COSCIENZA
SPREGIUDICATA
Nelle
principali Università viene insegnata una cultura manageriale, frutto di
un’ideologia tesa ad associare a sé una buona vita sociale ed economica con la
rincorsa alla ricchezza ritenuta essenziale. Tutto contribuisce a idealizzare
questa nuova cultura e i media sono i leader che diffondono questo “sogno
americano”. Questa ideologia manageriale
viene insegnata nelle business school e
ribadita nei masters di tutto il mondo, al fine di creare una mentalità che
impedisca di mescolare i linguaggi e le emozioni della vita privata con quelli
della vita d’impresa. E così, concetti come dono, amicizia, gratitudine,
perdono, che ognuno di noi attribuisce alla sfera morale e che fanno parte
integrante delle relazioni umane, devono essere separate dai luoghi di lavoro,
perché ritenute, dalla nuova ideologia, improprie, inefficienti e addirittura
pericolose.
Quando la
società imprenditrice esclude dal suo statuto la concezione cristiana della
vita, l’uomo diventa un suo strumento atto a produrre esclusivamente reddito,
misconoscendo i grandi valori, donatigli dal Suo Creatore.
Però questa ideologia non nega l’importanza di certi simboli profondi, comuni a tutti gli uomini e sa che senza di
questi, l’uomo non dà la sua parte migliore
che è il dono di sé. E allora questi spregiudicati imprenditori utilizzano
parole tipiche degli ambienti familiari e toccano ideali etici e spirituali
quali stima, merito, rispetto, passione, lealtà, fedeltà, al fine di provocare
tutto l’impegno disponibile del nuovo arrivato. Questo moderno capitalismo si è
accorto che senza questi valori, l’uomo è incapace di dare il meglio di sé, ma
teme, nel contempo, di compromettersi dando il suo riconoscimento, al quale
potrebbe corrispondere una maggiore richiesta economica o acquisizione di
diritti che l’imprenditore non è d’accordo di concedere. Inoltre questo
riconoscimento avrebbe risvolti psicologici tali da rendere il soggetto
ingestibile e incontrollabile. Meglio quindi comprendere tutta questa carica
psicologica e il comportamento richiesto, quali normali mansioni relative al contratto e non di più.
Nei primi
anni, questa manipolazione mentale illude i giovani lavoratori che si sentono
gratificati dalle attenzioni e dai riconoscimenti formali in una spirale
crescente di impegno. Col passare del
tempo, però, questi crediti emotivi non trovano una reale attuazione e si
comprende che quelle promesse non verranno mai mantenute. Allora si capisce di
aver speso tutto inutilmente, mentre la propria vita lavorativa si consumava ,
lasciando entrare nella propria anima, frustrazione e delusione. Così,
in molti di questi improvvidi lavoratori,
si fa strada l’insicurezza, la disistima, il credersi perdenti o falliti, nel
vedere crollare il loro mondo lavorativo. Presto essi saranno rimpiazzati da
altri giovani inesperti ai quali verrà fatto lo stesso trattamento
sacrificale. Molti di questi manager, a
loro volta manipolati, iniziano una strada in discesa fatta di psicofarmaci
perché colpiti da ansia, stress, depressione, insonnia e non più capaci di
reagire; è la sindrome nota con il termine inglese “burn out” ossia “bruciati”.
La spregiudicatezza di alcune
Organizzazioni mette in conto, come
normale prassi, questa deprecabile evenienza. Le vittime preferite da questa
nuova epidemia sono i consulenti delle multinazionali, gli analisti della
finanza, avvocati e commercialisti di grandi studi legali, manager di grandi
Imprese, dirigenti di banche e assicurazioni etc.
Questo mondo
arido fatto di speculazione senza remore, è il ritratto di un’epoca che ha abbandonato le leggi
evangeliche per inseguire gli inganni
del mondo e del male, a sua perdizione perenne.
(Carlo)
(tratto da: “Sguardo cattolico”)
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