domenica 6 settembre 2015

SPIRITUALITA'

Continua la pubblicazione del calendario legionario 2016; mese di maggio



 L’erta penosa
“Quando il corteo si rimise in marcia, Gesù, curvo sotto il peso del trave trasversale e colpito dai colpi dei carnefici, salì penosamente su per l’erta tra le mura della città e il Golgota. Dove il sentiero piegava a mezzogiorno, Egli cadde dolorosamente perché sospinto e percosso più brutalmente che mai. Anche prima di giungere, trafelato, sul Calvario, Egli cadde penosamente perché le Sue forze fisiche erano ormai esaurite.  Il cireneo, quantunque stanco e disgustato, avrebbe voluto sollevare dal suolo il Redentore, ma gli sgherri glielo impedirono con ingiurie e maltrattamenti.
Per la sua pietà verso il Nazareno, Simone (il cireneo) divenne poi uno dei più zelanti discepoli di Lui.
Tormenti
Lo spiazzo della parte elevata del Golgota, orrendo teatro di supplizio, era di forma quasi circolare e circondato da un terrapieno, attraversato da cinque sentieri. Il lato per il quale si conducevano i condannati, era aspro e ripido. I soldati romani erano disposti su punti strategici per impedire eventuali tumulti e sedizioni, poiché la gente che formava il corteo, era quasi tutta plebaglia da trivio, risultante di schiavi, di pagani e di donne del volgo; tutte persone che non temevano di contaminarsi.
Quando il Salvatore cadde per l’ultima volta, fu allontanato di là il cireneo e gli sgherri fecero alzare Gesù con calci e pugni. Quale pietoso aspetto  Egli aveva!  Spossato, pallido, insanguinato e ritto in piedi sul luogo del supplizio.  Non soddisfatti di averLo  maltrattato durante la lunga ascesa, i carnefici Lo gettarono a terra e poi Lo insultarono con queste parole:”O Re dei giudei! Adesso innalziamo il Tuo trono!”
Ma Egli si distese sulla croce come si richiedeva, per prendere le misure; poi Lo si accompagnò verso una cavità rocciosa. Lo si spinse così brutalmente, ch’Egli si sarebbe rotte le ginocchia contro la rupe, se gli Angeli non Lo avessero soccorso. Introdotto il divin Condannato sotto quell’antro, se ne chiuse l’entrata, presso la quale furono poste due sentinelle. Allora cominciarono i preparativi.
Al centro del piano circolare si elevava la roccia del Golgota: era un’altura tondeggiante alla quale si accedeva mediante scalini. Su di essa furono scavate tre buche per fissarvi dentro le tre croci. Si pose ogni croce là dove ogni condannato si sarebbe dovuto inchiodare, in modo da poterla poi innalzare senza difficoltà, per lasciarla cadere dentro la buca. Furono inchiodati i due tronchi della croce di Gesù, all’estremità dei quali si praticarono i fori per conficcarvi i chiodi. Superiormente si fissò la tavoletta della Sua condanna e inferiormente uno zoccolo per posarvi i piedi. Si fece così, affinché il corpo del Redentore fosse sostenuto e il Suo peso non gravasse troppo sulle mani che altrimenti si sarebbero strappate dai chiodi. Intanto quattro fieri manigoldi, fecero uscire Gesù dalla caverna e poi Lo trascinarono dov’era preparata la croce per Lui.  Allorché Lo videro le pie donne, diedero denaro agli sgherri, affinché permettessero di somministrarGli  il vino aromatizzato della Veronica. Ma quei miserabili non diedero tale permesso e bevettero il vino. Essi invece avevano un vaso con aceto e fiele e un altro con vino mirrato.
Questo presentarono al divino Paziente che vi bagnò appena le labbra riarse, ma non volle bere.Sul promontorio vi erano diciotto aguzzini, occupati nel giustiziare il Salvatore e i due ladroni.
I carnefici erano di bassa statura ma robusti; avevano ceffi da stranieri e capelli crespi; sembravano animali feroci. Servivano i romani e i giudei, unicamente per lucro.  Intanto vedevo frequentemente aleggiare d’intorno al Salvatore Angeli compassionevoli e Angelucci radiosi dei quali non distinguevo che le testoline graziose. Ammiravo pure Angeli che confortavano l’Addolorata e quanti simpatizzavano per Gesù.”                         (continua)
(Carlo)

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