martedì 5 gennaio 2021

SPIRITUALITA'

 

IL  FASCINO  DISCRETO  DEL  PRESEPE

Il primo Presepe è nato a Greccio (Rieti) nel 1223 per opera di S.Francesco che ha concepito questa sacra rappresentazione come una meditazione sul mistero della nascita di Gesù.

Lungi da essere solo una rappresentazione di un evento storico, il Presepe è, agli occhi del credente, una manifestazione visiva dell’Amore di Cristo il quale giunge a noi e per noi per iniziare il grande avvenimento della Buona Novella. Rappresenta quindi, un vero e proprio atto di fede e come tale va vissuto.

Per questo non esiste uno sviluppo moderno della scena che è necessario conservarla come fu in origine, poiché il fatto storico è sublimato dal suo profondo significato. Tutti noi credenti conosciamo la scena fondamentale della nascita di Gesù  ma, quanti di noi meditano sul messaggio che il Presepe lancia nella mente e nel cuore dello spettatore?

Dio, nella Sua infinita felicità, si è piegato sul dolore del mondo, incarnandosi in un Uomo nato da Donna ed è vissuto in questo mondo di dolore, come uno di noi, privo di ogni, pur modesto, conforto umano.

E così, nasce in povertà, nel più assoluto silenzio, rotto a tratti dal belare delle pecore del vicino stallo e ignorato del tutto dal chiasso del caravanserraglio strapieno dai molti avventori giunti lì per la registrazione legale. Tutti costoro erano ignari della nascita del Re che avrebbe trasformato il mondo. Solo i pastori, uomini relegati nell’ultima categoria sociale che stanno vegliando sull’unica loro ricchezza costituita dal bestiame, ricevono il messaggio degli Angeli i quali invitano ad adorare il Bambino adagiato in una mangiatoia. I pastori, paria di una società basata sulla ricchezza materiale, sono i primi a recepire il messaggio d’amore di Gesù. Essi sono persone ignoranti, ma privi delle sovrastrutture che da sempre l’uomo ha creato per tranquillizzare la propria esistenza e per questa mancanza, essi sono i più adatti ad apprezzare il linguaggio della povertà creatrice che il Bambino suggerisce loro. Nonostante la privazione, una felicità serena raggiunge i loro cuori e li spinge ad adorare quel meraviglioso Bambino, aderendo all’invito degli Angeli che Lo annunciano come Salvatore. I pastori abituati a una dura vita, sono i privilegiati che per primi, prescindendo dalle apparenze, hanno assaporato le gioie che lo Spirito Santo ha trasmesso loro. Questi pastori sono i poveri i quali riescono maggiormente a scorgere la presenza di Dio in mezzo a noi. Lo stupore che ha animato i cuori dei pastori deve essere anche nostro, se vogliamo penetrare il messaggio evangelico; i pastori, infatti, hanno offerto il loro stupore e per questo hanno ricevuto il dono di una grande gioia.  Gesù è immerso in un silenzio eloquente che dona a chiunque Lo riconosca, una grande pace e una pienezza che solo Lui può dare. La Madonna, Collaboratrice di tanta bellezza, medita nel Suo cuore tutto ciò che accade e S.Giuseppe vive con Lei il grande mistero del Natale. La scena del Presepe è circonfusa di amore: il Bambino irradia il Suo Amore che i genitori ricambiano e questa dolce atmosfera prescinde dalla presente povertà, assorbita tutta da questa consolante realtà.

Inoltre, le statuine dei vari artigiani, fabbri, falegnami etc, sono rappresentazioni di tutto ciò che evidenzia la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, coscienti che la vita va vissuta in modo soprannaturale, considerando che non siamo soli, ma che la Salvezza è alla nostra portata: amare Gesù, nostro Salvatore.

Don Filippo Ramondino: “Gesù, posto nella mangiatoia (Praesepium) dove c’è il cibo per gli animali, richiama profeticamente all’Eucaristia.” Dobbiamo nutrirci di Cristo, “allora anche il nostro cuore, spesso povero come una stalla, abitato da Cristo, diventa una reggia luminosa, diventa una sorgente generosa di pace per noi e per gli altri”

(Carlo)

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