venerdì 3 maggio 2013

SPIRITUALITA'

SANTA TERESA D’AVILA MAESTRA DI ASCESI- 4° PARTE- Pregare sempre- Conoscere Dio in sé e le ricchezze che Egli versa nell’anima, è certamente per S.Teresa, la prima cognizione da acquistare, il primo atto della vita spirituale da compiere. Non si entra nella vita spirituale che per questa porta : “Vi ho già detto che la porta del castello è l’orazione. Ora, pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della Sua Misericordia, è una vera follia. (Ma la conoscenza di sé dipende direttamente dalla conoscenza di Dio) L’anima deve di tanto in tanto innalzarsi a considerare la grandezza e la maestà di Dio. In ciò scoprirà la propria miseria, meglio che rimanendo in se stessa. Tuttavia rimane sempre una grande grazia di Dio poterci in esso esercitare, benché, come suol dirsi, vi si possa mancare per eccesso o per difetto. Insomma, credetemi: opereremo assai più virtuosamente con l’aiuto di Dio, che non rimanendo attaccate alla nostra miseria…Il Signore dice: Nessuno va al PadreMio se non per Me. E ancora: Chi vede Me vede il Padre Mio. Ora, se noi non Lo guardiamo mai, né mai consideriamo quanto Gli dobbiamo, né la morte che ha subito per noi, non so come possiamo conoscerLo e servirLo. E senza queste opere di Suo servizio, che valore avrà la nostra fede?. E che valore avranno pure le nostre opere, separate che siano dai meriti inestimabili di Gesù Cristo, nostro Bene?” (S.Teresa -II Mansioni) Il devoto, giunto alla seconda fase, avrà trovato Dio, sperimenterà che il Re si dà solo a chi da parte sua si dà interamente. La Santa avverte che le anime che si trovano nelle II Mansioni soffrono maggiormente rispetto a quelle che vivono nelle Prime Mansioni: “Qui l’anima va soggetta a gravi pene, specialmente se il demonio, riconoscendo le sua attitudini e qualità, la vede capace di andare molto innanzi…così (queste anime) essendosi avvicinate all’appartamento di Sua Maestà ne sentono gli inviti e capiscono di avere in Lui un buon vicinante, grande in bontà e misericordia…Questo nostro Signore vede tanto volentieri che noi l’amiamo e ne cerchiamo la compagnia, che non lascia di quando in quando, di chiamarci perché andiamo a Lui. Ed è sì dolce la Sua voce che la povera anima, sentendosi incapace di far subito quanto le si dice, si sente tutta distruggere! Ecco perché ho detto che è più penoso udire che non udire. Queste voci ed inviti si odono non già come quelli di cui parlerò più avanti, ma nelle parole di certe buone persone, nelle prediche, in buona lettura…La lotta che qui i demoni muovono alle anime è molto varia e terribile e produce loro una pena ben più grande che non nelle mansioni precedenti. Oh Gesù! Che scompiglio fan qui i demoni e che afflizioni per l’anima! …I demoni mettono innanzi tutti i beni e i piaceri del mondo..li fanno apparire quasi eterni; mostrano la stima in cui sono tenuti; suggeriscono il ricordo dei parenti e degli amici; e siccome, entrando in questa mansione, si desidera di fare un pò di penitenza, la mostrano come contraria alla salute e mille altre difficoltà!...Altre volte (il Signore) permetterà che ne veniamo morsicati (dalle bestie velenose) per insegnarci a star più attenti e vedere se ci dispiace di averLo offeso. Perciò, se qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d’andare innanzi. Da quella caduta, il Signore saprà cavare del bene…A chi ha già incominciato, chiedo che la prospettiva della lotta non lo faccia tornare indietro. Pensi che la ricaduta sarebbe peggiore della caduta; ne intravegga la rovina, confidi non in se stesso, ma nella Misericordia di Dio.” (S.Teresa- II Mansioni) “Perseveranza nelle prove esterne e nelle aridità; perseveranza perché spesso il Signore permetterà che ci perseguitino e ci affliggano..i pensieri cattivi senza poterli allontanare; perseveranza per ritrovare il raccoglimento, perché dopo averlo perduto, non c’è altro rimedio che cercarlo nuovamente; perseveranza per continuare la lotta, malgrado tutti gli ostacoli e imprendere la via con la ferma risoluzione di proseguire. L’unica brama di chi vuol darsi all’orazione..dev’essere di fare il possibile per risolversi e meglio disporsi a conformare la propria volontà a quella di Dio. In ciò consiste la più grande perfezione che si possa bramare.” (S.Teresa –II Mansioni) A volte l’entusiasmo dei principianti nasconde un orgoglio segreto che il demonio intende incrementare : “Ispira egli (il demonio) a una sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver riposo se non allora che si sta tormentando. Essa allora si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non poter più seguire la Regola. Ispira a un’altra sentimenti di zelo per una più alta perfezzione…ne può venire che costei scorga gravi mancanze in ogni minimo difetto delle consorelle…” (S.Teresa-I Mansioni) Questi tranelli del demonio hanno lo scopo di disperdere le energie dell’anima e concentrarle su tante piccinerie, mentre