giovedì 5 maggio 2016

SPIRITUALITA'



 IL  FALSO  DIRITTO  ALL’ ABORTO                2° parte

L’amore nel matrimonio
In effetti, la grazia del Sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto a perfezionare l’amore dei coniugi.(89)
Il matrimonio è un segno prezioso, perché quando un uomo e una donna celebrano il Sacramento del matrimonio, Dio, per così dire, si rispecchia in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del Suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: Dio fa dei due sposi, una sola esistenza. Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la Sua Chiesa, continuando a donare la vita per Lei. (121) …Siamo sinceri e riconosciamo i segni della realtà: chi è innamorato, non progetta che tale relazione possa essere solo per un periodo di tempo; chi vive intensamente la gioia di sposarsi, non pensa a qualcosa di passeggero….I figli non solo desiderano che i loro genitori si amino, ma anche che siano fedeli e rimangano sempre uniti. (123)
Un amore debole o malato, incapace di accettare il matrimonio come una sfida che richiede di lottare, di rinascere, di reinventarsi  e ricominciare sempre di nuovo fino alla morte, non è in grado di sostenere un livello alto di impegno. Cede alla cultura del provvisorio che impedisce un processo costante di crescita
Perché tale amore possa attraversare tutte le prove e mantenersi fedele nonostante tutto, si richiede il dono della Grazia che lo fortifichi e lo elevi.(124)
Per altro verso, la gioia si rinnova nel dolore. Come diceva S.Agostino:”Quanto maggiore è stato il pericolo nella battaglia, tanto più intensa è la gioia nel trionfo.”
Dopo aver sofferto e combattuto uniti, i coniugi possono sperimentare che ne è valsa la pena, perché hanno ottenuto qualcosa di buono, hanno imparato qualcosa insieme, o perché possono maggiormente apprezzare quello che hanno. Poche gioie umane sono tanto profonde e festose, come quando due persone che si amano, hanno conquistato insieme qualcosa che è loro costato un grande sforzo condiviso.(130) Sposarsi, è un modo di esprimere che realmente si è abbandonato il nido materno, per tessere altri legami forti e assumere una nuova responsabilità di fronte a un’altra persona. (131)  Impegnarsi con un altro, in modo esclusivo e definitivo, comporta sempre una quota di rischio e di scommessa audace. Il rifiuto di assumere tale impegno è egoistico, interessato, meschino, non riesce a riconoscere i diritti dell’altro e non arriva mai a presentarlo alla società come degno di essere amato incondizionatamente…Quel “si” significa dire all’altro che potrà sempre fidarsi, che non sarà abbandonato  se perderà attrattiva, se avrà difficoltà, o se si offriranno nuove possibilità di piacere, o di interessi egoistici.(132) Infatti ci sono persone sposate che mantengono la loro fedeltà quando il coniuge è diventato  sgradevole fisicamente o quando non soddisfa le loro necessità, nonostante che molte occasioni li invitino all’infedeltà o all’abbandono. Una donna può curare suo marito malato e lì, accanto alla croce, torna a ripetere il “si” del suo amore fino alla morte. In tale amore si manifesta in modo splendido la dignità di chi ama, dignità come riflesso della carità, dal momento che è proprio della carità amare, più che essere amati. (162)
Quando gli altri non possono più riconoscere la bellezza di tale identità, il coniuge innamorato, continua ad essere capace di percepirla con l’istinto dell’amore e l’affetto non scompare. Riafferma la sua decisione di appartenere ad essa, la sceglie nuovamente ed esprime tale scelta attraverso una vicinanza fedele e colma di tenerezza. La nobiltà della sua decisione per essa, essendo intensa e profonda, risveglia una nuova forma  di emozione, nel compimento della missione coniugale.(164)

Il dono della vita
L’amore dà sempre vita. Per questo l’amore coniugale non si esaurisce all’interno della coppia. I coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell’unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre. (165)
I figli sono amati prima che arrivino. Questo riflette il primato dell’amore di Dio che prende sempre l’iniziativa, perché i figli sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo.
Tuttavia, tanti bambini, fin dall’inizio, sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro.  Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti? Il dono di un nuovo figlio che il Signore affida a papà e mamma, ha inizio con l’accoglienza, prosegue con la custodia lungo la vita terrena e ha come destino finale, la gioia della vita eterna.(166) Ogni bambino che si forma all’interno di sua madre, è un progetto eterno di Dio Padre e del Suo amore eterno: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato.” (Ger 1,5) Ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio e, nel momento in cui viene concepito, si compie il sogno eterno del Creatore. Pensiamo quanto vale l’embrione dall’istante in cui è concepito! Bisogna guardarlo con lo stesso sguardo d’amore del Padre che vede oltre ogni apparenza. (168)  L’amore dei genitori è strumento dell’amore di Dio Padre che attende con tenerezza, la nascita di ogni bambino, lo accetta senza condizioni e lo accoglie gratuitamente.(170))
Ogni bambino ha il diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre, entrambi necessari per la sua maturazione integra e armoniosa. ..Entrambi contribuiscono, ciascuno in una maniera diversa, alla crescita di un bambino. Non si tratta solo dell’amore del padre e della madre, ma anche dell’amore tra di loro, percepito come fonte della propria esistenza…Entrambi, uomo e donna, padre e madre, sono cooperatori dell’amore di  Dio Creatore e quasi Suoi interpreti. Mostrano ai loro figli il volto materno e il volto paterno del Signore.” (172)
(da: “Amoris laetitia” di Papa Francesco)        (Carlo)

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