PELLEGRINAGGIO A
FATIMA
La bianca
Signora tra il Suo popolo e i figli sofferenti
(Giovanni De Marchi-“Era una Signora più splendente del sole”) :
“La campana
del Santuario dà tre rintocchi; segno giornaliero per la recita dell’Angelus al
quale il giorno 13 di ogni mese segue il Rosario in preparazione alla
processione. Chiudo il Tabernacolo. Mi porto in Sacrestia a deporre la cotta ed
esco ad ammirare uno spettacolo veramente affascinante. Come d’incanto, mi
sento rianimato dalla fatica delle lunghe ore di confessionale.
Dalla
gradinata della Basilica, alla vasta spianata, per tutto il recinto, un mare di
gente in un calmo ondeggiare. E’ certo tutto il Portogallo. Infatti tutta la
terra di S.Maria è qui largamente rappresentata: dall’Algarve solatio al verde
Minho: pelle bruna che risente l’influsso dei Mori, grandi occhi neri pensosi,
fissi sulla Madonna. Ribategiani, color vigoroso, forte, d’aria libera, modi
disinvolti, calzoni stretti, berrettone e grossi rosari nelle mani callose e
nervose, use al governo del gregge. Gente della riviera atlantica, abbronzata
dallo jodio, emanante dagli abiti ondate di salmastro, che abbandonò remi e
reti per venire ad affidarsi alla protezione della Stella del mare; uomini con
grosse flanelle rigate, donne con sottane pieghettate e cappellino rotondo…Gran
parte della moltitudine si getta in ginocchio. Ha inizio la recita del Rosario
che, diretta al microfono dal canonico Marques dos Santos, procede impeccabile
in un’atmosfera di fede e di devozione impressionante. Inginocchiato sopra le
pietre o in terra, col capo scoperto sotto un sole bruciante- è mezzogiorno
solare- tutto questo popolo sembra insensibile ai sacrifici, anzi, li cerca
sciegliendo le posizioni più scomode, per essere maggiormente accetto a Colei
che tanto raccomandò in questo luogo la penitenza.
Infine si
organizza la processione se così può chiamarsi, con la statua della Madonna.
Portata dalle servite, la statua sorridente passa in mezzo al Suo popolo, in
mezzo ai Suoi figli che Le gridano coi canti d’amore, che Le presentano coi
gemiti le necessità, che implorano coi sospiri la materna protezione.
Lentamente,
perché tutti la salutino, la vedano, la contemplino, la Vergine compie il Suo
pellegrinaggio. Cadono su di Lei a manciate, i petali di rose, né si sa donde
vengano. Biancheggiano sopra le vesti rosse dei Prelati, ci sfiorano il viso
volteggiando e cadono lentamente come fiocchi di neve, fondendosi col candore
delle cotte dei Sacerdoti e dei Seminaristi, nell’interminabile doppia fila che
precede il trono dell’Immacolata Signora. La Vergine avanza maestosa. Migliaia
di fazzoletti La salutano. Migliaia di cuori La invocano. Migliaia di anime La
supplicano, mentre negli occhi di tutti, brillano lacrime di nostalgia e di
tenerezza filiale. Arriva infine al limitare della gradinata. E perché il Suo
volto non sia sottratto al bramoso sguardo della moltitudine, il trono viene
girato e, mentre la Madonna ascende, ci si delizia nella sua contemplazione…La
Santa Messa è celebrata da un Prelato ed il popolo accompagna il coro dei
Seminaristi, propagato dagli altoparlanti. Terminata la Messa, si espone
solennemente il SS.Sacramento al canto de “O salutaris Hostia “ ed alcuni
momenti dopo “Gesù nascosto”- come diceva la piccola Giacinta-scende a benedire
gli infermi. Gesù passa e si ferma dinanzi ad ognuno. Son circa trecento e
quasi tutti gravi. Vi sono tubercolotici all’ultimo stadio, volti pallidi,
sguardo languido e febbricitante per i quali la scienza si dichiara impotente e
che solo dall’onnipotenza divina attendono il rimedio o almeno un sollievo ai
loro dolori. Stesi sulle barelle, vi sono ammalati del morbo di Pott,
immobilizzati, membra scheletrite, volti sfiniti, l cui vita è un duro
calvario. Dalla Regina dei Martiri sono venuti ad implorare la guarigione o
almeno la forza per portare una croce tanto pesante…Con che insistenza, con che
confidenza attendono l’ora del più stupendo miracolo! La voce del Sacerdote che
dirige le cerimonie, risuona vibrante di fede e di pietà! “Signore, Vi
adoriamo! Signore, confidiamo in Voi! Signore, crediamo in Voi, ma Voi
accrescete la nostra fede!”
