martedì 17 febbraio 2015

SPIRITUALITA'



                                   Un dono prezioso; il   “ SANTO  CRISTO “

C'era una volta....un pezzo di legno, direte voi: “ ma questa favola la conosciamo già”. E' vero, ma quella che voglio raccontare è la storia di un altro pezzo di legno trovato da un pescatore dopo che una fortissima mareggiata aveva portato sulla spiaggia una grande quantità di cose ed oggetti provenienti  chissà da dove . Ed i pescatori  di quel luogo, ogni volta che il mare batteva la costa e rubava grandi quantità di arenile, accorrevano a pulire il litorale da tutti i detriti portati dalle onde.
Capitava così che si facevano alte cataste di legna e che, asciugate poi dal sole, finivano nelle stufe e riscaldavano quelle case basse, prive di ogni confort.
Chissà, sarà stato un dono del mare, ma quei due legni incrociati e quella figura lignea senza braccia. era un oggetto che riportava alla sua mente la crocefissione di Nostro Signore.
Ed inizialmente, il pescatore, fu tentato di spezzarlo ed accatastarlo tra quanto già raccolto sotto la ciglia della sua barca, poi decise di portarlo in chiesa, lassù sull'isola, a S. Nicolò, ove restò fin dal XIII secolo. Dagli abitanti del luogo fu chiamato Santo Cristo e venerato, portato in processione quando avvenimenti dolorosi e tragici colpivano il paese. Come quando riuscirono a respingere le galee di Monaco nel 1336 che volevano invadere la cittadina,o come quando nel 1432 i fiorentini ed i veneziani schierati contro i genovesi, allestirono un assedio presso la costa, ma furono allontanati.
Tale ricorrenza  fu sempre ricordata e si perpetuò negli anni.
Nel 1616 il crocifisso fu traslato nella Chiesa di S. Maria di Nazareth, ma fu abbandonato in un angolo della sacrestia perchè privo di apparente e apprezzabile valore, oltre che  mal ridotto.
Ed un brutto giorno, questo crocifisso malconcio, privo di braccia, usurato dal tempo, fu giudicato dal sacrista Bolasco e dal chierico Rosasca, solo buono per scaldare la canonica e pensarono di farlo a pezzi e bruciarlo. Quando il primo colpo stava per partire,  e qui la tradizione ci ricorda che furono pronunciate queste parole: “ Come Cristo Vi adoro, come legno, Vi spacco”,  la figura posta al centro  dei legni, aprì gli occhi e volse lo sguardo al sacrista che svenne immediatamente.
Il fatto fece tanto rumore, intervenne anche il vescovo che si informò per filo e per segno di ciò che era successo e... prese tempo per dare un giudizio.
Nel l725 fu esposto in una nicchia lateralmente all'altare maggiore e da quel momento i miracoli, che per sua intercessione avvennero, furono numerosi, testimoniati da moltissimi ex voto. La città di Sestri ricorse al “suo” Santo Cristo durante la siccità del 1751 e nel 1758 fu concessa l'indulgenza plenaria a coloro che visitavano e pregavano il Divin Redentore affinché cessassero le pestilenze che avevano colpito la Liguria, e, come la storia ricorda, Sestri fu risparmiata. Anche il colera del 1835 non colpì i suoi abitanti, i quali sono sempre stati convinti della protezione del Santo Cristo. .
Nel 1785 questo sacro simbolo fu posto su di un altare fiancheggiato da due colonne di marmo nero e da due angeli in marmo bianco. Sono i due colori della passione e rivestono tutte le pareti della cappella . Il capo di Gesù reclinato a destra, il busto contratto nelle costole visibili, le gambe piegate, il piede destro inchiodato sul sinistro e i lineamenti sofferenti del volto sono tutti effetti visibili per l'occhio che lo guarda ed al credente scuotono il cuore. Anni dopo, gli furono costruite in cartapesta, le due braccia mancanti,  per completare la volumetria dell'opera,valutata da esperti, come risalente al 1200,  di stile romanico-lombardo.
Ogni  14 settembre si rinnova un triduo solenne e  viene portato in processione lungo tutte le vie del paese, ogni 25 anni. I fedeli, privandosi dell'oro personale, realizzarono una corona che fu posta sul capo del Santo Cristo dal cardinale Ferrata il 13.9.1903.
Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Alfredo Ottaviani, partecipò ai
festeggiamenti cinquantenari nel 1953, e quando, alcuni anni dopo, i parroci della zona, appoggiati dalla cittadinanza, si rivolsero a Lui, in un incontro in Vaticano, perchè spendesse parole affinchè
non avvenisse  la costruzione di una centrale nucleare in quel meraviglioso paese che risponde al nome di Sestri Levante, rispose loro: “D'accordo, pregherò perchè i vostri desideri siano esauditi; ma perchè vi rivolgete a me, non avete con voi il Santo Cristo che ha più voce in capitolo di me”?
E così fecero. In ogni chiesa si pregò. I parroci, al termine di ogni Santa Messa aggiungevano una parola sul rischio di installazione di una centrale nucleare, cercando di  convincere
coloro che, dubbiosi tra profitto e lavoro, giudicavano positivamente questa opportunità per la gente del posto.  La centrale non venne costruita, i turisti non cambiarono la meta delle loro vacanze e la città divenne sempre più bella ed accogliente.
Ancor oggi i sestresi si rivolgono a quell'effige per chiedere grazie spirituali e materiali. I bimbi nei giorni che precedono la ricorrenza, si presentano a quell'altare con i loro fiori rossi che simboleggiano la fede e l'amore; a loro viene raccomandato di rivolgersi a Gesù in croce, se hanno bisogno di aiuto. “Per tutti, -come scrisse il giornalista Rabajoli,- il nostro padrone di casa è il Santo Cristo”, e si potrebbe aggiungere che esso è “la bussola che infallibilmente assicura  ai naviganti l'attracco in porto e il felice ritorno in famiglia”.
Quel pezzo di legno trovato sulla spiaggia, non è dunque più una favola, è la voce di Colui che dice “Credi in me, io ci sarò sempre, anche quando sbattuto dalle onde del mare riuscirò a nuotare
senza braccia, e  ti troverò e ti stringerò a me anche se avrò gli occhi chiusi.



                         Maria  Teresa S.


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