore e saziata la tua fame di anime. LA VERGINE -492—L’amore per nostra Madre sarà come un soffio che accenderà di fiamma viva le braci di virtù nascoste nel mucchio di cenere della tua tiepidezza. -493—Ama la Madonna. E Lei ti otterrà Grazia abbondante per vincere in questa lotta quotidiana.- E non serviranno a nulla al maligno quelle cose perverse che salgono, salgono, ribollendo dentro di te, per cercare di annegare nel loro putridume odoroso i grandi ideali, i Comandamenti sublimi che Cristo stesso ha messo nel tuo cuore. -494—Sii di Maria e sarai nostro. -495—A Gesù si va e si “ritorna” sempre per Maria. -497—Dì: Madre mia- tua perché sei Suo per molti titoli- il Tuo amore mi leghi alla Croce di Tuo Figlio: non mi manchi la Fede, né il coraggio, né l’audacia, per compiere la volontà del nostro Gesù. -498—Sembra che tutti i peccati della tua vita si siano alzati in piedi.-Non disanimarti- Al contrario, invoca tua Madre Santa Maria con fede e abbandono di bimbo. Ella porterà la serenità alla tua anima. -502—Maria Maestra di orazione.- Guarda come prega Suo Figlio a Cana. E come insiste, senza perdersi d’animo, con perseveranza.- E come ottiene. –Impara- -505—L’amore per la Madonna, è prova di buon spirito, nelle attività e nelle singole persone.-Diffida dell’impresa che non abbia questo segno. -508—Ammira la fortezza della Madonna: ai piedi della Croce, con il più grande dei dolori umani- non c’è dolore come il Suo dolore- piena di fortezza. ChiediLe questo vigore per saper stare anche tu presso la Croce. -509—Maria Maestra del sacrificio nascosto e silenzioso!.- OsservàteLa, quasi sempre nascosta, mentre collabora con Suo Figlio: sa e tace. -513—Prima da solo non riuscivi…adesso ti sei rivolto alla Madonna e, con Lei, come è facile! -514—Abbi fiducia- Torna -Invoca la Madonna e sarai fedele. -516—Madre!- ChiamaLa forte, forte.- Ti ascolta, ti vede forse in pericolo e ti offre, Santa Maria tua Madre, con la Grazia di Suo Figlio, la consolazione del Suo Grembo, la tenerezza delle Sue carezze: e ti sentirai rinfrancato per la nuova lotta.” (da:”Cammino, solco, forgia” di Josemaria Escrivà) (carlo)

martedì 22 gennaio 2019

SPIRITUALITA'

MEDITAZIONI SALUTARI (PARTE 3°) -368—“Ti annoi? E’ perché tieni desti i sensi e addormentata l’anima. -369-- La carità di Gesù Cristo ti porterà a molte concessioni…nobilissime. E la carità di Gesù Cristo ti porterà a molte intransigenze…nobilissime anch’esse. -278—Non essere pessimista. Non sai che tutto quanto succede o può succedere, è per il bene? Il tuo ottimismo sarà conseguenza necessaria della tua fede. -394—La transigenza è il segno certo che non si possiede la verità. Un uomo che transige in questioni di ideale, di onore o di fede, ebbene, è un uomo…senza ideale, senza onore e senza fede. -397—Sii intransigente nella dottrina e nella condotta- Ma sii dolce nella forma- Mazza d’acciaio poderosa, avvolta in guaina ovattata. Sii intransigente ma non essere villano. -405—Hai fallito? Tu, siine ben certo, non puoi fallire. Non hai fallito: hai acquistato esperienza. Avanti! -415—Non far molto caso a ciò che il mondo chiama vittorie o sconfitte. Quante volte rimane sconfitto il vincitore! 417—Non c’è altro amore che l’Amore! -418—Il segreto per dare rilievo alla cosa più umile, anche alla più umiliante, è amare. -424—Punire per Amore: ecco il segreto per elevare a un piano soprannaturale la pena imposta a coloro che la meritano. Per amore di Dio, che è stato offeso, la pena serva di espiazione: per amore del prossimo in Dio sia la pena, non vendetta, ma medicina salutare. -425—Sapere che mi ami tanto, Dio mio, e…non sono impazzito? -428—Se l’Amore, anche l’amore umano, dà quaggiù tante consolazioni, che sarà mai l’Amore nel Cielo? -429—Tutto quello che