La nostra civiltà, anzi la nostra cultura, le cui radici
cristiane hanno potuto creare capolavori
artistici che rispecchiano una spiritualità profondamente serena e amante del
bello, dell’ordine, della soprannaturalità dell’esistenza, poiché l’ispirazione
viene da Dio, unico Bene. Chi ha occhi,toccati dallo Spirito, sa vedere e
assaporare ciò che molti non vedono né considerano. La descrizione riportata qui
sotto, vuole stimolare a scorgere nella realtà di ogni giorno la mano di
Dio.(Carlo)
Bell'Italia -
Abbazzia di Praglia, monumento
nazionale.
Una volta tanto lasciamo a casa le guide stradali, e
scendiamo, via via che l'auto ci conduce, verso contrade dai profili
frastagliati, bizzarramente appollaiate sui colli Euganei. Ci avevano narrate tante cose di queste piccole valli,
ed ora trovarsi a dover contendere i minuti col sole e vedere tutto
questo, è davvero una delizia unica. Il
meriggio è splendido e davanti ai nostri occhi si stende un pianoro fresco ed
ubertoso. Ci lasciamo alle spalle Tramonte e Luvignano, ci spostiamo a
Torreglia fino all'eremo di Rua, discendiamo a Zovon di Vò fino a Valnogaredo,
tutte mete riposanti in un dolce distendersi di balze e boschi. Prima di
arrivare a Teolo, paese che giace in un clima incantato di un verde rigoglioso,
saliamo fino alla Madonna del Monte, un lembo di colle che ci restituisce
quella misura umana che va velocemente scomparendo e ci sembra di ritrovare la
serenità e la pace delle cose semplici e genuine. D'un tratto ci si rivela,
nell'evanescente azzurro del cielo un torrione seghettato, una fortezza di
guerra, messa lì a protezione del borgo,
da uno dei signorotti del luogo. Quella
fredda costruzione in pietra, apparentemente stride in un mare di calde
tinte autunnali, e ti domandi come si poteva vivere in quel vecchio maniero.
Una fantasmagoria, e già credi di scorgere soldati nascosti in pesanti
armature, signori fasciati in ondeggianti mantelli, cavalli bardati in drappi
che percorrono i dirupi scoscesi dei colli, quando, un improvviso vociare
interrompe e frantuma questa visione e ne ripropone subito un'altra. Il gioco
del turismo organizzato è giunto anche quassù, un torpedone di gente straniera
torna a calpestare quest'erba umida, queste zone tranquille e con la loro
vivacità rompe il silenzio. Si disperdono però velocemente e ritorniamo a
rifare il tratto di quanto riusciamo a rubare alla natura . L'occhio instabile
non trova ove posarsi, una riga di nubi,
sembra tracciata con uno spesso gesso, taglia in due l'orizzonte e nel fascio
di luce solare distinguiamo in tutta la sua maestosità l'Abbazzia di Praglia,
fondata nel XI° secolo dai monaci
benedettini.
Il richiamo è forte e ci avviciniamo. Così restiamo sorpresi
dalla vivacità che vi assume la figura umana, con corpi e personaggi che
prendono rilievo e carattere proprio nelle vesti dei monaci.
Il viale che immette all'Abbazzia è delimitato da cipressi
intervallati da siepi ed alcuni abeti, loro compagni nelle fredde notti
invernali battute dal gelo, e che tracciano
il delimitare dell'acciottolato
spiazzo antistante l'ingresso alla costruzione in pietra
grezza all'esterno, ed intonacata da una mano veloce all'interno, in poche
parole, tutto ci incuriosisce. Salita una breve scalinata, il portone si apre
e subito, dietro l'ingresso principale, vediamo un
monaco, che, con un grembiule a
sgimbescio, gli occhiali appizzati sulla punta del naso, è intento a spazzare
il pavimento in pietra. Tutto è pulito, eppure la cura che pone nel suo lavoro
è tanta che ci fermiamo ad osservarlo. Gioco forza, pensare all'indimenticabile Don Camillo e in
quell'arcano silenzio, ci sale agli occhi la figura del Guareschi tanto che ci
sembra possibile veder entrare, da un momento all'altro anche il buon Peppone.
Quassù però albe e tramonti sono troppo vicine e forse per
misteriose ragioni vi nascerà soltanto la tranquillità e quando la povertà è
servita dal sudore di un giorno di lavoro e di preghiera basta poco per
sentirsi premiati anche con un semplice …..buongiorno. Beato luogo ove pace
serenità e fiducia sono sempre a portata di mano!
Visitiamo l'Abbazzia,
forse una delle più belle esistenti in Italia, sorprendente è l'interno della
chiesa, tutt'altro che fredda e nuda, i
suoi 4 chiostri: quello definito doppio, il pensile, il botanico ed il rustico.
Splendido è il giardino interno con le
sue piante, e le sue arcate tutt'intorno
rette da capitelli intarsiati. Dai piani superiori sono visibili i vigneti e le
piante d'olivo che circondano tutta l'Abbazzia. La nostra guida , che rifiuta
qualsiasi obolo, è generosa di particolari e ci conquista con il racconto di
tutta la storia che questo luogo
possiede e nasconde. Ci lascia senza parole la biblioteca, che è un monumento nazionale
ed ivi è il centro mondiale del restauro del libro. Che dire poi del
refettorio, un capolavoro ove l'arte del legno ha raggiunto i suoi massimi
livelli. Tappa obbligata è la zona
mercato con tutti i prodotti di questa
terra coltivata dai frati stessi. Miele di varie specie, sacchetti di camomilla
a fiori interi, caramelle di propoli, sciroppi, amari e liquori speciali, erbe
aromatiche e depurative, biscotti
all'anice ed alle nocciole, cera d'api e candele, vini rossi e bianchi che ti
conquistano subito il palato, creme di bellezza
e tanto altro ancora. Vorresti portare via ogni cosa e dato che non puoi farlo, ti accontenti di portare con
te il catagolo che ti viene consegnato ed ove sono descritte tutte queste
leccornie e prodotti vari.
Il giorno però sta per finire, un suono di una campanella
invita i monaci alle preghiere della sera.
A cavalcioni su di
uno steccato guardiamo di fronte a noi le fasce collinari, i piccoli poggioli
che la mano dell'uomo ha un poco profanato con costruzioni moderne, la nebbia
ha creato uno speciale tappeto e tutt'intorno c'è solo silenzio.
Saliamo in macchina, la strada, sul ritorno è piatta, la
fresca brezza ci lascia immaginare la vita di Praglia e senza fretta, quasi che
un'accellerazione improvvisa possa far tutto
scomparire, proviamo a 'cogliere' il
più possibile di questo
paesaggio. L'ultima cosa che riusciamo a percepire è un canto
melodioso che ci ricorda le ninne nanne di tanti anni fa.
Domani, in città, continueremo a bere alla fonte dei nostri
ricordi, sarà una fonte inesauribile perchè è così che noi desideriamo sia.
Maria Teresa S.
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