E ad ogni
invocazione, risponde il grido della folla che si diffonde fino a perdersi
lontano, nell’azzurro delle colline. “Signore, Vi adoriamo! Signore, confidiamo
in Voi! Signore, crediamo in Voi ma Voi accrescete la nostra fede!” “Voi siete
il mio Signore e il mio Dio! Voi la Resurrezione e la Vita!” ricomincia con
maggior forza il Sacerdote. “Voi siete il mio Signore e il mio Dio! Voi la
Resurrezione e la Vita!” ripete la turba con rinnovata confidenza. “Signore, se
vuoi, puoi guarirmi! Signore, dì una sola parola e sarò guarito!”
Così ancora
il Sacerdote. E così ripete il popolo con la medesima fede con cui un giorno si
invocava il Redentore lungo le strade della Palestina. “Signore, fate che io
veda! Signore, fate che io cammini! Signore fate che io senta!” Nessuno può
trattenere le lacrime. La carità cristiana affratella tutta la moltitudine.
Tutti hanno le medesime necessità. Tutti soffrono i medesimi dolori. La
preghiera di uno è l’invocazione di tutti.
Poi, con
maggior veemenza, con maggior fervore, con maggior tenerezza, nella
consapevolezza della propria miseria, della propria indegnità, la preghiera è
diretta a Colei ce nelle nozze di Cana ebbe il potere di affrettare l’ora del
miracolo. “Madre del Salvatore, prega per noi! Regina del SS. Rosario, prega
per noi! Consolatrice degli afflitti, prega per noi!” Passati ad uno ad uno i
lettini dei sofferenti, accompagniamo con nostalgico desiderio, Gesù
Eucaristico che sta per lasciarci. D’ogni parte, negli sguardi fissi su di Lui,
si legge l’invocazione dei discepoli di Emmaus: “Rimani con noi, Signore”. In
coro maestoso si canta il “Tantum ergo” e ancora una volta la benedizione di
Gesù, scende sui sani e sui malati, sull’immensa folla che è inginocchiata od
almeno, dove la calca non lo consente, inchinata. Gesù ora si ritira umilmente
nella Cappella delle Confessioni. Si ritira per lasciare il popolo solo con la
Sua Madre Santissima in un’espansione entusiasta, solenne, derilante. E’ la
processione dell’addio.
Lacrimano
gli occhi ma i cuori sono esultanti. Tutti sentono nell’animo, la dolcezza
dello sguardo materno. La bianca Madonna passa, ma tutti vorrebbero trattenerLa
per dirLe ancora una parola, per
confidarLe ancora un segreto o una pena, per ringraziarLa ancora di una grazia.
Nell’impossibilità di gettarLe i cuori, Le si gettano i fiori. L’agitarsi
frenetico dei bianchi fazzoletti, traduce il tumultuar dei sentimenti che
l’anima non sa definire e che solo a Fatima le è concesso di provare. Rombano
nell’aria decine di apparecchi, lancianti essi pure, fiori e preghiere.
Ricollocata
sotto il semplice atrio, la Vergine riceve gli ultimi ossequi. E’ necessario
partire. Ma migliaia di cuori non partono. Rimangono affascinati per sempre
dalla soavissima Madonna della Cova di Iria! Felici loro!”
(Carlo)