giovedì 24 gennaio 2013

APOSTOLATO

APOSTOLATO LEGIONARIO. Essere Legionario è una forma di liberalità; è il mettere a disposizione del bene altrui le proprie forze e le proprie capacità. Ma quando il Legionario incontra chi non vuole più vivere, condivide con lui questa angoscia, cercando di dare un senso, dignità e speranza a quel dolore. Questa è la storia di una giovane donna che a 45 anni rifiuta ogni cosa, dal momento che apre gli occhi al mattino, a quando li richiude prima di dormire. Nata da genitori anziani, fin da giovane ha avuto con loro rapporti difficili, specialmente con il padre. Ha cominciato a chiudersi al mondo, a non volere contatti sociali, tanto da non provare alcun dolore (così almeno è sembrato) alla morte del padre prima e poi della madre in seguito. Una zia ha lasciato il proprio paese per accudirla e da molti anni costituisce tutta la sua famiglia. La Legione di Maria la segue da 18 anni, cerca di farle compagnia, di rassicurarla, di convincerla che quello che lei stessa definisce un pensiero fisso, ossia l’idea di essere brutta, sia in realtà un’autosuggestione. Federica (chiamiamola così) non parla e preferisce restare tutto il giorno in pigiama, va dai medici i quali non possono far altro che diagnosticare uno stato depressivo congenito. Oggi anche la zia, malferma in salute, ha bisogno di tanta vicinanza e amicizia per vedere colmata la sua solitudine. C’è il rischio, infatti, che cada anche lei in depressione perché sta percependo che con l’avanzare dell’età, ora ha 75 anni, la nipote potrebbe rimanere sola al mondo. Da circa un anno, il Presidio della sua zona ha trasmesso all’Associazione “Famiglie per mano” questa situazione e, finalmente da tre mesi circa,una volta alla settimana, noi e loro, andiamo a far loro compagnia. Continueremo a non far mancare loro la nostra amicizia, il nostro affetto insieme ad aiuti di ogni genere, perché siamo convinte che la forza per vivere viene dalla speranza sofferta e può divenire parola viva, quella parola che ogni Legionario ben conosce: affidare a Dio le preoccupazioni perché Egli avrà cura di tutti noi. (Un Presidio di Fiumicino)

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