STEFANIA AMICI-
L’esperienza
di Stefania è l’esperienza di ogni cristiano che si abbandona alla forza della
Grazia. E’ come una grande avventura dello spirito, la quale può iniziare
quando la carne, resa debole dalla malattia, non ha più quelle risorse di
recupero che la rendeva quasi invincibile e che impediva in qualche modo il
totale abbandono nelle mani del suo Creatore.
Finché si è
giovani, infatti, si crede di poter dominare il mondo e la sua materialità,
perché la benevolenza di Dio ha posto in ogni uomo il potere del controllo
sulla natura e il naturale ottimismo giovanile assume una connotazione
spavalda, illudendosi di non aver bisogno di niente e di nessuno. Molti di noi
hanno avuto in gioventù, questo tipo di orgoglio, tanto che non di rado ho
udito dire: “Non ho avuto bisogno di nessuno, mi sono fatto da solo!”
Finché
perdura questo stato d’animo, ma non per molto, perché presto la nostra vita
sperimenterà l’estrema precarietà della componente fisica; l’uomo dunque, ritarda il riconoscimento di
questa debolezza, finché qualche cosa di inaspettato entri prepotentemente
nella sua vita. La nostra mente, orientata al pragmatismo è costretta a
meditare e, per la prima volta forse, scopre una dimensione ben nota ma fino
allora trascurata, la parte più importante di un uomo: la sua anima.
L’infinita
pazienza di Dio che attende la risposta dell’uomo al Suo amore misericordioso,
comincia a rivelarsi nel suo cuore, apparendo finalmente qual è, ossia come
Salvatore e Redentore del mondo.
Gesù ci ha
detto: “…Cercate prima di tutto il Regno
di Dio e la Sua Giustizia; tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù.”(Mt 6,33)
Questa regola d’oro, se applicata durante la nostra esistenza, darà grandi
frutti di Grazia. Infatti il catechismo di S.Pio X insegna come dobbiamo
considerare la nostra posizione di fronte al nostro Creatore: “Dio ci ha creati
per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita e per goderLo poi nell’altra, in Paradiso.” Lo scopo della nostra creazione, prima di
ogni altra incombenza, è quello di riconoscere Dio come nostro benefattore ed
amarLo come tale, ottemperando ai Suoi desideri. La nostra visione del mondo è distorta dal
peccato originale che ci ha lasciato una brutta eredità: il dissidio tra anima
e corpo, tra le tendenze dello spirito e quelle della carne. Come dice S.Paolo,
l’uno è contro l’altra.
Gesù però,
nella Sua grande Misericordia ci indica la via d’uscita e promette al credente
la Sua gioia infinita, quella gioia che nessun uomo può donare.
Il percorso
verso la vita, può essere ottenuto in vari modi: seguendo Gesù e il Suo
insegnamento: (“Vide due fratelli, Simone detto Pietro ed Andrea suo fratello
che gettavano una rete in mare, erano infatti pescatori. E disse loro: venite
dietro a Me e vi farò pescatori di uomini.(Mt 4,18-19)”; oppure seguendo le Sue
orme e uniformando la propria vita a quella del Suo Signore.
E’ quanto ha
fatto Stefania, aderendo poco per volta all’invito di Gesù che la chiamava
sulla strada della Croce, quella Croce che è, per i non credenti, stoltezza, ma
per chi crede si rivela strumento di amore.
Gesù,
infatti, ha tanto amato la Croce, perché attraverso di Essa ha redento il mondo
dal suo peccato imperdonabile.
Seguire
Gesù, quindi, significa condividere la Croce e quindi la sofferenza, ma anche,
attraverso di Essa, raggiungere la Gloria della Resurrezione. I tanti mistici
che hanno anticipato il percorso che anche Stefania ha seguito, sono concordi
nell’affermare che la collaborazione nell’Opera che Gesù propone ai Suoi più
fedeli seguaci è forte e dolce allo stesso momento. E’ noto, infatti, che
seguire Gesù significa divenire polo d’attrazione, perché l’amore di Dio
ridonda nei Suoi seguaci, trasformandoli in fontane zampillanti.