si fa per Amore, acquista bellezza e grandezza. -431—Non temere la Giustizia di Dio- In Dio la Giustizia è meravigliosa e amabile quanto la Misericordia: entrambe sono prova di Amore. -434—Lascia che il tuo cuore trabocchi in effusioni d’Amore e di gratitudine nel considerare come la Grazia di Dio ti libera, ogni giorno, dai lacci che il nemico ti tende. -435—Santo è il timore di Dio. Timore che è venerazione del figlio per suo Padre, mai timore servile, perché tuo Padre-Dio, non è un tiranno. -443—Non fare critica negativa: se non puoi lodare, taci. -444—Non parlare male di tuo fratello, mai, nemmeno se te ne avanzano i motivi.-Và prima davanti al Tabernacolo e poi và dal Sacerdote, padre tuo e sfoga anche con lui la tua pena. E con nessun altro. -445—La mormorazione è rogna che insudicia e ostacola l’apostolato. E’ contraria alla carità, sottrae energie, toglie la pace e fa perdere l’unione con Dio. -446—Se tu sei così miserabile, perché ti meravigli che gli altri abbiano le loro miserie? -452—Sforzati, se è necessario, di perdonare sempre coloro che ti offendono, fin dal primo istante, perché, per quanto grande sia il danno o l’offesa che ti fanno, molto di più ti ha perdonato Iddio. -453—Mormori? Allora perdi il buono spirito e, se non impari a tacere, ogni parola sarà un passo che ti avvicina alla porta di uscita dell’impresa apostolica nella quale lavori. -463—Più che nel dare, la carità consiste nel comprendere. Perciò cerca una scusa per il tuo prossimo- ne troverai sempre- se hai il dovere di giudicare. -464—Sai che l’anima di quella persona è in pericolo? Da lontano, con la tua vita d’unione, puoi esserle di aiuto efficace. Sù dunque e non perdere la pace. -465—Quelle apprensioni che senti per i tuoi fratelli mi piacciono: sono una prova della vostra reciproca carità. Fa in modo, tuttavia, che le tue apprensioni non degenerino in ansietà.” (Da: “Cammino, solco, forgia” di Josemaria Escrivà) (Carlo)

lunedì 14 gennaio 2019

ATTUALITA'

ESTREMA CONFUSIONE DEL MISCREDENTE- Sto leggendo il famoso libro “I miserabili” di Victor Hugo. Questi è un Autore a me caro, perché come scrittore e analizzatore dell’animo umano, non ha uguali nel campo letterario. Mi godo le sue lunghe descrizioni, le sue ardite introspezioni, le sue profonde indagini sulla malvagità umana da lui ritenuta dominante e forse universale, il suo perfetto dominio della scrittura che, nelle sue acutissime descrizioni dei fenomeni naturali, ottiene spesso un effetto speciale, superando i limiti silenziosi della parola scritta, invadendo il campo del suono. In merito a questo, mi riferisco alla descrizione magistrale della tempesta marina nel suo libro “I lavoratori del mare” nella quale descrizione egli riesce a far “udire” la violenza dei marosi. L’inventiva, necessaria a uno scrittore, ha, come tutte le cose umane, un doppio taglio. Questa sua fervida e appassionata fantasia, lo trasporta spesso lontano dalla ragionevolezza, lanciandolo in un inarrestabile impeto, divorato dal pregiudizio, pregiudizio affermato con forza e poi poco dopo distrutto dalle sue stesse parole in una specie di folle pendolarismo. Nel campo morale e in special modo in quello religioso, quanta confusione! Il suo furore anticlericale, tipico dei giacobini, lo acceca e lo porta a considerare, anche inventando storie ad hoc, esclusivamente le deformazioni, che nella storia non sono mai mancate. M al’uomo, è tutto qui? Nei suoi scritti appare evidente che il suo sguardo è monopolizzato dal male, dal materiale, dai quali non riesce a salvarsi né a elevarsi alle cose del Cielo; sa che esiste Dio, ma la sua anima appesantita dal pregiudizio, non riesce a rifiutare l’attrazione morbosa che lo attanaglia e lo condiziona. Quanto è vero che rifiutando