sabato 7 gennaio 2012

SPIRITUALITA'

LA PROMESSA

Quando Dio promette mantiene la parola data, anche se le circostanze contrarie alla Sua volontà ne fanno modificare il percorso, ma non possono impedire la sua attuazione.
E così, quando Abramo obbedisce all’ordine di Dio di sacrificare il figlio Isacco, per premiare la sua fede, Dio gli promette una discendenza sterminata e una costante benedizione per lui e per i suoi discendenti a patto che lui e questi ultimi rimangano uniti nel Suo amore.
Già all’inizio della vita di Adamo ed Eva, dopo il peccato causato dal rifiuto dell’uomo, Dio, ligio alla Sua Misericordia, prepara già la riparazione attraverso la quale una Donna partorirà Colui che con il Suo Sacrificio, compenserà abbondantemente il male fatto dagli uomini.
Lungo i secoli la volontà di Dio serpeggia tra un impedimento e l’altro, ma alla fine si attua ineluttabilmente. Egli, per attuare il progetto di Redenzione, comincia da lontano, creando una discendenza, un filo d’oro non mai perso di vista, creando situazioni, imprevisti, difficoltà perché, pur rispettando sempre la libertà dei Suoi figli, si arrivi comunque alla formazione di un Redentore.
Abramo, quindi, premiato da Dio, ottiene che il figlio Isacco conservi la fede nel suo Dio e a tal fine sceglie una moglie per lui, fra la sua gente, per evitare di mescolare il suo sangue con quello delle popolazioni idolatriche tra le quali viveva.
Dopo varie vicende, Isacco sposa Rebecca, dalla quale nascono due figli: Esaù e Giacobbe.
Poiché Esaù è il primogenito, destinato a ricevere la Promessa di Dio (quella di una discendenza immensa) con l’unica benedizione che avrebbe accompagnato per sempre questa discendenza privilegiata (ma Dio sa già che non ne sarà degno), piano piano si fa strada l’iniziativa di Giacobbe, sostenuto dalla madre Rebecca, per conquistarsi la primogenitura.
L’occasione si presenta quando Esaù, al ritorno da una caccia, scambia la primogenitura con una squisita minestra di lenticchie, preparata dal fratello Giacobbe. Questa “abiura” risulta necessaria per giustificare l’ulteriore azione furbesca di Giacobbe, per ottenere anche l’unica benedizione del padre. Così avverrà che Giacobbe diventerà erede a tutti gli effetti, della insostituibile benedizione paterna. Vedremo poi, che il comportamento di Esaù, denuncia la diversa natura rispetto al fratello; lui infatti, non ha buoni rapporti con Dio e sposerà un’ittita del luogo, la cui caratteristica è di essere idolatra. La madre Rebecca è tanto contraria ad un simile matrimonio,sentendosi morire al solo pensiero. Questa decisione, inammissibile per un ebreo, dispiace anche a Dio.
Invece Giacobbe, dà ascolto al desiderio del vecchio padre Isacco e inizia un viaggio per raggiungere un suo zio che vive lontano, allo scopo di conoscere una delle sue figlie per sposarla.
Dio lo accompagna sempre, mentre lui, durante la notte, ha una visione nella quale vede una scala che poggiava sulla terra e la cui cima toccava il Cielo. Su di essa salivano e scendevano numerosi Angeli. Dio stava vicino a lui e si rivelava come il Dio dei suoi padri, benedicendolo nella missione che gli avrebbe dato.
Egli capisce di trovarsi di fronte a un portento divino ed erige una stele (rudimentale altare), perché l’episodio non venga mai dimenticato. Il luogo profetico porta un nome emblematico:”Betel” (la Casa di Dio ; nel passare dei secoli questo luogo diverrà Betlemme).
Giacobbe, raggiunto lo zio Labano, sposerà Lia e poi Rachele, donne appartenenti alla sua razza e quindi credenti nell’Unico Dio. Dalla prima moglie Lia, nascono sei figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon e Dina che daranno poi il nome alle principali Tribù di Israele.
Poiché la prediletta moglie Rachele non riusciva ad avere figli, ella propose a Giacobbe di unirsi alla sua schiava Bila, dalla quale nascono Dan e Néftali e alla schiava Zilpa,dalla quale nascono Gad e Aser.
Finalmente Rachele partorisce Giuseppe il quale diviene il prediletto di Giacobbe.
A questo punto interviene un imprevisto che darà una svolta decisiva a tutta la comunità ebraica dell’epoca: la carestia. Parte 1°

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