DAGLI
SCRITTI DI CATERINA
EMMERICK
-Il corteo della morte
“Dopo la sentenza, Gesù fu consegnato agli
sgherri che Gli restituirono gli indumenti lavati da persone compassionevoli
che ammiravano il Redentore. Siccome il serto di spine impediva che Gli si
mettesse la tunica inconsutile, la corona fu levata dalla fronte e perciò tante
ferite ripresero a sanguinare, causando indicibili dolori al divin condannato.
Gli si rimise anche la veste di lana bianca con la cintura e il manto.
I ladroni, disposti uno a destra e l’altro
a sinistra di Gesù, avevano le mani legate e portavano una catena al collo.
Anch’essi erano coperti di cicatrici per la flagellazione subita e il
Salvatore, desideroso di salvarli, li guardava con amorevolezza. I soldati
caricarono, con vari sforzi, la pesante croce sulla spalla destra del divin
condannato. Vidi Angeli che aiutavano il loro Re, altrimenti anche perché
stremato di forze, non avrebbe potuto umanamente alzarla…
A pochi passi dagli armati, seguivano
uomini e giovani con corde, chiodi, biette e ceste piene di vari oggetti. I più
robusti portavano pali, scale e i pezzi principali delle croci destinate ai
ladroni. Seguivano poi alcuni farisei a cavallo. Un giovane portava
l’iscrizione del governatore. Seguiva il Galileo, a piedi nudi e insanguinati,
curvo sotto lo schiacciante peso della croce, coperto di piaghe e vacillante,
dopo un giorno di assoluto digiuno e una notte insonne. Egli era fisicamente
debole, soprattutto per le perdite di sangue e perché divorato dalla febbre,
arso dalla sete e oppresso da strazianti dolori. Con la destra sosteneva la
croce sulla spalla destra, mentre con la mano sinistra, benché stanca, di
quando in quando, si sforzava di alzar la lunga tunica per non inciampare.
La via dove Gesù passava era stretta e
sudicia. Dovette quindi soffrire assai nel camminare per essa, piena di pietre
e di sterpi, con il peso della croce che Gli straziava la spalla. Procedeva a
stento, con il respiro affannoso, scortato da soldati severi, mentre il
popolaccio Lo insultava dalle finestre e
gli schiavi scagliavano contro di Lui fango e immondizie. La via dolorosa poco prima di finire, piegava
a destra e poi s’innerpicava alquanto. Ma il Salvatore non poté superarne
l’erta e quindi cadde. Invece di sollevarLo, i carnefici cominciarono a
imprecare e a percuoterLo. Invano il Redentore tendeva la mano per essere aiutato.
I farisei perciò gridavano: “SollevateLo !”. Intanto ai margini della strada
v’erano donne piangenti e ragazzi impauriti. Sostenuto tuttavia da una forza
sovrumana, Gesù alzò la testa, che aguzzini crudeli, cinsero con la corona di
spine. Appena alzato da terra, Egli fu caricato nuovamente della croce.”
-Un penoso incontro
L’Addolorata ormai non poteva più resistere
al desiderio di rivedere il Suo divin Figliuolo e chiese perciò a Giovanni di
accompagnarLa là, dove Gesù sarebbe passato….Quando coloro che portavano gli
strumenti del supplizio si avvicinarono con aria spavalda, La Madre del divin
condannato cominciò a trepidare e a gemere. Allora uno di quei manigoldi
domandò: “Chi è mai quella Donna che si lamenta?”-“ E’ la Madre del Galileo !
“-rispose uno della masnada. Quando quei
miserabili udirono tale risposta, cominciarono a insultare la impareggiabile
Addolorata e uno di essi Le presentò perfino i chiodi, con i quali si sarebbe
crocifisso il Suo divin Figliolo. Allora
comparve anche Gesù, la Vergine Lo guardò, ma dovette appoggiarsi allo stipite
della porta per non cadere: era pallida come un’agonizzante.
Passarono i farisei a cavallo;
poi il giovane con la tavoletta dell’iscrizione e finalmente il Redentore,
tremante e curvo sotto il grave peso della croce. Egli piegava penosamente
sulla spalla la testa incoronata di spine. Dopo aver rivolto un languido
sguardo di compassione alla Sua desolata Madre, Egli inciampò e cadde per la
seconda volta, sulle ginocchia già peste dai colpi della prima caduta. L’Addolorata, per la violenza del dolore che
sentiva, non vedeva né soldati né aguzzini; contemplava soltanto il Suo diletto
Figlio. A un tratto, Ella discese quasi di volo tra i manigoldi che
maltrattavano Gesù; cadde Ella pure in ginocchio al Suo lato e Lo abbracciò con
materna tenerezza.
Io udii queste parole: “Figlio
Mio!” “Madre Mia!”
(Carlo)
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