sabato 1 marzo 2014

MISTICISMO



STEFANIA  AMICI-

               
L’esperienza di Stefania è l’esperienza di ogni cristiano che si abbandona alla forza della Grazia. E’ come una grande avventura dello spirito, la quale può iniziare quando la carne, resa debole dalla malattia, non ha più quelle risorse di recupero che la rendeva quasi invincibile e che impediva in qualche modo il totale abbandono nelle mani del suo Creatore.
Finché si è giovani, infatti, si crede di poter dominare il mondo e la sua materialità, perché la benevolenza di Dio ha posto in ogni uomo il potere del controllo sulla natura e il naturale ottimismo giovanile assume una connotazione spavalda, illudendosi di non aver bisogno di niente e di nessuno. Molti di noi hanno avuto in gioventù, questo tipo di orgoglio, tanto che non di rado ho udito dire: “Non ho avuto bisogno di nessuno, mi sono fatto da solo!”
Finché perdura questo stato d’animo, ma non per molto, perché presto la nostra vita sperimenterà l’estrema precarietà della componente fisica;  l’uomo dunque, ritarda il riconoscimento di questa debolezza, finché qualche cosa di inaspettato entri prepotentemente nella sua vita. La nostra mente, orientata al pragmatismo è costretta a meditare e, per la prima volta forse, scopre una dimensione ben nota ma fino allora trascurata, la parte più importante di un uomo: la sua anima.
L’infinita pazienza di Dio che attende la risposta dell’uomo al Suo amore misericordioso, comincia a rivelarsi nel suo cuore, apparendo finalmente qual è, ossia come Salvatore e Redentore del mondo.
Gesù ci ha detto: “…Cercate  prima di tutto il Regno di Dio e la Sua Giustizia; tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù.”(Mt 6,33) Questa regola d’oro, se applicata durante la nostra esistenza, darà grandi frutti di Grazia. Infatti il catechismo di S.Pio X insegna come dobbiamo considerare la nostra posizione di fronte al nostro Creatore: “Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita e per goderLo  poi nell’altra, in Paradiso.”  Lo scopo della nostra creazione, prima di ogni altra incombenza, è quello di riconoscere Dio come nostro benefattore ed amarLo come tale, ottemperando ai Suoi desideri.  La nostra visione del mondo è distorta dal peccato originale che ci ha lasciato una brutta eredità: il dissidio tra anima e corpo, tra le tendenze dello spirito e quelle della carne. Come dice S.Paolo, l’uno è contro l’altra.
Gesù però, nella Sua grande Misericordia ci indica la via d’uscita e promette al credente la Sua gioia infinita, quella gioia che nessun uomo può donare.
Il percorso verso la vita, può essere ottenuto in vari modi: seguendo Gesù e il Suo insegnamento: (“Vide due fratelli, Simone detto Pietro ed Andrea suo fratello che gettavano una rete in mare, erano infatti pescatori. E disse loro: venite dietro a Me e vi farò pescatori di uomini.(Mt 4,18-19)”; oppure seguendo le Sue orme e uniformando la propria vita a quella del Suo Signore.
E’ quanto ha fatto Stefania, aderendo poco per volta all’invito di Gesù che la chiamava sulla strada della Croce, quella Croce che è, per i non credenti, stoltezza, ma per chi crede si rivela strumento di amore.
Gesù, infatti, ha tanto amato la Croce, perché attraverso di Essa ha redento il mondo dal suo peccato imperdonabile.
Seguire Gesù, quindi, significa condividere la Croce e quindi la sofferenza, ma anche, attraverso di Essa, raggiungere la Gloria della Resurrezione. I tanti mistici che hanno anticipato il percorso che anche Stefania ha seguito, sono concordi nell’affermare che la collaborazione nell’Opera che Gesù propone ai Suoi più fedeli seguaci è forte e dolce allo stesso momento. E’ noto, infatti, che seguire Gesù significa divenire polo d’attrazione, perché l’amore di Dio ridonda nei Suoi seguaci, trasformandoli in fontane zampillanti.
Gesù ha reso partecipe della Sua Passione Stefania,come è avvenuto con tante altre anime privilegiate, affinché potesse testimoniare l’infinito amore di Cristo per l’Umanità, un amore che vince il dolore e la morte, consegnando al mondo una speranza invincibile secondo la quale è possibile superare tutto e raggiungere la pace, la felicità eterna.
Il messaggio di Stefania, infatti, è proprio questo: se si seguono le orme di Cristo, in Lui, con Lui, per Lui, possiamo vincere il dolore e la morte; allora si renderà palese che la vita può essere vivibile e feconda anche in mezzo alle situazioni considerate più disperanti, perché in fondo al tunnel c’è un Padre che ci ama e ci attende per renderci eternamente felici.
Anche Stefania ha sofferto nel fisico, ma soprattutto nello spirito, provando in se stessa, anche se in maniera subordinata, l’abbandono sofferto da Gesù nel Getsemani, quando la visione dell’imminente Calvario e la certezza del suo prossimo sacrificio avrebbe lasciato indifferenti, se non addirittura contrari, molti di coloro per i quali Egli si apprestava a donare la vita.
