sabato 25 agosto 2018

SPIRITUALITA'

VI FARO’ PESCATORI DI UOMINI (Mc 1,17)- “Tutti siamo pescatori. Importante è sapere cosa si pesca. Moltissimi vanno a pesca di danaro. Tutti i giorni, tutti i momenti, non pensano che a questo, non vivono che per questo. Non si preoccupano d’altro che di cogliere ogni nuova occasione per pescare. E tutta la vita la consumano così, impegnati di giorno e di notte in questo lavoro da schiavi, sempre agitati dalle vicende del mercato, sbattuti dai flutti della concorrenza, minacciati dalle improvvise procelle economiche, finché un’ultima tempesta non fracassi loro la nave, ingoiando tutto in un istante. E c’è chi pesca nel torbido per arrivare a un posto, a una poltrona, a un nome, con ogni mezzo, con ogni industria; e quando finalmente è arrivato a sistemarsi, magari in prima fila, si sente dietro la voce del custode che gli grida all’improvviso: “Si esce, lo spettacolo è finito.” C’è chi pesca nella palude, nel fango, per diletto e muore invece di noia e di tristezza. C’è anche chi pesca uomini, per farsene dei servi o per portarli al mercato o al macello. Ma c’è ancora chi pesca gli uomini dal mare della storia, per trasferirli nella vita eterna. Tu cosa peschi? Fango? Sabbia? Gusci vuoti? Molluschi, spine, rancori, invidie, delusioni? Dà retta a me: lascia le tue reti, scendi dalla tua barca che fa acqua da tutte le parti e vieni a pescare anime. Non vi è professione più nobile, non vi è carriera più alta, non vi è lavoro più necessario. E’ giusto e doveroso procurare del pane a chi ha fame, dare un letto a chi non ne ha, dare lavoro a chi lo cerca, alleviare il dolore di chi soffre, curare gli ammalati, erudire gli incolti, proteggere i deboli e gli umili, governare uno Stato, provvedere alle leggi, amministrare la giustizia, perché tutto questo è indispensabile alla vita. Ma è ancor più grande e più necessario, dare un significato e un valore alla stessa vita degli uomini. Molti non sanno perché sono nati, né perché vivano. E così perdono ogni valore anche la casa, la famiglia, il pane, il lavoro, la salute, la società, la cultura, le leggi e la giustizia. Se la vita umana non ha un perché, tutto è svalutato e gli uomini vanno alla deriva. Questa palude umana, è diventata un’immensa selva di braccia che invocano una salvezza. Questo ti chiedono gli uomini, tutti gli uomini; forse inconsapevolmente, forse tacitamente, ma insistentemente, con tutto lo spasimo di una sete insopprimibile e inesauribile. E tu non puoi stare a guardare dalla finestra, mentre la gente si ammazza per le strade, mentre qualcuno scompare nella botola dell’errore, mentre il tuo prossimo viene adescato con tutte le seduzioni, mentre il tuo fratello viene spinto alla strage, mentre la gioventù viene drogata con l’oppio della corruzione, mentre l’infanzia viene contaminata con la lebbra dello scandalo e del vizio. Non puoi stare a guardare dalla finestra mentre la casa brucia; non puoi startene a giocare a canasta mentre delle povere creature sono in preda alle fiamme; non puoi startene a godere il tuo focolare quando qualcuno batte i denti dal freddo alla tua porta; non puoi continuare ad architettare nel tuo studio, quando fuori chiedono soccorso. Getta via dunque, queste tue reti vecchie e logore, cessa di baloccarti con questi gusci vuoti e conchiglie ritorte, basta con gli indugi fra le tiepide sabbie, basta con le cure di sole. Lànciati nel mare, in questo grande mare dell’umanità. Tra i flutti degli errori e gli scogli degli odi, fra le ondate della violenza e i vortici del vizio, c’è gente che annega e ti chiama. Con la rete della fede, con l’esca della speranza, con l’amo della carità, pescherai gli uomini per la vita eterna.” (Giovanni Albanese) (Carlo)

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