Dio, pur nella Sua esigenza, è libertà, gioia, equilibrio. Infatti anche S.Teresa ritiene la ricreazione e il buon senso molto necessari alla devozione. A questo proposito ella scrive: “Inoltre bisogna avere grande confidenza, né mai soffocare i desideri, ma credere che con l’aiuto di Dio e con la nostra buona volontà, possiamo arrivare anche noi a poco a poco, se non subito, dove arrivarono molti Santi i quali, se mai avessero concepiti tali desideri, né mai avessero cercato di tradurli in pratica, non avrebbero mai raggiunto quel loro stato sì sublime. Sua Maestà vuole ed ama le anime coraggiose, umili e diffidenti di sé…Io non sono, purtroppo, che un povero augellino, coperto appena di una leggera lanugine, non sono già un’aquila e dell’aquila non ho che l’occhio ed il cuore. Sì nonostante la mia estrema debolezza, oso fissare il Sole divino dell’amore e bramo ardentemente di lanciarmi lassù fino a Lui!” (S.Teresa- Storia di un’anima) “ Andare verso Dio è già fare orazione, poiché l’orazione – rapporto di amicizia con Dio- non è altro che questo movimento filiale verso Dio nostro Padre…Nulla sembra più facile, nulla più semplice che abbandonarsi a questo istinto filiale, ma questo deve essere regolato, illuminato, sostenuto. Deve diventare così potente da trascinare tutte le nostre energie, così profondo da prendere tutta la nostra anima e farla passare in Dio grazie ad un’orazione divenuta trasformante. L’orazione mette in attività le facoltà naturali e le potenze soprannaturali. E’ un’arte,una dlle più delicate, che esige una tecnica e che si impara solo con l’esercizio ed una lunga pazienza.” (P.M.Eugenio) Nei Vangeli si narra che gli Apostoli, dopo aver visto il Signore assorto per ore in un’orazione silenziosa, gli chiedono di poter fare altrettanto e Gesù insegnò loro il Padre Nostro. Avevano chiesto la scienza dell’orazione e Gesù insegnò loro una preghiera vocale; in qualunque stato spirituale ci troviamo, fervoroso o arido, per imparare a pregare è necessario recitare umilmente e ponderatamente il Padre Nostro. La preghiera ufficiale della Chiesa è quella liturgica, la preghiera che prelude al sacrificio della S.Messa; i testi sono presi dalla sacra scrittura, testi scelti che consentono una buona preparazione e una buona meditazione per ascendere alla contemplazione. “ Indubbiamente il principiante deve imparare a pregare con la Chiesa, a gustare la bellezza contenuta e maestosa delle cerimonie, a penetrarne il simbolismo, ad assaporare lungamente i testi liturgici. Deve soprattutto cercare nella preghiera liturgica i moti dell’anima di Cristo nella Chiesa, ascoltare i gemiti del Suo Spirito d’amore ed imparare così, alla scuola di Gesù nostro Maestro, ciò che deve essere ogni giorno la sua preghiera intima e silenziosa.” (P.M.Eugenio) S.Teresa consiglia la lettura meditata: “Il libro aiuta a raccoglierlo (l’intelletto) e gli è indispensabile anche se legge poco. Anzi alle volte dovrà contentarsi di far consistere la sua orazione soltanto nella lettura..” (S.Teresa- Vita) Il libro da sciegliersi dovrà essere un libro che stimoli la riflessione, perché la semplice lettura non è sufficiente se non è accompagnata dalla meditazione che costringe l’anima a esprimere sentimenti d’amore per Dio nell’intrattenersi con Lui; in sostanza la funzione del libro dovrebbe essere quella di fornire un sostegno per unirsi a Lui. Dice la Santa: “Passai più di quattordici anni senza poter meditare se non con l’aiuto di un libro…(in questi anni) nei quali, a meno che non fosse dopo la S.Comunione, non osavo cominciare la meditazione senza libro…Il libro mi consolava; mi serviva di compagnia e di scudo per ribattere gli assalti dei molti pensieri, tanto che ogni qual volta ne ero senza, mi assaliva l’aridità, della quale ordinariamente andavo priva. L’anima cadeva subito nel turbamento, mentre col libro raccoglievo i pensieri dispersi e mi immergevo nell’orazione con piacere. Spesso mi bastava solo aprire il libro, alle volte leggevo un poco ed altre volte molto, a seconda della grazia che il Signore mi faceva.” (S.Teresa-Cammino) Nell’orazione di raccoglimento, così chiamata perché l’anima raccoglie tutte le sue potenze e si ritira in se stessa col suo Dio. Spiega la Santa: L’anima intendendo che tutte le cose del mondo non sono che un gioco, sembra che d’improvviso s’innalzi sopra tutto il creato e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza. Infatti i sensi si ritirano dalle cose esteriori e le disprezzano: gli occhi si chiudono spontaneamente per non vedere più nulla, mentre si acuisce di più lo sguardo dell’anima. Ecco perché chi va per questa via tiene quasi sempre gli occhi chiusi quando prega. Il costume è lodevole e sommamente utile…Dovete sapere che qui non si tratta di una cosa soprannaturale, ma di un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio, senza del quale non si può far nulla, neppure un buon pensiero. Non è del