Il fascino del Cristianesimo risiede nella sua invincibile carica di amore, un amore che travalica ogni ostacolo, guadagnando tutte le anime  predestinate con cui venga a contatto. Ma questo ineffabile percorso non si addice se non a chi è disposto ad abbandonarsi alla Grazia. Questo percorso  è accidentato, costellato di momenti bui nei quali si sperimenta l’apparente abbandono di Dio, perché la Fede si deve purificare dalle scorie dell’incredulità.
Scrive Stefania al centro della sua angoscia: “Non ho più né forza né energie, né voglia di continuare a combattere per una vita di cui non ho capito il senso…vorrei  solo essere lasciata in pace e morire”
In queste parole è possibile scorgere la tremenda prova del deserto in cui si trova: “Mi sento inutile e impotente; questo mi rattrista, deprime. Tu (o Gesù) sei la mia unica e ultima speranza, ma non riesco a pregarTi,  starTi vicino con il cuore, l’anima e la sincerità. Ti prego, aiutami, dammi la forza, il discernimento, la serenità, la luce.”  Al suo tormento si aggiunge quello di sentirsi manovrata dai medici e dai farmaci che violentano il suo corpo fino a non sentirlo più suo: “Quello che io sento in maniera sempre più forte, non chiara e che mi lascia in uno stato di malessere fisico, psichico e spirituale, è questo laccio, questo accanimento terapeutico, questo essere in balìa di mani d’uomo e non di Dio.”
Decide mille volte di lasciare queste cure ma la frena il dubbio di peccare, quasi volesse sottrarsi al volere di Dio; per questo va a Lourdes per ricevere forza e chiarezza. Scrive Stefania: ”Quello che non devo dimenticare è che mi rimetto e mi abbandono nelle mani del Padre Creatore. Sotto le Sue ali cerco protezione, scelgo di diventare schiava d’amore di Gesù piuttosto che essere schiava dei dottori e dei farmaci.”  Poi il suo cuore prorompe in una bella preghiera: “Mio Dio, Gesù Ti ha rivelato come un Padre pieno di comprensione e di amore, sempre pronto ad accogliere chiunque si rivolga a Te. Io credo che Tu mi ami così come sono, aiutami ad accettarmi. Io credo che le Tue braccia siano sempre pronte a stringermi a Te, aiutami a rifugiarmi in esse. Io credo che Tu mi ascolti e che mi conosci. Sei qui con me, proprio adesso, mi ami, mi perdoni. Ho bisogno del fatto che io sono con Te. E così io possa venire da Te invocando fiducia, sapendo che tutto ciò che vuoi è per la mia Fede ed il mio amore di oggi. Amen”
Stefania capisce che tutto questo male che soffre è provocato dal nemico di sempre e non deve cedere alla tentazione di lamentarsi, perché egli ne possa godere. Vuole dominare il suo dolore con la forza dello spirito contro ogni logica umana. Ha iniziato il percorso e non deve assolutamente retrocedere, voltarsi indietro. Cerca in Maria, nostra Madre, questa forza e La invoca così: “Maria Madre di Dio e Madre nostra, accompagnami nel cammino quotidiano della vita. Accompagnami ogni giorno alla fonte della gioia. La Salvezza è tutta e solo nel Tuo Figlio Gesù. Implora per me il Tuo Figlio Diletto perché mi doni in abbondanza lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità che è sorgente di vita. O Maria, umile di cuore, ricordati di me quando sono nel peccato.”  Inoltre Le chiede: “Concedimi di non scoraggiarmi e di essere sempre un segno dell’amore del Tuo Figlio per quanti hanno perso la fiducia in Lui…Mamma mia dolcissima, asciuga le mie lacrime, allontana dalla mia famiglia, dalla mia città, dal mio ambiente di lavoro e dal mondo intero le terribili grinfie del male.”
Ma il tormento è sempre in agguato. Dice Stefania, rivolgendosi a Gesù: “Io non conosco i Tuoi disegni, il mio sguardo è corto, le mie resistenze sono tante, i miei peccati di orgoglio…non comprendo e non voglio comprendere perché mi fa paura, sento che quello che mi chiedi mi fa paura. Quello che nel mio intimo sento è che Tu non mi aiuterai, non mi libererai. Ora non riesco più neanche a pregarTi. Non mi sento utile a nulla, neanche all’offerta e al sacrificio. Ho solo voglia di libertà da tutto, tutto, tutto…sono sbattuta su questo letto e fuori, nel mondo, cosa stanno facendo le persone? Immagino, prese nel corri corri della vita ordinaria, negli impegni materiali, nel traffico, nella strada. Ma Gesù, in tutto ciò dove sta? Siamo pochissimi a pensarlo, veramente pochissimi, non riesco a offrire la sofferenza per salvare tutte le persone che ne hanno bisogno.”
