IL RISCHIO DEL VATICANO II
S.Agostino
immagina che il tempo abbia due aspetti, due movimenti: uno che va nella
direzione della storia e che lui definisce “estensione” e che può considerarsi
orizzontale ed un altro che dalla storia sale in direzione verticale e che lui
definisce “intensione”. Esistono, quindi, due aspetti della verità, uno
verticale, dalla accettazione difficile, dura, come l’invito di Gesù a portare
la nostra croce quotidiana e l’altro, orizzontale, caratterizzato dal nostro
rapporto con l’altro.
“Ama Dio” è
un richiamo verticale; “ama il tuo prossimo” è un richiamo orizzontale.
Poiché Dio è
Puro Spirito, invisibile, non ci è dato sapere se Lo amiamo; la prova del
nostro amore per Lui, ce la fornisce il nostro amore per l’uomo. Solo chi ama
Dio può amare l’uomo, perché Dio è l’essenza dell’amore. I non credenti possono amare, ma in maniera filantropica,
quindi egoistica.
Obiettivamente,
durante i secoli cristiani, vi sono state delle accentuazioni a volte
condizionate dal combattimento delle eresie, come quella del Concilio di Nicea
contro Ario che negava la divinità di Gesù. Pertanto, ponendo un forte accento
sulla parte divina di Gesù, ci si è quasi dimenticati dell’Umanità del
Redentore. Più tardi, nel combattimento opposto, contro l’eretico Pelagio, si
accentuerà il dono gratuito di Dio e si lasceranno un po’ nell’ombra la libertà
e l’autonomia dell’uomo.
La
caratteristica del Concilio Vaticano II, per iniziativa del suo ispiratore Papa
Giovanni XXIII, è quella di aver privilegiato la verità di tipo orizzontale.
Prima di allora, nel Sacramento del Matrimonio si era insistito sul
dovere-necessità della procreazione, trascurando il secondo aspetto, quello
dell’amore, ossia la sua caratteristica orizzontale. E così, la S.Messa era
considerata soprattutto un vero Sacrificio, dimenticando che l’assemblea è
anche una riunione dei fedeli tra loro, in nome di Cristo.
La liturgia
che è anche parola, ha necessità di farsi comprendere e quindi è stata variata
la lingua, perché fosse un insegnamento comunicato agli uomini.
Una volta si
era fissata l’attenzione sul peccato che sembrava quasi esclusivo della carne e
non si era ben evidenziato che nel giudizio dopo la morte, Gesù farà dipendere
la condanna, anche dal mancato aiuto ai bisognosi: “Ho avuto sete e tu non mi
hai dato da bere” (Mt 25).
Oggi però,
non si pone abbastanza l’accento sul peccato che è una trasgressione al
precetto divino e c’è il rischio, molto attuale, di attenuare il senso del
peccato che ha come conseguenza il dissolvimento del senso della Redenzione. Se
l’uomo non fosse peccatore, a che servirebbe la Redenzione e quindi la Salvezza?
Per secoli
la Chiesa non ha voluto immischiarsi (almeno nominalmente) con gli errori del
mondo, cercando di non farne parte e attendere passivamente il progresso
scientifico.
Con il
Concilio Vaticano II invece, la Chiesa desidera dialogare con il mondo,
assimilare quello che le sembra migliore, sforzandosi di allinearsi con esso.
Il pericolo
di oggi, infatti, è quello di ritenere equidistanti le verità verticali con
quelle orizzontali. Questo capovolgimento è il terribile rischio dell’umanità
di oggi; non è più l’amore per l’uomo che deriva e dipende dall’amore per Dio,
ma l’opposto: l’amore dell’uomo per Dio, diventa un simbolo dell’amore dell’uomo
per l’uomo. Questa diventerebbe la sola religione e possiamo immaginare che la
piazza sostituisca i Templi. Il lavoro la vera fede, la fabbrica la Chiesa.
Questo il
rischio estremo, la via che stiamo battendo che è quella della sostituzione di
una religione di tipo divino con una di tipo umano, senza che si verifichi
alcun cambiamento esterno, ma attuando uno svuotamento insensibile dall’interno.
(Carlo)
Nessun commento:
Posta un commento