giovedì 7 febbraio 2013

ATTUALITA'

IL PAPIRO 7Q5 Spesso gli avversari della nostra Santa Religione, nonché i falsi studiosi delle Scritture, con pretestuose argomentazioni, cercano di dimostrare che i Vangeli, così come li conosciamo, sono stati rimaneggiati dai discepoli di Cristo dopo la morte del loro Maestro. Questa tesi ha preso piede presso tutti coloro che non vogliono credere al messaggio evangelico, sforzandosi di dare corpo alle loro frustrazioni, presentando una dottrina rimaneggiata nel tempo e lontana, a dir loro, dal vero insegnamento di Gesù Cristo. A volte però, i piani dei nemici della Chiesa vengono sconvolti. E’ il caso di una scoperta clamorosa avvenuta nel 1947 a Qumran, sul Mar Morto. Alcuni ragazzi, lasciando cadere dei sassi dalla sommità di una cisterna vuota, inaspettatamente sentirono l’inconfondibile suono di anfore rotte. Quando gli anziani lo seppero, si calarono sul fondo, scoprendo una grande quantità di anfore contenenti rotoli e papiri che in seguito furono attribuiti alla setta degli Esseni i quali, all’approssimarsi dei romani e temendo la distruzione dei loro preziosi rotoli, li avevano nascosti in quel luogo. Uno di questi manoscritti, grande pochi centimetri, chiamato papiro 7 q 5 (frammento n.5, trovato nella grotta 7 di Qumran), fin dal 1971 è stato identificato come un brano del Vangelo di Marco cap. 6, versetti 52-53 e tutti noi possiamo confrontare quel testo con quelli che oggi si possono leggere nelle sacre scritture. Il brano in questione è il seguente: “Perché non avevano compreso il fatto dei pani, il loro cuore era indurito. Compiuta la traversata fino a terra, vennero a Genezareth e approdarono." Quel deposito era stato sigillato nel 68 d C dagli Esseni, in fuga davanti all’esercito romano che nel 70 dC invaderà Gerusalemme distruggendo il Tempio. Il brano in questione era stato identificato dal papirologo spagnolo José O’Callaghan e, datato a prima del 50 dC dal papirologo inglese H. Roberts. Inoltre, lo specialista Prof. Sergio Daris dell’Università di Trieste, confermò il tutto. Ma l'intervento decisivo fu quello dello studioso protestante Carsten Peter Thiede, il quale, da competente, dimostrò la verità delle analisi precedenti. La comunità dei teologi modernisti, i quali avevano sempre sostenuto che i Vangeli, trasmessi oralmente al tempo di Gesù, erano stati scritti alla fine del 1° secolo o addirittura agli inizi del 2° secolo, furono costretti a ricredersi, loro malgrado, e tra essi non mancarono i cattivi esegeti cattolici e alcuni biblisti critici. L’allora Cardinal Martini, trattenne a lungo la notizia, ma alla fine scrisse sulla rivista “30 giorni” : Nel piccolo frammento 7 Q 5 sarebbe contenuta un’eccezionale conferma documentaria di ciò che la Chiesa, ininterrottamente ha insegnato da 19 secoli, fino al Concilio.” Oggi, dopo più di 60 anni dalla scoperta, analizzando il brano al computer, viene confermato che tale brano è veramente quello di Marco. Carlo

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