l’illuminazione dello Spirito Santo, in campo religioso non si capisce nulla! Il fascino del Cristianesimo è proprio qui: la mia tenebra interiore è illuminata esclusivamente da Gesù che, se accolto, mi concederà la vera libertà, salvando la mia anima dalla perdizione eterna. In questo suo libro “I miserabili”, anche senza volerlo, anzi contro le sue stesse convinzioni, ha intuito che il cuore umano, può avere eroici slanci verso l’alto, ritrovando la sua vera dimensione divina. Analizziamo alcune affermazioni dell’Autore: “Nel secolo decimonono, l’idea religiosa subisce una crisi: si dimenticano certe cose, ed è bene, perché dimenticando una cosa, se ne impara un’altra.Nel cuore umano non è possibile il vuoto. Certe demolizioni si fanno, ed è bene che sian fatte, ma a condizione che siano seguite da una ricostruzione…Quanto ai monasteri, essi presentano una questione complessa: una questione di civiltà che li condanna e una questione di libertà che li protegge.” Dopo aver descritto le pratiche ascetiche disumane che certe Regole monasteriali impongono, quali quelle penitenziali della Regola del fondatore delle Suore Bernardine-Benedettine, Martino Verga, dopo aver implicitamente condannato ogni atteggiamento di sottomissione in onore del Creatore, se ne esce con queste asserzioni: “Il monastero che appartiene, tanto all’Oriente quanto all’Occidente…E’ uno dei cannocchiali che l’uomo punta sull’Infinito…E’ il riflesso di Dio sul muro umano.” Quindi l’uomo ha necessità del contatto con l’Infinito, con Dio! Ma, poco dopo soggiunge: “Dal punto di vista della storia, della ragione e della verità, il monachesimo è condannato. Quando in una Nazione i monasteri abbondano, sono altrettanti intralci alla circolazione, stabilimenti ingombranti, centri di pigrizia là dove occorrono centri di lavoro.” E paragona il monaco a un parassita. Secondo lui, agli inizi della civiltà moderna, essi costituivano un freno alla bestialità dilagante, ma ora che l’uomo è divenuto adulto, non servono più. I monasteri “buoni nel decimo secolo, discutibili nel decimo quinto, sono detestabili ai giorni nostri.” Quanta superficialità, quanta cecità, quanto ridicola omissione storica! Eppure tutti conoscono il grande valore dei monasteri quali quello famoso di Cluny, per merito dei quali la civiltà ha potuto prevalere sulla barbarie, conservando per i posteri tutto il valore sapienziale della nostra cultura europea. Purtroppo i limiti del genio il quale è sì dotato di grande introspezione, ma poiché il suo sapere non è impiantato in Dio ma nell’uomo, lo porta a farneticare, come in queste righe: “…imporre il passato al presente…e questi teorici…usano un metodo semplicissimo, quello di applicare sul passato, un intonaco che chiamano ordine sociale, diritto divino, morale, famiglia, rispetto agli antenati, autorità antica, santità della Tradizione, legittimità, religione…Dal canto nostro rispettiamo e siamo sempre indulgenti col passato, purché acconsenta ad essere morto.” Ecco un assioma che vorrebbe togliere le nostre radici, la nostra sofferta origine, la nostra identità! Non scorgete in queste idee i germi del Modernismo? E’ possibile cancellare il passato per costruire un presente o un futuro completamente nuovi? Dubito fortemente della sua salute spirituale. Quando, al culmine della sua invadente supponenza nichilista, fa marcia indietro, disconoscendo le sue stesse affermazioni precedenti, cosa pensare? :”Certe facoltà dell’uomo, il pensiero, la meditazione, la preghiera, sono dirette verso l’Ignoto. L’Ignoto è un oceano. Che cosa è la coscienza? E’ la bussola dell’Ignoto…Non si può negare la volontà dell’ Infinito, vale a dire Dio, se non a condizione di negare l’Infinito…La negazione dell’Infinito, mena diritto al