cosiddetto silenzio delle potenze che noi parliamo, ma di un loro assorbimento nell’anima.” (S.Teresa- Cammino) Unico scopo del raccoglimento è di condurre l’anima nel tempio più intimo del Signore, senza però oziare in esso, poiché ogni raccoglimento, congelando le facoltà, crea uno stato di riposo. Per evitare ciò è necessario che allo sforzo del raccoglimento segua uno sforzo di ricerca attiva di Dio. A tal proposito la Santa dice: “Raccolta allora in se stessa (l’anima) può meditare la Passione, rappresentarsi Gesù Cristo e offrirLo al Padre, senza stancarsi nell’andare a cercarLo sul calvario, nel Gehtsemani o alla colonna…occorre che l’intelletto sappia anche tacere, immaginandoci per quanto ci sarà possibile, che il Signore ci stia guardando. Allora facciamoGli compagnia, parliamo con Lui, supplichiamolo, umiliamoci, deliziamoci insomma della Sua presenza, ricordiamoci sempre però, che siamo indegni di starGli innanzi…Trattate con Lui come con un padre, con un fratello, con un maestro, con uno sposo: ora sotto un aspetto ed ora sotto un altro, ed Egli vi insegnerà come contentarLo. Non siate così semplici da non domandarGli nulla! Giacché Egli è vostro sposo e come tale vi tratta, prendeteLo in parola! Non è forse così che deve fare una buona sposa col suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ne ha voglia?...Così fa il Signore con voi, senza alcun’ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone e s’accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia, potete contemplarLo risorto e nel vederLO uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. Che bellezza! Che splendore! Quanta maestà! Quanta gioia!. Con quanta gloria abbandona il campo di battaglia su cui ha conquistato il regno senza fine che ora vuol dividere con voi, dandovi insieme Se stesso! Sarà dunque gran cosa che rivolgiate qualche volta i vostri sguardi sopra Colui che vi riserva tanti beni. Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete contemplarLo mentre si reca al giardino degli olivi. Come doveva essere triste la Sua anima se Egli, che è la stessa potenza, giunse perfino a lamentarsi!..ConsiderateLo legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli: e tutto per il grande amore che ci porta…Oppure considerateLo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non Gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei Suoi occhi tanto belli, compassionevoli e ripieni di lacrime; dimenticherà i Suoi dolori per consolare i vostri..vi verrà pure di parlarGli dicendogGli..O Signore del mondo e vero sposo dell’anima mia…Dobbiamo ritirarci in noi stesse, anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi. Concludo ripetendo che dipende tutto da noi. Chi vuole arrivare a questo stato, non deve mai lasciarsi scoraggiare: si abitui a ciò che ho detto e a poco a poco se ne renderà ragione da se stesso. Non perderà nulla: anzi guadagnerà sé per se stesso facendo servire i propri sensi al raccoglimento dell’anima. Se deve parlare, penserà che ha da parlare in se stesso con qualche altro. Se deve ascoltare, si ricorderà di prestare orecchio ad una voce che gli parla più da vicino. E volendolo, constaterà facilmente di poter stare sempre con Dio rimpiangendo il tempo in cui ha lasciato solo un tal padre i cui soccorsi gli sono tanto indispensabili.” (S.Teresa-Cammino) L’orazione di raccoglimento dipende dalla nostra volontà; la Santa dice: “Io ne ho fatto spesso l’esperienza e so che il miglior rimedio alle distrazioni è di applicarmi a tenermi fissa in Colui a cui mi rivolgo…Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma col servirvene a intrattenervi spesso con Lui: ed Egli vi suggerirà quello che Gli dovete dire…Se continua così per alcuni giorni sforzandosi tentarLo, non solo non vi mancherà mai, ma come suol dirsi, non potrete mai torveLo d’attorno.” (S.Teresa-Cammino) “Ancor troppo poco illuminata per aderire fermamente, ancor troppo debole per entrare nell’oscurità del mistero divino, la fede degli inizi ha bisogno di studiare per consolidare le fondamenta ragionevoli della sua adesione e mettersi al sicuro dalle tentazioni e dal dubbio. Quando si sarà fortificata con un nutrimento abbondante e sostanziale di verità dogmatiche, allora potrà tuffare il suo stelo vigoroso e irrobustito nelle profondità del mistero e gustare gli splendori che i dogmi proiettano, nell’attesa che l’oscurità stessa le appaia più saporosa ancora. La conoscenza è principio dell’amore; l’amore a sua volta diventa lo stimolo della conoscenza. La scuola di S.Ignazio ci mostrerà l’importanza dell’ascesi e i mezzi per praticarla; la scuola benedettina ci istruirà nella virtù di religione e sul valore spirituale della liturgia; S.Teresa e S.Giovanni della Croce ci insegneranno il culto interiore dell’orazione e dilateranno i nostri orizzonti di vita spirituale.” (P.M.Eugenio) (Carlo) (continua)

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