domenica 10 novembre 2013

APOSTOLATO

UN ‘ ESPERIENZA SCONVOLGENTE- Protagonista di un’avventura dello spirito, è un giovane scienziato (chimico nucleare) olandese, Josef Verlinde, il quale negli anni ’68 viene contagiato dai fermenti che in quell’epoca stanno condizionando il mondo studentesco, spingendolo a rigettare quelle convinzioni che fino ad allora avevano sostenuto tutta la cultura europea. Come era già avvenuto in epoche passate, i giovani avvertono una forte aria contestatoria e credono di dover aderire ad un rinnovamento che trasformerà la vita di tutta la società. I grandi progressi tecnologici danno facilmente l’illusione di essere alle soglie di scoperte epocali che daranno tutte le risposte alle eterne domande che angustiano gli uomini. Josef Verlinde è una persona molto introspettiva e a lui sta a cuore, soprattutto, il lato spirituale dell’uomo. Quando viene a contatto, apparentemente per caso, con un gurù indiano, quello stesso che aveva influenzato non poco la psiche dei Beattles, rimane affascinato dalle capacità e dalle tecniche del gurù, tanto che accetta di seguirlo in tutto il mondo in qualità di segretario; per quattro anni condividerà in tutto, la vita, le meditazioni della sua guida e accetterà totalmente di sottoporsi alla Meditazione Trascendentale. Secondo questa tecnica, non esiste un Dio Trascendente e i vari esercizi sono basati in gran parte, su tecniche respiratorie e vertono su posizioni meditative, mentre il corpo sottostà ad una perfetta immobilità nella quale non deve esservi alcun movimento, se non quello del cuore. In questa posizione, cosiddetta “del loto” si è totalmente raccolti e, se si sta pensando, bisogna sforzarsi di annullare questo pensiero, affinché si realizzi l’annullamento dell’io, traguardo necessario per sconfiggere qualunque sofferenza. Josef Verlinde descrive “l’enstasi” molto diversa dall’estasi. Convalidato dallo storico delle Religioni, Mircea Eliade (1907-1986) e dallo studioso orientalista Jean Varenne, il neologismo “enstasi” va usato per tradurre l’espressione indiana “samadhi”. Dice Massimo Introvigne: “La traduzione “estasi” che talora è stata proposta, è del tutto erronea. Lo yoghi in stato di “samadhi”, non esce affatto da sé stesso, non è “rapito” come lo sono i mistici; esattamente al contrario, rientra completamente in se stesso, si immobilizza totalmente per l’estinzione progressiva di tutto quanto causa il movimento: istinti, attività corporale e mentale, la stessa intelligenza…” In questo stato di annullamento, negando la sofferenza, si nega anche l’amore. Caratteristica dell’amore è la sua proiezione verso l’altro; questo amore è donazione incondizionata. Ma, secondo la Meditazione Trascendentale, non posso più amare, dal momento che non esiste più l’io. Nel Cristianesimo invece, Dio mi ama di un amore infinito e anche io sono spinto ad amarLo. Questo amore divino è una Persona: lo Spirito Santo. Una volta il discepolo rivelò al gurù che gli europei usano lo yoga nella convinzione di raggiungere un rilassamento, ma il gurù scoppiò a ridere, affermando però che questa disposizione non impedisce allo yoga di funzionare. Dice Josef Verlinde: “Non esiste uno yoga cristiano…il rischio di confusione è enorme. Mi permetto di insistere: la serenità naturale, ottenuta attraverso il lento processo di dissoluzione della coscienza personale, non ha molto a che vedere con la pace soprannaturale dello Spirito del Cristo Risuscitato e non prepara ad accoglierla; è piuttosto il contrario.” Josef Verlinde, in compagnia del gurù, ha tanto sviluppato la sua sensibilità da riuscire a vedere i “deva” demoni maligni indù i quali, durante l’iniziazione di un nuovo adepto, alla pronuncia del “mantra” assegnatogli, gli penetravano tra i due occhi, nel punto noto come “terzo occhio”. Chiesto al gurù perché mai ciò avvenisse, egli si sentiva impotente ad impedirlo. Ma, contrariamente ai dettami della Meditazione Trascendentale, Josef Verlinde paragona la morte di Gesù e quella del Budda. Il Budda, ammalato, sa che sta morendo, allora chiama i discepoli, parla loro e si ritira nel Nirvana, assumendo la posizione del loto, concentrandosi fortemente in sé, in posizione raccolta. Gesù invece, muore con le braccia spalancate, in posizione di accoglienza e grida forte prima di esalare l’ultimo respiro. In Budda è presente una forza centripeta, mentre in Gesù agisce una forza centrifuga. Un giorno, J.Verlinde, conobbe un naturopata credente cattolico il quale, dopo aver discusso, gli chiese chi fosse per lui Gesù Cristo. Questa domanda così esclusiva lo rese pensoso e, all’improvviso, ebbe una locuzione interiore che diceva: “Figlio Mio, per quanto tempo ancora vuoi farMi aspettare?” Improvvisamente Verlinde capì che Gesù lo amava incondizionatamente e percepì che in questa Presenza divina non c’era alcun giudizio. Allora decise di abbandonare, dopo quattro anni, il gurù, senonché una volta rientrato in Europa (Belgio), non si sentiva di prendere contatto direttamente con la Chiesa, e optò per una setta di occultismo la quale, apparentemente parlava di Vangelo, ma che poi egli scoprì essere una setta cristica. Nel frattempo mise in atto una sua insospettata capacità di guarigione, molto apprezzata dalla setta, con la quale esercitò la sua energia guaritrice. Scoprì però che i sintomi venivano, più che guariti, spostati in altra parte del corpo del paziente. Trattati con maggiore determinazione, questi sintomi sparivano di nuovo, ma dopo quindici giorni ricomparivano ancora. Queste persone, colpite dal male, non riescono a capire che qualcosa non torna, ma non ragionano e, invece di cambiare medico, ritornavano per altro trattamento. Non si accorgevano infatti, che piano piano si instaurava in essi una dipendenza che li accompagnerà per tutta la vita. Questa dipendenza è creata dagli spiriti i quali fanno dipendere la guarigione da una collaborazione con essi, accettando, in effetti, la loro dominazione. In verità l’uomo non ha alcun potere occulto, ed è per questo che si serve di queste entità demoniache, le quali posseggono tali forze. Non è infatti una formula, che può funzionare nella guarigione, ma l’alleanza con queste forze demoniache. E’ noto che alcuni contadini dell’entroterra hanno la capacità di guarire le bruciature con lo stesso fuoco, e questa non è altro che una pratica derivante da un’investitura di questa alleanza, trasmessa in un giorno particolare (per lo più la notte di Natale) a chi la voglia assumere. Così oggi, nella nostra società, c’è una notevole quantità di trasmissioni di poteri occulti attraverso lo spiritismo, i maghi, gli stregoni, gli oroscopi etc. Josef Verlinde lascerà anche questa setta cristica, alla quale si era unito ed entrerà in una comunità religiosa cattolica, prendendo i voti e divenendo Padre Josef Maria Verlinde. (Tratto dal libro “Da Cristo al gurù-andata e ritorno” di P.J.M.Verlinde) (Carlo)

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