nichilismo…Ecco la missione della filosofia reale. La morale è uno schiudersi di verità. La contemplazione conduce all’azione.” Dopo tante condanne, ecco apparire l’ennesima contraddizione: “Ahimé! Di fronte alle tenebre che ci circondano e ci aspettano, non sapendo quello che l’immensa dispersione farà di noi, rispondiamo: non c’è forse un’opera più sublime di quella che compiono queste anime. E aggiungiamo: non v’è forse lavoro più utile. E’ necessario che ci siano quelli che pregano sempre per quelli che non pregano mai.” Ma, allora? Io credo che Hugo sia innamorato delle sue frasi geniali, di grande effetto, che gli procurano una gioia speciale e nelle quali si perde in un’estasi di autoesaltazione. Con questo metro può affrontare tutto e il suo contrario. (Carlo)

venerdì 4 gennaio 2019

SPIRITUALITA'

MEDITAZIONI SALUTARI (parte 2 ) (Dal libro: “Cammino, solco, forgia” di Josemaria Escrivà) -173—“Quella parola ben trovata, la battuta che non uscì dalla tua bocca; il sorriso amabile per colui che ti annoia; quel silenzio davanti a una accusa ingiusta; la benevola conversazione con i seccatori e gli importuni; quel non dare importanza, quotidianamente, ai mille particolati fastidiosi e impertinenti delle persone che vivono con te… Tutto questo con perseveranza, è davvero solida mortificazione interiore. -174—Non dire: quella persona mi secca. –Pensa: quella persona mi santifica. -242—Quanto devo a Dio per il fatto d’essere cristiano: la mia mancanza di corrispondenza di fronte a questo debito, mi ha fatto piangere di dolore: di dolore d’Amore. Mea culpa!- E’ bene che tu cominci a riconoscere i tuoi debiti: ma non dimenticare come si pagano: con lacrime…e con opere. -271—Diceva un’anima d’orazione: nelle intenzioni, Gesù sia il nostro fine; negli affetti il nostro Amore; nella parola, il nostro argomento; nelle azioni, il nostro modello. -278—Abbi presenza di Dio e avrai vita soprannaturale. -280—Se perdi il senso soprannaturale della tua vita, la tua carità sarà filantropia; la tua purezza, decenza; la tua mortificazione, idiozia; la tua disciplina, frusta, e tutte le tue opere, sterili. -282—Paradosso: è più accessibile essere santo che sapiente, ma è più facile essere sapiente che santo. -285—La conversione è cosa di un istante.- La santificazione è lavoro di tutta la vita. -286—Non c’è nulla di meglio al mondo, che stare in grazia di Dio. -287—Purezza d’intenzione.- L’avrai sempre se, sempre e in tutto, cercherai soltanto di piacere a Dio. -288—Mettiti nelle Piaghe di Cristo Crocifisso.-Lì apprenderai a custodire i tuoi sensi, avrai vita interiore e offrirai continuamente al Padre i dolori del Signore e quelli di Maria, per pagare i tuoi debiti e tutti i debiti degli uomini. -295—Se non sei padrone di te stesso, per quanto tu possa essere potente, il tuo potere mi fa pena e mi fa ridere. -309—Guarda che viscere di misericordia ha la Giustizia di Dio! Nei giudizi umani si castiga colui che confessa la propria colpa: nel giudizio divino, lo si perdona. -316—Mi dici di sì, che ami. –Bene: ma ami come un avaro ama il suo oro, come una madre ama suo figlio, come un ambizioso ama gli onori o un povero sensuale il suo piacere?- No?- Allora non ami. -317—Quanti affanni riservano gli uomini ai loro affari terreni! Sogni di gloria, ambizione di ricchezze, preoccupazioni di sensualità.- Uomini e donne, ricchi e poveri, vecchi e uomini maturi e giovani e perfino bambini: tutti uguali. Quando tu ed io, ci affanneremo allo stesso modo negli affari della nostra anima, avremo una fede viva e operante: e non vi sarà ostacolo che non vinciamo nelle nostre imprese di apostolato.” -349—Rimani tranquillo se hai espresso un’opinione ortodossa, anche se la malizia di chi ti ascolta, lo porta a scandalizzarsi.-Perché il suo scandalo è farisaico. -351—Quell’aria di sufficienza ti rende molesto e antipatico, ti fa ridicolo e, quel che è peggio, toglie efficacia al tuo lavoro di apostolo. Non dimenticare che anche i mediocri possono peccare per eccesso di cultura. -359—Dà un motivo soprannaturale alla tua ordinaria occupazione professionale, e avrai santificato il lavoro.” (Carlo)

