mercoledì 14 luglio 2010

Fascino del cristianesimo

-Dio
-Il destino dell’uomo
-La legge morale
Queste tre realtà sono state considerate in modo speciale dalla Rivelazione ebraica, ma solo Gesù Cristo le ha portate a compimento, rivelando l’amore di Dio per gli uomini.
La legge morale di Gesù non è un magnifico codice di comportamento morale che potrebbe funzionare solo se vi fosse l’amore che tra gli uomini non c’è. Questa incapacità umana parrebbe vanificare il desiderio del Legislatore divino. Ma così non è. LA BELLEZZA ESSENZIALE DELL’ INSEGNAMENTO CRISTIANO E’ COSTITUITA DA UN AMORE CHE C’E’, CHE C’E’ SEMPRE E NON VERRA’ MAI MENO : L’AMORE SPLENDIDO DI DIO PER GLI UOMINI.
La possibilità di successo, non è quindi nella mano dell’uomo, ma è posta nella croce di Cristo !
Il messaggio, la Buona Novella è questa: Dio si è innamorato degli uomini, li ama fino alla follia, fino al punto di assumere la natura umana e andare a morire su una croce, per poter donare ad essi la felicità eterna !
Solo meditando l’Incarnazione, la Passione,la Morte e la Risurrezione di Cristo si ottiene di percepire l’incomparabile bellezza del Suo insegnamento.
Nell’Antico Testamento Dio rivela agli ebrei che Egli ama il Suo popolo, e appunto per questo Egli vuole che gli uomini si amino tra loro, tanto che condiziona il culto dovutoGli, al comportamento umano, esigendo che prima di chiedere grazie, essi siano in pace tra di loro. (Mt 5,23)
Tuttavia, nell’Antico Testamento Dio è presentato spesso come un Buon Padre e, ancora più spesso come un Buon Padrone. Solo Gesù chiamerà il Padre col dolce nome di Papà, e desidera che gli uomini facciano altrettanto.
Per la mentalità ebraica del tempo, questo è ritenuto disdicevole e troppo audace.
Gesù però accentua la dipendenza tra il primo comandamento (“Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore…” e il secondo (“simile al primo “) (“Amerai il prossimo tuo come te stesso.”) (Mt 22,37-40)
Gesù identifica il bene fatto ai fratelli come se fosse fatto a Lui. (Mt 25,37-40). Questo dimostra quindi, che Dio vuole il nostro bene e non ricusa di amare anche i Suoi nemici e coloro che Lo offendono col peccato.
Dio cerca con cura la conversione del peccatore e gioisce quando ciò avviene. Considerate la bella Parabola del figliol prodigo, nella quale è ben evidenziato l’amore trepidante del padre che accoglie con tanta gioia il figlio perduto. (“bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato…”) (Lc 15,32)
Gesù insiste tanto su questa gioia di Dio e questo filo logico unisce le tre Parabole, dette della Misericordia, quali quella della pecorella smarrita, della dracma, del figlio perduto. Il messaggio cristiano è rivolto a tutti gli uomini, ossia è
UNIVERSALE e deve essere predicato a tutte le genti.
Questo universalismo cristiano è basato sul fatto che la radicale grandezza di ogni uomo è costituita dall’amore che Dio ha per lui. Ma non c’è pieno amore senza la stima, e Dio stima gli uomini. Certo, Egli conosce i difetti umani, ma apprezza molto anche la bontà e la generosità umane. E queste qualità suscitano l’ammirazione e l’entusiasmo di Dio.
(“Donna,grande è la tua fede !”) (Mt 8,10) (“Gesù lo guardo e lo amò.”) (Mc 10,21) (“Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato !”) (Lc 7,47)
IL DESTINO DELL’UOMO
Per molto tempo gli antichi ebrei pensavano che la benedizione di Dio sui giusti, dovesse realizzarsi col benessere in questa vita terrena. Dalla rivelazione, fatta da Gesù in merito all’appassionato amore di Dio per l’uomo, deriva la concezione che l’uomo sia destinato ad una felicità eterna. La vita presente, è solo un breve episodio, un periodo di prova, ed essa ci consente di conquistarci liberamente la felicità. Questo possiede una sua innegabile dignità, una sua bellezza, nonostante la sofferenza e il rischio che comporta.
E’ da questa faticosa conquista che sorge la stima che Dio ha per l’uomo; Dio infatti ci vuole provare, perché vuole stimarci e amarci di più.
Dobbiamo rovesciare la comune mentalità umana e accettare la principalità della vita ultraterrena rispetto a quella terrena, per poter capire l’amore di Dio. La vita presente,carica di dolori, più che di gioie, se presa da sola,non esprime questo amore divino. Ed è per questo che molte persone non pensano di essere amate da Dio.
Queste persone considerano che la vita abbia un senso solo se in essa domini la felicità. Ove quest’ultima manchi, come nel caso di vite particolarmente disgraziate, essi negano possa avere un senso.
La vita terrena, quindi, può avere un senso solo se viene considerato il destino di felicità ultraterrena.
Due sposi che procreano un figlio, desiderano per lui ogni bene,ma sono incapaci di assicurargli un futuro di felicità su questa terra. Se essi considerassero solo il destino terreno,non avrebbero il diritto di farlo nascere, ma se dessero al figlio la possibilità di conquistarsi un’eterna felicità, allora sì che realizzerebbero con Dio quel sogno grandioso di una eterna vita felice, poiché Dio, Padre Onnipotente, può e vuole dare questa vita ai Suoi figli !
Perciò, nella peggiore delle ipotesi, anche se quel figlio fosse una creatura disgraziata, malata, minorata, avrebbe tutto il motivo centrale per vivere.
Del resto Gesù Cristo ci ha rivelato che la sofferenza ha un senso, ed è quello di espiare le colpe nostre od altrui.
Inoltre, se facciamo la volontà di Dio, che è sempre Buon Padre, se accettiamo le prove che la vita non ci risparmia, noi compiamo un’opera che ha lo stesso senso della Passione di Cristo.
L’aspetto meraviglioso del Cristianesimo è questo: esso dà valore ad ogni avvenimento della nostra vita.
NIENTE VA PERDUTO. Se abbiamo fatto la volontà di Dio, abbiamo fatto tutto.
Quale altra concezione filosofica o religiosa è capace di dar valore al dolore, alle ore monotone o insignificanti, ai giorni passati in Ospedale, alla vita di una povera creatura su una carrozzella ?
IL COMANDAMENTO DELL’AMORE
E’ nel discorso della montagna che si trova il comandamento . “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” (Mt 5,44) E’ implicito in questo comando, che in ogni caso verrà fatta giustizia, e Dio chiederà conto al malfattore del suo operato, ma Egli vuole che il malfattore si converta e si salvi,perché Egli vuole la salvezza di tutti.
Chi, invece, odia il nemico, non desidera che si penta e che sia anch’egli, un giorno, felice.
Nell’altra vita, noi tutti, quando Dio ci avrà arricchito di misteriose doti, potremo convivere felici nella reciproca simpatia e godremo ciascuno per l’amore tra noi e, soprattutto, per l’amore per Dio.
Dice Gesù : “Siate perfetti, come è perfetto il Padre celeste” (Mt 5,48). E il Padre celeste accoglie noi peccatori non con indifferenza o con distacco, ma con appassionata simpatia, con gioia, con profondo affetto.
In Paradiso non ci sarà traccia di invidia, altrimenti mancherebbe la gioia, e noi gioiremo della felicità degli altri e della felicità di Dio, infinitamente superiore alla nostra. Gioiremo del fatto che Lui è Dio e non lo siamo noi. Si estinguerà quella assurda e maligna tendenza titanica per cui noi, creature, vorremmo essere Dio. Gioiremo per essere creature amate appassionatamente da Dio.
Però il Cristianesimo, pur privileggiando la felicità ultraterrena, non toglie interesse ai beni della terra e afferma nel secondo comandamento, che dobbiamo cercare il bene per noi stessi e per il prossimo (“Amerai il prossimo tuo come te stesso”).