Gesù ha reso
partecipe della Sua Passione Stefania,come è avvenuto con tante altre anime privilegiate,
affinché potesse testimoniare l’infinito amore di Cristo per l’Umanità, un
amore che vince il dolore e la morte, consegnando al mondo una speranza
invincibile secondo la quale è possibile superare tutto e raggiungere la pace,
la felicità eterna.
Il messaggio
di Stefania, infatti, è proprio questo: se si seguono le orme di Cristo, in
Lui, con Lui, per Lui, possiamo vincere il dolore e la morte; allora si renderà
palese che la vita può essere vivibile e feconda anche in mezzo alle situazioni
considerate più disperanti, perché in fondo al tunnel c’è un Padre che ci ama e
ci attende per renderci eternamente felici.
Anche
Stefania ha sofferto nel fisico, ma soprattutto nello spirito, provando in se
stessa, anche se in maniera subordinata, l’abbandono sofferto da Gesù nel
Getsemani, quando la visione dell’imminente Calvario e la certezza del suo
prossimo sacrificio avrebbe lasciato indifferenti, se non addirittura contrari,
molti di coloro per i quali Egli si apprestava a donare la vita.
Il fascino
del Cristianesimo risiede nella sua invincibile carica di amore, un amore che
travalica ogni ostacolo, guadagnando tutte le anime predestinate con cui venga a contatto. Ma
questo ineffabile percorso non si addice se non a chi è disposto ad abbandonarsi
alla Grazia. Questo percorso è
accidentato, costellato di momenti bui nei quali si sperimenta l’apparente
abbandono di Dio, perché la Fede si deve purificare dalle scorie
dell’incredulità.
Scrive
Stefania al centro della sua angoscia: “Non ho più né forza né energie, né
voglia di continuare a combattere per una vita di cui non ho capito il
senso…vorrei solo essere lasciata in
pace e morire”
In queste
parole è possibile scorgere la tremenda prova del deserto in cui si trova: “Mi
sento inutile e impotente; questo mi rattrista, deprime. Tu (o Gesù) sei la mia
unica e ultima speranza, ma non riesco a pregarTi, starTi vicino con il cuore, l’anima e la
sincerità. Ti prego, aiutami, dammi la forza, il discernimento, la serenità, la
luce.” Al suo tormento si aggiunge quello
di sentirsi manovrata dai medici e dai farmaci che violentano il suo corpo fino
a non sentirlo più suo: “Quello che io sento in maniera sempre più forte, non
chiara e che mi lascia in uno stato di malessere fisico, psichico e spirituale,
è questo laccio, questo accanimento terapeutico, questo essere in balìa di mani
d’uomo e non di Dio.”
Decide mille
volte di lasciare queste cure ma la frena il dubbio di peccare, quasi volesse
sottrarsi al volere di Dio; per questo va a Lourdes per ricevere forza e chiarezza.
Scrive Stefania: ”Quello che non devo dimenticare è che mi rimetto e mi
abbandono nelle mani del Padre Creatore. Sotto le Sue ali cerco protezione,
scelgo di diventare schiava d’amore di Gesù piuttosto che essere schiava dei
dottori e dei farmaci.” Poi il suo cuore
prorompe in una bella preghiera: “Mio Dio, Gesù Ti ha rivelato come un Padre
pieno di comprensione e di amore, sempre pronto ad accogliere chiunque si
rivolga a Te. Io credo che Tu mi ami così come sono, aiutami ad accettarmi. Io
credo che le Tue braccia siano sempre pronte a stringermi a Te, aiutami a
rifugiarmi in esse. Io credo che Tu mi ascolti e che mi conosci. Sei qui con
me, proprio adesso, mi ami, mi perdoni. Ho bisogno del fatto che io sono con
Te. E così io possa venire da Te invocando fiducia, sapendo che tutto ciò che
vuoi è per la mia Fede ed il mio amore di oggi. Amen”
Stefania
capisce che tutto questo male che soffre è provocato dal nemico di sempre e non
deve cedere alla tentazione di lamentarsi, perché egli ne possa godere. Vuole
dominare il suo dolore con la forza dello spirito contro ogni logica umana. Ha
iniziato il percorso e non deve assolutamente retrocedere, voltarsi indietro.