martedì 1 gennaio 2019

SPIRITUALITA'

MEDITAZIONI SALUTARI (parte prima) (da : “Cammino, Solco, Forgia” del Beato Josemaria Escrivà) Prologo dell’Autore “Leggi adagio questi consigli. Medita con calma queste considerazioni. Sono cose che ti dico all’orecchio, in confidenza di amico, di fratello, di padre. E queste confidenze le ascolta Dio. Non ti racconterò nulla di nuovo: intendo ridestare i tuoi ricordi per far emergere qualche pensiero che ti colpisca; così migliorerai la tua vita, ti avvierai per cammini d’orazione e d’Amore e diverrai finalmente un’anima di criterio.” “Egoista. Tu sempre a pensare a te. Sembri incapace di sentire la fratellanza di Cristo: negli altri non vedi fratelli; vedi gradini. Prevedo il tuo pieno insuccesso. E, quando sarai sprofondato, vorrai che gli altri abbiano con te la carità che tu ora non vuoi avere. (31) Tu non sarai un leader se nella massa vedi soltanto lo sgabello per salire.- Lo diventerai se hai l’ambizione di salvare tutte le anime. Non puoi vivere volgendo le spalle alla folla: ti è necessaria la brama di renderla felice. (32) Non aver paura della verità, anche se la verità ti costasse la vita. (34) Non mi piacciono i vostri eufemismi: la vigliaccheria la chiamate prudenza. –E la vostra “prudenza” fa che i nemici di Dio, col cervello vuoto di idee, si diano arie di sapienti e sclino posti che mai dovrebbero scalare.(35) Temporeggiare? E’ una parola che si trova soltanto- Bisogna temporeggiare!- nel vocabolario di coloro che non hanno voglia di lottare- pigri calcolatori o vigliacchi-, perché si considerano vinti in partenza.(54) Coltiva l’intimità con lo Spirito Santo- il Grande Sconosciuto-, perché è Lui che ti deve santificare. Non dimenticare che sei tempio di Dio- Il Paraclito è nel centro della tua anima: ascoltalo e segui docilmente le Sue ispirazioni.(57) E’ bene che tu conosca questa dottrina sicura: il proprio spirito è cattivo consigliere per dirigere l’anima nelle burrasche e nelle tempeste, fra gli scogli della vita interiore. Perciò è Volontà di Dio che la direzione della nave sia presa da un Maestro, affinché con la sua luce e la sua conoscenza, ci conduca al porto sicuro.(59) Perché tanto timore di vederti e di farti vedere dal tuo Direttore, così come sei in realtà? Avrai vinto una grande battaglia se perdi la paura di farti conoscere. (65) Come i buoni figli di Noè, copri col manto della carità, le miserie che vedi in tuo padre, il Sacerdote. (75) L’azione senza l’orazione, non vale nulla: l’razione si avvalora col sacrificio. (81) In primo luogo, orazione; poi espiazione; in terzo luogo, molto in “terzo luogo”, azione. (82) Adagio. Pensa che cosa dici, chi lo dice e a chi. Perché quel parlare in fretta, senza dar tempo alla considerazione, è rumore, fragore di latta. E ti dirò, con Santa Teresa, che non lo chiamo preghiera, anche se muovi molto le labbra. (85) Non sai pregare?- Mettiti alla presenza di Dio e non appena comincerai a dire: “Signore, non so fare orazione…” sii certo che avrai cominciato a farla. (90) -Et in meditazione mea exardescit ignis- e, nella mia meditazione, si accende il fuoco. Per questo vai all’orazione: per fare di te stesso un falò, un fuoco vivo, che dia calore e luce. Perciò, quando non sai proseguire, quando senti che ti stai spegnendo, se non puoi gettare nel fuoco tronchi odorosi, getta i ramoscelli e il fogliame di piccole orazioni vocali, di giaculatorie, che continuino ad alimentare la fiamma. E avrai utilizzato bene il tempo.(92)" (selezione di Carlo)

