25 APRILE 1874 : NASCEVA GUGLIELMO
MARCONI…
Le date sono
importanti per tutti e per noi italiani; questo è il giorno dell’anno che porta
con sé la parola: libertà. Se però
scaviamo nella memoria, cerchiamo di riflettere, torniamo indietro nel tempo,
sostiamo su certi ricordi e li colleghiamo a episodi, apparentemente senza
importanza, scopriamo che lo spazio che essi occupano nella nostra memoria, è
più grande di quello che immaginiamo. Così vi è un episodio nella mia vita che
riaffiora ed al quale non avevo dato alcun peso. Erano i primi giorni del 1974
e ci si preparava a festeggiare l’anniversario per i 100 anni dalla nascita di
Guglielmo Marconi.
Le Autorità
cittadine del mio paese, invitarono a portare in Comune ogni possibile
documento o ricordo, che riguardasse il soggiorno del premio Nobel per la
Fisica, durante gli anni che andavano dal 1932 al 1934.
Marconi
aveva infatti individuato in Sestri Levante, il luogo adatto alle sue ricerche
e ai suoi studi e, navigando con il suo panfilo “Elettra” nelle acque del
Tigullio, aveva scoperto che il promontorio che divideva le due baie, avrebbe
potuto diventare un ottimo punto di osservazione per sperimentare i modelli e
gli strumenti di radar per la moderna navigazione e di onde corte, cui stava
studiando.
Un uomo di
mare, come mio padre il quale, con la
licenza di capitano macchinista e di tecnico elettrico, aveva percorso su navi
da carico, più volte, le tratte Genova-New York, non si era lasciato sfuggire l’occasione
di conoscere uno scienziato di tale importanza e, pur con la dovuta accortezza
e senza invadenza, aveva avuto accesso ai locali di quella torre che si ergeva
tra alti pini marittimi e verdissimi lecci, di fronte al mare, esposta a mezzogiorno,
baciata da un sole dolce in primavera e in autunno.
La
curiosità, in famiglia è sempre stata proverbiale, così come l’amore per tutto
ciò che potesse portare onore e prestigio al paese natale. Grazie all’aiuto del
guardiano della torre, ebbe la possibilità di entrare nel parco dei castelli
Gualino ed osservare e fotografare il posizionamento delle ceste contenenti i
conigli o l’istallazione dell’antenna arcuata, direzionata verso il panfilo ormeggiato
in mare aperto di fronte alla spiaggia di ponente. Ed un giorno che ebbe l’opportunità
di entrare nel piccolo studio di Marconi, fotografò un tavolo rotondo, invaso
da apparecchi e fili, senza sapere che, a distanza di quarant’anni, quelle foto
sarebbero diventate un cimelio importante e meritevoli di essere esposte in
occasione di un così importante anniversario.
Ecco la
grande intuizione di mio padre: cogliere quell’opportunità e metterla da parte,
in una scatola, in fondo a un cassetto. Così, proprio per quell’anniversario,
quelle stampe rividero la luce e fecero parte di un album pubblicato nel 1974.
Ora che ai cento se ne sono aggiunti altri quaranta, sfogliando, come sempre
più spesso mi accade, quelle foto inerenti Guglielmo Marconi e la figura di mio
padre, hanno assunto per me sempre maggiore importanza ed ho capito quanto sia
indispensabile conservare ogni cosa, perché forse un giorno qualcuno potrà
continuare a raccontare i fatti e le immagini che consentiranno di entrare in contatto con la
storia, anche iconsapevolmente. Le parole che ci ha lasciato il grande Marconi
:”Le mie invenzioni sono per salvare l’Umanità, non per distruggerla e la
scienza è incapace di dare una spiegazione della vita; solo la Fede ci può
fornire il senso dell’esistenza ed io sono contento di essere cristiano.” Sono un
qualche cosa di incancellabile per tutti noi. Scienza, vita, Fede, esistenza e
cristianità! Che cosa c’è di più grande?
Maria Teresa
S.
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