domenica 21 aprile 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 3° parte- Spiritualità di Santa Teresa- Negli scritti “Fondazioni” S.Teresa scrive: “Invidiavo molto coloro che per amore di Dio, potevano darsi all’Apostolato, fosse pure a prezzo di mille morti…” S.Teresa e S.Giovanni della Croce constatano che le manifestazioni sensibili dell’azione di Dio, diminuiscono di frequenza e di intensità a misura che le facoltà si purificano, ma lo scopo finale che è quello di raggiungere Dio, deve essere costantemente presente e si deve essere determinati a proseguire fino al raggiungimento anche a costo di morire per la strada. Accontentarsi delle prime vittorie, sarebbe una tentazione pericolosa, come sarebbe pericoloso disperdersi in mille dettagli esteriori, dimenticando il fine che è quello di abbeverarsi alla sorgente d’acqua viva che è il Cristo. Ecco che le Mansioni, che sono come vaste anticamere piene di una folla che sta transitando,trattengono molti che si fermano e non progrediscono, come avviene forse alla gran massa dei cristiani. Le anime arrivano, animate da buone intenzioni e nello stato di grazia: “Queste (anime) sono ancora fra le cose del mondo, ingolfate nei suoi piaceri e perdute dietro gli onori e le ambizioni. Il loro pensiero è quasi sempre tra gli affari a cui sono molto attaccate secondo il detto:Dov’è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore…Finalmente queste anime entrano nelle prime stanze (del castello interiore) del pian terreno, ma vi portano con sé un’infinità di animaletti i quali, non solo impediscono di vedere le bellezze del castello, ma non permetono neppure di starvi in pace. Tuttavia han già fatto molto con l’entrarvi…Quanto alla luce che si diffonde dal palazzo abitato dal Re, dovete avvertire che le prime Mansioni ne ricevono assai poca. Benché non siano nere e tenebrose come quando l’anima è in peccato, tuttavia sono alquanto in penombra e non possono essere vedute neppure da coloro che le abitano, non per difetto dell’appartamento, ma per ragione delle molte cose nocive, serpenti, vipere e animali velenosi che, essendosi introdotti con l’anima, le impediscono di avvertire la luce. (In questa semioscurità, i demoni trovano un terreno molto favorevole per le loro trame)..Egli (il demonio) deve avere appostato in ogni stanza, legioni di suoi pari, per impedire che le anime passino dsa una mansione all’altra e così le poverette che ne sono ignare, si trovano impigliate in mille lacci.” (S.Teresa-I Mansioni) “Il peccato intacca le relazioni dell’anima con Dio. Creati da Dio, noi dobbiamo ritornare a Dio. Dio è nostro fine. Ritornando a Lui, seguendo la via che Egli ci ha segnato, realizziamo la Sua volontà e procuriamo la Sua Gloria e nello stesso tempo troviamo la nostra felicità. Questa via ci viene tracciata dagli obblighi generali o dai precetti particolari che ci sono imposti. Con l’ubbidienza l’anima mantiene il suo orientamento verso Lui, riceve la Sua luce, il Suo calore, la Sua vita. Quando invece, coscientemente e volontariamente, l’anima rifiuta di obbedire a Dio per soddisfare una passione o cercare un bene particolare, allora non è più orientata verso di Lui. Il peccato che allora commette, è costituito da questa scelta volontaria e dall’atteggiamento di allontanamento che ne risulta. Finché l’anima, con la contrizione ed il proposito fermo, non abbia ritrattato il suo atteggiamento di peccato e non sia ritornata verso Dio, resta privata di tutti i beni spirituali che le assicurano l’orientamento e l’unione con Lui. L’anima, col peccato ha perduto il contatto con la sorgente divina d’amore zampillante che era tutto per lei.” (P.M.Eugenio) E la Santa scrive: “Chi commette un peccato mortale intende di contentare non Dio ma il demonio; e siccome il demonio è la stessa tenebra, la povera anima diviene una medesima tenebra con lui…Non le giovano a nulla per l’acquisto della gloria, neppure le sue buone opere, perché non procedono da quel principio per cui la nostra virtù è virtù…Ma siccome l’albero è piantato nella stessa terra del demonio, che altro frutto potrebbe dare?...Come rimangono le povere stanze del castello! Che turbamento s’impossessa dei sensi che ne sono gli abitanti! In che stato di accecamento e mal governo cadono le potenze che ne sono le guardie, i maggiordomi e gli scalchi!” (I Mansioni) L’Inferno- La Santa descrive così questo terribile stato di infelicità:”..Un giorno, mentre ero in orazione, mi trovai tutto a un tratto trasportata intera nell’infer no Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla più dimenticare. L’ingresso mi pareva un cunicolo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio ed angusto; il suolo tutta una melma puzzolente piena di rettili schifosi. In fondo, nel muro c’era una cavità scavata a modo di nicchia e in essa mi sentii rinchiudere strettamente. E quello che allora soffrii, supera ogni umana immaginazione, né mi sembra possibile darne solo un’idea perché sono cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che quanto ho detto, di fronte alla realtà, sembra cosa piacevole. Sentivo nell’anima un fuoco che non so descrivere mentre dolori intollerabili mi straziavano orrendamente il corpo..specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine e senza alcuna mitigazione. Ma anche questo era un nulla innanzi all’agonia dell’anima. Era un’oppressione, un’angoscia, una tristezza così profonda, un così vivo e disperato dolore che non so come esprimermi. Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco perché almeno in morte ci pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé…Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era più speranza di conforto né spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com’ero in quel buco praticato nella muraglia. Orribile a vedersi, le pareti mi gravavano addosso e mi pareva di soffocare. Non v’era luce ma tenebre fittissime; eppure quanto poteva dar pena alla vista, si vedeva ugualmente nonostante l’assenza della luce; cosa che non riuscivo a comprendere…Rimasi spaventatissima e lo sono tutt’ora mentre scrivo, benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso dove sono.D’allora in poi, come dico, non vi fu travaglio che non mi sia apparso leggero in paragone di un solo istante in quanto là avevo sofferto e mi meraviglio che avendo letto tanti libri sulle pene dell’inferno, non ne facessi caso, né le temesssi… Mi venne una pena grandissima per la perdita di tante anime e desiderai grandemente di lavorare per la (loro) salute..tanto da sentirmi pronta a sopportare mille morti pur di liberarne un sola da quei terribili supplizi..Perché mostrarci indifferenti innanzi al gran numero di anime che ogni giorno il demonio trascina con sé nell’inferno?” (S.Teresa- Vita) (Carlo) (Continua)

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