SPIRITUALITA'

I. Venga, Gesù, il tuo regno e si dilati, ed estenda ovunque le sue conquiste gloriose! Ecco l'augurio che dobbiamo rivolgere a Nostro Signore in questo primo giorno dell'anno: sia conosciuto e amato là dove non lo è ancora: tutti compiano in sé l'opera della sua Incarnazione e Redenzione. E dov'è conosciuto e amato Gesù? Ah, quanto si è ristretto il regno di Gesù Cristo in questi ultimi trecento anni con la guerra ai suoi diritti e a quelli della sua Chiesa! Si da la caccia a Nostro Signore; gli si rubano chiese e popoli. Quante rovine nel campo eucaristico! E quanti popoli che non ebbero mai la fede! Come Gesù giungerà mai a stabilirvi il suo regno? Basterebbe un santo! Augurate dunque a Nostro Signore buoni sacerdoti, veri apostoli. Sia questa la nostra preghiera incessante. Quei poveri infedeli non conoscono il loro Padre celeste, né Gesù loro Salvatore, né la tenera loro Madre e noi li lasciamo in tale misero stato! Oh, crudeltà! Estendiamo, dilatiamo con le nostre preghiere il regno di Gesù Cristo. Gl'idolatri vengano alla fede e conoscano il loro Salvatore; gli eretici ed i scismatici rientrino nell'ovile, docili sotto la verga del Buon Pastore. In qual modo regna Gesù Cristo sui cattolici? Domandate senza posa la conversione dei cattivi cattolici che oramai hanno persa la fede. Domandate che la conservino quelli che l'hanno ancora. Voi che avete una famiglia, domandate che tutti i membri conservino la fede: vi sarà speranza finché avranno ancora questo legame che li unisce a Gesù Cristo. Finché Giuda restò con il divin Maestro aveva facili l'occasione ed i mezzi di salvarsi: una parola sarebbe bastata. Ma quando lo abbandonò, fu finita, e Giuda precipitò nel fondo dell'abisso. Domandate dunque, per tutti i vostri cari, almeno la conservazione della fede in Gesù Cristo. So che si dice spesso: meglio un buon protestante che un cattivo cattolico. Niente affatto! Ciò significherebbe che ci possiamo salvare senza la vera fede. No, no; il cattivo cattolico è sempre il figlio; prodigo, è vero, ma figlio; quindi ha diritto alla misericordia, per quanto peccatore. Il cattivo cattolico per la sua fede è più vicino a Dio che il protestante: è tuttora nella casa, mentre l'eretico sta fuori, e quanto è difficile farvelo entrare! Ora, per lavorare alla conservazione della fede, abbiate un parlare cristiano, tutto di fede. Cambiate il linguaggio del mondo. Per una colpevole tolleranza noi abbiamo lasciato cacciar Gesù Cristo dagli usi, dalle leggi, dalle convenienze sociali, ed in una sala di convegno un po' misto non si oserebbe parlare di Lui. Ed anche tra cristiani praticanti sarebbe cosa strana il parlare di Gesù Cristo in Sacramento. Vi sono tanti, dicesi, che non fanno Pasqua, non vanno a Messa, che si teme di offendere un convitato, forse lo stesso padrone di casa. Si parlerà di arte sacra, di verità morali, delle bellezze della religione, ma di Gesù Cristo, dell'Eucaristia, giammai. Orsù, cambiate tutto ciò; fate professione della vostra fede; sappiate dire: Nostro Signor Gesù Cristo, non mai soltanto: Cristo. Bisogna finalmente mostrare che Nostro Signore ha diritto di vivere e di regnare nel linguaggio sociale. E' una vergogna per i cattolici, tenere Nostro Signore nascosto sotto il moggio. Bisogna farlo vedere dappertutto. Chi fa apertamente la sua professione di fede e pronunzia il nome di Gesù Cristo, si riveste della forza della sua grazia. In pubblico tutti debbono sapere qual è la nostra fede! Sentiamo proclamarsi principi atei, vediamo certuni farsi gloria di non credere a nulla; perché mai noi non oseremmo affermare la nostra fede e