Nelle sue meditazioni Stefania scopre che la paura sopravviene quando manca la Fede, la fiducia in Gesù:
“Se costantemente, in qualsiasi situazione, manteniamo ferma fiducia nel Signore, la paura non si manifesta.  Benedetta Bianchi Porro, una vittima sofferente vissuta negli anni ’60 che  ha sopportato un’esperienza molto simile a quella di Stefania, scrive: “…E se avrai paura, dirai senza vergogna: -Ho paura e Dio mi fortificherà. Per tutti c’è dolore, speranza e lacrime, ma una superiore certezza vale a illuminarci, a renderci sereni nella strada che ci conduce al Signore.” Più tardi, dopo la tempesta dei dubbi e delle tentazioni, dirà: “Dove sono ora le incertezze e i timori di alcune ore passate? E mi sono sciolta in tenerezza, perché Lui mi teneva per mano. Ecco: -Nella pazienza dell’attesa, possederete le anime vostre- (Lc 21,19). Scrivendo poi ad un amico ammalato,  poco credente: “Come vorrei che lei, Umberto, trovasse un po’ di quella pace che io posseggo! Non si affanni, non si domandi: -Dov’è?-  Non cerchi Dio lontano, perché è vicino a lei e soffre con lei. E’ in lei, nel suo cuore! Lo ami allora, semplicemente, con umiltà.
L’eroismo è non ribellarsi. Accetti con coraggio tutto. E tutto, per incanto, diverrà fatalmente semplice e pieno di pace celeste.”
Questa anima santa ha scoperto una grande e misericordiosa verità e scrive: “Sì,  Dio ci dà il Suo pane spirituale attraverso gli altri; ho provato. Nella sofferenza si accende in noi la luce di Cristo che ci sostiene. Quando soffriamo, ci volgiamo tutti al bene? Che mistero è la Croce! Sono lieta perché ora so che la volontà è spirito!.”
Stefania ha avuto gli stessi pensieri che ha avuto Benedetta dopo un viaggio a Lourdes: “Sono andata a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene. Desidero guarire per farmi suora. Ho fatto voto.” Ma il progetto di Dio, costruisce per noi un disegno più grande, dicendo alle anime predestinate: “…Vi farò pescatori di uomini.”
Ma, contrariamente a Benedetta, la quale nella sofferenza riceve molte consolazioni, Stefania sperimenta una grande solitudine: “…Non solo dolore, sofferenza, ma anche amore, dolcezza, gioia di stare insieme…sogno questo e lo spero. Vorrei amarti così, Gesù. Ti offro la sofferenza, la malattia, i dolori, come dono totale di me nel male, ma Ti prego che il nostro amore non sia solo questo, concedimi anche la parte positiva del bene.” Però Stefania, anche lei, ha provato, forse senza rendersene ben conto, consolazioni che traspaiono dalle sue parole: “Quante occasioni ci capitano nelle nostre giornate, che vanno offerte a Gesù? Se avessimo lo sguardo fisso su di Lui, potremmo trasformare tutte queste occasioni in atti di amore. Gesù, dacci la Tua luce per vedere quando passi; dacci lo sguardo per vedere che Tu ci sei, per averTi sempre presente con noi.”
Gesù l’ammaestra nel silenzio, facendole meditare: “Tu vuoi che cerchi l’eterno ed io mi accontento dell’effimero. Tu vuoi che aspiri a cose grandi ed io mi accontento delle piccole cose. Quello che mi tormenta, Signore, è non sapere con certezza, se amo Te sopra ogni cosa. Liberami per sempre da ogni male. La Tua volontà si compia in me. Solo Tu, Signore, sii il mio tutto. Amen.- Gesù, Ti amo, Ti amo, Ti amo”
Questa è una piccola sintesi,certamente inadeguata, della risposta che l’uomo è in grado di dare al suo Creatore, quando l’amore di Dio si china verso la Sua creatura, innalzandola a Sé. Anche altri Santi, toccati dalla Grazia, invocano Dio con queste parole: “Non vedi, o Gesù, che io mi approfitto della Tua bontà. Te solo  o Gesù, Te solo io cerco, Te solo voglio. Non dubitare, o Gesù, che la Tua Gemma Ti seguirà fino al Calvario. Soffro troppo poco o Gesù, per  benedirTi  ed  amarTi. Ti sento nel mio cuore. Sei Tu, oppure mi inganno? Sì, questa calma che sento, questa dolcezza, mi fa capire che sei Tu. Il mio cuore si dilata, o Signore, e sento dolcezze che solo Dio può dare.” (Gemma Galgani morta nel 1903)
E ancora, Suor Faustina scrive: “Gesù Ti ringrazio per gli ostacoli nei miei progetti, per la scarsa salute, lo sfinimento, per le tentazioni e le diverse difficoltà, per le paure e le incertezze, per l’ora della morte, per la fatica nel combatterla e per tutta la sua amarezza….Più il nostro amore diventa puro, tanto meno il fuoco delle sofferenze ci devasterà dentro. E la sofferenza,  per noi, cesserà di essere sofferenza… Guidami, Signore per le vie che piacciono a Te. Tutta la mia fiducia ho posto nella Tua volontà. Essa è per me solo Amore e Misericordia.
 (Carlo)

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