martedì 18 agosto 2015

SPIRITUALITA'



(Continua la pubblicazione del Calendario legionario 2016; mese di febbraio):

LA RISURREZIONE
La Risurrezione è un fatto storico e scientifico, ricostruibile nella sua dinamica. Nel racconto della sepoltura, tutti i Vangeli si completano a vicenda e le tracce di questo avvenimento unico, sono descritti dai segnali posti nel sepolcro.  Complessivamente, dal Vangelo di Giovanni, risultano cinque tracce che provano storicamente la Risurrezione di Gesù.  Quando Pietro e Giovanni entrarono nel sepolcro videro che:
-Il corpo di Gesù non c’era
-Gli aromi  erano tutti  volatilizzati
-Le tele erano completamente asciutte
-Le fasce erano vuote e distese sulla pietra sepolcrale
-Il sudario era rimasto rialzato in una posizione unica, irripetibile benché non fosse più sostenuto (Storia libera)
Inoltre, nel Vangelo di Luca (Lc 24,22-24) relativo ai discepoli di Emmaus, si dice: “Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma Lui non l’hanno visto.”
Nel dire “alcuni dei nostri”, Luca specifica che Pietro non è andato da solo, ma qualcuno lo ha accompagnato e ha verificato. Il compagno di Pietro è Giovanni, come risulta in Gv 20,3.
Questo doppio riscontro incrociato di due fonti indipendenti come Luca e Giovanni, è un forte indizio di storicità dell’episodio.  Inoltre, in Matteo (Mt28,5), l’Angelo chiede alle donne di guardare con attenzione dentro al sepolcro “il luogo ove era stato deposto”, non certo per mostrare loro che Gesù non c’era più, visto che lo aveva appena annunciato; evidentemente  perché qualcosa che si trovava nel sepolcro, costituiva la prova concreta della Risurrezione di Gesù.  Le donne però, non osservano bene, perché sono troppo spaventate e desiderose di allontanarsi,  per andare a riferire gli avvenimenti.
                                                                                                             
UN  “DOSSIER”  SULLA PASSIONE
“La condanna di Gesù, eseguita dai romani, è stata recentemente ricostruita nei più minuti  particolari, dall’esame medico-legale di un singolare “corpo del delitto” pervenutoci: il lenzuolo che ne avvolse il cadavere insanguinato.
Oltre 120, i colpi tripli di flagello taxillato  (tre strisce di cuoio appesantite da due pallottoline acuminate) che hanno colpito e lacerato ferocemente, le spalle, i glutei, i polpacci, le braccia e tutta la parte anteriore del corpo dell’Uomo, legato ad una colonna, col dorso ad angolo retto rispetto agli arti inferiori, durante il terribile castigo che venne comminato ad opera di due soldati.
Un casco di spine lunghe 3-4 centimetri, calcato malamente sul capo, ripetutamente percosso, ha lacerato il cuoio capelluto della nuca, della calotta cranica e della fronte, rigandone il volto di sangue.
Una trave del peso di 30-40 Kg, assicurata obliquamente dietro le spalle del condannato, con le braccia in adduzione, da una fune legata poi alla caviglia sinistra, rendeva stentato il passo, vacillante e ridicola l’andatura assai curva, provocando inevitabili cadute di schianto, faccia in giù;  il volto sfigurato da grosse echimosi, la rottura del setto nasale e una lacerazione di ben 2,5 centimetri nella contusione del ginocchio sinistro, le tracce della fune sulla gamba sinistra  e molti altri particolari, ci documentano- visibilmente- tutte le sequenze del tragico percorso. Le piaghe delle spalle (la destra in particolare) e degli avambracci, rivelano di essere state riaperte per  un brusco strappo delle vesti  avvenuto sul luogo dell’esecuzione.
Tre lunghi chiodi, due nel carpo delle mani (spazio di Destot) e uno nel secondo spazio metatarsale dei piedi sovrapposti, il sinistro sul destro, hanno conficcato quel corpo vivo, prima alla trave orizzontale (patibulum)
poi a quella verticale (stipes), provocando dolori lancinanti e facendo uscire altro sangue che, nel defluire, ha segnato direzioni ben precise, rivelatrici oggi, dei movimenti spasmodici di accasciamento e di sollevamento di quell’Agonizzante che cercava  di evitare la morte per asfissia e consegnare ancora ai Suoi le parole estreme.
Tutto rosso, la pelle ricoperta di coaguli di sangue, appariva quell’Uomo, già bello e rinomato, inchiodato alla croce come malfattore, Gesù di Nazareth è morto dopo tre ore di agonia, in posizione di sollevamento, avendo reclinato il capo; la rigidità cadaverica Lo ha fissato così.
Uno squarcio, largo 4 centimetri, dovuto ad un colpo di lancia, vibrato tra la 5° e la 6° costola destra e giunto fino al cuore, faceva fuoriuscire ancora sangue già raccoltosi nella borsa pericardica, distinto nei due elementi costitutivi: parte corpuscolato in basso (ha il peso specifico maggiore) e siero.
Persino l’impronta di una mano d’uomo in posizione contratta per il peso morto che sosteneva, è rimasta impressa sul tallone sinistro, durante il suo trasporto verso il sepolcro.
Trentasei ore di contatto del lenzuolo funebre col cadavere insanguinato, scandirono la maturazione precisa della fibrinolisi che ci ha  regalato “il film” più fedele e sconvolgente della più ingiusta condanna capitale della storia umana. “  (C.P.)


RAGIONI A FAVORE DELL’AUTENTICITA’
Le impronte umane della Sindone sono veramente di un corpo umano. Esse non sono un dipinto; infatti, fino ad ora, nessuno è stato in grado di dimostrarlo. La Sindone è stata gelosamente custodita e protetta fin dal 1353. Si dovrebbe concludere che l’eventuale pittura risalga anteriormente a quell’anno. Ma l’immagine sindonica è un negativo fotografico perfetto e a quell’epoca non era né possibile né concepibile realizzarlo.
“Quel corpo è uscito dal lenzuolo senza strappo dei coaguli ematici, cioè senza movimento, senza spostarsi, come passando attraverso il lenzuolo. Infine le tracce scritte in greco, latino ed ebraico, impresse per sovrapposizione sul lenzuolo. Barbara Frale ha dedicato un libro al loro studio: “La Sindone di Gesù Nazareno”. Da quelle lettere emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno, l’espressione latina “innecem” relativa ai condannati a morte e pure il mese in cui il corpo poteva essere restituito alla famiglia. La Frale, dopo accuratissimi esami, mostra che doveva trattarsi dei documenti burocratici dell’esecuzione e della sepoltura di Gesù di Nazareth. Un fatto storico. Un avvenimento accaduto che ha cambiato tutto.” (A.Socci
(Carlo)
                                                                                             


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