Cerca in Maria, nostra Madre, questa forza e La invoca così: “Maria Madre di
Dio e Madre nostra, accompagnami nel cammino quotidiano della vita.
Accompagnami ogni giorno alla fonte della gioia. La Salvezza è tutta e solo nel
Tuo Figlio Gesù. Implora per me il Tuo Figlio Diletto perché mi doni in
abbondanza lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità che è sorgente di vita. O
Maria, umile di cuore, ricordati di me quando sono nel peccato.” Inoltre Le chiede: “Concedimi di non
scoraggiarmi e di essere sempre un segno dell’amore del Tuo Figlio per quanti
hanno perso la fiducia in Lui…Mamma mia dolcissima, asciuga le mie lacrime,
allontana dalla mia famiglia, dalla mia città, dal mio ambiente di lavoro e dal
mondo intero le terribili grinfie del male.”
Ma il
tormento è sempre in agguato. Dice Stefania, rivolgendosi a Gesù: “Io non
conosco i Tuoi disegni, il mio sguardo è corto, le mie resistenze sono tante, i
miei peccati di orgoglio…non comprendo e non voglio comprendere perché mi fa
paura, sento che quello che mi chiedi mi fa paura. Quello che nel mio intimo
sento è che Tu non mi aiuterai, non mi libererai. Ora non riesco più neanche a
pregarTi. Non mi sento utile a nulla, neanche all’offerta e al sacrificio. Ho
solo voglia di libertà da tutto, tutto, tutto…sono sbattuta su questo letto e
fuori, nel mondo, cosa stanno facendo le persone? Immagino, prese nel corri
corri della vita ordinaria, negli impegni materiali, nel traffico, nella
strada. Ma Gesù, in tutto ciò dove sta? Siamo pochissimi a pensarlo, veramente
pochissimi, non riesco a offrire la sofferenza per salvare tutte le persone che
ne hanno bisogno.”
Nelle sue
meditazioni Stefania scopre che la paura sopravviene quando manca la Fede, la
fiducia in Gesù:
“Se
costantemente, in qualsiasi situazione, manteniamo ferma fiducia nel Signore,
la paura non si manifesta. Benedetta
Bianchi Porro, una vittima sofferente vissuta negli anni ’60 che ha sopportato un’esperienza molto simile a
quella di Stefania, scrive: “…E se avrai paura, dirai senza vergogna: -Ho paura
e Dio mi fortificherà. Per tutti c’è dolore, speranza e lacrime, ma una
superiore certezza vale a illuminarci, a renderci sereni nella strada che ci
conduce al Signore.” Più tardi, dopo la tempesta dei dubbi e delle tentazioni,
dirà: “Dove sono ora le incertezze e i timori di alcune ore passate? E mi sono
sciolta in tenerezza, perché Lui mi teneva per mano. Ecco: -Nella pazienza
dell’attesa, possederete le anime vostre- (Lc 21,19). Scrivendo poi ad un amico
ammalato, poco credente: “Come vorrei
che lei, Umberto, trovasse un po’ di quella pace che io posseggo! Non si
affanni, non si domandi: -Dov’è?- Non
cerchi Dio lontano, perché è vicino a lei e soffre con lei. E’ in lei, nel suo
cuore! Lo ami allora, semplicemente, con umiltà.
L’eroismo è
non ribellarsi. Accetti con coraggio tutto. E tutto, per incanto, diverrà
fatalmente semplice e pieno di pace celeste.”