pronunciare il nome del nostro divin Maestro? Sì, dovete pronunziarlo: questi sciagurati empi sono indemoniati, opponete ai demoni il nome di Nostro Signore Gesù Cristo: se tutte le persone di fede prendessero la risoluzione di parlare francamente di Nostro Signore, rendendone naturale il pensiero, in breve cambierebbero la faccia del mondo. Il gran secolo si avvicina, i due eserciti sono di fronte. L'eclettismo, per grazia di Dio, è finito. Bisogna essere buoni o cattivi, di Gesù Cristo o di satana. Ebbene, affermate Gesù Cristo, ditene il nome; questo è il vostro stendardo, portacelo nobilmente levato. Finalmente, il regno di Gesù Cristo venga in voi, nell'anima vostra. Nostro Signore certo è in voi, ma vi è ancora molto da fare perché regni completamente. Siete solo conquistati; Gesù non regna ancora tranquillamente con un regno di pace e di amore; non tutti i confini sono in suo potere; ora qual sovrano può veramente regnare se non possiede tutte le frontiere del suo stato? Crescete nella cognizione di Nostro Signore: entrate nella sua vita, nei suoi Sacrifici, nelle sue virtù in Sacramento; entrate nel suo amore. Invece di restare sempre in noi, ascendiamo sino a lui: è già bene vedere noi in lui, ma è meglio vedere lui in noi; invece di coltivare voi stessi, coltivate, fate crescere Gesù Cristo in voi. Pensate a lui, studiatelo in se stesso, entrate in lui, e troverete di che vivere in lui che è grande, infinito: è questa la via larga e regale, percorretela e vi si dilaterà l'orizzonte della vita. II. Inoltre dovete consolare Nostro Signore, che attende le vostre consolazioni e le riceve con gioia. Domandategli che susciti buoni Sacerdoti, di quei Sacerdoti apostoli che santificano un secolo, che danno a Dio nazioni intere. Esprimetegli il vostro vivo desiderio che Egli sia tutto in tutti, non solamente Salvatore - ciò suppone troppe miserie nel mondo - ma Re, Re assoluto e pacifico. Consolatelo della freddezza e disobbedienza di tanti suoi sudditi. Povero Gesù, è come un vinto! In cielo regna Signore sugli Angeli e sui Santi ed è fedelmente obbedito. Quaggiù no! Gli uomini, suoi redenti e suoi figli, hanno prevalso su di lui! Più non regna negli stati cattolici. Facciamolo regnare almeno in noi e lavoriamo a ricondurre dovunque il suo regno. Nostro Signore, assai più che alle chiese monumentali, guarda ai nostri cuori e li cerca; poiché dunque i popoli hanno cacciato Nostro Signore, rialziamo il suo trono sull'altare dei nostri cuori. I barbari si facevano un re elevandolo sui loro scudi; noi proclameremo re Gesù in Sacramento elevandolo sui nostri cuori, servendolo con fedeltà e devozione. Ah! quanto ama i nostri cuori, Gesù! Li brama: si fa il mendicante dei nostri cuori, domanda, supplica, insiste. Cento volte gli fu risposto con un rifiuto, ma sempre ci tende la mano! Veramente noi diremmo che è un disonorarsi, domandare ancora dopo tante ripulse. Invece noi dovremmo morir di vergogna al pensare che Gesù viene così mendicando e che nessuno gli da quel che domanda. Oh! quanti affronti sostiene nella ricerca dei nostri cuori! Egli insiste soprattutto presso i cattolici, le anime devote, i religiosi, che non vorrebbero dargli tutto il loro cuore. Gesù vuol tutto: e la ragione, il movente di tali ricerche appassionate, è il suo amore. Ma fra i trecento milioni di cattolici, quanti lo amano con l'amore dell'amico, che da la vita, dal fondo del cuore? Almeno quelli che si danno alla pietà, i suoi figli, i suoi religiosi, le sue vergini fossero totalmente suoi! Ma lo si lascia avanzare d'un passo nel cuore e poi gli si oppone un ostacolo; gli si accorda una cosa e se né ricusa un'altra. E Gesù vuol tutto, domanda tutto; aspetta e non si stanca. Amiamolo dunque per noi stessi, per quelli