sabato 10 giugno 2023

SPIRITUALITA'

 

MEDITAZIONE  SUL  BUDDISMO

Oggi è di gran moda seguire pratiche Yoga sia sul piano fisico, sia in quello spirituale, illudendosi di raggiungere quel benessere tanto agognato, con una meditazione di tipo orientale. Ma se si conoscesse in modo meno superficiale di quanto oggi avvenga, questa teoria o tecnica mentale, probabilmente sarebbe respinta al mittente.

Adottando, senza conoscerla bene, questa disciplina può produrre notevoli danni nella sfera spirituale di un occidentale, poiché preclude il percorso religioso del cristiano nato nella cultura morale della nostra formazione tradizionale.

Verso il 1500 a.C. tribù indo-iraniche penetrarono nell’India diffondendo la loro religione pagana che in realtà era un politeismo naturalistico. Infatti essi veneravano Dyaus (Zeus) il dio del cielo, il sole, la luna, i venti e le tempeste e i fiumi.

Credevano che nella natura vi fossero due forze che in qualche modo sono in potere dell’uomo, il fuoco e un liquore inebriante (radici di asclepias acida). Questa loro scoperta ha dato luogo ad una mistica e ad una magia praticata dai Bramini. Questa forza inebriante del liquore è una divinità che si impadronisce dell’uomo trasformandolo e suscitando in lui stati d’animo prima sconosciuti. Nacquero così i testi di una dottrina esoterica, le Upanishad.

La loro sete di giustizia, condusse a riflettere sull’azione umana del castigo o del compenso che loro chiamano Karman, secondo il quale viene spiegata la diversa sorte degli uomini, gli uni sfortunati, gli altri felici, gli uni ricchi e gli altri poveri etc. Però l’anima poteva peregrinare da un corpo umano a uno animale o vegetale o anche minerale. Secondo questa dottrina del Karman, questo avvicendarsi della vita affannosa in esistenze successive, invocava la liberazione da questa catena e Budda insegnò come comportarsi.

Così egli insegnò ad avere il dominio dei propri sensi rinunciando alla vita esterna in favore di quella interna, alla vita della carne per vivere quella dello spirito.

Si creò così la credenza che l’uomo, mediante opportuni esercizi, potesse sviluppare poteri psichici straordinari, tanto da dominare le forze stesse della natura. E così nacque la pratica yoga o ascesi.

Il primo concetto buddistico è quello della liberazione dai mali dell’esistenza considerata dolore, poiché vi è il desiderio che lo alimenta. Allora è necessario spegnere questo desiderio. La nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore, ciò che piace o ciò che non piace è dolore: nella vita tutto è dolore perché tutto è transitorio. E non si tratta di una sola esistenza, ma di un succedersi infinito di esse e l’antidoto a questo inferno è la soppressione di ogni desiderio, responsabile di ogni rinascita. Quando ciò avviene si attua il Nirvana.

Con la meditazione si perviene ad un’ estasi che si propone come scopo la conoscenza, l’occhio divino che penetra nell’essenza delle cose e dei fenomeni.

Dice il Budda: “Così egli (il discepolo) vigila nell’interno, stando nel corpo, sul corpo, così egli vigila all’esterno, stando nel corpo, sul corpo. Egli osserva come il corpo sorge, osserva come il corpo trapassa, osserva come il corpo sorge e trapassa.” (Da “I pilastri della saggezza”) E in questo controllo non deve sfuggire neppure il pensiero che contiene la cupidigia, l’odio,l’inquietudine, l’attaccamento all’esistenza.

E poiché nel mondo vi sono dei fenomeni graditi e piacevoli, ciò sviluppa quella sete che si deve combattere, come si deve combattere il sentimento nato dal godimento della vista, dell’olfatto, del gusto, del tatto etc. Questo combattimento condurrà alla liberazione dal dolore.

Il Budda detesta di distruggere semi e piante di qualsiasi specie, rifugge dagli spettacoli di danza, canto e musica, dalle pratiche mediche.

Però un asceta non possiede un giudizio adeguato se una cosa sia buona o cattiva, così per paura di sbagliare, l’asceta si guarda dal dichiarare cosa sia buono o cattivo.

Inoltre egli si chiede se esista un premio o un castigo per le azioni buone o cattive.

Il Budda sostiene che “senza causa è sorto l’Io, senza causa è sorto il mondo.”

Nel “Grande discorso dell’estinzione” il Budda dichiara che non gioveranno ai fedeli il compiacersi delle loro azioni, il godimento del sonno, lo stare in compagnia degli altri, ma gioverà avere il senso della mancata eternità di ogni cosa e della sua inutilità,della bruttezza e della loro miseria, della fine di tutto.

Alla fine della sua vita (lui dice a 80 anni) il Budda sostiene che il monaco vive, cercando in sé stesso la luce, cercando nella Legge la luce e il rifugio, nella consapevolezza del proprio corpo, allontana da sé ogni cupidigia ed ogni abbattimento mondano, vigilando e riflettendo su ogni pensiero.

