domenica 16 luglio 2017

SPIRITUALITA'



IL  RISCHIO  DEL VATICANO II
S.Agostino immagina che il tempo abbia due aspetti, due movimenti: uno che va nella direzione della storia e che lui definisce “estensione” e che può considerarsi orizzontale ed un altro che dalla storia sale in direzione verticale e che lui definisce “intensione”. Esistono, quindi, due aspetti della verità, uno verticale, dalla accettazione difficile, dura, come l’invito di Gesù a portare la nostra croce quotidiana e l’altro, orizzontale, caratterizzato dal nostro rapporto con l’altro.
“Ama Dio” è un richiamo verticale; “ama il tuo prossimo” è un richiamo orizzontale.
Poiché Dio è Puro Spirito, invisibile, non ci è dato sapere se Lo amiamo; la prova del nostro amore per Lui, ce la fornisce il nostro amore per l’uomo. Solo chi ama Dio può amare l’uomo, perché Dio è l’essenza dell’amore. I non credenti  possono amare, ma in maniera filantropica, quindi egoistica.
Obiettivamente, durante i secoli cristiani, vi sono state delle accentuazioni a volte condizionate dal combattimento delle eresie, come quella del Concilio di Nicea contro Ario che negava la divinità di Gesù. Pertanto, ponendo un forte accento sulla parte divina di Gesù, ci si è quasi dimenticati dell’Umanità del Redentore. Più tardi, nel combattimento opposto, contro l’eretico Pelagio, si accentuerà il dono gratuito di Dio e si lasceranno un po’ nell’ombra la libertà e l’autonomia dell’uomo.
La caratteristica del Concilio Vaticano II, per iniziativa del suo ispiratore Papa Giovanni XXIII, è quella di aver privilegiato la verità di tipo orizzontale. Prima di allora, nel Sacramento del Matrimonio si era insistito sul dovere-necessità della procreazione, trascurando il secondo aspetto, quello dell’amore, ossia la sua caratteristica orizzontale. E così, la S.Messa era considerata soprattutto un vero Sacrificio, dimenticando che l’assemblea è anche una riunione dei fedeli tra loro, in nome di Cristo.
La liturgia che è anche parola, ha necessità di farsi comprendere e quindi è stata variata la lingua, perché fosse un insegnamento comunicato agli uomini.
Una volta si era fissata l’attenzione sul peccato che sembrava quasi esclusivo della carne e non si era ben evidenziato che nel giudizio dopo la morte, Gesù farà dipendere la condanna, anche dal mancato aiuto ai bisognosi: “Ho avuto sete e tu non mi hai dato da bere” (Mt 25).
Oggi però, non si pone abbastanza l’accento sul peccato che è una trasgressione al precetto divino e c’è il rischio, molto attuale, di attenuare il senso del peccato che ha come conseguenza il dissolvimento del senso della Redenzione. Se l’uomo non fosse peccatore, a che servirebbe la Redenzione e quindi la Salvezza?
Per secoli la Chiesa non ha voluto immischiarsi (almeno nominalmente) con gli errori del mondo, cercando di non farne parte e attendere passivamente il progresso scientifico.
Con il Concilio Vaticano II invece, la Chiesa desidera dialogare con il mondo, assimilare quello che le sembra migliore, sforzandosi  di allinearsi con esso.
Il pericolo di oggi, infatti, è quello di ritenere equidistanti le verità verticali con quelle orizzontali. Questo capovolgimento è il terribile rischio dell’umanità di oggi; non è più l’amore per l’uomo che deriva e dipende dall’amore per Dio, ma l’opposto: l’amore dell’uomo per Dio, diventa un simbolo dell’amore dell’uomo per l’uomo. Questa diventerebbe la sola religione e possiamo immaginare che la piazza sostituisca i Templi. Il lavoro la vera fede, la fabbrica la Chiesa.
Questo il rischio estremo, la via che stiamo battendo che è quella della sostituzione di una religione di tipo divino con una di tipo umano, senza che si verifichi alcun cambiamento esterno, ma attuando  uno svuotamento insensibile dall’interno.
(Carlo)

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