sabato 1 giugno 2013

SPIRITUALITA'

NOSTALGIA DI DIO- Spesso, parlando con persone che si dichiarano atee, mi sono chiesto come potessero vivere nel profondo della propria anima i grandi temi dell’esistenza, non dandosi alcuna spiegazione e rimanerne appagati. Nessun fumatore, durante l’esercizio del fumo, denuncia gli inconvenienti giornalieri provocatigli dal suo vizio ma, una volta smesso di fumare, dichiara che finalmente sono cessate le smanie mattutine, la bocca amara, i dolori di testa, il fiato corto, la cattiva digestione etc etc. In sostanza, dopo aver smesso di fumare si sente libero di confessare la vera situazione nella quale era caduto. Altrettanto avviene in campo spirituale e il brano qui sotto riprodotto ci dà un quadro veritiero della conversione: “Voglio trovare Dio oltre le parole. Mi piacciono gli uomini che cercano, quelli che indagano, gli uomini che non si accontentano delle cose comuni, che gridano verso Dio. So che cosa è questa follia di grandezza. Non mi accontento della vita di tutti i giorni. Io voglio Dio. Ecco la salvezza: credere che la vita abbia un senso, credere che sia basata su di un solido fondamento. Colui che vive nel raccoglimento e che non si lascia stordire dalle cose e dagli uomini, colui che guarda al di là delle apparenze, deve convincersi dell’esistenza di un Principio, deve accettare l’ordine, la presenza dello Spirito di Dio. Io ho provato la calma di questi momenti di certezza; sento, sulle rovine del cuore, il grido di questa indistruttibile speranza. Quanto deve essere profonda la gioia di colui che, all’improvviso, dopo aver camminato a lungo e cercato la pace inutilmente, capisce che lui pure è figlio di un Padre che lo conosce e che lo ama e non un atomo sperduto nell’immensità dello spazio! Quest’uomo camminava disperato nel vuoto, e ora la coscienza gli dice con parole di fuoco che la sua vita non è inutile, che Dio lo vede, che Gesù lo ama, che la sua angoscia è compresa e amorevolmente seguita da una mano divina. Accetto. Voglio la verità. Il mio spirito è conquistato da queste cose meravigliose. Come uomo non capisco, ma l’anima sente. Mi abbandono a Dio. Mi pare di destarmi da un sogno: dopo lungo errare attraverso la notte vuota e oscura, ho ritrovato l’anima. Recito il Pater, e al suo confronto tutta la scienza dell’uomo mi pare vuota e assurda. L’anima ha fame, e la semplice preghiera insegnata da Gesù, ha il potere di saziarla. Traccio il segno di Croce e sento in me la pace. Non capisco, non so spiegare, ma questa è la realtà. Mi sento infinitamente debole e immensamente grande. Ero arido al pari della terra bruciata, ed ecco che la pioggia benefica mi irrora. Che cosa ho fatto per meritare questo dono? Perché è stato concesso a me e alla mia famiglia e non ad altri? Ho cercato a lungo una risposta ai problemi e non ho capito questa semplice verità: basta mettersi in ginocchio, offrire il cuore a Dio e ogni mistero si fa luminoso come il sole. Tutto è mutato in me. Quello che prima giudicavo degno di grande attenzione, ora non mi interessa più. Ripenso al tempo passato e non mi riconosco: ero io l’infelice, l’inquieto che cercava con ansia e che giocava con la sua angoscia perché non trovava pace? Ero io l’ignorante che tentava di saziare la sua fame di Dio con cibi terreni e che ingannava se stesso con menzogne nutrite d’orgoglio? Sì, ero proprio io. La disperazione mi faceva sanguinare, gli uomini che incontravo mi davano la sensazione del caos, eppure giudicavo la Religione come il sogno fatuo, sorpassato ed inutile, di uomini fuori tempo, e mi credevo generoso e sapiente perché ero disposto ad accordare diritto di cittadinanza a tutte le idee. Ero ridicolo e cieco. Ora invece vedo. Sono in ginocchio e inizio così la mia nuova vita.” (Peter Van Der Meer)

Nessun commento:

Posta un commento