UN CROCIFISSO MOLTO
BRUTTO
In una
cappella c’è un Crocifisso molto brutto, dono di un “artista” rivoluzionario e
molto poco ortodosso.
Questo
autore ha rappresentato in una scultura bronzea, tutta contorta, le dolci
membra del Cristo sulla Croce, evidenziando l’asprezza di una sofferenza che
vince e annienta, che allontana invece di attirare, perché manca in lui la
speranza.
Sembra
vedere lo sconforto dei discepoli di Emmaus, mentre tornano a casa, convinti di
aver assistito al fallimento di Colui che aveva acceso i loro cuori alla
speranza di una riscossione umana, così infelice e abbandonata a forze negative
preponderanti. Penso che l’anonimo autore di questa scultura abbia immaginato
che il Cristo sia stato vinto dal male e non abbia trionfato su di esso.
Non ha
pensato che Gesù si è offerto volontariamente al Suo grande Sacrificio in onore
della volontà del Padre, perché noi tutti fossimo redenti e potessimo
riguadagnare il Paradiso perduto per
l’infedeltà di Adamo e potessimo sfuggire alla schiavitù di satana.
La grandezza
del Cuore di Gesù, sta anche in questo: soffrire con una mansuetudine da
agnello innocente che accetta, consenziente, di venire sacrificato. In Lui non vi è alcun segno di ribellione e
la Sua ineguagliabile Maestà è possibile scorgerla nel ritratto che appare
sulla Sacra Sindone. Questo ritratto
funebre (è ormai certo trattarsi di Gesù), ispira una compostezza e una
profondità, ben lungi da quella contorsione maligna che l’improvvido scultore
vuole suggerire al fedele che cerca nel
Crocifisso l’essenza di una bellezza trascendente che ha vinto la morte! Per il fedele che adora il Cristo Crocifisso,
c’è una sola realtà, una sola gioia, una sola luce che illumina lo spirito e
innalza verso Dio e il Suo Regno beato.
Gesù ha
vinto il male in tutte le sue manifestazioni e le Sue atroci sofferenze non
sono che un ricordo della battaglia che il Redentore ha intrapreso per noi.
Non è un
caso che le rappresentazioni artistiche di tanti grandi Autori del passato,
abbiano raffigurato il Crocifisso, avvolto in una serenità così grande, che
neppure le crudeli ferite, inferte in quel Corpo adorabile e così
drammaticamente evidenti, possano cancellare quella dolcezza infinita che
attira il cuore di ogni uomo. Nel volto
sindonico, pur tumefatto dalle percosse ricevute, vi è una pace e una serenità
che vincono ogni male; nel contemplarLo, il fedele viene innalzato nel Regno
dell’Amore di Cristo, trovando in Esso, lo scopo della propria vita. (Carlo)
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