mercoledì 14 ottobre 2015

SPIRITUALITA'

Prosegue la pubblicazione del calendario legionario 2016- mese di luglio:



 Infinita Misericordia
“Erano le dodici e un quarto quando Gesù venne crocifisso; quando Lo si innalzò sulla croce, al Tempio squillarono le trombe per l’immolazione dell’agnello pasquale. Appena crocifisso il Nazareno, gli sgherri avevano legato lunghe corde alla parte superiore della croce, per issarla presso la buca già preparata e dentro la quale doveva discendere con tutto il suo peso. Quando ciò fu eseguito, Gesù emise un grido straziante, non solo per la dolorosa scossa, ma specialmente perché le Sue ferite si riaprirono e dilatarono, mentre il Suo sangue fluiva da esse a rivoli e le ossa slogate doloravano.
Incuranti delle Sue sofferenze che erano atroci, i brutali carnefici, badavano ad assicurar bene la croce che fu fissata con cinque biette dentro al suo piedistallo.
Era uno spettacolo veramente penoso e tragico: il divin Crocifisso soffriva fra gli insulti dei manigoldi, fra le derisioni dei farisei e le urla del popolaccio che osservava di lontano la croce oscillare dapprima sulla sua base e poi affondare con un cupo tonfo, dentro la profonda buca. Ma contemporaneamente si innalzarono verso di Lui anche voci compassionevoli; parole appassionate, le quali uscivano da labbra frementi di angoscia e da cuori straboccanti di amore. La più gradita di tutti, per Gesù, era la voce della Sua Vergine Madre che stava ritta presso la croce, in atteggiamento nobile e dignitoso, di dolore rassegnato e cosciente.
Gradite pure le voci dell’Apostolo prediletto, della Maddalena penitente, delle altre pie donne e di quanti avevano il cuore puro…La Croce Santa si innalzava per la prima volta dalla terra come un altro albero di vita dell’Eden e dalle piaghe di Gesù fluivano sopra la Terra, quattro fiumi sacri, per fertilizzarla e far di essa il nuovo Paradiso del Nuovo Adamo…
Dopo che le corde con cui era legato il Crocifisso,furono tolte, la nuova postura del Suo corpo, provocava un’impetuosa uscita di sangue da tutte le ferite: il che aumentava le atroci sofferenze di Lui che abbassò la testa sul petto ansante e poi rimase come morto per sette minuti. Trascorse perciò qualche istante di un silenzio di attesa, mentre di lontano lo squillo della tromba del Tempio, si spandeva per l’aria fosca e i circostanti erano compresi di dolore o inveleniti di rabbia. Io intanto, confusa e accorata, fissavo Gesù. La Sua fronte, cinta dalla spinosa corona, era rigata di sangue che riempiva le Sue orecchie e colava giù per la bocca semiaperta. Esso ingrommava anche i capelli del Crocifisso e la Sua barba sparsa sul petto ansimante. Tutto il Suo corpo era lacero e contuso. Mentre il sangue fluiva dalle mani lungo le braccia, il petto, i muscoli, i tendini e la pelle, erano contratti da tensioni così violente che si potevano contare perfino le ossa….  Poi salirono al Golgota dodici farisei, altrettanti scribi e sadducei con alcuni anziani che avevano chiesto inutilmente al governatore romano di cambiare l’iscrizione fissata sulla croce del Salvatore.
In arcioni, su focosi cavalli, quegli impudenti girarono qui e là come anime dannate, con un ceffo da satanasso e un’amara piega sulle labbra abituate al sogghigno. Quando passarono davanti al Martire divino, uno di essi, tentennando sdegnosamente la testa leonina, esclamò:”Ebbene impostore, distruggi ora il Tempio e poi riedificalo in tre giorni…” E un altro, con un sogghigno di scherno: “Ha salvato altri e non può salvare Se stesso! Se sei Figlio di Dio, discendi dalla croce…” Anche i soldati Lo beffeggiarono, ma il mite Crocifisso non proferì parola…A un tratto Gesù alzò penosamente la testa verso il Cielo e sospirò: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno…” Allorché l’Addolorata udì la voce del Suo diletto Figliuolo, si accostò alla croce con Giovanni, Salome e Maria di Cleofa. Il centurione non le allontanò per rispetto al loro dolore.”
                                                                              (A 7)
(Carlo)

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