che non l'amano, per i parenti e gli amici; paghiamo il debito della nostra famiglia, della nostra patria. Così fanno i santi, imitatori di Nostro Signore, che ama per tutti gli uomini e si fa mallevadore per tutto il mondo. Ah, questo amabile Salvatore che tanto ci ama, diventi infine il re, il signore, lo sposo dell'anima nostra! Può mai darsi che non amiamo Nostro Signore almeno come i nostri parenti, i nostri amici, noi stessi? Ma ci hanno dunque ammaliati! Certo, se potessimo con un sol atto pagare tutto il debito di amore, via, lo faremmo; ma perché si deve incessantemente rinnovare il dono di noi stessi, il coraggio ci viene meno. Ebbene, questo prova manifestamente che il nostro non è vero amore. Povero Gesù! qual pena gli facciamo! Si videro madri morire dal dolore cagionato da figli indegni. Se Nostro Signore non fosse immortale, sarebbe morto mille e mille volte dopoché si è velato nel SS. Sacramento. Nel Giardino degli Ulivi, senza un miracolo sarebbe morto alla vista dei peccati che doveva espiare. Qui è glorioso in se stesso, ma nelle sue opere, nel suo cuore, è umiliato e ridotto al nulla! Tactus dolore cordis intrinsecus! Ebbene, consolate l'amantissimo Nostro Signore. Gli uomini trovano sempre qualcuno che corrisponda al loro amore, ma il Signore?… Consolatelo dell'ingratitudine di tutti i peccatori; ma soprattutto della vostra propria ingratitudine. Piangete con lui le defezioni dei suoi ministri infedeli, delle sue spose stolte. Se giustamente si dice che queste cose sono troppo ributtanti ed è meglio nasconderle, pensateci però ai piedi di Gesù e consolatelo. Giuda da solo dovette far versare lagrime di sangue a Nostro Signore. Oh! non avremmo un momento di gioia, se conoscessimo le offese che si fanno a Gesù, E il sacerdote non vorrebbe consacrare, se Gesù fosse ancora soggetto al dolore. Grazie a Dio, egli non può più morire, e il suo amore solo porta il peso di tutti gli oltraggi. Mi accorano vivamente le anime pie, le spose di Gesù Cristo in mezzo al mondo, le quali sempre rimandano la perfezione ai religiosi, dicendo che non vi sono obbligate, non avendo fatto i voti di religione. La verità è che non si ha il coraggio di amare. L'amore è lo stesso da per tutto, e voi potete amare di più nel vostro stato che un religioso nel suo: lo stato del religioso è più perfetto in se stesso, ma il vostro amore può sorpassare il suo amore. Orsù, il regno di Gesù Cristo si stabilisca in voi. L'Esposizione del SS. Sacramento è l'ultima delle grazie, dopo la quale non vi è più che il Cielo o l'inferno. L'uomo si lascia attirare da quel che splende. Orbene, Nostro Signore è salito sopra un trono raggiante, si fa vedere da tutti, e non vi è più scusa. Se lo si lascia solo o gli si passa innanzi senza convertirsi, Gesù si ritirerà, e che sarà di noi? Dunque servite Nostro Signore, consolatelo, portate il fuoco del suo amore dappertutto ove non è ancora acceso, lavorate alla dilatazione del suo regno che è il regno dell'amore: Adveniat regnum tuum, regnum amoris! [S. Pier Giuliano Eymard*, La Presenza Reale, cap. XXXVI. Testo raccolto da Giuliano Zoroddu] *Pierre-Julien Eymard (La Mure d’Isère, Francia, 4 febbraio 1811 – 1 agosto 1868), del clero secolare della Diocesi di Grenoble, fu prima membro della Società di Maria poi, ardendo d’amore per Gesù Sacramentato, fondò, nel 1856, la Congregazione del Santissimo Sacramento, approvata da Pio IX nel 1863. Pio XI gli decretò il culto dei beati (1925) e Giovanni XXIII quelli dei santi (1962). Redazione RS | 1 gennaio 2019 alle 12:00 am | Etichette: Cristo RE, La Presenza Reale, regalità sociale di cristo, Sacrificio di Cristo, san Pier Giuliano Eymard | Categorie: Agiografia, Cattolicesimo romano | URL: https://www.radiospada.org/?p=41644