lunedì 14 gennaio 2019

ATTUALITA'

ESTREMA CONFUSIONE DEL MISCREDENTE- Sto leggendo il famoso libro “I miserabili” di Victor Hugo. Questi è un Autore a me caro, perché come scrittore e analizzatore dell’animo umano, non ha uguali nel campo letterario. Mi godo le sue lunghe descrizioni, le sue ardite introspezioni, le sue profonde indagini sulla malvagità umana da lui ritenuta dominante e forse universale, il suo perfetto dominio della scrittura che, nelle sue acutissime descrizioni dei fenomeni naturali, ottiene spesso un effetto speciale, superando i limiti silenziosi della parola scritta, invadendo il campo del suono. In merito a questo, mi riferisco alla descrizione magistrale della tempesta marina nel suo libro “I lavoratori del mare” nella quale descrizione egli riesce a far “udire” la violenza dei marosi. L’inventiva, necessaria a uno scrittore, ha, come tutte le cose umane, un doppio taglio. Questa sua fervida e appassionata fantasia, lo trasporta spesso lontano dalla ragionevolezza, lanciandolo in un inarrestabile impeto, divorato dal pregiudizio, pregiudizio affermato con forza e poi poco dopo distrutto dalle sue stesse parole in una specie di folle pendolarismo. Nel campo morale e in special modo in quello religioso, quanta confusione! Il suo furore anticlericale, tipico dei giacobini, lo acceca e lo porta a considerare, anche inventando storie ad hoc, esclusivamente le deformazioni, che nella storia non sono mai mancate. M al’uomo, è tutto qui? Nei suoi scritti appare evidente che il suo sguardo è monopolizzato dal male, dal materiale, dai quali non riesce a salvarsi né a elevarsi alle cose del Cielo; sa che esiste Dio, ma la sua anima appesantita dal pregiudizio, non riesce a rifiutare l’attrazione morbosa che lo attanaglia e lo condiziona. Quanto è vero che rifiutando l’illuminazione dello Spirito Santo, in campo religioso non si capisce nulla! Il fascino del Cristianesimo è proprio qui: la mia tenebra interiore è illuminata esclusivamente da Gesù che, se accolto, mi concederà la vera libertà, salvando la mia anima dalla perdizione eterna. In questo suo libro “I miserabili”, anche senza volerlo, anzi contro le sue stesse convinzioni, ha intuito che il cuore umano, può avere eroici slanci verso l’alto, ritrovando la sua vera dimensione divina. Analizziamo alcune affermazioni dell’Autore: “Nel secolo decimonono, l’idea religiosa subisce una crisi: si dimenticano certe cose, ed è bene, perché dimenticando una cosa, se ne impara un’altra.Nel cuore umano non è possibile il vuoto. Certe demolizioni si fanno, ed è bene che sian fatte, ma a condizione che siano seguite da una ricostruzione…Quanto ai monasteri, essi presentano una questione complessa: una questione di civiltà che li condanna e una questione di libertà che li protegge.” Dopo aver descritto le pratiche ascetiche disumane che certe Regole monasteriali impongono, quali quelle penitenziali della Regola del fondatore delle Suore Bernardine-Benedettine, Martino Verga, dopo aver implicitamente condannato ogni atteggiamento di sottomissione in onore del Creatore, se ne esce con queste asserzioni: “Il monastero che appartiene, tanto all’Oriente quanto all’Occidente…E’ uno dei cannocchiali che l’uomo punta sull’Infinito…E’ il riflesso di Dio sul muro umano.” Quindi l’uomo ha necessità del contatto con l’Infinito, con Dio! Ma, poco dopo soggiunge: “Dal punto di vista della storia, della ragione e della verità, il monachesimo è condannato. Quando in una Nazione i monasteri abbondano, sono altrettanti intralci alla circolazione, stabilimenti ingombranti, centri di pigrizia là dove occorrono centri di lavoro.” E paragona il monaco a un parassita. Secondo lui, agli inizi della civiltà moderna, essi costituivano un freno alla bestialità dilagante, ma ora che l’uomo è divenuto adulto, non servono più. I monasteri “buoni nel decimo secolo, discutibili nel decimo quinto, sono detestabili ai giorni nostri.” Quanta superficialità, quanta cecità, quanto ridicola omissione storica! Eppure tutti conoscono il grande valore dei monasteri quali quello famoso di Cluny, per merito dei quali la civiltà ha potuto prevalere sulla barbarie, conservando per i posteri tutto il valore sapienziale della nostra cultura europea. Purtroppo i limiti del genio il quale è sì dotato di grande introspezione, ma poiché il suo sapere non è impiantato in Dio ma nell’uomo, lo porta a farneticare, come in queste righe: “…imporre il passato al presente…e questi teorici…usano un metodo semplicissimo, quello di applicare sul passato, un intonaco che chiamano ordine sociale, diritto divino, morale, famiglia, rispetto agli antenati, autorità antica, santità della Tradizione, legittimità, religione…Dal canto nostro rispettiamo e siamo sempre indulgenti col passato, purché acconsenta ad essere morto.” Ecco un assioma che vorrebbe togliere le nostre radici, la nostra sofferta origine, la nostra identità! Non scorgete in queste idee i germi del Modernismo? E’ possibile cancellare il passato per costruire un presente o un futuro completamente nuovi? Dubito fortemente della sua salute spirituale. Quando, al culmine della sua invadente supponenza nichilista, fa marcia indietro, disconoscendo le sue stesse affermazioni precedenti, cosa pensare? :”Certe facoltà dell’uomo, il pensiero, la meditazione, la preghiera, sono dirette verso l’Ignoto. L’Ignoto è un oceano. Che cosa è la coscienza? E’ la bussola dell’Ignoto…Non si può negare la volontà dell’ Infinito, vale a dire Dio, se non a condizione di negare l’Infinito…La negazione dell’Infinito, mena diritto al nichilismo…Ecco la missione della filosofia reale. La morale è uno schiudersi di verità. La contemplazione conduce all’azione.” Dopo tante condanne, ecco apparire l’ennesima contraddizione: “Ahimé! Di fronte alle tenebre che ci circondano e ci aspettano, non sapendo quello che l’immensa dispersione farà di noi, rispondiamo: non c’è forse un’opera più sublime di quella che compiono queste anime. E aggiungiamo: non v’è forse lavoro più utile. E’ necessario che ci siano quelli che pregano sempre per quelli che non pregano mai.” Ma, allora? Io credo che Hugo sia innamorato delle sue frasi geniali, di grande effetto, che gli procurano una gioia speciale e nelle quali si perde in un’estasi di autoesaltazione. Con questo metro può affrontare tutto e il suo contrario. (Carlo)

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