LA CROCE DI CRISTO

Dio ha rivelato Se Stesso, più precisamente, ha rivelato il Suo appassionato amore per noi, soprattutto con l’Incarnazione, Passione , Morte e Resurrezione di Suo Figlio (“Così Dio ha amato il mondo, da dare il Figlio Suo Unigenito, affinché chi crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna.”) (Gv 3,16)
La Croce di Cristo ci fa comprendere la gravità della colpa umana e ci ricorda la fermezza della giustizia divina, oltre a dimostrare l‘appassionato amore di Dio per gli uomini; per questo amore Gesù non ha esitato a soffrire tragicamente.
La Croce e la Resurrezione di Cristo ci fanno comprendere quanto sia splendido il destino dell’uomo. Infatti vi deve essere una proporzione tra lo schiacciante sacrificio che Cristo ha accettato, e il dono che Egli ci ha ottenuto.
E il dono di Dio, il dono che ci farà felici, è Dio stesso.
La Croce e la Risurrezione di Cristo ci fanno comprendere il senso del dolore, poiché quest’ultimo deve avere un senso se Gesù ha scelto la via del dolore. Il Figlio di Dio che soffre e muore, ci dà la sicurezza che veramente al di là del dolore c’è la gioia, al di là della morte c’è la Resurrezione.


(Libera riduzione da “La bellezza geniale del Cristianesimo” di G.Blandino)

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