L’atteggiamento buddista verso la vita si discosta infinitamente dalla concezione cristiana perché, nella sua solitudine assoluta, non trova altra strada se non l’annientamento, la negazione disperante di ogni gioia e di ogni amore, nella convinzione che tutto possegga un’immensa negatività, dalla quale fuggire sia imperativo. Tutte le doti ricevute, tutti i doni che l’uomo possiede, il pensiero, il sentimento, le gioie, i dolori che conducono alla consapevolezza, le iniziative della fantasia creatrice, le arti, la musica, la realizzazione delle grandi o piccole opere, le scoperte scientifiche, tutto viene rifiutato e annullato, anzi, immolato davanti al trono demoniaco che vorrebbe desertificare ogni barlume umano.

E’ possibile immaginare qualche cosa di più nefasto? Solo una mente diabolica poteva partorire una simile filosofia!

Sono secoli, anzi, millenni che satana attenta in mille modi alla felicità dell’uomo, al quale Dio ha dimostrato e dimostra tutt’ora il Suo Amore e non cessa mai di seguire e proteggere con la Sua Grazia ognuno di essi. Per l’invidioso demonio questo è troppo!

I credenti in Dio sanno che il loro Creatore ha pensato per loro un mondo felice e che i loro progenitori hanno rifiutato, per sobillazione del nemico comune, tutto il piano d’Amore destinato per loro. Questo rifiuto di portata illimitata, ha sconvolto l’universo fisico e spirituale, condannando i discendenti ad una vita minata in continuazione dall’odio demoniaco.

Ma Dio,”lento all’ira e grande nell’Amore” ha avuto pietà della nostra ignominia, realizzando per noi un piano redentivo con il quale ha vinto il peccato, salvando l’uomo dalla disperazione più assoluta, ritenenendolo ancora un Suo figlio.

Nel suo ateismo, il Budda sostiene che tutto è sorto senza causa e invano si sforza di penetrare i segreti di una creazione meravigliosa ove tutto è perfettamente calibrato, studiato e avente uno scopo ben preciso che, anche se a noi non è del tutto conosciuto, è frutto della Sapienza divina. Quanta stoltezza in una simile religione!

Mi sembra che nel Buddismo vi sia l’impronta demoniaca, perché descrive spesso l’influenza delle divinità alle quali è opportuno rivolgersi per ingraziarsele, ripetendo il credo pagano e offuscando, per non farlo vedere e apprezzare, il dono di Dio, il vero e unico Dio del Cristianesimo.

Il Budda, nel vano sforzo di cancellare la sofferenza, della quale non poteva spiegare l’origine perché essendo vissuto 1500 anni prima di Cristo, non ha potuto conoscere la Parola di Dio rivelata agli uomini da Gesù Cristo.

La Croce, ossia la sofferenza della vita, assume con Cristo, un significato sorprendente, perché svela la Misericordia di Dio, nascosta ma reale, nell’intero percorso umano, destinato alla vittoria finale, in una felicità perfetta senza fine.

Quindi l’uomo non è solo, non deve contare sulle scarse sue risorse, non deve annullare la sua stessa umanità, non deve rinunciare alla sua esclusiva identità che lo rende unico, alla sublimità del suo sincero sentimento umano affettivo! Il Budda non ha conosciuto l’amore e l’adorazione per Dio, non ha conosciuto la Divina Provvidenza, l’immenso Amore del Creatore per l’uomo, per il quale ha dato la vita terrena soffrendo spaventosamente per salvarlo dall’eterna rovina,non ha goduto della dolcezza delle Parole di Cristo, non ha sentito né intuito la felicità promessaci anche in questa vita, ma ha agito, a somiglianza di Adamo, rifiutando tutti i doni ricevuti, votandosi all’oscurità.

Penso a quanto plagio il Budda abbia subito da satana! Però qualche squarcio della religiosità inscritta nel cuore dell’uomo, balza fuori ogni tanto dai suoi scritti nei quali, inconsapevolmente, è toccato dalla Grazia quando attribuisce ad una fantomatica Legge (forse la legge naturale?) una importanza morale nella quale l’asceta si rifugia. Inoltre il concetto di giudizio e  pena è soltanto sfiorato, come le azioni buone o cattive a cui sfugge il giudizio degli asceti, a cui non sa dare risposta.

Purtroppo in quella lontana epoca non si conosceva l’azione deleteria del demonio e si adoravano le divinità pagane ignorandone la natura diabolica. Anche oggi, dove non giunge la Grazia o l’apostolato umano, molte popolazioni primitive continuano ad adorare gli idoli che non sono altro che demoni.

Il cristiano, consapevole del dono ricevuto nell’essere nato e battezzato nel nome di Cristo, deve ogni giorno ringraziarLo con tutto il suo cuore.

(Carlo)