Questa anima
santa ha scoperto una grande e misericordiosa verità e scrive: “Sì, Dio ci dà il Suo pane spirituale attraverso
gli altri; ho provato. Nella sofferenza si accende in noi la luce di Cristo che
ci sostiene. Quando soffriamo, ci volgiamo tutti al bene? Che mistero è la
Croce! Sono lieta perché ora so che la volontà è spirito!.”
Stefania ha
avuto gli stessi pensieri che ha avuto Benedetta dopo un viaggio a Lourdes:
“Sono andata a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro
ed Egli agisce sempre per il nostro bene. Desidero guarire per farmi suora. Ho
fatto voto.” Ma il progetto di Dio, costruisce per noi un disegno più grande,
dicendo alle anime predestinate: “…Vi farò pescatori di uomini.”
Ma,
contrariamente a Benedetta, la quale nella sofferenza riceve molte
consolazioni, Stefania sperimenta una grande solitudine: “…Non solo dolore,
sofferenza, ma anche amore, dolcezza, gioia di stare insieme…sogno questo e lo
spero. Vorrei amarti così, Gesù. Ti offro la sofferenza, la malattia, i dolori,
come dono totale di me nel male, ma Ti prego che il nostro amore non sia solo
questo, concedimi anche la parte positiva del bene.” Però Stefania, anche lei,
ha provato, forse senza rendersene ben conto, consolazioni che traspaiono dalle
sue parole: “Quante occasioni ci capitano nelle nostre giornate, che vanno
offerte a Gesù? Se avessimo lo sguardo fisso su di Lui, potremmo trasformare
tutte queste occasioni in atti di amore. Gesù, dacci la Tua luce per vedere
quando passi; dacci lo sguardo per vedere che Tu ci sei, per averTi sempre
presente con noi.”
Gesù
l’ammaestra nel silenzio, facendole meditare: “Tu vuoi che cerchi l’eterno ed
io mi accontento dell’effimero. Tu vuoi che aspiri a cose grandi ed io mi
accontento delle piccole cose. Quello che mi tormenta, Signore, è non sapere
con certezza, se amo Te sopra ogni cosa. Liberami per sempre da ogni male. La
Tua volontà si compia in me. Solo Tu, Signore, sii il mio tutto. Amen.- Gesù,
Ti amo, Ti amo, Ti amo”
Questa è una
piccola sintesi,certamente inadeguata, della risposta che l’uomo è in grado di
dare al suo Creatore, quando l’amore di Dio si china verso la Sua creatura,
innalzandola a Sé. Anche altri Santi, toccati dalla Grazia, invocano Dio con
queste parole: “Non vedi, o Gesù, che io mi approfitto della Tua bontà. Te
solo o Gesù, Te solo io cerco, Te solo
voglio. Non dubitare, o Gesù, che la Tua Gemma Ti seguirà fino al Calvario.
Soffro troppo poco o Gesù, per
benedirTi ed amarTi. Ti sento nel mio cuore. Sei Tu,
oppure mi inganno? Sì, questa calma che sento, questa dolcezza, mi fa capire
che sei Tu. Il mio cuore si dilata, o Signore, e sento dolcezze che solo Dio
può dare.” (Gemma Galgani morta nel 1903)
E ancora,
Suor Faustina scrive: “Gesù Ti ringrazio per gli ostacoli nei miei progetti,
per la scarsa salute, lo sfinimento, per le tentazioni e le diverse difficoltà,
per le paure e le incertezze, per l’ora della morte, per la fatica nel
combatterla e per tutta la sua amarezza….Più il nostro amore diventa puro,
tanto meno il fuoco delle sofferenze ci devasterà dentro. E la sofferenza, per noi, cesserà di essere sofferenza…
Guidami, Signore per le vie che piacciono a Te. Tutta la mia fiducia ho posto
nella Tua volontà. Essa è per me solo Amore e Misericordia.
(Carlo)
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